Nel contributo apparso su Scuola 7 del 2 febbraio 2025, si è voluto sottolineare, per la vita democratica del nostro Paese, quanto sia grave e preoccupante la carenza di conoscenze fondamentali della storia del Novecento da parte delle studentesse e degli studenti della scuola italiana.
Anche per questo motivo, abbiamo insistito sull’opportunità di introdurre alcuni elementi essenziali (gli elementa) dello studio del XX secolo, a cominciare dalla scuola primaria.
Il curricolo, infatti, è un percorso che accompagna l’alunna/o dalla scuola dell’infanzia alla conclusione dell’intero ciclo scolastico ed è realmente formativo, nel momento in cui assicura non tanto uno studio estensivo di molti contenuti, quanto un approccio critico e interpretativo. Dunque, non uno studio di “superficieâ€, ma di “profondità â€.
I saperi di responsabilitÃ
L’esigenza di abbandonare una visione enciclopedica del sapere scolastico veniva già sollecitata nel Documento dei Saggi, elaborato nel lontano 1997 da un gruppo di lavoro voluto dall’allora ministro Luigi Berlinguer.
Alla domanda “Quali saperi affidare alla scuola rispetto ad una società sovraccarica di informazioniâ€, Maurizio Bettini, filologo classico e antropologo, rispondeva che occorreva rifarsi non ad un elenco di contenuti o a una serie di discipline, ma ad un principio: la scuola deve investire sui “saperi di responsabilità â€, cioè su quelle conoscenze finalizzate ad accrescere la consapevolezza civica delle persone. Questa finalità costituisce un compito precipuo della scuola. L’introduzione dell’insegnamento dell’educazione civica (legge 92/2019) ha colto, in parte, l’importanza di questa istanza. Ad ogni cittadino, infatti, indipendentemente dalla classe sociale, dalla collocazione geografica, dalla ricchezza o meno della comunità nella quale vive, devono essere assicurati gli “strumenti†di una cittadinanza necessari all’affermazione di un orizzonte di libertà , di partecipazione democratica, solidarietà e, soprattutto, di responsabilità civico-sociale.
Partire dalla Costituzione
Oggi può sembrare fuori luogo, nell’era della rivoluzione informatica, ipotizzare lo studio del XX secolo, richiamandosi ad una Carta elaborata e approvata quasi ottanta anni fa. C’è però più di una ragione per sostenere che essa possa costituire lo sfondo di un curricolo del Novecento sia nella scuola di base (3-14 anni) che nell’istruzione secondaria di secondo grado.
L’Italia, nel quadriennio 1945-1948, ha voltato pagina, aprendo un’epoca completamente nuova rispetto alla monarchia sabauda e alla dittatura fascista. Il 1° gennaio 1948 segna, pertanto, uno spartiacque tra la storia di una “vecchia†Italia e quella di un Paese che avrebbe occupato, nell’arco di qualche decennio, un posto di prim’ordine nel consesso mondiale.
La Costituzione ha instaurato, per la prima volta nel nostro Paese, uno Stato di diritto, forma istituzionale indispensabile di una democrazia avanzata. Però l’importanza di questo requisito è oggi poco compresa e anche messa fortemente in discussione (sia in America sia in Europa).
È, dunque, necessario che la sua difesa sia accudita e promossa da ogni singolo cittadino, sin dalla più tenera età . I bambini, a cominciare dalla scuola primaria (anche infanzia), non possano ignorare il nostro recente passato.
Un’essenziale conoscenza dei fatti che hanno segnato la storia del cosiddetto “secolo breve†(Hobsbawm, 1991) costituisce una delle principali condizioni affinché ragazze e ragazzi possano agire con coerenza, ponendo le basi di un’effettiva convivenza civile e democratica.
Esempio di democrazia nella scrittura collettiva della Costituzione
In un quadro più generale, va sottolineato che i padri costituenti hanno dato una dimostrazione di grande maturità politica e giuridica; sono riusciti, infatti, a trovare sempre sulle grandi questioni un punto di sintesi condiviso. Una vera e propria lezione pedagogica!
Come si sa, la Costituzione è stata scritta da esponenti appartenenti alle tre storiche dottrine politiche: liberale, cattolica e socialista. Eppure in ognuno dei 139 articoli del testo si coglie lo sforzo di uno spirito unitario, nettamente prevalente sui diversi orientamenti, spesso contrapposti. In particolare, i deputati dell’Assemblea Costituente hanno saputo anteporre sempre il bene del Paese all’interesse di parte.
Da questo lavoro di scambio e di confronto, è uscito un documento considerato un modello di scrittura normativa, bello anche sul piano letterario. Il testo si fa poi apprezzare anche per la chiarezza, l’accessibilità e la comprensibilità della lingua utilizzata.
Da un attento esame della Carta da parte di molti linguisti, tra cui Tullio De Mauro, si evince che essa contiene 9369 parole e i lemmi utilizzati appartengono per il 74% al vocabolario di base e solo il 26% a quello tecnico. Inoltre il piano di stesura riflette quello tipico della scrittura collettiva: periodi brevi, essenzialità , assenza di ridondanze, che conferiscono al testo “un alto livello di leggibilità †(De Mauro, 2011).
