Dal 2014 in autunno, puntuale come un metronomo, ricompare Eduscopio, la piattaforma della Fondazione Giovanni Agnelli. Sui giornali, per le pagine nazionali e per le cronache locali, è un marronnier sotto l’accattivante titolo “classifica delle scuole”. Il dibattito, acceso soprattutto in passato, con il tempo ha liberato il campo da fraintendimenti riportando l’iniziativa al suo scopo originale, cioè di servizio per chi è alle prese, genitori e studenti, con il passaggio al liceo, all’istituto tecnico o all’istituto professionale.
Standard di apprendimento ed equità sono nella missione comune a tutte le scuole. I modi, tuttavia, di interpretarla possono essere molto diversi, soprattutto nell’affrontare dilemmi cruciali da sciogliere. I percorsi dei singoli studenti devono confrontarsi con le pratiche selettive, con i modelli di valutazione e con i livelli di performance. Le singole scuole sono il terreno in cui prendono forma le strategie operative.
Alcune informazioni che Eduscopio propone costituiscono una chiave di lettura, non unica ma pertinente, della discrezionalità propria di ogni scuola nel tradurre nella realtà la comune missione e nel tracciare il sentiero che mira a garantire a ogni studente l’educazione a cui ha diritto.
Il successo mediatico e le potenzialità della piattaforma
Il riconosciuto successo della piattaforma[1] ha consolidato uno spazio all’interno al “deserto” di informazioni pubbliche e facilmente accessibili sulla qualità delle scuole. Per ogni singola scuola, infatti, gli esiti dell’esame di Stato non sono pubblici e i risultati delle indagini dell’INVALSI sono in un’area riservata al personale. Il sistema nazionale di valutazione, prodigo di dettagli sull’offerta formativa di ogni istituto, sulla performance si rivela, tuttavia, sommario nelle sintesi contenute nell’autovalutazione seppure di interessanti dettagli anche comparativi ma di non immediato accesso.
L’obiettivo primario del portale non esclude altre valenze di rilievo. Partendo, infatti, dai prospetti che contiene è possibile portare alla luce facce, diverse e inesplorate, delle nostre scuole. La piattaforma diventa, ad ogni successiva immersione, una miniera di spunti di riflessione nel fornire informazioni preziose per i genitori, per l’ampiezza dei dati[2] e per la puntualità delle analisi proposte.
“Diplomati in regola”: la quarta colonna
Nei prospetti sulle scuole si trovano, in colonne successive, dopo la denominazione, la collocazione territoriale, l’indice FGA, i risultati universitari al primo anno secondo il seguente schema[3]:
La quarta colonna “Diplomati in regola” riguarda “un indicatore che ci dice quanti studenti iscritti al primo anno in questa scuola hanno raggiunto senza bocciature il diploma 5 anni dopo. Se è alto, la scuola è molto inclusiva e gli studenti hanno avuto percorsi regolari. Se è basso, la scuola è molto selettiva e gli studenti sono incappati in bocciature e/o hanno abbandonato il corso di studi”[4]. Introdotto fin dall’edizione 2018-2019 l’indicatore non ha avuto molto spazio nelle discussioni pubbliche: alcune attente a presunte criticità nel disegno della piattaforma, altre impegnate a sottolineare le posizioni delle scuole locali. La misura, in realtà, apre un orizzonte, non del tutto inedito[5], che solo recentemente ha visto, soprattutto sulla stampa locale, un risveglio di interesse.
Che fine hanno fatto i non diplomati e i “diplomati non in regola”?
Il tasso di riuscita all’esame di Stato (oltre il 95%) e l’enfasi sulla la lotta alla dispersione hanno probabilmente contribuito a lasciare in penombra le tortuosità, le deviazioni impreviste, le uscite di strada, i rallentamenti accanto alla via maestra della regolarità in un percorso di scuola secondaria di lunga durata[6]. Tra i diplomati, infatti, mancano da oltre il 50% al 10 % degli iscritti nella prima classe: un pianeta variegato di studenti assenti: alcuni arrancano trattenuti nelle classi precedenti, altri raggiungono il traguardo in differenti percorsi, altri ancora si sono dispersi, altri hanno intrapreso un percorso di recupero, altri, infine, hanno consapevolmente abbandonato gli studi. Assenti sono anche quegli studenti che pur in ritardo arrivano al diploma, si iscrivono all’università e ottengono risultati non eccellenti ma accettabili.
