Quale formazione ai tempi del PNRR

Nuova direttiva del Dipartimento della funzione pubblica

Negli anni il volto della PA è profondamente cambiato riflettendo la trasformazione in senso democratico dei servizi pubblici.

Se in passato la PA era arroccata in una posizione di forte autoreferenzialità e agiva solo per il perseguimento di obiettivi prefissati senza tener conto degli amministrati, questa prospettiva è profondamente e progressivamente cambiata dagli anni ’90 in poi. Da quel momento si è iniziato a pensare ai cittadini come “parte partecipante” non solo al procedimento amministrativo, ma anche ai processi di comunicazione che sono diventati bidirezionali.

Superare le burocrazie

Dall’epoca del funzionario chiuso nel suo ufficio che scriveva a mano scartabellando circolari e norme che andavano rigorosamente applicate in maniera meccanica e standardizzata, si è fatta molta strada, nonostante si riscontri ancora oggi una forte resistenza al cambiamento in alcuni settori.

In un’amministrazione moderna e duttile, adattabile ai continui cambiamenti di scenari e competenze, le persone devono diventare parte integrante dei servizi e devono sviluppare una piena consapevolezza del ruolo svolto sia all’interno che all’esterno del contesto amministrativo in cui operano facendosi parte attiva e proattiva dei processi, anticipandone la dinamica e assumendo come proprio il sistema etico-valoriale che li caratterizza.

Nella scuola questa prospettiva diventa ancora piĂą interessante se si riflette su come quotidianamente pratiche burocratiche, a volte complesse, si scontrano con la necessitĂ  di garantire un servizio di istruzione e formazione che sia innovativo e in continuo dialogo e scambio con la societĂ  in cui opera.

Tutti i Dirigenti conoscono la difficoltà quotidiana di dare gambe alla propria visione, spesso con scarsi mezzi e risorse professionali amministrative limitate numericamente e professionalmente. Per superare il gap tra potenzialità di azione e concrete performances la via è quella di un piano di formazione sistematico, agito e non subito, programmato nel medio/lungo periodo.

Sintonia tra Quadri europei, Linee triennali e PNRR

La legge 107/2015 ha sancito il principio di una formazione “obbligatoria, permanente e strutturale” riaccendendo i riflettori su un argomento sempre presente nei documenti programmatici relativi alla qualità dell’istruzione, ma gestiti in maniera altalenante nei vari CCNL tra diritto e obbligo.

Per uscire dall’impasse l’unica via è focalizzarsi sulla percezione della formazione come necessaria, da avvertire come un bisogno da parte di tutti i pubblici dipendenti. Il quadro è complesso ma tutte le azioni a livello nazionale e internazionale si raccordano.

1) Tra i traguardi del Quadro strategico istruzione e formazione ET 2030 contenuto nella Risoluzione del Consiglio europeo 2021/C66/01 è previsto il raggiungimento entro il 2025 del traguardo della partecipazione all’apprendimento negli ultimi 12 mesi di almeno il 47% degli adulti di età compresa tra i 25 e i 64 anni.

2) Le linee triennali di indirizzo per la formazione del personale scolastico 2023-2025 elaborate dalla Scuola di alta formazione dell’istruzione (SAFI) hanno ridefinito obiettivi formativi dei percorsi della formazione volontaria e incentivata per il personale docente nonché i nuovi criteri per l’accreditamento degli Enti che intendono erogare la formazione continua.

3) Le linee di intervento M4C1 e M4C2 del PNRR hanno riportato al centro degli interventi i miglioramenti dei processi di reclutamento e di formazione degli insegnanti. Da questo ambizioso progetto è derivata l’indizione di concorsi per il reclutamento di diverse figure professionali e un grosso investimento da dedicare alla formazione.

Una grande opportunitĂ , seppure non facile da realizzare

Una grande opportunità è così stata offerta alle scuole e a tutte le pubbliche amministrazioni che, per la prima volta, hanno avuto a disposizione ingenti somme da progettare ed investire per allineare gli standard qualitativi del proprio personale alle mutate esigenze professionali.

Sebbene i numerosi progetti finanziati siano stati imbrigliati in tempi stretti, scanditi da scadenze, milestones progettuali, target, rendicontazioni farraginose su piattaforme non sempre del tutto intuitive e minacce alle responsabilitĂ  dirigenziale in caso di mancata attuazione, si tratta di una straordinaria opportunitĂ  che per la prima volta ha messo a disposizione della collettivitĂ  gli strumenti per formarsi a tutto tondo e crescere.

Da questo punto di vista si tratta di una enorme responsabilitĂ  collettiva che come tale va gestita.