Inoltre, la Costituzione presenta una ricca struttura multidisciplinare. Convergono in essa differenti linguaggi che coprono l’enciclopedia di un intero curricolo scolastico: lingua, storia, diritto, arte, religione, educazione civica. In chiave educativa, tali discipline, intese come campi di significato, concorrono a valorizzare i saperi di responsabilità di cui parlava Maurizio Bettini e a scavare nel passato, non semplicemente per ricordarlo, ma per elaborarlo e praticarlo.
Ricostruire il senso del bene comune
Come sottolineato nel contributo del 2 febbraio u.s., ci sono poi alcune contingenze che portano a mettere al centro del percorso formativo dello studente lo studio della Costituzione.
La prima è il deficit di conoscenza che mina alla base il principio della cittadinanza culturale che ogni ragazzo deve solidamente possedere. La scuola non può non interrogarsi su questo vuoto. Gli insegnanti, infatti, sono i principali artefici dell’educazione democratica e della formazione di un pensiero libero e critico: non possono, pertanto, abdicare alla trasmissione dei “fondamentali†che sono alla base del loro ruolo.
Una seconda ragione risiede nell’evidente crisi dell’assetto democratico che sta attraversando l’intero pianeta. “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoroâ€, recita l’articolo uno della Costituzione. Come non interrogarci, quindi, sul significato che assume oggi l’espressione “Repubblica democratica?â€.
Ripartire dai principi descritti nei primi dodici articoli significa non solo riannodare i fili della storia degli ultimi due secoli, ma anche far rivivere ai ragazzi la tensione che deve accompagnarli (oggi) nella costruzione di una polis solidale, aperta, partecipata. Siamo entrati in un’epoca in cui le democrazie, per diventare illiberali, non hanno più bisogno dei colpi di Stato. Come ha scritto il sociologo Maurizio Ferrera sul Corriere della sera, si può usare “una lenta sequenza di tagli che rimuova, una dopo l’altra, le garanzie liberali†(Ferrera, 2025).
Certo, i principi posti alla base della nostra Repubblica non vanno solo conosciuti, ma soprattutto agiti e testimoniati. Leggere, però, le questioni attuali attraverso la lente degli insegnamenti della Carta, ci aiuta a capire quanto sia importante mettere al centro dell’impegno della scuola l’educazione al bene comune e la città che è “dentro di noiâ€.
La città interiore
Platone, in Repubblica, sostiene che l’uomo giusto costruisce la polis ideale, secondo i principi che egli custodisce nella sua “città interioreâ€.
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Il maestro, come rappresentato nell’immagine, deve esercitare un’autorità liberante, che sappia educare al senso del limite e al presidio delle regole. Solo così l’alunno potrà vivere dentro di sé il “principio direttivo analogo a quello dello Statoâ€.
Pertanto, uno studio serio della Costituzione ci aiuta anche a definire il perimetro di comportamenti virtuosi.
Spesso si afferma che il maestro insegna “ciò che èâ€. Ed è verissimo! Ma i docenti, per insegnare quello che sono, devono possedere solide conoscenze e creare le condizioni affinché gli alunni costruiscano la loro identità civica nell’acquisizione approfondita delle conoscenze stesse.
Sono proprio gli insegnanti a testimoniare la consapevolezza del ruolo formativo da essi esercitato e cercare, in modi convincenti, di portare ogni allievo a percorrere una strada ispirata a principi di giustizia, rispetto e prossimità .
Contenuti e valori… per un curricolo del Novecento
La centralità dell’apprendimento, metafora della società della conoscenza, ripresa in tutti i provvedimenti ministeriali degli ultimi decenni, non può essere disgiunta dalla qualità dell’insegnamento. Pensare ad un curricolo del Novecento significa porsi due ineludibili domande: che cosa insegnare e come insegnare
Il primo interrogativo ci porta dritto al tema dei contenuti. L’apprendimento, infatti, è sempre “apprendimento di qualcosaâ€. Quel “qualcosaâ€, come sottolinea Lucio Guasti, “dipende dalla possibilità operatoria del soggetto e non dalla quantità di informazioni che gli vengono messe a disposizione o imposte per essere apprese†(Guasti, 2009). Il bravo insegnante riconosce in ciascun contenuto il “fare†mentale e affettivo che ne caratterizza la dimensione formativa.
Lungi da noi pensare che un curricolo del Novecento si trasformi in una sequenza di lezioni espositive e di contenuti trasmessi. Anche se tutto ciò è, in parte, necessario. Ci sono molteplici modi per far rivivere la bellezza di un testo nell’attrattiva dell’impegno civico: educazione outdoor, Service learning, progetti di comunità , patti territoriali ed altro. Conoscere, agire, testimoniare sono facce della stessa medaglia!
Alcuni riferimenti bibliografici
Ministero della Pubblica Istruzione (1997), Le conoscenze fondamentali per l’apprendimento dei giovani nella scuola italiana nei prossimi decenni. I materiali della Commissione dei saggi, Firenze, Le Monnier.
Hobsbawm E.J. (1991), Il secolo breve, Milano, Rizzoli.
De Mauro T. (2011), Costituzione, in Arcangeli M. (a cura di), Itabolario. L’Italia unita in 150 parole, Roma, Carocci.
Guasti L., (2009), Standards di contenuto nella scuola di base, Un’esperienza di ricerca a Reggio Emilia, Trento, Erickson.
Ferrera M., Il rischio della via illiberale, Corriere della sera, 9 febbraio 2025.