L’avvento dell’intelligenza artificiale (IA) sta trasformando diversi ambiti della vita quotidiana, e l’istruzione non fa eccezione. Tuttavia, mentre assistenti digitali e robot sociali guadagnano terreno, affiora un dilemma etico: è possibile sostituire completamente l’insegnante umano con macchine intelligenti? Il pensiero di pionieri come B.F. Skinner e Sidney Pressey e le più recenti teorie umanistiche convergono su un punto fondamentale: nonostante le potenzialità dell’IA, l’interazione diretta e l’empatia dell’insegnante umano rimangono elementi insostituibili per una formazione che sia non solo cognitiva, ma anche sociale ed emotiva.
Dalle radici storiche dell’IA alle potenzialità nell’istruzione
Il desiderio umano di costruire macchine intelligenti affonda le sue radici nell’antichità. Sin dai miti classici del Golem e di Talos, emblemi di forza e protezione, è sempre stato presente in capo all’uomo il sogno di creare figure antropomorfe che potessero supportare e, in alcuni casi, sostituire il lavoro umano. Nel XIX secolo, George Boole propose una logica matematica che divenne fondamentale per l’IA moderna, e più avanti, negli anni ’50, Alan Turing avanzò l’idea che le macchine potessero ragionare come gli esseri umani. Il suo famoso “Test di Turing” cercava di dimostrare che, se una macchina fosse capace di rispondere come un umano, allora la si potrebbe considerare intelligente. Durante la metà del XX secolo, la conferenza di Dartmouth del 1956 formalizzò il termine “Intelligenza Artificiale”, immaginando un futuro in cui i computer avrebbero simulato il comportamento umano.
Negli anni ’90, con il successo di “Deep Blue”, il supercomputer che sconfisse il campione di scacchi Kasparov, l’IA ha compiuto un balzo in avanti, mostrando un potenziale applicativo straordinario. Da quel momento, si è passati a sviluppare tecniche avanzate come il machine learning e il deep learning, che oggi permettono all’IA di analizzare enormi quantità di dati e “imparare” autonomamente.
Le grandiose potenzialità che questa tecnologia offre, si integrano perfettamente con la didattica in ambiente scolastico. Assistenti digitali e chatbot sono in grado di fornire risposte immediate e personalizzate agli studenti, supportando l’apprendimento autonomo e stimolando curiosità in tempo reale. Tuttavia, una tecnologia intelligente di tale portata reca con sé il dilemma etico intorno alla possibile sostituzione dell’insegnante umano con soluzioni automatizzate basate sull’intelligenza artificiale.
Il ruolo insostituibile dell’insegnante umano secondo Skinner e Pressey
Nel 1968, lo psicologo statunitense B.F. Skinner, riflettendo sul ruolo delle macchine intelligenti nel processo di insegnamento e apprendimento, rispondeva negativamente alla domanda “Will machines replace teachers?”. Secondo Skinner, i sistemi intelligenti rappresentano strumenti utili che gli insegnanti possono utilizzare per risparmiare tempo e lavoro. Assegnando alle macchine determinate funzioni meccanizzabili, l’insegnante avrebbe potuto dedicarsi maggiormente all’interazione con gli studenti, valorizzando così il suo ruolo di essere umano indispensabile.
Analogamente, già negli anni ’20 del XX secolo, il professor Sidney Pressey immaginava un’educazione trasformata dall’uso di macchine, da lui definite “Automatic Teacher”, per standardizzare e semplificare le procedure educative. Tuttavia, pur essendo fermamente convinto dei vantaggi di queste tecnologie, Pressey non intendeva sostituire del tutto i docenti. Egli vedeva le macchine come un supporto per l’insegnante umano, ritenendo che nessuna macchina potesse replicare appieno l’interazione educativa e l’attenzione individuale che solo un insegnante umano è in grado di offrire.
Questi ragionamenti riflettono il limite fondamentale della tecnologia educativa, concepita come uno strumento per l’individualizzazione piuttosto che come una sostituzione totale del docente umano, la cui guida rimane insostituibile per un apprendimento completo e per il supporto emotivo degli studenti. Nonostante i progressi dell’intelligenza artificiale, questa non possiede empatia, sensibilità né la capacità di rispondere alle dinamiche interpersonali; pertanto, la presenza di un insegnante umano risulta essenziale per aiutare gli studenti a sviluppare abilità socio-emotive, fondamentali per la loro crescita personale e per una piena integrazione sociale.
Il valore dell’interazione diretta nell’educazione
Se da un lato la “disumanizzazione” dell’educazione, in cui l’apprendimento diventa un processo puramente meccanico e privo di dimensione affettiva, è uno dei principali rischi dell’intelligenza artificiale, d’altro canto le più recenti teorie umanistiche rafforzano la prospettiva degli studiosi del passato, sostenendo che l’IA, sebbene sia utile per svolgere mansioni ripetitive e noiose, non può sostituire il valore dell’interazione diretta con uno studente.
