Scegliere la scuola secondaria di secondo grado

Report AlmaDiploma 2024: una pluralità di scenari

Anche quest’anno AlmaDiploma ETS[1] ha presentato il 27 febbraio a Bologna, nell’ambito di un Convegno Nazionale, i dati della XXII indagine sul Profilo dei diplomati e sugli Esiti a distanza del loro percorso scolastico[2]. La rilevazione nazionale ha coinvolto 13 Regioni e 26.063 diplomati del 2024 che hanno espresso le loro valutazioni sul percorso quinquennale effettuato, registrate poco prima del diploma.

La rilevazione (metodo CAWI, autunno 2024) sugli Esiti a distanza del percorso formativo e lavorativo compiuto dai diplomati dopo il conseguimento del titolo, ha riguardato quasi 29.000 diplomati nel 2023, contattati a un anno dal termine degli studi, e 38.000 diplomati nel 2021, contattati a tre anni dal conseguimento del titolo[3].

Quadro di sintesi

I diplomati nella quasi totalità hanno manifestato soddisfazione per il percorso di studi intrapreso, anche se una parte cambierebbe, almeno parzialmente, la scelta fatta. Le principali motivazioni alla base di tale ripensamento, manifestate a un anno dal diploma, riguardano il desiderio di studiare materie diverse e avere una migliore preparazione per gli studi universitari o per il mondo del lavoro.

Un altro dato riguarda le scelte post-diploma: oltre due terzi dei diplomati si è iscritto all’Università e una quota non ampia svolge in contemporanea un lavoro.

Le attività di orientamento risultano meno apprezzate nel passaggio dalla Secondaria di I grado, vengono “promosse”, con riserve, sia rispetto al post-diploma, che agli sbocchi occupazionali. Evidenziata la loro ricaduta nel ridurre i ripensamenti (problema ancora aperto) e nel rendere le carriere universitarie meno precarie (ostacolo tutt’altro che superato)[4].

A proposito, poi, dell’inserimento nel mondo del lavoro (periodo 2019-2024), emerge una sostanziale stabilità dei contratti a T.I., ma anche un forte aumento dei contratti a tempo determinato e di quelli intermittenti o a chiamata.

Ambito 1: background culturale e socio-economico delle famiglie

Rispetto al contesto culturale, il 33,4% dei diplomati ha almeno un genitore laureato, il 45,0% ha genitori per la maggioranza diplomati, il 20,3% con un titolo inferiore (qualifica professionale, licenza media, elementare o nessun titolo).

Forti sono le differenziazioni a seconda del percorso scolastico: la quota di diplomati con genitori laureati va dal 46,5% nei Licei (con punte del 70,9% al Classico), al 21,0% negli Istituti tecnici e all’11,3% negli Istituti professionali.

Rispetto al contesto socio-economico il 26,2% sonodiplomati appartenenti ai c.d. benestanti (liberi professionisti, dirigenti…), il 28,7% afferisce al ceto impiegatizio, in misura minore alle categorie “autonomi e lavoro esecutivo”. Anche qui notevoli sono le differenze tra gli indirizzi di studio: i diplomati tra i “benestanti” hanno frequentato per il 34,0% i Licei (per il 53,8% il Classico), per il 18,5% i Tecnici e per il 13,9% i Professionali. La presenza di diplomati di cittadinanza straniera nella popolazione di riferimento è pari all’8,1% (8,4% a livello nazionale, MIM 2024). Tale quota è più alta negli Istituti professionali (16,6%), mentre negli Istituti tecnici si ferma al 10,1% e nei Licei al 4,9%.

Ambito n. 2: Valutazione dell’esperienza scolastica

Tabella 1: indice di gradimento dell’esperienza scolastica

La soddisfazione per l’esperienza scolastica si attesta globalmente al 73,1%, con modeste oscillazioni tra i Liceali, i Tecnici e i Professionali. La disponibilità al dialogo da parte dei docenti, nel totale dei diplomati, si colloca al 64,1%.

Tabella 2: Reiterazione della scelta (diplomati del 2024)

Metà dei diplomati, se potesse ripetere l’iscrizione ad un Istituto di secondo grado, confermerebbe la propria scelta: la quota si attesterebbe al 51,6%, oscillante tra il 51,8% dei Licei, il 52,2% dei Tecnici, il 47,7% dei Professionali.

