Quando penso ad Antonio la prima parola che mi viene in mente è generosità.
Una generosità concreta, vissuta nei gesti, negli inviti, nei sorrisi larghi e nelle tavole condivise. Ma anche, e forse soprattutto, nel suo modo di coltivare le relazioni: mai per dovere, sempre per desiderio sincero.
Aveva un’idea della cultura come occasione di incontro umano: i libri, i convegni, i progetti… tutto diventava il pretesto per scambiare idee, creare legami, stare insieme nella ricerca e nel pensiero. Con lui, il lavoro non era mai freddo o formale: era l’estensione naturale di un’amicizia vera.
Conservo con gratitudine i ricordi dei tanti momenti condivisi: le collaborazioni, certo, ma anche le cene generose, le conversazioni senza fretta, e sì, anche quel giorno speciale a Ischia, quando mi portò in barca insieme a pochi altri “eletti”, come gesto di cura e ospitalità.
Antonio sapeva far sentire le persone importanti, accolte, ascoltate. E soprattutto, ci si poteva fidare di lui: nei momenti che contavano, il suo sostegno non mancava mai.
Aveva il dono raro di convincere senza forzare, di coinvolgere con intelligenza, di proporre con leggerezza. Mi ha fatto partecipare a tanti suoi lavori, accogliendo sempre le mie idee con entusiasmo e rispetto.
E soprattutto, aveva la capacità di pensare in grande: visione lunga, idee belle, energia che si trasformava in progetti. Non si accontentava del minimo ma guardava avanti… e ti portava con sé.
Antonio per me resta un esempio prezioso: di come si possa vivere la cultura con passione e umanità, e lavorare mettendo al centro le persone e i legami.
Un amico vero, generoso, una presenza che continuerà ad accompagnarmi.
Ti penserò così, Antonio: sulla tua barca, con un sorriso, e un bicchiere pieno di idee da condividere.