Dati chiave su ECEC 2025

Bilanci e prospettive sui servizi per l’infanzia

La terza edizione del Rapporto “Key data on early childhood education and care” (Dati chiave su educazione e cura della prima infanzia), pubblicata il 24 gennaio 2025, fornisce un’analisi approfondita dei sistemi di educazione e cura della prima infanzia (ECEC) in Europa attraverso una serie di informazioni particolarmente utili e mira ad aiutare a costruire sistemi ECEC accessibili, inclusivi e di alta qualità.

Indicatori del Rapporto

Il Rapporto si concentra su alcuni indicatori chiave utilizzati per analizzare alcune aree tematiche dimostrando come tutte siano tra loro collegate.

  • Accesso. Esamina la disponibilità e l’accessibilità dei servizi ECEC per i bambini, evidenziando le differenze tra i Paesi europei.
  • Gestione. Analizza le strutture di governance dei sistemi ECEC, inclusi i modelli di gestione e le responsabilità a livello nazionale e locale.
  • Finanziamento. Esplora le fonti di finanziamento dei servizi ECEC, mettendo in luce le variazioni nei contributi pubblici e privati.
  • Personale. Fornisce dati sul personale impiegato nei servizi ECEC, comprese le qualifiche richieste e le condizioni di lavoro.
  • Programmi educativi. Descrive i curricula e i programmi educativi offerti, evidenziando le differenze nei contenuti e negli approcci pedagogici.
  • Monitoraggio. Analizza i sistemi di monitoraggio e valutazione dei servizi ECEC, inclusi gli strumenti utilizzati per garantire la qualità.

Questi indicatori forniscono una panoramica completa dello stato attuale dei sistemi ECEC in Europa. Il Rapporto sottolinea che, sebbene molti Paesi abbiano compiuto progressi significativi nell’espandere l’accesso ai servizi ECEC, il diritto all’educazione fin dalla prima infanzia non è ancora universalmente garantito, e la qualità dei servizi varia notevolmente sia all’interno dei Paesi che tra di essi. Inoltre, le carenze di personale e la necessità di migliorare lo sviluppo professionale e le condizioni di lavoro rimangono sfide urgenti.

Governance e finanziamento

Nella sezione “Governance e finanziamento” del Rapporto viene esplorata la struttura di gestione e le fonti di finanziamento dei servizi di educazione e cura della prima infanzia (ECEC) nei Paesi europei. La sezione esamina i vari modelli di governance adottati dai diversi Paesi, che possono essere centralizzati, decentralizzati o una combinazione di entrambi. Questo implica differenze nella gestione dei servizi a livello nazionale, regionale o locale. Del resto, la governance determina le responsabilità legate alla regolamentazione dei servizi ECEC, alla supervisione della qualità e alla definizione delle politiche educative, per cui il coordinamento tra i diversi livelli di governo è cruciale per garantire l’efficacia dei servizi e l’equità nell’accesso. Vengono anche analizzati i sistemi di finanziamento dei servizi ECEC, che includono una combinazione di fondi pubblici e privati. La percentuale di contributi pubblici varia significativamente tra i Paesi. Alcuni finanziano principalmente i servizi attraverso il bilancio pubblico, mentre altri si affidano maggiormente ai finanziamenti privati o a tariffe dirette da parte delle famiglie. Il Rapporto pone in rilievo anche le sfide legate alla sostenibilità del finanziamento, considerando le disparità nei contributi tra i vari Paesi e la necessità di garantire un’equa distribuzione delle risorse per assicurare l’accesso universale.

La situazione Italiana descritta nel Rapporto 2025

Il Rapporto pone in rilievo che i servizi ECEC in Italia sono organizzati in due fasce di età:

  • 0-3 anni: Asili nido e servizi educativi per la prima infanzia.
  • 3-6 anni: Scuole dell’infanzia.