Tabella 3: Reiterazione della scelta (diplomati del 2023)

L’analisi di alcuni dati permette di effettuare un confronto tra il giudizio espresso al momento del conseguimento del titolo e dopo un anno. Dopo aver conseguito il titolo, il 55,0% dei diplomati ha dichiarato che, se potesse tornare indietro, sceglierebbe lo stesso indirizzo nella stessa scuola. Il restante 44,7% ripeterebbe il medesimo indirizzo ma in un’altra scuola (13,5%), oppure sceglierebbe un diverso indirizzo nella stessa scuola (8,9%) o, addirittura, cambierebbe sia scuola che indirizzo (22,4%).

Ad un anno dal diploma il quadro si modifica: la quota di intervistati che replicherebbe il percorso scolastico sale al 59,6%. Scende invece la quota di diplomati che cambierebbe parzialmente la scelta fatta, optando per un’altra scuola (9,5%) o un altro indirizzo (7,2%), mentre si conferma “in crescita” la quota di diplomati che cambierebbe sia scuola che indirizzo (23,5%). Le motivazioni in ordine di priorità sono:

  1. studiare materie diverse;
  2. compiere studi più adatti alla carriera universitaria;
  3. intraprendere studi che preparino meglio al mondo del lavoro.

I Professionali, più di altri, cambierebbero percorso scolastico, per avere una migliore preparazione per l’Università, ma anche per il mondo del lavoro.

Ambito n. 3: Valutazione delle attività di orientamento in ingresso e in uscita dalla scuola secondaria di II grado

Tabella 1: Efficacia “oscillante” delle attività di orientamento

Tra i diplomati del 2024, il 90,6% ha dichiarato di aver svolto attività di orientamento a cura della Scuola secondaria di I grado. Tali attività vengono valutate mediamente efficaci solo dal 45,4% dei diplomati, con differenze per tipo di diploma: nei Professionali le valutazioni risultano positive in percentuale maggiore (54,2%), meno nei Tecnici e nei Licei. Per l’orientamento in uscita, l’84,8% dei diplomati ha svolto attività di orientamento organizzate dalla scuola. Vengono valutate positivamente sia le indicazioni ricevute sui percorsi successivi (74,1%), sia le informazioni sul mondo del lavoro (60,0%). I più soddisfatti sono i diplomati degli Istituti professionali.

Tabella 2: Motivazioni della parziale efficacia delle attività post-diploma

I diplomati che non hanno ritenute valide le attività svolte nella scelta post-diploma sono stati “interrogati” sulle motivazioni di tale giudizio negativo: il 41,1% perché avevano già le idee chiare, mentre il 27,3 perché hanno ricevuto informazioni insufficienti. Hanno avuto, inoltre, una certa rilevanza anche il contesto familiare e territoriale e le attività svolte da personale non molto “qualificato”. Gli studenti provenienti dagli Istituti professionali hanno dichiarato, in misura maggiore rispetto agli altri studenti, di avere maturato idee più chiare sulla loro scelta futura, mentre i Liceali hanno segnalato, in misura maggiore, l’insufficienza delle informazioni.

Tabella 3: Influenza dei genitori

Pareri ed indicazioni dei genitori nella scelta scolastica sono ritenuti rilevanti per il 64,8% dei diplomati e per il 58,8% nella scelta post-diploma. L’importanza attribuita ai “consigli” dei genitori si è rilevata quantitativamente più significativa se i genitori sono laureati. È emerso che quando il contesto familiare non riesce a svolgere tale funzione, i percorsi orientativi scolastici diventano centrali. In una scala di rilevanza, i pareri dei genitori nella scelta della Secondaria di II grado precedono quelli degli insegnanti (41,5%), mentre nella scelta del post-diploma, gli studenti assegnano più “peso” all’opinione di compagni o amici (34,2%) rispetto a quella degli insegnanti (31,3%).

Ambito n. 4: Valutazione delle attività di PCTO e opportunità occupazionali

Nell’ambito dei PCTO, le attività più sviluppate sono state quelle di formazione sulla salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro (61,8%), le attività di stage (58,6%), soprattutto per i Professionali e i Tecnici, i percorsi tipo Impresa in Azione, Impresa Formativa Simulata e Service Learning.

Il 68,8% dei diplomati si dichiara complessivamente soddisfatto delle attività dei PCTO: una maggiore soddisfazione si rileva tra i diplomati degli Istituti professionali, mentre più critici sono i Liceali. Il tutoraggio aziendale risulta più apprezzato rispetto al tutoraggio scolastico. Tra i diplomati 2023, a un anno dal titolo di studio, il 16,2% degli studenti impegnati nei PCTO (specialmente nei Tecnici e nei Professionali) è stato richiamato dall’azienda sede dell’esperienza.

