Condizione dei minori in Italia

Un'analisi del degrado e alcune proposte di Intervento

La commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza, presieduta dalla parlamentare Michela Vittoria Brambilla, ha pubblicato, il 26 novembre scorso, il documento conclusivo[1] dell’indagine conoscitiva sul degrado materiale, morale e culturale nella condizione dei minori in Italia, con un focus sulla diffusione di alcol, nuove droghe, aggressività e violenza. L’indagine conoscitiva è stata svolta ascoltando esperti, operatori di comunità e rappresentanti delle istituzioni, per offrire un quadro completo del fenomeno e proporre soluzioni concrete.

Obiettivo dell’indagine parlamentare è stato l’approfondimento delle più gravi manifestazioni di degrado esistenziale tra i minori, quali le tossicodipendenze, il consumo di alcol e i comportamenti violenti. I numerosi fatti di cronaca, tra cui il caso “Caivano”, hanno richiamato l’attenzione su queste tematiche che a partire dal 2023 hanno animato i lavori.

Tra le più frequenti manifestazioni di degrado nella condizione dei più giovani, aumentano, soprattutto in alcune aree del Paese, il consumo di droghe (anche le cosiddette nuove sostanze psicoattive come i cannabinoidi artificiali), il consumo di alcol e la violenza sui più deboli.

Il degrado urbano

Il contesto del degrado urbano in Italia, che ha trovato un emblematico caso nei fatti di Caivano, mostra una diffusione, ormai endemica, di periferie degradate, caratterizzate da criminalità e mancanza di opportunità. Questi luoghi espongono i minori a rischi accresciuti, spingendoli verso comportamenti illeciti e favorendo il loro coinvolgimento in attività criminali.

La criminalità

Una delle principali problematiche, legate al degrado urbano, è il controllo del territorio da parte della criminalità, che si sostanzia nel traffico di sostanze stupefacenti, nello sfruttamento della prostituzione, spesso minorile, ed in ogni genere di attività illecite. Questi luoghi sono caratterizzati da tassi elevati di dispersione scolastica e dall’elevato numero di ammonizioni a minori, anche in fasce d’età molto basse (6-10 anni). Gli indicatori allarmanti della gravità della situazione riguardano soprattutto i giovani provenienti da famiglie disagiate, e/o immigrate, che abbandonano lo studio per lavorare o per seguire le bande giovanili. La povertà educativa e culturale limita fortemente le aspettative e le opportunità di crescita personale e culturale dei bambini e dei ragazzi, che vivono in tali contesti, privi di stimoli, servizi e spazi adeguati.

La densità abitativa

Le problematiche sono legate all’alta densità abitativa, alla mancanza di punti di riferimento e alla radicata e persistente povertà in cui le famiglie sono sempre più povere e i bambini e i ragazzi sempre più vulnerabili. Le zone caratterizzate dal disagio sono densamente abitate e la povertà di bambini e adolescenti, cresciuti in famiglie deprivate, è più invisibile, in quanto generalizzata ma perfino estrema, in quanto legata alla diseguaglianza nell’istruzione, all’accesso al lavoro e alle loro chance di vita futura.

La povertà educativa

La povertà educativa dei minori in questi territori rappresenta uno svantaggio cumulativo che va dall’esclusione alla formazione, all’impossibilità di sviluppare competenze adeguate, alla mancanza di opportunità ludiche e culturali, alla difficoltà di socializzazione, alla completa assenza di strutture sportive.

Secondo la Commissione negli ultimi anni, anche a seguito della grave crisi provocata dalla diffusione del Covid, le famiglie hanno sperimentato condizioni di povertà estrema che vanno ben oltre il mero aspetto economico.

La dimensione psico-sociale delle famiglie, più duramente colpita, è quella dove i genitori sono protesi a cercare lavoro per provvedere al fabbisogno economico della famiglia, ma trascurano o abdicano il bisogno educativo. L’abuso di alcol, l’aggressività familiare, la dipendenza dal gioco e crescenti conflitti nella coppia genitoriale sono gli esiti devastanti, nella maggior parte dei casi, comuni nelle situazioni depresse.

