Legge 150/2024: giudizi sintetici nella scuola primaria

Ripensare la valutazione come gesto educativo


Valutare non è solo un atto tecnico, né un semplice strumento di misurazione. È un gesto educativo che racchiude in sé il potenziale di influenzare profondamente la crescita di un bambino. Con la legge 150 del 1° ottobre 2024[1], il sistema di valutazione nella scuola primaria italiana si rinnova, riportando al centro i giudizi sintetici.

Legge 150 del 1° ottobre 2024
Art. 1 – Disposizioni in materia di valutazione delle studentesse e degli studenti
1. Al decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 62, sono apportate le seguenti modificazioni: 
a) all’articolo 2:
1) al comma 1, le parole: «nel primo ciclo» sono sostituite dalle seguenti: «nella scuola secondaria di primo grado» e sono aggiunti, in fine, i seguenti periodi: «A decorrere dall’anno scolastico 2024/2025, la valutazione periodica e finale degli apprendimenti, ivi compreso l’insegnamento di educazione civica, delle alunne e degli alunni delle classi della scuola primaria è espressa con giudizi sintetici correlati alla descrizione dei livelli di apprendimento raggiunti. Le modalità della valutazione di cui al primo e al secondo periodo sono definite con ordinanza del Ministro dell’istruzione e del merito»

Questo articolo, che da molti viene salutato come un ritorno al passato, potrebbe invece rappresenta un passo in avanti verso un modello educativo che unisce chiarezza, trasparenza e benessere emotivo e che valorizza il ruolo cruciale dei maestri e delle maestre come artefici della crescita dei loro alunni.

La centralità del bambino nella valutazione

La scuola primaria non è solo un luogo dove si apprendono le basi della lettura, della scrittura e del calcolo, ma un vero e proprio laboratorio di vita, dove ogni bambino inizia a forgiare la propria identità cognitiva ed emotiva. Qui, il sapere si intreccia con l’essere, e ogni esperienza scolastica contribuisce a costruire le fondamenta del futuro adulto. In questo contesto, la valutazione non può ridursi a un mero giudizio di merito: deve trasformarsi in uno strumento di crescita, capace di alimentare la motivazione, il senso di appartenenza e, soprattutto, la fiducia in sé stessi.

I giudizi sintetici introdotti dalla legge 150/2024, con aggettivi come “ottimo” o “buono”, rappresentano un linguaggio che i bambini possono comprendere e interiorizzare più facilmente. Essi non solo misurano il risultato, ma lo raccontano, rendendo il percorso di apprendimento tangibile e accessibile anche ai più piccoli. Ogni giudizio diventa così una guida, un segnale che aiuta il bambino a comprendere dove si trova nel suo cammino e quali passi può ancora compiere. Allo stesso tempo, questi giudizi rappresentano un ponte tra scuola e famiglia, perché comunicano in modo trasparente non solo i traguardi raggiunti, ma anche il potenziale ancora inespresso del bambino.

La chiarezza comunicativa favorisce una collaborazione costruttiva tra genitori e insegnanti, creando un’alleanza educativa che ha come obiettivo comune il benessere e la crescita del bambino. La valutazione diventa così un momento di riflessione condivisa, un’occasione per costruire un dialogo che non si limiti ai risultati scolastici, ma che abbracci l’intero percorso di sviluppo, nel rispetto dei tempi e delle unicità di ogni soggetto.

L’importanza del rinforzo secondo le neuroscienze

Le neuroscienze evidenziano come le emozioni giochino un ruolo fondamentale nel processo di apprendimento. Un ambiente sereno, in cui la valutazione viene percepita non come una minaccia, ma come un’opportunità di crescita, stimola il cervello a operare in modo più efficace. I giudizi sintetici, se impiegati con cura, si trasformano in strumenti di rinforzo che possono influire profondamente sulla motivazione e sul comportamento degli alunni.

Un “ottimoâ€, un “buono†costituiscono sicuramente un apprezzamento e conseguentemente un rinforzo positivo. Come ogni apprezzamento, attiva nel cervello il circuito della ricompensa portando al rilascio di dopamina. Questo neurotrasmettitore non solo genera un senso di soddisfazione, ma contribuisce anche a consolidare il ricordo dell’esperienza positiva, incentivando il bambino a ripetere comportamenti simili in futuro. Questo meccanismo crea un circolo virtuoso, dove l’impegno viene premiato e il piacere di apprendere si rafforza. Tuttavia, il rinforzo non avviene solo attraverso un giudizio positivo: anche un giudizio come “discreto†o “sufficiente†può rappresentare sì un rinforzo negativo ma, se accompagnato da indicazioni precise e incoraggiamenti, può diventare anche costruttivo. È un tipo di feedback che indica la necessità di miglioramento e aiuta il bambino a riflettere sugli errori, a cercare soluzioni, anche a sviluppare resilienza e capacità di problem-solving.