La gestione dei servizi per i bambini da 0 a 3 anni è affidata alle Regioni e ai Comuni, mentre i servizi per i bambini da 3 a 6 anni sono sotto la responsabilità del Ministero dell’Istruzione e del Merito o di scuole paritarie. Sono presenti iniziative di supporto alle famiglie, come i servizi educativi a domicilio, specialmente per i bambini sotto i 3 anni, sebbene la loro diffusione sia limitata. I servizi ECEC in Italia sono finanziati principalmente attraverso fondi pubblici, con contributi da parte dello Stato, delle Regioni e dei Comuni. Esistono anche servizi privati che operano nel settore, spesso autofinanziandosi attraverso le rette delle famiglie. Sono in atto politiche per ridurre i costi per le famiglie a basso reddito, ma la loro efficacia e diffusione variano a livello regionale. I dati mostrano che esistono significative differenze nell’accesso e nella qualità dei servizi ECEC tra le diverse Regioni italiane, influenzate da fattori economici e politici locali. La sostenibilità finanziaria dei servizi ECEC è una sfida, con la necessità di bilanciare i finanziamenti pubblici e privati per garantire l’accesso universale e la qualità dei servizi. Del resto, come evidenzia il Rapporto, la qualità dei servizi ECEC è influenzata dalla formazione e dalle condizioni di lavoro del personale, nonché dalla disponibilità di risorse adeguate. In sintesi, il sistema ECEC in Italia presenta una struttura complessa con una governance condivisa tra diversi livelli di governo e una varietà di fonti di finanziamento. Tuttavia, persistono sfide significative legate alle disparità regionali, alla sostenibilità finanziaria e alla qualità dei servizi offerti.

Accesso

Il capitolo del Rapporto relativo all’Accesso si concentra sull’accessibilità dei servizi di educazione e cura della prima infanzia (ECEC) nei vari Paesi europei, esaminando diversi aspetti chiave legati alla disponibilità e alla possibilità reale di accesso dei bambini ai servizi. La sezione esplora la copertura dei servizi ECEC per i bambini di diverse fasce di età, da quelli più piccoli (0-3 anni) a quelli in età prescolare (3-6 anni). Viene analizzato in che misura i Paesi offrono questi servizi a livello territoriale, con attenzione alla disponibilità di strutture e risorse in diverse aree geografiche. Viene discusso quanto i servizi siano accessibili in modo equo a tutte le famiglie, indipendentemente da fattori socio-economici, geografici o culturali.

In alcuni Paesi, l’accesso ai servizi è garantito come diritto universale, mentre in altri dipende dalla disponibilità di posti o dalle politiche locali. Il capitolo poi identifica le principali barriere che possono ostacolare l’accesso ai servizi ECEC. Queste includono la mancanza di risorse, le differenze nei costi, la disponibilità limitata di posti, nonché problemi legati all’accessibilità geografica o alla carenza di servizi nelle aree rurali. Vengono presentati esempi di politiche che cercano di superare le barriere all’accesso, come, per esempio, i programmi di supporto alle famiglie vulnerabili o le iniziative che mirano a migliorare la disponibilità di posti a basso costo o gratuiti, al fine di garantire che tutti i bambini, indipendentemente dalla loro provenienza sociale o economica, possano accedere ai servizi ECEC. In sintesi, il capitolo evidenzia come l’accesso ai servizi ECEC vari considerevolmente tra i Paesi e come alcune politiche siano riuscite a ridurre le disuguaglianze, mentre in altri casi, persistono ostacoli significativi che limitano l’accesso universale ai servizi per la prima infanzia.

L’accesso in Italia descritto nel Rapporto 2025

In Italia, i servizi per i bambini sotto i 3 anni sono prevalentemente costituiti da asili nido e altre forme di assistenza educativa precoce. Tuttavia, i dati mostrano che la copertura dei servizi per i bambini sotto i 3 anni è insufficiente, con una disponibilità che varia significativamente da una regione all’altra. Secondo le statistiche, il tasso di iscrizione ai nidi è inferiore alla media europea, e questo è particolarmente evidente nelle regioni meridionali, dove l’offerta di servizi è più limitata. In Italia, la scuola dell’infanzia (per i bambini dai 3 ai 6 anni) ha una copertura abbastanza elevata, con un’alta percentuale di bambini che frequentano le scuole statali o comunali. Questo livello di accesso è superiore alla media europea, e in molte regioni italiane è garantito un accesso universale per i bambini di questa fascia di età. I dati italiani mostrano comunque significative disparità regionali nell’accesso ai servizi ECEC, soprattutto per i bambini sotto i 3 anni. Le regioni settentrionali dell’Italia tendono a garantire una maggiore disponibilità di posti negli asili nido e una migliore qualità dei servizi, mentre nelle regioni meridionali l’accesso è limitato, e le famiglie hanno maggiori difficoltà a trovare un posto disponibile.