Non disponendo di feedback relativo alle singole scuole e ai relativi contesti il territorio permane inesplorato, a parte le narrazioni qualitative e aneddotiche, rendendo impossibile fare ipotesi ragionevoli. Non è da escludere che dati rilevanti sulla erosione delle classi, sulle transizioni siano in realtà disponibili o estraibili dalle banche dati istituzionali.
Uno sguardo ai licei classici di Milano e Roma
Molto vari sono i valori nella quarta colonna riferite ai diversi contesti territoriali e ai tipi esistenti di istituzioni, licei e istituti tecnici. A titolo esemplificativo, nei licei classici di Milano compresi entro i 30 km la percentuale di studenti con regolare quinquennio oscilla tra 51,7% e 82,4%; nei licei scientifici la variazione è compresa tra 44,8% a 88% mentre nei licei scientifici scienze applicate le posizioni variano da 43,9% a 94,4%. Nei licei sportivi i valori salgono da 51,9% a 83,9%.
Graf. n.1 Diplomati in regola (%) e posizione (da 1 a 20) per valore dell’Indice FGA (licei classici dell’area di Milano) – Media: 67,9%.
Nei licei classici nell’area di Roma (48 in elenco di cui 10 senza dati) si registrano valori compresi tra 51,2% e 84,6%. Nei licei scientifici si ha un’oscillazione tra 45,8% e 89,6% mentre nei licei scientifici scienze applicate si passa dal 45,5% al 78,9%. Nei licei sportivi la forbice si restringe allo scarto tra 62,5% e 82,9%.
Graf. n. 2 Diplomati in regola (%) e posizione (da 1 a 22) per Indice FGA (Licei classici nell’area di Roma) – Media: 63,58%
Uno sguardo agli istituti ad indirizzo tecnico-tecnologico di Milano e Roma
Il divario tra licei e istituti tecnici riguarda sia l’indice FGA sia con la misura dei “diplomati in regola”. Per gli Istituti ad indirizzo tecnico-tecnologico dell’area di Milano aumenta, rispetto ai licei, la varietà di valori percentuali compresi tra 30,6% e 81,7% con una media del 42,43%.
Graf. n. 3 Diplomati in regola (%) e posizione (da 1 a 38) per valore dell’Indice FGA (Istituti ad indirizzo tecnico-tecnologico dell’area di Milano) – Media 42,43%
Per gli istituti simili nell’area di Roma si ha una variazione tra 35,2% e 63,7% di “diplomati in regola” con una media tra le scuole di 48,87%.
Graf. n. 4 Diplomati in regola (%) e posizione (da 1 a 27) per valore dell’Indice FGA (Istituti ad indirizzo tecnico-tecnologico dell’area di Roma) – Media 48,87
La grande varietà di quote di studenti con regolarità di percorso tra licei e istituti tecnici offre spunti per porre interrogativi la cui risposta non può che essere lasciata a ricerche rigorose ed estese. Sono, tuttavia, interrogativi che possono essere formulati come suggerimenti per approfondimenti.
Qual peso può avere l’“effetto scuola” sulla regolarità del percorso?
Sulla regolarità del percorso influiscono numerosi fattori tra i quali la qualità degli studenti in ingresso è certamente decisiva. La mobilità delle famiglie comporta spesso un cambio di città e di scuola. Nei casi di riorientamento gli studenti si iscrivono ad altre scuole più coerenti con le proprie capacità e aspirazioni. Sono soprattutto le bocciature e le ripetenze ad assottigliare le classi. I licei registrano il maggior numero di ammessi alla classe successiva (94,9%)rispetto agli indirizzi tecnici (88,2%), ma il 10% viene bocciato il primo anno. La non ammissione all’anno successivo per ragioni disciplinari o per assenze eccessive riguarda percentuali del 2-3%. Ovviamente l’abbandono riduce immediatamente la numerosità delle classi e dei gruppi in regola con gli anni.