Il deserto etico

In tali contesti è carente il ruolo genitoriale del padre, in grado, molto spesso, di porre ai figli solo limiti e regole. In particolare, nelle famiglie con padri detenuti, le madri hanno dovuto assumere a fatica il ruolo educativo di entrambi i genitori e hanno trovato un valido supporto nelle strutture della comunità locale.

Genitori e figli: il rischio del rapporto tra pari

I genitori, spesso giovani ma molto vulnerabili, instaurano con i figli un rapporto tra pari, che non giova però ad una sana crescita psicofisica, favorendo lo sviluppo di personalità insicure, a volte colme di rabbia, di risentimento o di apatia. Sono manifestazioni di un sentire che portano anche alla depressione. La figura materna, secondo la Commissione, risulta affaticata, incapace di fornire protezione o di offrire contenimento emotivo ai figli, essendone essa stessa sprovvista.

I giovani crescono quindi in una sorta di “deserto etico”, e tale dato è confermato dalle numerose relazioni dei servizi sociali, da cui emerge anche una situazione di “inappetenza” verso la parola, un fenomeno, diffuso sempre di più tra i giovani, che moltiplica gli effetti negativi del disagio. Le parole utilizzate dai nostri giovani si compongono, per lo più, di strutture minime, spesso senza l’uso del verbo e avulse dalla traiettoria del tempo, restando sempre ferme al presente, utilizzando raramente il futuro e il congiuntivo. La proiezione psicologica e spazio-temporale di questi giovani, che non riescono a proiettarsi ed immaginarsi nel futuro, esige attenzione, in quanto il loro orizzonte appare, nella maggioranza dei casi, limitato al presente e non esteso alla soglia dell’età adulta.

I rifiuti

Tale situazione sfocia nel rifiuto per la scuola, nella disubbidienza verso gli adulti, in difficoltà nelle relazioni con i coetanei, in disturbi dell’umore, del sonno e dell’alimentazione. Dai disturbi oppositivo-provocatori degli adolescenti scaturiscono, in molti casi, il successivo abuso di sostanze e comportamenti autolesivi, che si traducono poi, da adulti, dal punto di vista comportamentale, nella persistenza o comparsa di disturbi emotivi e psichici, sintomatici di una condizione di disagio caratterizzata da iperattività, intolleranza alle regole, rigidità nei giudizi di valore, riconoscimento della sola autorità violenta, difficoltà a riconoscere e verbalizzare le emozioni, incostanza nel perseguire un obiettivo e scarsa capacità emotiva.

Il ruolo della scuola come agenzia educativa esce fortemente sminuito e compromesso, non essendo più considerata un investimento per il futuro, con il risultato di un aumento della percentuale di dispersione scolastica.

L’uso di alcolici

La diffusione del consumo di alcol tra i giovani è ormai giunta a livelli preoccupanti: si tratta della sostanza psicoattiva di più comune utilizzo tra i minorenni. Circa il 69% riferisce di averne bevuto nel corso del 2023. Il problema è che questa sostanza diventa oggetto di sfide e, anche per questo motivo, le intossicazioni e il binge drinking (consumo di 5 o più bevande alcoliche consecutivamente) riguardano rispettivamente il 13% e il 25% dei ragazzini al di sotto dei 18 anni. L’età della prima ubriacatura si sta riducendo sempre di più e diventa un vanto da esibire.

Una ulteriore novità è il sorpasso di genere. Nonostante in passato l’utilizzo di alcol sia stato inquadrato come un comportamento tipicamente maschile, nel 2023 sono state soprattutto le ragazze ad aver consumato in eccesso bevande alcoliche, raggiungendo e superando i coetanei maschi. È rilevante anche osservare come in questa fascia di età si osservino differenze di genere meno marcate e i comportamenti di consumo delle ragazze sono quasi sovrapponibili a quelli dei ragazzi, a differenza di ciò che si osserva per l’età adulta in cui gli uomini sono in numero superiore alle donne.