Interessanti spunti di riflessione si possono trarre dalla direttiva del Ministro per la pubblica amministrazione del 14 gennaio 2025[1], avente per oggetto “Valorizzazione delle persone e produzione di valore pubblico attraverso la formazione. Principi, obiettivi e strumenti[2]”.

Connessione tra professionalitĂ  e valore pubblico

Ciò che colpisce, leggendo solo l’oggetto della Direttiva del Dipartimento della Funzione pubblica, è la stretta connessione tra la centralità della persona/professionista e la produzione di valore pubblico.

La Direttiva si rivolge a tutte le Pubbliche Amministrazioni, quindi indirettamente anche alla scuola tramite le amministrazioni centrali e periferiche del Ministero dell’Istruzione e del Merito, al sistema universitario e alla Scuola Nazionale della Amministrazione (SNA) e al Formez che sono simultaneamente coinvolti nell’azione sistemica di crescita professionale.

Tutte le PA soddisfano le proprie esigenze formative con vari sistemi:

  • accesso ai finanziamenti del PNRR messi a disposizione dal Dipartimento della Funzione Pubblica (PerForma PA);
  • fruizione corsi di formazione erogati dalla SNA, i cui cataloghi sono consultabili sul sito internet della Scuola, anche attraverso i propri “Poli formativi territoriali”;
  • promozione e sostegno all’iscrizione a condizioni agevolate ai propri dipendenti a corsi di laurea triennali e specialistici, master di I e II livello delle UniversitĂ  aderenti all’iniziativa PA 110 e lode;
  • utilizzo di risorse proprie per l’organizzazione di corsi specifici rispondenti ad esigenze interne.

Piano formativo

Il Piano formativo deve essere coerente con le azioni del PIAO, cioè il Piano integrato di attività e organizzazione che ogni PA con più di 50 dipendenti deve redigere con cadenza triennale, pubblicare sul proprio sito internet e inviare al Dipartimento della Funzione pubblica.

Si tratta di un documento che sintetizza gli adempimenti in materia di performance, gestione delle risorse umane (quindi anche formazione) e prevenzione della corruzione e che svolge una funzione analoga al Piano triennale della formazione, inserito nel PTOF, che tutte le scuole redigono ogni tre anni registrando i propri bisogni formativi, coerenti al proprio Piano di miglioramento e al proprio ciclo della performance.

Le PA, ferma restando la propria programmazione formativa, hanno a disposizione una piattaforma chiamata Syllabus che offre percorsi relativi ai vari ambiti di competenza di livello base, avanzato e/o specialistico, costituendo la principale interfaccia del sistema formativo pubblico.

Tutto ciò compone uno scenario che non è scollegato da quello che riguarda le scuole autonome perché tutti i punti di erogazione del servizio pubblico assolvono alla funzione del soddisfacimento dei bisogni della collettività in un’ottica di efficienza, efficacia ed economicità nell’ambito di un medesimo sistema valoriale di riferimento nazionale ed europeo in continua trasformazione.

Ruolo dei Dirigenti pubblici

Nel sistema dell’organizzazione dei pubblici uffici, i Dirigenti, siano essi di prima o di seconda fascia, sono coinvolti in maniera duplice nel sistema formativo: sono destinatari della formazione perché hanno il dovere di aggiornarsi continuamente su normativa e procedure, sono responsabili della crescita e della valorizzazione del personale.

In particolare la promozione della formazione costituisce uno specifico obiettivo di performance di ciascun dirigente che deve declinare prioritĂ  formative strategiche in termini di riqualificazione o potenziamento delle competenze del personale per livello e per filiera professionale.

Il Dirigente deve pianificare e impegnare risorse da investire, programmare azioni analitiche monitorando e recependo i bisogni formativi, individuare i destinatari degli interventi oltre, naturalmente, a favorire l’accesso alla formazione medesima con un’adeguata organizzazione del lavoro.

La mancata azione del Dirigente oltre ad essere uno degli indicatori negativi nell’ambito della valutazione di performance con ripercussioni negative sulla erogazione di competenze accessorie, comporta responsabilità dirigenziale di risultato ai sensi dell’art.21 del D. lgs. n.165/2021.

Compito del Dirigente è quindi principalmente quello di promuovere una “Learning organisation” nel senso che il raggiungimento dei target formativi fissati dal PNRR costituisce una “responsabilità collettiva di tutte le amministrazioni…, operando in modo da recuperare la motivazione alla formazione rispetto a tutte le opportunità formative, non solo quelle rese obbligatorie dalle norme, e da valorizzare appieno il ruolo della formazione come fattore motivante all’azione pubblica.”

Livelli della formazione e la “produzione di valore”

Un piano innovativo ed efficace di formazione si sviluppa su tre livelli: a) Competenze di base del profilo professionale; b) Competenze specialistiche; c) Competenze trasversali e valoriali.