I licei e gli istituti messi a confronto pur operando in territori omogenei, hanno una composizione sociale ancora oggi molto diversa[7], come pure diversi sono i livelli di ingresso delle rispettive popolazioni. Ad eccezione delle scuole paritarie, i livelli di autonomia delle scuole sono omogenei; a variare possono essere i modelli di selezione interna, l’attenzione posta sull’accompagnamento dei singoli studenti e la considerazione della regolarità del percorso tra le priorità delle scuole.
Fatte salve la varietà di contesto tra i licei e gli istituti tecnici possono fare la differenza il prendersi cura del percorso dei singoli studenti, il condividere l’obiettivo tra docenti e dirigente e il considerare la regolarità del percorso come indicatore di eccellenza. Le pratiche di valutazione e lo stile di leadership sono probabilmente ingredienti indispensabili.
Esiste una relazione tra indici di performance e regolarità del percorso?
Spigolando tra i dati non può mancare il quesito se le percentuali di “diplomati in regola” siano in qualche rapporto con l’indice FGA. Nel 2018 in una presentazione di Eduscopio si legge: “A livello intuitivo si può credere che in un confronto come quello proposto da Eduscopio le scuole molto selettive siano avvantaggiate, perché mandano all’università solo gli studenti migliori. In realtà, le nostre analisi rivelano che non vi è alcuna relazione sistematica tra selettività e performance. Anzi vi è una piccola correlazione positiva che lascerebbe credere che, in media, siano proprio gli studenti che provengono dalle scuole più inclusive a ottenere i risultati migliori. È una conferma molto interessante del fatto che efficacia formativa ed equità possono andare di pari passo”[8].
Dall’esplorazione compiuta si trovano configurazioni diverse dell’intreccio. In alcuni casi le posizioni della singola scuola sui due indicatori sono di segno opposto: ad un indice FGA elevato non corrispondono percentuali elevati sul secondo indicatore. Pare quasi prevalere la compresenza dialettica di successo e di fallimento, quasi che una forte selezione sia la condizione per risultati eccellenti per i sopravvissuti per una sorta di darwinismo sociale. Questo è il caso di un liceo classico a Roma per il quale al 51,3% di “diplomati in regola” corrisponde una posizione al secondo posto per indice FGA. Ricerche focalizzate sul campo potrebbero sondare alla base questa asimmetria che ricorre sia nei licei che negli istituti tecnici, seppur con misure diverse, e verificare se si tratta della tradizionale impostazione meritocratica.
Una seconda configurazione si ha quando convergono risultati positivi e livello di selezione a prescindere dalle posizioni occupate nella graduatoria. Si tratta di un equilibrio, probabilmente di compromesso, dettato anche da condizionamenti ambientali che può risultare da una gestione ordinaria con contenimento della selezione, ma senza ambizioni particolari. Questa appare essere nell’area milanese, la situazione dei licei classici di metà classifica con quote di “diplomati in regola” attorno al 70%.
Una terza situazione si ha quando alla selezione contenuta corrisponde un valore comparativamente positivo dell’indice FGA. Tra i classici di Milano gli indici FGA più elevati appartengono a istituti con alta percentuale di diplomati (82,4% e 80,04%) probabilmente per un’efficace convergenza tra il raggiungimento di traguardi elevati e l’attenzione ai singoli studenti e ai loro percorsi. Sono da verificare le possibili ipotesi esplicative, dalla particolare focalizzazione della scuola sulla regolarità del percorso con interventi di sostegno e di rinforzo al contesto di condivisione dell’impegno scolastico tra docenti e famiglie, dalla coesione valoriale all’interno della comunità scolastica all’ingresso di studenti capaci di impegno e orientati alla riuscita.