Ambito n. 5: Stato d’animo alla vigilia della scelta post-diploma

Nel rappresentare con un solo aggettivo il proprio stato d’animo alla vigilia della scelta post-diploma, il 21,5% dei diplomati del 2024 ha scelto l’aggettivo “determinato”, e poi, con percentuali minori, “interessato” ed “entusiasta” (molto gettonato tra i Liceali), “agitato”, “spaventato”, e infine “irritabile”. Per tutti e tre i percorsi di studio lo stato d’animo prevalente è stato comunque “determinato” (valore più elevato tra i Tecnici, 23,4%). Le ragazze si sentono più “spaventate” ed “agitate”. Gli stati d’animo indicati come più diffusi tra amici e compagni, in una lista di 18, sono stati ansia (51%), insicurezza, felicità, egoismo.

Ambito n. 6: Tematiche che gli studenti hanno affrontato in aula e che vorrebbero approfondire

L’88,2% degli studenti coinvolti nella ricerca ha affrontato, in Educazione Civica, tutti e tre gli argomenti base della disciplina: Costituzione, Cittadinanza digitale e Sviluppo sostenibile, dichiarandosi abbastanza soddisfatti (due su tre) dell’attività didattica svolta e auspicando un approfondimento (p. 39 del Report). La metà dei diplomati però ha risposto di essere interessato a tematiche come il benessere psicologico (55,9%) e la gestione dello stress e dei cambiamenti (50,8%). A seguire l’educazione finanziaria e quella sessuale, gli eventi geopolitici attuali, l’educazione alle relazioni, l’educazione alimentare. Meno di un quinto vorrebbe affrontare temi come la sostenibilità ambientale, la discriminazione/identità di genere, il bullismo, la disabilità (pag. 47 del Report)[5].

Ambito n. 7: Esiti a distanza di un anno (diplomati 2023) e tre anni (diplomati 2021) dal conseguimento del titolo

Ad un anno dal conseguimento del titolo, il 71,4% dei diplomati del 2023 è iscritto a un corso di laurea di cui il 49,6% ha scelto di dedicarsi esclusivamente agli studi universitari, il 21,8% di coniugare studio e lavoro; il 18,2% ha preferito inserirsi nel mondo del lavoro. La quota di diplomati iscritti all’Università è nettamente più elevata tra i liceali. A tre anni dal titolo ha scelto il lavoro il 24,0% dei diplomati, il 44,5% ha preferito gli studi universitari, il 22,8% concilia studio e lavoro. La principale motivazione a intraprendere gli studi universitari è legata a fattori di tipo lavorativo (61,6%) o al desiderio di migliorare la propria formazione culturale (36,7%).

Ambito 8: Performance universitarie e ruolo dell’orientamento

Per una parte di diplomati la scelta di proseguire la propria formazione all’Università non è risultata vincente, causando l’interruzione degli studi (5,7% a un anno e 8,8% a tre anni) o il cambio del proprio percorso universitario (9,2% a un anno e 14,0% a tre anni). La principale motivazione alla base di tali ripensamenti è legata a una insoddisfazione, rispetto alle aspettative iniziali, per le materie di studio, spesso risultate poco interessanti. A tale criticità si aggiungono elementi di insoddisfazione per l’Ateneo (organizzazione, servizi, etc.), oppure difficoltà (non specificate nel Report) ad accedere al corso desiderato.

Scenari problematici oltre i numeri

L’indagine, pur privilegiando la cifra quantitativa, accompagna le statistiche con annotazioni sulle criticità che emergono in diverse aree dell’orientamento, confermando le inadeguatezze di una scuola che persevera nel determinare effetti distorsivi concause di povertà educative e di disuguaglianze sociali[6]. Tra questi:

  1. l’insufficiente attenzione alle variabili esogene (condizioni socio-familiari-ambientali), che rappresentano fattori di differente riuscita negli studi e di polarizzazione nella scelta del percorso scolastico e universitario. Il sistema-scuola nella sua globalità risponde, è vero, con azioni di recupero e riorientamento, con il meccanismo dei debiti[7], in extremis con le ripetenze, ma sono soluzioni decontestualizzate, laddove certe periferie e certi fenomeni richiederebbero tempi scuola più lunghi e personale aggiuntivo qualificato;
  2. la preminenza della cifra informativa dell’orientamento, spesso con il sotteso obiettivo di strumentalizzarne i contenuti per operazioni di marketing delle diverse offerte formative. Strategia che non sempre produce gli effetti desiderati, anzi genera disorientamento e, in itinere, insoddisfazione nella scelta, con ricadute negative sulla regolarità degli studi (dispersione, abbandoni, ripetenze…)[8];
  3. la ritualità e rigidità dei consigli orientativi, che costruiscono profili identitari (“gabbie?”), destinati a “segnare” lo studente e a diventare “complici” di molte dissipazioni del capitale umano (dispersione)[9];
  4. l’insistenza sui paradigmi del profiling e del matching (uomo giusto al posto giusto), per cui orientare i giovani vuol dire mettere in relazione attitudini e scelta Scuole-Università o accesso al mercato del lavoro. Una visione quasi “mercantilistica” dell’orientamento come da alcuni rilevato[10];
  5. la perseveranza nel proporre tematiche poco attinenti alla dimensione del “futuro”, anzi dei “futuri”[11], che invece dovrebbero costituireil cardine di una didattica orientativa, con l’approccio ai temi sempre più pervasivi del digitale e IA, eco-sociali, del work life-balance, del mismatch, della formazione duale, dell’automazione/robotica, della care economy, della comunicazione offline vs piattaforme social, etc.[12];
  6. le “campagne” per indirizzare i diplomati verso l’Università, tarate più sulla “transizione” (incrementare le iscrizioni) che sull’orientamento e sospinte dalla consapevolezza che i dati europei (Eurostat) ci vedono in affanno sia per le immatricolazioni (51,7% dei neodiplomati, 2022), sia per quelle dei laureati (30,6%, 2024). Una policy più “realistica” dovrebbe invece investire, con maggiore determinazione, sui percorsi ad alta specializzazione tecnologica offerti dagli ITS Academy, spendibili nel mercato del lavoro nel breve periodo.

[1] AlmaDiploma ETS è un Ente del Terzo Settore, costituitosi nel 2000. Interviene per supportare nelle attività di orientamento gli oltre 240 Istituti Scolastici associati per ca. 30.000 studenti. Si avvale di due partner: il Consorzio Interuniversitario AlmaLaurea e l’Università di Bologna. Sviluppa strumenti (questionari, CV, piattaforma software…) per il monitoraggio dei percorsi di studio e dei loro esiti a distanza, oltre che attività per la realizzazione dei PCTO.

[2] Il profilo dei diplomati. Indagini 2024. AlmaDiploma. Strumenti di valutazione della scuola secondaria e di orientamento dei diplomati.

[3] Vds. scheda PPT. XIX Indagine AlmaDiploma Esiti a distanza dei diplomati a uno e tre anni dal conseguimento del titolo di V. Conti, 2025.

[4] Nell’a.a. 2021-2022 gli studenti “abbandonanti” al primo anno sono stati il 7,3% del totale, più maschi che donne. (UIL NL, 2023 e Sole 24 ore, 22.05.2023, su dati MIUR). Vds. anche articolo sul quotidiano “La Repubblica” dell’08.02.2024.

[5] Vds. https://www.almadiploma.it/info/pdf/convegno2025/Cristofori_AD2025.pdf.

[6] Nel merito vds. Romito M., Una scuola di classe, Guerini, 2016; Trovato D., Sostenibilità educativa, in “Agenda scuola”, Tecnodid, n. 150/2020 – n. 152/2021. Le analisi del Report vengono integrate con argomentazioni dello scrivente.

[7] Nel 2024 il 18% degli studenti ha concluso l’anno scolastico con debiti e il 9,25% non è riuscito a superarli, rimanendo bocciato (Dati Servizio Statistico MIM). Nell’Indagine di AlmaDiploma il maggior numero di ripetenze si verifica negli Istituti professionali (p. 63 del Report).

[8] La percentuale di giovani italiani fra i 18 e i 24 anni usciti precocemente dal sistema di istruzione e formazione (early leavers from education and training) è ancora alta, pari al 10,5% (Eurostat, 2024).

[9] Nel merito, esemplari le ricerche di M. Romito, 2014, 2016, 2011/12 (tesi Dottorato) e di D. Checchi, 2006, 2010.

[10] XXIII Congresso Nazionale SIO: Dai futuri probabili ai futuri desiderabili: Orientamento, diritti, pace, giustizia, ambiente.

[11] Vds. art. di S. Soresi su Scuola 7, n.334, n. 336, n.341/2023 e n.375, n. 385, n.413/2024- 2025. L’assunto di base di un’altra idea di orientamento è quello di evitare la “profilazione” dei giovani rispetto a un mercato del lavoro “im-prevedibile”, scommettendo invece su un incremento delle consapevolezze rispetto ai futuri possibili, plausibili, probabili, preferibili.

[12] Input utili per tale dominio in M.M. Spissu, Futuri(in)sostenibili?, NL SIO (www.sio.online.it ), 17.12.2024. Ovvia-mente non dimenticando l’Agenda 2030, i 20 princìpi del Pilastro europeo dei diritti sociali (2017), il Rapporto sul futuro del lavoro, OCSE 2025.