I ragazzi utilizzano pratiche gravissime, pesantemente disfunzionali, come, ad esempio:

  • il drelfie (farsi fotografare ubriacati nelle peggiori condizioni);
  • l’eyeballing (cioè iniettarsi l’alcol negli occhi e poi farsi fotografare e far vedere ai coetanei che non succede nulla, quando in realtà comporta gravi danni alla retina);
  • la neknomination (in cui si riceve la sfida da un “amico” sul proprio profilo Facebook e si sceglie quali e quante bevande alcoliche consumare il più velocemente possibile, per poi farsi riprendere);
  • il balconing (ubriacarsi e buttarsi dal balcone su una piscina sottostante o su un altro balcone).

L’uso di alcol è un comportamento che i giovani raccontano come abituale, diffuso in modo capillare, associato ad altre sostanze. I pazienti con problemi di sostanze illegali, infatti, sono generalmente abituati a un uso non problematizzato dell’alcol, quasi un’abitudine che le stesse famiglie sottovalutano ignorando i rischi connessi al bere in eccesso e non fornendo informazioni corrette ai figli. La verità drammatica è data, in alcuni casi, dal fatto che gli stessi genitori sono consumatori scorretti di bevande alcoliche.

Le sostanze illecite

Dalle audizioni è altresì emerso che, nel biennio 2022-2023, vi è stato un generale aumento del consumo di sostanze illecite, tornato a valori in linea o superiori a quelli pre-pandemici. La tendenza osservata nel corso del 2023 è confermata sia nel consumo di sostanze come la cannabis, sia nei consumi di cocaina, oppiacei e allucinogeni che, dopo il calo del biennio 2020-2021, sono tornati ai livelli del 2019.

I dati presentati, relativi alle fasce giovanili, sono allarmanti: 4 minori su 10 tra i 15 e i 19 anni consumano sostanze stupefacenti con un primato per la cannabis che rimane la sostanza illegale più utilizzata. Purtroppo si registra un aumento preoccupante del consumo di cocaina, oppiacei, allucinogeni e nuove sostanze psicoattive (NPS), come i cannabinoidi sintetici, la ketamina e il fentanyl.

La diffusione e l’acquisto online delle NPS uniti alla mancanza di percezione del rischio sono fattori concomitanti per tale aumento sconsiderato del consumo. Non fa eccezione l’uso di psicofarmaci senza prescrizione medica, reperiti in casa, online o sul mercato nero.

L’aumento generalizzato di aggressività e violenza appare tra le conseguenze dirette del degrado sociale e dell’abuso di sostanze psicoattive; peraltro è evidente un aumento di disturbi neuropsichiatrici, come l’ADHD e il disturbo della condotta, che acuiscono i comportamenti aggressivi.

Il documento, con lucida determinazione ma con dati sconcertanti, illustra i devastanti effetti di tali comportamenti: “Circa 100mila studenti (4,1%) hanno assunto allucinogeni nella loro vita, quasi 49mila (2%) ne hanno fatto uso nel corso dell’ultimo anno. Si registra, anche in rapporto agli allucinogeni, un aumento dei consumi al crescere dell’età e, per tutte le fasce d’età, i consumi sono in prevalenza maschili. Quasi la metà dei ragazzi che ha utilizzato allucinogeni dice di averlo fatto per la prima volta tra i 15 e i 17 anni, mentre il 37% non oltre i 14”.

È anche facile supporre una stretta correlazione tra abuso di sostanze, violenza, aumento di incidenti stradali, risse e aggressioni.