Maria Montessori descriveva l’errore come un “insegnante naturale†e sottolineava l’importanza di affrontarlo in un ambiente supportivo. Quando il bambino percepisce che l’errore non è un fallimento, ma un passo verso il miglioramento, il sistema limbico viene attivato in modo positivo, promuovendo un atteggiamento proattivo. In questo contesto, il rinforzo diventa un linguaggio educativo che sostiene il percorso dell’alunno, aiutandolo a superare gli ostacoli e a costruire fiducia nelle proprie capacità.

Il ruolo trasformativo della pedagogia nella valutazione

Dal punto di vista pedagogico, la riforma dei giudizi sintetici invita i docenti a riconsiderare la loro funzione non solo come valutatori, ma come mediatori del sapere e facilitatori della crescita. La valutazione non si limita a fotografare il risultato, ma diventa un momento educativo in cui l’insegnante interpreta il percorso di ogni alunno, valorizzandone i progressi e orientandolo verso nuove opportunità di apprendimento.

Jean Piaget ci ricorda che il bambino è un costruttore attivo del proprio sapere, che apprende esplorando e riorganizzando continuamente le proprie conoscenze. I giudizi sintetici, se utilizzati in modo mirato, possono rispettare questa natura attiva, offrendo un feedback immediato e comprensibile che non interrompe, ma sostiene il flusso dell’apprendimento. Un giudizio come “buono†non è solo un’indicazione di merito, ma un messaggio che riconosce il valore del percorso intrapreso dal bambino, stimolandolo a proseguire con fiducia.

Lev Vygotskij, con il concetto di “zona di sviluppo prossimale†(ZPD), sottolinea come il potenziale di apprendimento di un bambino si collochi tra ciò che può fare da solo e ciò che può raggiungere con il supporto di un adulto o di un pari. I giudizi sintetici, arricchiti da indicazioni specifiche, si inseriscono in questa zona di crescita, fungendo da guida che spinge l’alunno verso traguardi più ambiziosi senza sovraccaricarlo. In questo modo, la valutazione diventa uno strumento per stimolare il progresso, rafforzare la motivazione e accompagnare il bambino nel superare i propri limiti.

La riforma richiede quindi ai docenti una sensibilità pedagogica che vada oltre la semplice assegnazione di giudizi. Essi devono affinare la capacità di osservare, comprendere e comunicare, trasformando ogni valutazione in un’occasione di dialogo costruttivo con il bambino. Questo processo implica una responsabilità profonda, perché il modo in cui il giudizio viene comunicato può influenzare non solo il rendimento scolastico, ma anche l’autostima e il rapporto del bambino con l’apprendimento.

Un equilibrio tra cura e rigore

La valutazione basata sui giudizi sintetici può risolvere il delicato equilibrio tra il rigore della misurazione e l’attenzione alla persona che è doveroso avere in ambito educativo. È uno strumento che può aiutare i docenti ad offrire feedback più immediati e a rispondere con maggiore efficacia alle esigenze individuali di ogni alunno. Con i giudizi sintetici la valutazione può diventare, per l’alunno, uno strumento per riconoscersi, per il docente, una modalità semplice di incoraggiamento, per le famiglie, un ponte comunicativo che favorisce una maggiore partecipazione al percorso formativo. I giudizi sintetici possono aiutare i genitori a cogliere con maggiore facilità il cammino intrapreso dall’alunno per andare oltre la semplice comprensione dei risultati.

In questo contesto, la valutazione non è più un atto freddo e distante, ma un gesto educativo, un segnale che può illuminare i successi, ma anche orientare lo studente a superare le difficoltà, offrendo sostegno e direzione. È la valutazione formativa quella che non si limita a misurare ciò che è stato appreso, quella che pone al centro il benessere emotivo del bambino, trasformando l’atto valutativo in un’esperienza di dialogo e crescita personale, è quella che lascia un’impronta oltre i confini della scuola e che coinvolge la crescita personale e sociale dell’individuo.

Un ambiente scolastico che accoglie l’errore non come fallimento, ma come parte naturale del percorso, crea le condizioni ideali per lo sviluppo di competenze cognitive, emotive e relazionali. Se il progresso di ogni studente, anche il più piccolo, viene valorizzato, diventa più facile superare le difficoltà. La costruzione di un clima positivo favorisce non solo l’apprendimento, ma anche la fiducia, pilastro fondamentale per il successo educativo.

I maestri e le maestre, con il loro ruolo di guide pazienti e attente, sono chiamati a costruire relazioni autentiche con i loro alunni. Essi non sono semplici trasmettitori di sapere, ma facilitatori del potenziale di ogni bambino, proprio attraverso la cura e l’attenzione. In un ambiente scolastico così concepito, ogni bambino si sente accolto, rispettato e motivato a dare il meglio di sé. La valutazione, in questa visione, non è solo una tappa del percorso scolastico, ma un atto di fiducia nel futuro, un invito a crescere e a credere nelle proprie possibilità.

