Voto di condotta: una storia antica

Sarà una sfida vincente per le istituzioni scolastiche?

È recente l’ordinanza ministeriale che reintroduce il voto in decimi nella valutazione del comportamento degli studenti nella scuola secondaria di primo grado (OM n. 3 del 9 gennaio 2025) e che avrà una sostanziale ricaduta sulla promozione. Se, infatti, il voto sarà inferiore a 6/10 comporterà la non ammissione alla classe successiva o all’esame conclusivo del primo ciclo.

Si tratta, però, di un cambiamento che non rappresenta una novità nella storia del nostro sistema di istruzione.

Il voto in condotta nel secolo scorso

Durante il periodo tra le due guerre del secolo scorso, il “voto di condotta†era un elemento fondamentale per l’educazione e l’istruzione dei ragazzi ed era in linea con l’ideologia autoritaria dell’epoca. L’obbedienza e la disciplina erano i presupposti fondamentali su cui si costruiva la valutazione.

Anche negli anni Cinquanta, il modello educativo è rimasto in gran parte ancorato ai principi della disciplina e del rispetto dell’autorità, sebbene con un’attenzione crescente verso i diritti degli studenti.

Con l’introduzione della scuola media unica, il voto di condotta mantenne un ruolo centrale, ma con un cambio di prospettiva: si iniziò a considerarlo non solo come esito di un comportamento dettato da norme, ma anche come partecipazione alla vita scolastica. L’obiettivo era quello di incentivare atteggiamenti di responsabilità e autonomia, in linea con la nuova impostazione della scuola media unica intesa, soprattutto, come ambiente educativo e formativo aperto a tutti.

Il voto del comportamento incomincia, quindi, via via a perdere la sua primaria connotazione punitiva assumendo un significato più ampio connesso, soprattutto, con la crescita relazionale e cognitiva dello studente.

L’evoluzione nella pedagogia degli anni Settanta

Con i movimenti pedagogici innovativi degli anni Settanta e Ottanta, l’attenzione si sposta su altri parametri collegati in particolar modo con la formazione globale dello studente. In questo periodo, infatti, la scuola italiana fu investita da un’ondata di riforme ispirate a una pedagogia più democratica e inclusiva.

Con l’introduzione dei Decreti Delegati del 1974, si assiste, tra l’altro, a un maggiore coinvolgimento degli studenti e delle famiglie nella vita scolastica, anche grazie alla istituzione degli Organi Collegiali. La ridefinizione del concetto di disciplina e di valutazione del comportamento in senso più ampio lo dobbiamo anche al contributo delle famiglie e di una comunità scolastica allargata. Il voto in condotta incomincia, quindi, ad essere considerato in termini meno punitivi. La scuola diventa sempre più consapevole che il suo obiettivo principale sia quello di fare acquisire agli studenti una maggiore consapevolezza per vivere meglio la vita sociale e soprattutto per migliorare gli apprendimenti. È in linea con questa tendenza l’introduzione di metodologie didattiche innovative, con il focus sullo sviluppo della personalità e delle competenze sociali.

Si incomincia, quindi, a considerare adeguato quel comportamento scolastico che dia conto del livello di partecipazione attiva alla vita della classe e della comunità scolastica e di responsabilità nelle scelte. Si supera, così, progressivamente, il concetto di “buon comportamento†inteso solo come obbedienza alle norme.

Mentre cresce l’attenzione al diritto allo studio per tutti, e in modo particolare per coloro che hanno maggiori difficoltà, cresce anche la consapevolezza della necessità di una scuola inclusiva. Conseguentemente la valutazione della cosiddetta “condotta†comincerà anche a tenere conto delle situazioni personali, evitando di penalizzare gli studenti più fragili che presentano evidenti difficoltà di inserimento.

I cambiamenti della Riforma Gelmini (2008)

Negli ultimi decenni, il voto di condotta ha subito cambiamenti normativi e pedagogici significativi, oscillando tra un approccio disciplinare rigoroso (Legge 30 ottobre 2008, n. 169) e una visione di tipo formativa (Decreto 13 aprile 2017 n. 62).

È stata infatti la Legge 169/2008 (conosciuta come Riforma Gelmini) a reintrodurre il voto di condotta come elemento determinante nella valutazione complessiva dello studente, con conseguenze dirette sulla promozione, ma non solo.