L’aggressività e la violenza

Aggressività e violenza, dovute all’uso di alcol e sostanze, appaiono in costante aumento nella popolazione giovanile, ugualmente crescente ed elevato risulta l’impatto sociale. C’è grande allarme sui reati dei minori e delle loro bande, sul consumo di alcol e di stupefacenti e sulle altre dipendenze patologiche non meno gravi come ad esempio quelle del web: il gioco on line ma anche le dipendenze di natura psicologica da altre persone, ossia le forme immature di relazione, che spesso si instaurano anch’esse per via telematica.

Nel 2023, circa il 40% degli studenti minorenni ha partecipato a risse, mentre il 14% ha preso parte a episodi di violenza collettiva, il 6% ha danneggiato di proposito beni pubblici o privati, percentuale che equivale rispettivamente al 7,6% e al 4,2%, se si considera chi lo ha fatto dopo aver bevuto alcol o dopo aver assunto sostanze.

Vi è anche una percentuale di studenti (8,1%) che già in questa fascia di età ha avuto problemi con le Forze dell’ordine o si è reso protagonista (6,5%) di gravi aggressioni fisiche, tanto da richiedere l’intervento di un medico. Nel mondo digitale, nello stesso anno, il 30% dei minorenni è stato attivamente coinvolto in atti di cyber bullismo, anche senza partecipazione attiva, il 10% circa ha assistito a una scena di violenza filmata da altri con il cellulare, mentre il 2% ha riferito di averla filmata direttamente.

Purtroppo la correlazione tra abuso di alcol o uso di sostanze stupefacenti e comportamenti violenti è sottostimata perché, ad esempio, per gli incidenti stradali non sempre vi è la rilevazione del tasso alcolemico o il prelievo ematico da parte delle Forze di polizia; se effettuato regolarmente, quest’ultimo, farebbe emergere anche l’avvenuta assunzione di stupefacenti.

Il bullismo e il cyber bullismo

Tra i comportamenti a rischio dell’età adolescenziale e preadolescenziale, i fenomeni del bullismo e del cyber bullismo sono stati attentamente analizzati dalla commissione. Essi sono caratterizzati da manifestazioni violente e intenzionali, di tipo verbale, fisico, sociale, ripetute nel tempo da parte di un singolo o da più persone, anche online. Ambedue i comportamenti impropri sono caratterizzati da uno squilibrio di potere tra chi aggredisce, per ferire e umiliare, e chi subisce e non riesce a difendersi.

Si tratta di fenomeni che esprimono intolleranza e non accettazione verso chi è ritenuto diverso per etnia, religione, caratteristiche psicofisiche, identità di genere o per particolari realtà familiari che trovano origine prevalentemente in ambito scolastico e rappresentano anche un incremento di costi per il sistema economico, sociale, educativo, e giudiziario.

Diversi studi indicano anche un’associazione fra essere stato vittima di atti di “bullismo” e abbandono scolastico. Peraltro i dati messi a disposizione della Commissione, mostrano che il bullismo, a differenza di quanto si pensi, non riguarda principalmente i ragazzi/ragazze delle scuole superiori. Infatti, gli atti di bullismo subiti a scuola sono più frequenti nei più piccoli (11-13 anni) e nelle ragazze; per il bullismo le proporzioni sono simili a quelle del 2017-2018. Il fenomeno del cyber bullismo è invece in crescita nelle ragazze e nei ragazzi di 11 e 13 anni. I due fenomeni, dopo aver fatto danni spesso indelebili, decrescono con il crescere dell’età.

Il bullismo ed il cyber bullismo non sono comportamenti secondari o poco rilevanti, ad essi è associato l’insorgere di problemi psicofisici nel periodo adolescenziale che includono disturbi d’ansia e dell’umore, ideazione suicidaria, autolesionismo e disturbi da deficit di attenzione e da comportamento dirompente, disturbi della condotta, e disturbi oppositivo-provocatorio.