Competenze di base del profilo professionale – Sono competenze che si basano su un accrescimento delle conoscenze normative, metodologiche e strumentali delle persone che consenta loro di svolgere in maniera consapevole i propri compiti, colmando se necessario, le lacune iniziali o determinate dai processi tecnologici o di contesto.

Competenze specialistiche – Queste competenze non riguardano solamente un approfondimento relativo al settore in cui si opera, ma anche un miglioramento delle competenze relazionali, di Problem solving e, soprattutto l’acquisizione di una consapevolezza del compito svolto che permetta anche di attivare abilità predittive e interpretative del contesto, di attuazione dei cambiamenti e della crescita complessiva del sistema amministrativo.

Competenze trasversali e valoriali – La parte più interessante è, tuttavia, quella che riguarda le competenze trasversali e valoriali perché si tratta proprio di quelle competenze che consentono di creare valore aggiunto, arricchendo non solo le competenze tecniche, ma anche le cosiddette “umanities” ovvero le competenze che investono la cultura umanistica.

L’articolazione della formazione su tre livelli di competenze crea valore aggiunto per tre insiemi di soggetti: le persone che lavorano nelle pubbliche amministrazioni che cresceranno nel ruolo, avranno prospettive di avanzamento di carriera e accresceranno la propria motivazione; le amministrazioni stesse che potranno contare su persone preparate e competenti; infine, i cittadini e le imprese quali destinatari dei servizi erogato dalle amministrazioni.

In sostanza la formazione assumerà il carattere di catalizzatore della produttività ed efficienza organizzativa che avrà l’obiettivo di incentivare l’innovazione ed affrontare in modo consapevole e produttivo le sfide di un mondo in continua evoluzione. Per fare un esempio non basta insegnare alle persone l’uso di chat GPT per far conoscere l’IA, ma bisogna far acquisire loro la visione della potenzialità sottesa a uno strumento così potente, facendone intravedere rischi e prospettive etiche. Solo così la formazione, in un mondo che si trasforma ad una velocità tale da anticipare qualsiasi regolamentazione, avrà un senso.

Le prospettive per le scuole

Le scuole sono pubbliche amministrazioni che devono occuparsi oltre che di tutte le pratiche amministrative, normative e gestionali che riguardano le PA del più delicato dei compiti: la produzione di valore che gestiscono è quella della formazione delle persone che crescono in un mondo che oggi ha delle caratteristiche che sicuramente scompariranno nei prossimi decenni per lasciare il posto a scenari neanche prevedibili.

La resistenza al cambiamento, la diffidenza nei confronti delle novità, della serie “abbiamo fatto sempre così”, oggi non possono più trovare spazio nelle pratiche educative; le stesse modalità di fruizione della formazione sono difficilmente disciplinabili ex ante da una norma o da un CCNL.

L’eterna lotta tra l’inviolabile diritto dei lavoratori ad un corretto bilanciamento della vita privata e lavorativa e le necessità di crescita di competenze della PA, va governata dall’interno dagli stessi docenti, amministrativi, collaboratori scolastici e in genere operatori della scuola.

La formazione deve sfuggire da logiche burocratiche ed amministrative ed assumere una veste piĂą accattivante e percepita come una necessitĂ  per poter lavorare in maniera consapevole.

Molte scuole hanno adottato modalità formative residenziali che consentano di sfruttare l’occasione di un buon clima relazionale e fare “team Building”, si tratta solo di una possibilità che sta funzionando e che fa anche capire che, per crescere, c’è sempre una via nuova.

I Dirigenti si stanno ingegnando per programmare la formazione in momenti di interruzione delle attività didattiche (per esempio nei primi giorni di settembre prima dell’inizio delle lezioni) senza privare i dipendenti dei necessari momenti di recupero psico-fisico, ma facendo rientrare la formazione nelle ore funzionali all’insegnamento per ovviare alle difficoltà legate alla retribuzione di ore eccedenti secondo principi di equità.

Gli scenari sono cambiati, solo cambiando i format le PA possono adeguarsi a tale trasformazione.


[1] Valorizzazione delle persone e produzione di valore pubblico attraverso la formazione. Principi, obiettivi e strumenti.

[2] Nel sito del Ministero per la Pubblica Amministrazione si legge “A circa un mese dall’emanazione della nuova Direttiva del Ministro per la Pubblica Amministrazione, il Dipartimento della Funzione pubblica avvia un ciclo di webinar di formazione con un duplice obiettivo. Il primo è un percorso delineato per far conoscere le principali novità della Direttiva 2025. Il secondo vuole rafforzare le conoscenze e le competenze nella gestione della formazione, una leva strategica per l’innovazione della Pubblica Amministrazione e della gestione delle risorse umane”.