Non conoscevo Antonio di persona da moltissimi anni.
Prima del 2012-2013 per me era solo un grande editore, il punto di riferimento e colui che aveva dato continuità alla grande esperienza dei “mitici” fascicoli bianchi e verdi di “Notizie della Scuola”, dei quali tutti noi Presidi aspettavamo la pubblicazione, nei tempi in cui la rete non era così diffusa, per avere notizie, per aggiornarci, per confrontarci in tempo reale. Ed era anche l’esempio di come un’imprenditoria illuminata potesse riunire intorno a sè moltissimi dei nomi più importanti nel dibattito culturale, didattico e pedagogico dell’intero sistema scuola, producendo pubblicazioni fondamentali, sia come riferimento giuridico, sia come spunto di approfondimento e di dibattito.
Quando poi l’ho conosciuto direttamente, non solo ho potuto cogliere le motivazioni di quel successo editoriale, ma ho rapidamente compreso l’identità dell’uomo, che univa grandi competenze a fortissime doti umane.
Chi lo ha conosciuto meglio di me potrà senz’altro soffermarsi sulla sensibiltà , sul senso della famiglia, sulla naturale empatia, sulle capacità comunicative.
A me colpiva soprattutto la sua innata capacitĂ di far sentire tutti coloro che collaboravano con lui, ma anche quelli che avevano rapporti non continuativi, pienamente accolti, a proprio agio, inseriti non solo in una comunitĂ professionale, ma soprattutto in un gruppo di persone che condividevano e condividono una certa idea di scuola e di vita.
E quindi gli incontri, i convegni, le occasioni formative, ma anche gli appuntamenti per gli auguri, i momenti conviviali, le chiacchierate in cui si parlava non solo di scuola.
Tornando agli aspetti professionali, colpivano le capacità organizzative, la cura nei dettagli, l’impegno continuo per fare in modo che tutto “andasse bene”.
Con il suo gruppo, riusciva a cogliere le tematiche più attuali, quelle rispetto alle quali vi era (e vi è) maggiore bisgono di approfondimento, di informazione e di formazione. Nal corso degli anni, la sfida di mettere insieme l’editoria tradizionale, quella dei volumi “di carta”, e gli strumenti ed i canali digitali è stata impegnativa ma vincente.
L’ultima volta che ho avuto occasione di parlarci con maggiore tranquillità mi aveva detto: “quando andrai in pensione, e spero il più tardi possibile, avrai più tempo per me e per noi”, mostrandomi una stima professionale e un affetto che fanno bene al cuore.
La notizia della sua scomparsa mi ha lasciato profondamente addolorato; alla scuola italiana mancherà un “pezzo” importante, ma sono convinto che la famiglia e il suo gruppo continueranno nel percorso virtuoso di crescita, di accompagnamento e di supporto a tutta la scuola italiana.
Ciao Antonio!