Quando non tutti gli studenti proseguono con gli studi universitari come negli istituti tecnici, può avvenire che si raggiungano quote elevate di diplomati in regola a fronte di valori medi dell’indice FGA. Si può ipotizzare una priorità attribuita ad assicurare le regolarità di percorso di ogni singolo studente pur con qualche compromesso in termini di performance. Così in un istituto con un indice FGA pari 43.97 con l’81,7% di “diplomati in regola” si può ipotizzare una strategia estranea alla accentuata selezione.
Se si sposta l’attenzione sulle aree critiche delle graduatorie si incontra la povertà educativa. Quando valori contenuti, se non bassi, dell’indice FGA sono associati a basse percentuali di “diplomati in regola” l’esperienza degli studenti può presentare carenze. Può, infatti, avvenire che le scuole non solo non portino al termine del quinquennio quote elevate di studenti, ma quelli che raggiungono il traguardo non si rivelano preparati adeguatamente almeno nel confronto con chi ha frequentato altri istituti.
La regolarità del percorso rientra tra le competenze non cognitive degli studenti?
Quando si raggiungono alte percentuali di “diplomati in regola” associate a valori positivi dell’indice FGA viene spontaneo chiamare in causa la qualità delle basi formative, la bontà del metodo di studio, lo stile di un insegnamento efficace, il clima positivo di scuola senza dimenticare i suggerimenti orientativi appropriati dopo la scuola media. La costanza di impegno e la persistenza nella scelta compiuta sono competenze non cognitive di rilievo nel corso di cinque anni e nella fase dell’adolescenza. Le percentuali elevate di percorsi irregolari, allo stesso tempo, non sono patologie marginali: richiamano l’attenzione sulle carenze dei fondamentali della scuola.
Riportare l’attenzione sui “non diplomati” o sui “diplomati non in regola” amplia l’orizzonte dei genitori e degli studenti. Sapere che in una scuola hanno un percorso regolare l’80% degli studenti mentre in un’altra non si raggiunge il 50% non è un’informazione neutra sullo scorrere del quinquennio. I valori della quarta colonna possono anche essere un campanello di allarme di fronte a eccellenze di performance associate a forte selezione. Per i docenti e per la leadership di scuola, comunque, l’accompagnare lo studente nel suo itinerario, anche con misure specifiche, diventa prioritario.
“Bocciati” vs “promossi”: tramonto e ritorno della contrapposizione
Profondamente radicata, l’antinomia tra promossi e bocciati[9] fatica a scomparire anche per gli studenti del XXI secolo, anzi sembra periodicamente di ritorno. Tradizionalmente la promozione per merito, tradotta in ripetenze, è stata il paradigma, affermato e praticato, costruito avendo a riferimento gli studenti ritenuti migliori. Nel corso degli anni si è assistito, a partire dalle scuole primarie, ad un movimento del pendolo dalla promozione per merito alla promozione del merito. Negli ultimi anni diversi sono stati, in vari Stati, i tentativi di reintrodurre bocciature e ripetenze insistendo sul merito in base alla preoccupazione per il basso livello di performance degli studenti.
Le bocciature, soprattutto nei primi segmenti del sistema scolastico, si sono comunque ridotte a misure limitate. Decenni di ricerche e meta-analisi, peraltro, convergono sul fatto che non esistano evidenze sui benefici della ripetenza per lo studente.
Performance ed equità: qualche ipotesi
I diversi approcci, adombrati nel confronto tra i valori dell’Indice FGA e la quota di “diplomati in regola”, suggeriscono alcune ipotesi di lettura delle nostre scuole con varianti della polarizzazione. Negli Istituti in cui convivono livelli contenuti di selezione e risultati di perfomance elevati si conferma che è possibile conciliare standard ed equità. In istituti con accentuata selezione ed elevate performance, al contrario, prevale probabilmente il tradizionale approccio elitista al merito contrapposto alla “social promotion”. In altri istituti, inoltre, nuove forme di povertà paiono emergere quando naufragano entrambi gli approcci: selezione moderata e livelli mediocri di performance potrebbero, peraltro, essere segnali di mediocrità.