Come se non bastasse, subire atti di intimidazione, minaccia o derisione espone a un maggior rischio di successivo abuso e dipendenza da alcol e/o sostanze psicoattive. Ad esempio, la Commissione fa notare che tra le conseguenze dell’essere stati vittime di atti di bullismo nella scuola elementare è stato rilevato nel corso dell’adolescenza un aumento del rischio di insorgenza di disturbi somatici, della personalità, psicotici e di tabagismo. Negli adulti vittime di bullismo in età infantile o adolescenziale sono stati invece osservati elevati rischi di problemi di salute fisica, nell’ambito delle relazioni sociali e nell’inserimento lavorativo.

Il ruolo chiave della scuola

Dalle analisi condotte e dalle testimonianze sul campo, ad opera di molti esperti del settore, è naturalmente emerso il ruolo chiave del sistema scolastico, primo presidio di legalità, educazione e promozione di soluzioni atte a favorire una maggiore inclusività dei giovani nell’attuale contesto sociale.

La scuola, sussistendone le condizioni, ha la capacità di veicolare le giuste informazioni, di proporre l’apprendimento di corretti stili di vita, nonché l’insegnamento dell’educazione sanitaria che ricomprenda anche l’educazione alimentare, sessuale, la prevenzione e il contrasto delle dipendenze. Questa capacità ha un effetto moltiplicatore qualora avvenga in combinazione con l’implementazione di attività in grado di stimolare l’educazione al bello e una maggiore consapevolezza della propria espressività.

Appaiono proprio questi gli aspetti che oggi sembrano venire meno, proprio nei ragazzi posti ai margini delle grandi conurbazioni urbane. La scuola dovrebbe sviluppare una comunità educante, non solo in vista della conoscenza culturale, ma anche in ragione dello sviluppo valoriale da parte dei ragazzi e, in tal senso, potrebbe essere utile, come è stato da più parti suggerito alla Commissione, prevedere, per esempio, la figura di un pedagogista scolastico.

Il problema degli sportelli psicologici

La consulenza di sportelli psicologici nelle scuole, sebbene abbastanza diffusa, incontra un limite nella misura in cui i ragazzi non li utilizzano nel timore di essere bollati in modo negativo dai loro coetanei. Qualora un ragazzo avesse dei problemi, secondo testimonianze raccolte dalla Commissione, non ricorrerebbe a tale supporto in modo spontaneo. D’altro canto, la figura di un pedagogista, sempre presente e riconosciuto come persona di supporto, potrebbe, attraverso un’attenta opera di monitoraggio delle classi assegnate, lavorare per favorire il Peer tutoring, cioè quell’attività di insegnamento tra pari, in virtù della quale gli stessi studenti forniscono aiuto e sostegno nell’apprendimento ai propri compagni.

Che la scuola rappresenti un contesto privilegiato è da sempre noto ma appare ancora una volta emblematico che se ne ricordi l’importanza in ogni occasione nella quale si esaminano criticità sociali.

Far conoscere i fattori di rischio

Favorire l’acquisizione nei bambini e negli adolescenti di conoscenze sui fattori di rischio per la salute e lo sviluppo sarebbe estremamente importante; tuttavia richiederebbe il verificarsi di una condizione ormai irrinunciabile: intendere la scuola come luogo nel quale venga rafforzata la componente educativa, attraverso una proficua opera di socializzazione in un contesto sano, per vivere l’esperienza della comunità sociale nel rispetto di doveri e regole condivise e non solo nel ripetersi degli apprendimenti disciplinari che, nella didattica trasmissiva, trovano un limite invalicabile allo sviluppo integrale della persona umana.

Far emergere le situazioni problematiche

Il Ministero della Salute è altresì molto attento a monitorare il fenomeno delle dipendenze, sia quelle da sostanze e alcol, sia quelle da gioco d’azzardo e da internet. Il macro obiettivo n. 2 del Piano Nazionale di Prevenzione (PNP) delinea gli obiettivi specifici e le linee strategiche che le regioni sono chiamate ad attuare attraverso la realizzazione di specifici interventi. Inoltre, è stato istituito presso la ex Direzione della prevenzione sanitaria un tavolo tecnico, per l’elaborazione di linee di indirizzo sull’intercettazione ed emersione precoce delle situazioni problematiche (early detection).

