Riforma degli istituti tecnici

Ultime disposizioni del “Decreto scuolaâ€

Il “Decreto legge 45 del 7 aprile 2025”, ribattezzato “Decreto scuolaâ€, introduce disposizioni urgenti per l’attuazione di alcune misure legate al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e per sostenere l’avvio dell’anno scolastico 2025/2026.

Le modifiche normative salienti riguardano gli Istituti tecnici, il reclutamento dei docenti, la riallocazione di fondi del PNRR, la professione di guida turistica e la parità scolastica. Inoltre, il nuovo provvedimento, da convertire in legge entro sessanta giorni, a decorrere dalla pubblicazione in GU avvenuta il 7 aprile 2025, interviene in materia di welfare studentesco, incarichi nelle scuole dell’infanzia paritarie, prevenzione del disagio giovanile, procedure di reclutamento del personale ministeriale e internazionalizzazione degli ITS Academy.

Le novità per gli Istituti tecnici

Come si vede il pacchetto di disposizioni è corposo ed impegnativo; tuttavia con questo contributo desideriamo focalizzare l’attenzione sulle misure per la riforma degli Istituti tecnici, con le quali si prevede che, a partire dall’anno scolastico 2026/2027, previo decreto del Ministro dell’Istruzione e del Merito, saranno ridefiniti indirizzi, articolazioni, quadri orari e risultati di apprendimento. L’introduzione della riforma avverrà progressivamente, a partire dalle classi prime nell’anno scolastico 2026/2027 fino alle classi quinte nell’anno scolastico 2030/2031.

Il decreto ministeriale dovrà basarsi sul Profilo educativo, culturale e professionale dello studente (P.E.Cu.P.) di cui all’Allegato 2-bis e sul curricolo dei percorsi di istruzione tecnica (IT) di cui all’Allegato 2-ter.

Infatti, il testo è corredato da tre allegati: A, B e C del decreto-legge, che costituiscono parte integrante dello stesso e contengono rispettivamente l’Allegato 2-bis (Profilo Educativo, Culturale e Professionale), l’Allegato 2-ter (Curricolo dei Percorsi di Istruzione Tecnica) e l’Allegato 2-quater (Modello di Certificato di Competenze).

Questa ulteriore “lunga gittata†che dal 2026/2027 trasformerà gli Istituti tecnici, porta con sé una serie di novità importanti. Ad esempio, in qualità di enti titolati, essi rilasceranno, su richiesta, la certificazione delle competenze progressivamente acquisite dagli studenti ai diversi livelli intermedi, secondo il modello di “certificato di competenze” di cui all’Allegato 2-quater. Questa modalità di certificazione delle competenze che, con differenti scansioni, è già presente nell’Ordine dei Professionali, consolida un modello di istruzione che si stacca progressivamente da quello fondato sul semplice valore legale del titolo di studio e cerca legami con un approccio personalizzato nel quale, ogni studente, costruisce un peculiare percorso con competenze specifiche, personali e certificate.

Una riforma che viene da lontano e mira lontano

Per completare il processo di riordino della disciplina degli Istituti tecnici dovrà essere emanato uno specifico regolamento che, con l’entrata in vigore, abrogherà le disposizioni vigenti in materia di ordinamenti e percorsi dell’istruzione tecnica. Tale Regolamento prenderà la forma di un decreto interministeriale perché, ai sensi dell’articolo 17, comma 2, della legge 400/1988, sarà emanato su proposta del Ministro dell’istruzione e del merito, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze.

I cambiamenti nel settore tecnico risalgono al 2010 e già da allora hanno profondamente trasformato l’istruzione tecnica italiana, al punto da renderla irriconoscibile a molti ex studenti abituati a un modello altamente professionalizzante e “compiutoâ€, tanto da consentire l’accesso diretto agli albi ed agli ordini di molte professioni.

Nella visione contemporanea, nella quale il cambiamento sociale, scientifico e tecnologico condiziona ogni decisione e ipoteca tutte le scelte in ambito educativo, proiettate nel futuro per definizione, l’istruzione tecnica ha bisogno di allineare i curricoli, le competenze e i profili di uscita alle imminenti innovazioni dell’industria 5.0, un modello di produzione che integra l’automazione con la collaborazione tra uomo e macchina e che mira a essere sostenibile. Ãˆ in sintesi questa la quinta rivoluzione industriale, che pone grande enfasi sull’eco sostenibilità, promuovendo l’uso di materiali riciclabili e rinnovabili e minimizzando gli sprechi attraverso processi produttivi più efficienti.

Intelligenza Artificiale, robotica e altre novità all’orizzonte

L’IA e la robotica possono aiutare a ottimizzare l’uso delle risorse e ridurre gli sprechi attraverso l’analisi e la manutenzione predittiva, contribuendo agli obiettivi di sostenibilità. Algoritmi intelligenti possono, per esempio, ottimizzare i percorsi di supply chain per ridurre l’emissione di CO2 o migliorare l’efficienza energetica nelle fabbriche.

Questi modelli innovativi devono essere sostenuti da scuole di qualità, pronte al cambiamento e proiettate verso una modalità di interazione con l’innovazione, senza pregiudizi di sorta, e orientate decisamente al cambiamento.

Laboratori per la costruzione del futuro

A decorrere dall’anno scolastico 2026/2027, gli indirizzi, le articolazioni, i corrispondenti quadri orario e i risultati di apprendimento, come già accennato, saranno definiti con un regolamento. La definizione degli Istituti tecnici si baserà su due documenti fondamentali, allegati al decreto-legge:

  • Il Profilo educativo culturale e professionale dello studente (P.E.Cu.P.) di cui all’Allegato 2-bis (allegato A al decreto-legge).
  • Il curricolo dei percorsi di istruzione tecnica di cui all’Allegato 2-ter (allegato B al decreto-legge).