  • Voto in decimi. Il comportamento degli studenti viene nuovamente valutato attraverso una scala da 1 a 10, uniformando il criterio di giudizio a quello delle altre materie.
  • Non ammissione con voto inferiore a 6/10. Se il voto di condotta risultava inferiore a 6, lo studente veniva automaticamente non ammesso alla classe successiva o all’esame di fine ciclo.
  • Focus su disciplina e rispetto delle regole. Il voto di condotta diventa un indicatore del rispetto delle regole di convivenza civile e scolastica nelle quali vanno previste sanzioni più severe per atti di violenza, bullismo o gravi infrazioni disciplinari.

Gli obiettivi della riforma erano quelli di contrastare episodi di bullismo e vandalismo nelle scuole, di riaffermare il valore del rispetto delle regole e di introdurre un deterrente efficace contro comportamenti scorretti.

Ci furono diverse critiche su queste disposizioni considerate troppo punitive e poco attente alla crescita personale dello studente: la bocciatura automatica a seguito di un voto inferiore a 6 avrebbe potuto penalizzare studenti in difficoltà sul piano relazionale, magari anche con un buon curricolo disciplinare, senza offrire reali percorsi di recupero.

Il nuovo scenario del D.lgs. 62/2017

Con il D.lgs. del 13 aprile 2017, n. 62 il valore del voto di condotta viene riformulato, spostando l’attenzione alla formazione educativa e allo sviluppo sociale degli studenti. I principali cambiamenti introdotti sono i seguenti:

  • Meno peso sulla non ammissione. Il voto di condotta rimane un elemento importante, ma non determina più automaticamente la non ammissione alla classe successiva poiché si punta di più su interventi educativi e formativi per correggere i comportamenti scorretti.
  • Valutazione più ampia e inclusiva. Il comportamento viene considerato nel contesto della crescita personale dello studente per cui si tiene conto soprattutto dell’impegno, della partecipazione e della responsabilità.
  • Recupero e percorsi educativi. La scuola ha il compito di aiutare lo studente a comprendere e migliorare il proprio comportamento. Gli studenti, quindi, con un voto di condotta problematico devono essere coinvolti in percorsi di recupero ben mirati.

Gli obiettivi della riforma erano quelli di promuovere un approccio pienamente educativo, sostenendo la crescita sociale e relazionale, contrastando il bullismo attraverso adeguate strategie educative.

Anche su queste scelte ci furono critiche. Si temeva soprattutto che il minore peso assegnato al voto di condotta rispetto alla promozione avrebbe ridotto la sua efficacia deterrente. Per le scuole, inoltre, la gestione dei comportamenti problematici stava diventando sempre più complessa: richiedeva grandi competenze e tante risorse per realizzare percorsi personalizzati efficaci.

La nuova Ordinanza Ministeriale

La nuova Ordinanza Ministeriale del 9 gennaio 2025, n. 3 ha voluto assegnare di nuovo un ruolo più incisivo al voto sul comportamento nella valutazione complessiva degli studenti.

L’introduzione della bocciatura per chi ottiene un voto inferiore a 6/10 rappresenta un ritorno a un modello più vicino alla Riforma Gelmini (2008), che vedeva nel voto di comportamento un indicatore determinante della crescita educativa e civica.

Questa misura, che cerca di dare, in qualche modo, una risposta alle difficoltà delle scuole, non deve cancellare, però, le istanze formative introdotte con il Decreto 62/2017.

La riaffermazione dell’importanza delle regole e della disciplina comportamentale, deve essere accompagnata necessariamente da altri strumenti che aiutino gli studenti a prendere coscienza delle proprie condotte, a capirne le ragioni e a modificarle, proprio ad evitare che la non ammissione ridiventi, di nuovo, solo una misura punitiva, senza alternative di sorta.

Un aspetto che dovrà essere monitorato sarà, quindi, l’impatto che questo cambiamento avrà sulla didattica e sul clima scolastico: la scelta di assegnare maggior peso al voto di condotta potrebbe rafforzare il senso di responsabilità degli studenti, ma anche generare criticità nella gestione dei casi più complessi, specialmente se non sarà affiancata da strategie educative efficaci.

Tutta la comunità scolastica è chiamata a svolgere un ruolo chiave nell’applicare le nuove indicazioni normative, ma ha bisogno di formazione e di risorse adeguate per fare in modo che queste disposizioni portino risultati positivi. Per promuovere una maggiore responsabilità tra gli studenti è cruciale che le scuole adottino un approccio equilibrato, integrando misure disciplinari con strategie educative che ne supportino lo sviluppo personale e sociale.