Alcune regioni (come Lombardia, Emilia-Romagna e Trentino-Alto Adige) offrono una maggiore disponibilità di servizi; non è così in altre regioni laddove persiste una limitata disponibilità di strutture o dove i costi risultano più elevati per le famiglie, specialmente per i nidi privati. Le famiglie che vivono nelle aree rurali o nelle regioni meridionali hanno difficoltà a trovare un posto disponibile per i bambini sotto i 3 anni.

L’Italia ha sviluppato alcune politiche per migliorare l’accesso, come ad esempio i bonus per le famiglie a basso reddito o il sostegno alle famiglie attraverso politiche regionali. Tuttavia, l’efficacia di queste politiche varia a livello regionale, e la copertura universale non è ancora garantita in tutte le aree. Le politiche regionali e la distribuzione dei fondi pubblici sono fondamentali per migliorare i servizi. L’analisi dei dati evidenzia che, nonostante i progressi, il sistema ECEC in Italia deve ancora superare sfide significative. Del resto, le disuguaglianze socio-economiche continuano a essere la barriera più rilevante.

Personale

Nella sezione del Rapporto dedicata alla composizione del Personale vengono esaminati i profili iniziali richiesti per i professionisti e gli assistenti di base nell’ECEC e analizzate le norme principali sullo sviluppo professionale continuo per tali categorie. L’analisi si concentra sulle qualifiche necessarie per i responsabili delle strutture ECEC, sottolineando l’importanza di posizioni di leadership forti. A questo aspetto, si aggiunge la descrizione della vasta gamma di professionisti ed educatori specializzati disponibili per supportare sia il personale ECEC sia i bambini, garantendo esperienze di apprendimento complete e un supporto mirato. Vengono poi indicate le carenze di personale nel settore dell’ECEC, le potenziali lacune da affrontare per implementare tale settore.

Ulteriore aspetto affrontato nel capitolo riguarda le condizioni di lavoro del personale ECEC, a partire dall’analisi sulle diverse normative, sulle dimensioni dei gruppi e sul rapporto numerico tra bambini e personale. Si aggiunge un esame degli stipendi degli insegnanti della scuola dell’infanzia e dei capi di istituto, confrontandoli con le retribuzioni nel sistema primario.

Programmi educativi

Il termine «linee guida educative» è usato per includere tutti i vari documenti di indirizzo, in particolare i programmi educativi, che possono differire per Stato, dettagli e funzione, ma sottolineano comunque gli aspetti educativi dell’ECEC. Il capitolo, prima di concentrarsi sulle tre aree educative specifiche (apprendimento per la sostenibilità, educazione digitale e seconde lingue), esamina il quadro generale delle linee guida.

Esamina la natura e la portata delle linee guida educative per l’offerta domiciliare indicando anche se sono documenti vincolanti. Mette altresì in evidenza che le linee guida educative per le ECEC non sono ancora state emesse in tutti i Paesi.

Ci sono misure a livello di contesto che facilitano le transizioni dei bambini dall’ECEC all’istruzione primaria. La sezione descrive anche i criteri ufficiali che vengono adottati per l’ammissione dei bambini all’istruzione primaria.

A causa dell’aumento del multilinguismo in Europa, le misure di sostegno si distinguono tra misure previste per sviluppare le competenze dei bambini nella lingua dove risiedono, per coloro che parlano una lingua diversa a casa, e misure che mirano a migliorare le competenze dei bambini nella loro lingua madre. Il Rapporto affronta inoltre il tema del sostegno offerto ai genitori, fornendo esempi di pratiche in tutta Europa, tra cui programmi per i genitori, orientamento all’apprendimento a distanza e visite a domicilio.