L’identità della nuova Istruzione Tecnica si fonda sulla consapevolezza del ruolo decisivo della scuola e della cultura sia per lo sviluppo della persona che per il progresso economico e sociale, e su una concezione culturale basata sulla co-essenzialità delle dimensioni teorica e tecnico-operativa.

La nuova connotazione, in termini di vision, considera gli istituti che offrono percorsi di I.T. come “laboratori di costruzione del futuroâ€, capaci di trasmettere ai giovani la curiosità, il fascino dell’immaginazione, il gusto della ricerca e del costruire insieme, la capacità di proiettare nel futuro il proprio impegno professionale per una piena realizzazione sul piano culturale, umano e sociale.

Il P.E.Cu.P. rimanda perciò ad una figura di diplomato che possiede le competenze funzionali all’inserimento nel mondo del lavoro e delle professioni. Nel contempo il P.E.Cu.P. sottolinea l’importanza della capacità di comprensione e applicazione delle innovazioni determinate dal continuo sviluppo della scienza, della tecnica, delle tecnologie. Fondamentale appare anche il possesso degli strumenti utili alla ricerca attiva del lavoro e di opportunità formative per mantenere alto il proprio livello di competenze professionali. Tra le competenze trasversali declinate nel P.E.Cu.P. si sottolinea, infatti, la capacità di essere una persona orientata, nella logica del cambiamento, alla formazione continua, all’autoapprendimento, al lavoro di gruppo.

Area generale e area di indirizzo

Peraltro la riflessione sul metodo scientifico e sui saperi tecnologici devono contribuire all’attitudine al rigore, all’onestà intellettuale, alla libertà di pensiero, alla creatività, alla collaborazione, valori fondamentali per costruire una società aperta e democratica.

Come di consueto, il P.E.Cu.P. marcia su due binari paralleli che sono riferiti sia agli apprendimenti comuni a tutti i percorsi sia a quelli relativi alle peculiarità, da cui ogni percorso è connotato, anche sul piano delle relazioni territoriali che entreranno a pieno titolo nel curricolo.

Nel caso della riforma infatti è necessario specificare che il curricolo dei percorsi di istruzione tecnica sarà riorganizzato in un’area di istruzione generale nazionale e in un’area di indirizzo flessibile, che potrà includere un’area territoriale rendendo, di fatto, la progettazione formativa un processo di attualizzazione dei contenuti dei documenti nazionali orientato a gestire, sul piano degli apprendimenti, anche eventuali connotazioni del territorio in una o più filiere economico-produttive, con le quali innescare modelli virtuosi di collaborazione.

Qualche novità anche nella struttura

A questo proposito è opportuno ricordare come nella nuova definizione dei percorsi tecnici rimanga inalterata la struttura in due settori:

  • settore economico;
  • settore tecnologico-ambientale.

Questa suddivisione, dall’evidente motivazione logica, rinnova e consolida una tradizione dell’Istruzione tecnica italiana che fin dai tempi del boom economico degli anni ‘60 del secolo scorso, ha voluto offrire un supporto all’apparato economico produttivo italiano specializzando persone in grado di contribuire sia al progresso tecnologico sia a quello economico-sociale.

Infatti, l’Allegato 2-bis (P.E.Cu.P.) integra il profilo educativo, culturale e professionale dello studente a conclusione degli studi tecnici, in maniera che essi concorrano a consolidare le competenze degli studenti, si adeguino alle esigenze dei settori produttivi e promuovano competenze orientate alla digitalizzazione e alla sostenibilità. Di contro, nell’Allegato 2 ter (Curricolo) si specifica il monte ore per ciascuna area nel primo biennio, secondo biennio e quinto anno per i due distinti settori: economico e tecnologico-ambientale. Peraltro sono ancora previste disposizioni speciali per il percorso di specializzazione di Enotecnico e per i percorsi della formazione marittima.

Infine, l’Allegato 2-quater (Certificato di Competenze) fornisce il modello per la certificazione delle competenze agganciando tale adempimento al relativo contesto di apprendimento e al corrispondente livello QNQ (Quadro Nazionale delle Qualificazioni).

Una riforma che guarda al 2030, ma

In sintesi, gli studenti che si diplomeranno all’Istituto tecnico a partire dall’anno scolastico 2030/2031 (essendo entrati nella prima classe riformata nel 2026/2027):

  • avranno seguito un percorso di studi basato su un rinnovato P.E.Cu.P. e un curricolo riorganizzato;
  • avranno avuto la possibilità di ottenere certificazioni intermedie delle competenze acquisite;
  • riceveranno un diploma finale che attesterà competenze aggiornate e più strettamente connesse alle esigenze del mondo del lavoro e dell’istruzione superiore tecnologica.

Il numero complessivo delle classi attivate non potrà superare quello dell’anno scolastico 2023/2024. Infine, il regolamento specifico che riordinerà la disciplina degli Istituti tecnici abrogherà le disposizioni vigenti in materia ma non dovrà comportare, come succede purtroppo quasi sempre, maggiori oneri o spese per lo Stato.

Lo scopo della riforma è sicuramente diretto a rendere i percorsi di studio degli Istituti tecnici più aderenti alle esigenze del mondo del lavoro e dell’istruzione superiore tecnologica. Tale obiettivo potrà essere raggiunto se supportato adeguatamente dalle strutture centrali e periferiche del MIM, da equilibrate politiche di gestione dell’offerta formativa da parte delle regioni, ivi comprese le scelte che ispirano il dimensionamento. La riforma dovrà, soprattutto, essere accompagnata da un adeguato piano di formazione del personale che dovrà percepire le novità non come oneri a proprio carico, ma come una vera opportunità di cambiamento.