Una vita spesa per una scuola “buona”

Il mio primo ricordo di Antonio risale al maggio 2015. Ero dirigente tecnico da un anno e lui, imprevedibilmente, mi telefonò, per chiedermi di intervenire ad un seminario organizzato a Napoli dalla Tecnodid, su “Valutazione, autonomia e responsabilità: una buona idea di scuola”. Fino ad allora, avevo parlato solo a platee di studenti universitari o in corsi di aggiornamento per docenti: lui mi convinse, con la delicata determinazione che lo distingueva, a partecipare al convegno, rintuzzò i miei timori, mi accolse, nella hall dell’Hotel Ramada, come se fossi una vecchia amica, mi fece sedere al palco dei relatori, vicino a Mariella Spinosi.

Da quel momento, è diventato una presenza costante nella mia vita, incarnando la casa editrice di cui da tempo acquistavo praticamente tutti i volumi, e di cui già apprezzavo l’intelligente opera di divulgazione e di formazione. Dietro suo invito, ho cominciato a scrivere saggi e a partecipare come relatore a seminari di studi: dalla mitica “Summer school”, l’appuntamento irrinunciabile di ogni anno a Ischia, ai più ristretti meeting di Scanno, agli eventi realizzati nella bella cornice della cittadina di Taurasi. In ogni occasione, non si poteva mancare di ammirare l’intelligenza con cui individuava i temi caldi del dibattito intorno alla scuola, la lucidità dei suoi commenti, la capacità di stringere intorno al suo progetto tante persone e anche la sua modestia, la tendenza a defilarsi, quasi a scomparire dietro ai suoi libri e agli studiosi che aveva chiamato ad intervenire in una discussione. Le iniziative da lui promosse, sulla scia dell’attività avviata dal papà Umberto, sono state per tantissimi l’immagine concreta di una comunità di apprendimento, in cui si ragionava sul presente, si anticipavano le sfide future, ci si confrontava, si cresceva insieme e si costruiva un orizzonte comune di significati.

Antonio è stato un grande imprenditore, sicuramente, che però coniugava competenze manageriali con un interesse genuino per i temi dell’educazione e che ha diffuso con la sua opera l’idea di una scuola “buona”, sostanziata di esperienza, cultura, sensibilità. Ed è stato anche un grande anfitrione ed un ospite generoso: nessuno di noi che lo abbiamo conosciuto e gli abbiamo voluto un gran bene potrà mai dimenticare le tavolate di Ischia, che chiudevano degnamente ogni giornata di approfondimenti, i pranzi di Natale, il clima amichevole ed affettuoso delle conversazioni che Antonio animava insieme con la sua famiglia, passando da un gruppo all’altro, sempre con una parola per ciascuno e sempre con un sorriso.

La sua scomparsa lascia un grande vuoto, negli amici e nel mondo della scuola, ma la sua opera instancabile di promozione culturale resta un esempio luminoso, capace di indicare i sentieri da percorrere, a tutti noi.