Così, anche il giudizio sintetico può contribuire a migliorare il linguaggio educativo, capace di parlare al cuore e alla mente.

Tre esempi pratici per una valutazione costruttiva

Questo ritorno ai giudizi sintetici[2], sancito dalla legge 150/2024, può comunque rappresentare una nuova prospettiva per la valutazione nella scuola primaria. Tuttavia, è importante sottolineare che per l’applicazione della norma sarà necessario attendere l’ordinanza ministeriale che ne definirà nel dettaglio le modalità operative. Facciamo alcuni esempi per dare un’idea di come i giudizi sintetici possano valorizzare il percorso formativo degli studenti.

  • Sofia, una bambina di terza primaria, presenta all’insegnante il suo tema. L’elaborato è ben scritto e mostra creatività, ma contiene alcuni errori grammaticali. L’insegnante assegna il giudizio “buonoâ€, però aggiunge: “Sofia, il tuo racconto è davvero originale e hai usato una descrizione coinvolgente. Lavora sulle concordanze dei tempi verbali: ricorda che devono corrispondere tra loro. Complimenti per l’ottima immaginazione!â€. Quest’approccio evidenzia i punti di forza dell’alunna, la indirizza contemporaneamente verso miglioramenti specifici, senza scoraggiarla.
  • Un altro esempio pratico riguarda un’attività di scienze. Durante un esperimento sulla crescita delle piante, Luca, un bambino curioso ma spesso disordinato, raccoglie dati precisi ma non organizza le sue osservazioni in modo chiaro. L’insegnante assegna il giudizio “discreto†e specifica: “Hai raccolto molte informazioni utili e corrette. Prova a strutturarle meglio, ad esempio usando tabelle o schemi. Il tuo interesse per la materia è evidente, continua così!â€. Questo giudizio lo incoraggia a concentrarsi sull’organizzazione del lavoro, valorizzando la sua curiosità.
  • Infine, in una verifica di matematica, Giulia risolve correttamente solo metà degli esercizi, ma dimostra di aver compreso i concetti di base. L’insegnante attribuisce il giudizio “sufficienteâ€, accompagnato dal commento: “Hai compreso il metodo per risolvere le addizioni e sottrazioni, ma hai bisogno di esercitarti di più per evitare errori nei calcoli. Sono sicuro che con un po’ di pratica raggiungerai risultati migliori!â€. In questo modo, l’alunna percepisce il giudizio come uno stimolo per migliorare, anziché come una penalizzazione.

Questi esempi mostrano come i giudizi sintetici, se accompagnati da una comunicazione chiara e costruttiva, possano diventare uno strumento per valorizzare i progressi individuali, incentivare l’impegno e orientare gli studenti verso obiettivi realistici. L’attesa dell’ordinanza ministeriale sarà decisiva per definire il quadro completo di applicazione della norma, ma gli insegnanti possono già iniziare a riflettere su come trasformare ogni valutazione in un momento di crescita e dialogo.

Conclusione

È importante leggere la legge 150/2024 come un invito a ripensare la valutazione come gesto educativo che guarda al futuro con responsabilità e speranza. Per i maestri e le maestre, è l’occasione di trasformare ogni giudizio in un atto d’amore e di cura, che non solo misura, ma riconosce e costruisce. Per i genitori, è l’opportunità di vedere nella valutazione un dialogo aperto con la scuola, un’occasione per condividere il cammino di crescita dei propri figli. E per i bambini, è la promessa che ogni voto sarà una spinta verso il loro meglio, un piccolo passo in quel grande viaggio che è la vita.


[1] Legge 150 del 1° ottobre 2024, Revisione della disciplina in materia di valutazione delle studentesse e degli studenti, di tutela dell’autorevolezza del personale scolastico nonché di indirizzi scolastici differenziati. Ãˆ vigente dal 30 novembre 2024

[2] In realtà si tratta di un secondo ripristino dei giudizi sintetici. Il primo risale a quasi trent’anni fa. Con la circolare ministeriale 7 agosto 1996, n. 491, dopo la breve esperienza della scala pentenaria (A, B, C, D, E) negli anni 1993-1996, si ritorna a pratiche più rassicuranti. I cinque livelli che avrebbero dovuto rappresentare precisi indicatori di competenza, furono trasformati in cinque giudizi e sintetizzati in 5 aggettivi.  Così si legge nella circolare: “Ciascun insegnante esprimerà (…) un giudizio sintetico, che testimoni il livello di apprendimento raggiunto dall’alunno nelle diverse discipline previste dal curricolo scolastico. Tra le possibili soluzioni, la scelta adottata di esprimere il giudizio sintetico con la formulazione: ottimo, distinto, buono, sufficiente, non sufficiente, è stata determinata, anche, dall’esigenza di garantire una coerenza con quanto in vigore per gli esami di licenza della scuola secondaria di I grado†[ndr].