Lungo queste ipotesi vanno esplorate le radici dei divari che la piattaforma Eduscopio evidenzia, le condizioni che influiscono su di essi, le attese diffuse nelle comunità scolastiche e il peso delle strategie di leadership della scuola.
Non solo “scuole migliori” ad elevata performance
Nella prospettiva di lettura seguita, i numeri e le percentuali di Eduscopio non sono un cedimento alle tentazioni del “datismo” in voga: sollevano, se letti con attenzione, nodi cruciali, ancora da sciogliere, sulla conciliabilità tra standard di performance ed equità. Nel riassumere l’exploit della scuola estone ai vertici nei confronti internazionali, uno dei protagonisti scrive: “Success factors include a belief in the value of equity and inclusion. These beliefs constitute an expression of intentionality that helps guide education reform”[10]. La piattaforma della FGA segnala, seppur indirettamente, istituti in cui il binomio, performance ed equità, trova realizzazione: una dimensione da non sottovalutare nel discutere delle “scuole migliori” e delle “scuole più difficili” di cui parlano le cronache giornalistiche da parte di genitori e studenti impegnati a ponderare le ragioni di scelta del percorso delle superiori[11].
[1] Secondo la Fondazione Giovanni Agnelli (FGA) “dalla sua nascita a oggi circa 3,1 milioni di utenti unici hanno visitato il portale Eduscopio.it, consultando oltre 14,8 milioni di pagine, numeri che confermano la grande domanda di informazione e trasparenza da parte delle famiglie sulla qualità delle scuole secondarie di II grado e l’utilità dello strumento”.
[2] Per l’edizione 2024 sono stati oggetto di analisi i dati di 1.347.000 diplomati italiani in tre successivi anni scolastici (a.s. 2018/2019, 2019/2020, 2020/2021).
[3] Oltre alla considerazione dell’accesso agli studi universitari Eduscopio prevede un’opzione dedicata alla
preparazione della scuola per il mondo del lavoro. In questo caso l’esito degli sbocchi occupazionali e la coerenza tra il percorso di studi compiuto e l’occupazione trovata sono i due indicatori presenti.
[4] Fondazione Agnelli, Eduscopio.it online la nuova edizione 2024.
[5] Sullo scarto tra iscritti al primo anno e iscritti al quinto nella scuola superiore è basato un dossier polemico (“La scuola colabrodo”) pubblicato dalla rivista Tuttoscuola nel 2018.
[6] A prescindere dalla lunghezza complessiva del percorso scolastico, per lo più 13 o 14 anni, la diversa articolazione dei suoi segmenti determina la durata del percorso finale di scuola secondaria. Così ai cinque anni della nostra scuola superiore corrispondono, in altri paesi, un tratto finale della scuola secondaria più breve. In Francia, ad esempio, il collège raccoglie studenti da 11 a 15 anni a cui seguono i tre anni del liceo.
[7] Secondo il rapporto Almadiploma sui diplomati del 2023 la percentuale di studenti di classe elevata raggiunge il 33% nei licei e scendono al 18% negli istituti tecnici e al 14% negli istituti professionali (Almadiploma, XXI Indagine. Profilo dei Diplomati 2023, p. 19).
[8] Eduscopio 2018/2019.
[9] Labaree D.F., “Setting the Standard: Alternative Policies for Student Promotion”, Harvard Educational Review, 54,1 (1984), pp. 67-87.
[10] Mehisto P. e Kitsing, M. (2022), Lessons from Estonia’s Education Success Story: Exploring Equity and High Performance through PISA, Routledge, 2022, p. 4.
[11] Vuri D., Ranking scolastici e scelte familiari: Prime evidenze da Eduscopio, WP n.58 (05/2018), Fondazione G. Agnelli, Torino 2018.