Lo sport può aiutare

Lo sport, infine, può generare un cambiamento reale della condizione minorile perché aiuta corpo e mente, previene patologie, rappresenta uno strumento per combattere le disuguaglianze sociali,

Lo sport e il movimento, inoltre, sono strumenti preventivi rispetto alle dipendenze patologiche degli adolescenti. Le discipline sportive parlano ai giovani con un linguaggio che arriva chiaro; unisce le diversità, sostiene e sviluppa le competenze che servono per la vita. Praticare una disciplina sportiva incoraggia la partecipazione giovanile e, di fatto, promuove la coesione sociale. In Italia, scrive la Commissione, lo sport rappresenta la terza agenzia educativa, dopo la famiglia e la scuola.

Musica sotto osservazione…

Sul tema della cultura musicale giovanile, il Ministero della Cultura, il 4 maggio 2024 tramite il sottosegretario Gianmarco Mazzi, ha proposto di istituire un tavolo permanente della musica sulle canzoni che inneggiano alla violenza. Si tratta di un organo non governativo, composto dalle più importanti organizzazioni del settore, un gran giurì che possa esprimersi su temi tanto delicati. Questo tavolo permanente dell’industria musicale ha deciso di dare inizio a un confronto interno. I rappresentanti organizzeranno una serie di incontri con gli esponenti della musica rap e trap italiana per capire quale sia il confine sottile tra l’espressione di malessere della società e l’incitazione alla violenza e sensibilizzare gli autori sul contenuto dei testi e dei video musicali, invitandoli a promuovere messaggi positivi e a una riflessione più profonda sulle proprie opere.

Conclusioni ovvie e scontate!

Per concludere, è importante sottolineare che il fenomeno del degrado minorile richiede un approccio sistemico, che coinvolga tutti gli attori sociali: famiglie, scuola, istituzioni, terzo settore e la comunità nel suo complesso. Solo attraverso un impegno condiviso è possibile creare un ambiente favorevole alla crescita e allo sviluppo dei giovani, offrendo loro le opportunità e il supporto necessari per realizzare il proprio potenziale. Le azioni possono essere sintetizzate nelle seguenti:

  • rafforzamento delle politiche di prevenzione, con particolare attenzione all’educazione ai corretti stili di vita e all’uso responsabile di internet;
  • potenziamento dei servizi di supporto alle famiglie, con particolare attenzione a quelle in difficoltà economica e sociale;
  • investimenti nella formazione degli operatori che lavorano con i minori;
  • promozione della creazione di nuove comunità socio-educative per offrire alternative al carcere minorile;
  • semplificazione per l’accesso ai fondi destinati all’infanzia e all’adolescenza, garantendo un utilizzo efficace delle risorse disponibili.

La presidente della Commissione, in occasione della pubblicazione del resoconto, ha dichiarato testualmente: “Sono molto soddisfatta del grande lavoro svolto e per l’impegno profuso durante l’indagine da tutti i commissari, che ringrazio. Oggi c’è stata una lunga, interessante e costruttiva discussione in commissione tra le forze politiche, che si è conclusa con il recepimento di tutte le proposte emendative dei commissari: in particolare sono state accolte le osservazioni dei colleghi di M5s, Pd, Avs, Fdi, Lega e Fi. Considero il testo risultante di alto livello e di grande significato, come contributo al contrasto della situazione che abbiamo descritto nel titolo dell’indagine”.

Mantenere alta l’attenzione sulle problematiche affrontate dalla Commissione, qui brevemente esposte, è quanto mai importante per assicurare all’Italia un futuro migliore, più inclusivo e soddisfacente, per i giovani e per la società intera.


[1] Commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza. Indagine conoscitiva sul degrado materiale, morale e culturale nella condizione dei minori in Italia, con focus sulla diffusione di alcool, nuove droghe, aggressività e violenza (Esame del documento conclusivo e approvazione).