Monitoraggio

Le azioni di monitoraggio sono affrontate nell’ultimo capitolo che esamina gli elementi essenziali di garanzia della qualità nell’erogazione dell’ECEC presso i centri per la prima infanzia. La composizione della governance fornisce una tipologia di approcci alla valutazione esterna e interna dei contesti ECEC. In diversi Paesi la valutazione esterna dell’ECEC si basa:

  • sulla verifica della conformità alle normative piuttosto che sulla qualità dell’insegnamento e dell’apprendimento;
  • sulle modalità con cui i genitori sono coinvolti nei processi di valutazione e monitoraggio;
  • sui metodi utilizzati per valutare il sistema ECEC nel suo complesso al fine di generare miglioramenti.

Schede informative

Le schede informative sui sistemi nazionali alla fine della relazione forniscono una panoramica concisa delle caratteristiche principali dei sistemi ECEC di ciascun Paese. Queste schede nazionali costituiscono una rappresentazione visiva dei principali elementi della struttura dell’ECEC sotto forma di diagramma, una descrizione dei principali tipi di servizi ECEC, i tassi di partecipazione per età e tipo di contesto e una breve sintesi delle principali riforme in corso.

Passaggi

Molti Paesi europei strutturano i servizi ECEC in base all’età dei bambini. Solitamente, il passaggio dalla prima fase alla seconda avviene quando i bambini hanno circa 3 anni. Al fine di riflettere le diverse normative, viene spesso fatta una distinzione tra l’offerta per i bambini di età inferiore ai 3 anni e quella per quelli di età pari o superiore a 3 anni. Tuttavia, è importante tenere presente che in alcuni Paesi la transizione (continuità educativa) può avvenire già a 2 anni e mezzo o fino a 4 anni.

Tipologie di strutture

Le schede informative del sistema nazionale alla fine della relazione identificano le tipologie di strutture/centri della prima infanzia per ciascuna fascia d’età in ciascun Paese, anche grazie a specifici termini come ad esempio «impostazioni per bambini più piccoli» e «impostazioni per bambini più grandi». Le categorie «età precoce», «intorno ai 3 anni» e «durante l’ultimo anno di ECEC» sono utilizzate nel capitolo B «Accesso», mentre il capitolo C «Personale» presenta in alcuni casi le norme che si applicano ai bambini di età compresa tra 2 e 2 anni e 4 anni.

La categoria «età precoce» si riferisce all’età al termine del congedo per la cura dei figli. L’«ultimo anno di ECEC» si riferisce ai bambini di 5 anni nella maggior parte dei sistemi educativi. Ma, a Malta, anche ai bambini di 4 anni e, in otto Paesi, ai bambini di 6 anni.

Quadri normativi e fonti di informazione

Il Rapporto analizza anche i quadri normativi (nazionali), le regole e gli standard che i servizi ECEC devono seguire per garantire i livelli di qualità e conformità. Le principali fonti di informazione sono le unità nazionali di Eurydice, che hanno fornito informazioni sulla politica e la pratica dell’ECEC, ed alcuni indicatori sulla base di dati Eurostat.

Le informazioni sulle politiche e le misure emanate dalle autorità educative sono state raccolte dalla rete Eurydice utilizzando questionari preparati dall’unità Piattaforme, studi e analisi di EACEA (Agenzia esecutiva europea per l’istruzione e la cultura) della Commissione europea, in collaborazione con le unità nazionali della rete. I documenti ufficiali (regolamenti, raccomandazioni, strategie nazionali, piani d’azione, ecc.) che sono stati emessi e/o riconosciuti dalle autorità di alto livello sono le principali fonti di informazioni per rispondere ai questionari proposti.

L’anno di riferimento per la maggior parte delle informazioni sulle politiche è l’anno scolastico 2023/2024. Alcuni indicatori strutturali stabili si riferiscono all’anno scolastico 2024/2025.