Il ruolo dell’insegnante va ben oltre la trasmissione di nozioni perché, come Pressey aveva sottolineato, l’IA non ha competenze che possono supportare lo sviluppo socio-emotivo degli studenti. Più recentemente, nel 2017, lo studioso Joseph Aoun ha voluto sottolineare quanto sia importante sviluppare un’istruzione “a prova di robot”, che promuova competenze umane come la creatività, l’innovazione e il pensiero critico. Allo stesso modo, Martha Nussbaum (2010, 2014) ha sottolineato che la presenza di un insegnante umano sia essenziale per formare cittadini responsabili e capaci di empatia, qualità indispensabili per il funzionamento della società. L’educazione, infatti, non è solo un insieme di competenze tecniche ma un processo che coinvolge emotivamente gli studenti, attraverso la costruzione di relazioni interpersonali che per loro natura rendono insostituibile il ruolo dell’insegnante umano con l’IA (Cortina, A., 2013).
Anche gli studiosi più moderni mettono, dunque, in guardia da un sistema di “istruzione automatizzata”, sottolineando quanto sia fondamentale la presenza umana per un apprendimento completo e autentico, una presenza che guidi gli studenti non solo a livello cognitivo ma anche a livello umano e sociale.
Prove empiriche: percezioni e opinioni di studenti e insegnanti
Anche le indagini condotte sul campo confermano le teorie degli studiosi. La ricerca compiuta da Jamy Li (un professore associato di Toronto), insieme ad altri studiosi, nel 2016, presso la Stanford University, ha rilevato che gli studenti preferiscono interagire con tutor umani, pur pensando che robot e agenti virtuali possano essere efficaci se ben progettati. Un altro studio condotto presso la New Granada Military University mostra che il 70% degli insegnanti intervistati ritiene teoricamente possibile la sostituzione dei docenti umani con l’IA, ma ben il 93% del campione di studi non considera questa sostituzione favorevole, a causa delle limitazioni nell’offrire una guida emotiva e un pensiero critico. Tony Belpaeme (professore alla Ghent University), nello studio che ha condotto nel 2018 insieme ad altri colleghi sui “Social robots for education“, ha analizzato il ruolo dei robot sociali nell’educazione, evidenziandone il potenziale come tutor o compagni di apprendimento. I robot sociali si sono dimostrati efficaci nell’incrementare gli esiti cognitivi e affettivi degli studenti, ottenendo in alcuni casi risultati simili a quelli del tutoraggio umano, seppur su compiti specifici e limitati.
Altri studi, come quello di Francesco Agrusti e Gianmarco Bonavolontà condotto presso l’Università di Roma Tre, hanno rilevato che i futuri educatori sono scettici riguardo all’efficienza dei tutor artificiali, pur riconoscendo che chatbot e altri strumenti digitali possono facilitare l’apprendimento online.
Anche in una più recente indagine che risale all’anno in corso, Valerij Okulich-Kazarin ed altri ricercatori hanno esplorato le opinioni degli studenti riguardo alla possibilità di sostituire i docenti umani con tecnologie basate sull’intelligenza artificiale (IA) nell’istruzione superiore (Sustainability of Higher Education: Study of Student Opinions about the Possibility of Replacing Teachers with AI Technologies). I risultati hanno mostrato che, sebbene gli studenti riconoscano alcuni vantaggi dell’IA, come l’accessibilità e la possibilità di personalizzare l’apprendimento, esistono significative riserve legate alla mancanza di interazione umana e alla capacità dell’IA di fornire un supporto emotivo e una guida morale.
Questi dati riflettono il timore che l’IA possa ridurre il livello qualitativo dell’istruzione, privandola dell’elemento umano indispensabile per una formazione completa.
Per tale ragione si pone la necessità di preservare l’autonomia e l’originalità del pensiero umano, l’unico in grado di creare legami significativi con gli studenti e promuovere un ambiente di apprendimento basato sulla comprensione reciproca.
L’Umanità come fondamento dell’educazione
In sintesi, la possibilità per l’IA di svolgere compiti di supporto all’insegnamento, come la valutazione automatica e l’erogazione di contenuti personalizzati, rappresenta un’evoluzione naturale della tecnologia che, tuttavia, non può sostituire completamente il docente umano. Come emerge dalle teorie umanistiche e dalle evidenze empiriche, la dimensione emotiva, empatica e relazionale dell’insegnamento è insostituibile per formare individui completi. È quindi necessario che l’integrazione dell’IA nell’educazione avvenga con cautela, salvaguardando l’umanità del processo formativo. Preservare il ruolo dell’insegnante come guida, mentore e figura di riferimento resta fondamentale per un’istruzione di qualità, capace di formare cittadini consapevoli e responsabili.
Riferimenti bibliografici
- Agrusti F. (2023), Educazione e intelligenza artificiale. Romatre Press.
- Aoun G.J. (2017), L’istruzione superiore nell’era dell’intelligenza artificiale, Northeastern University. Boston MA. USA.
- Belpaeme T., Kennedy J., Ramachandran A., Scassellati B., & Tanaka, F. (2018). Robot sociali per l’istruzione. Una revisione. Science robotics.
- Cortina A. (2013), El futuro de las humanidades. Revista Chilena de Literatura, No 84, 207-217.
- Li J., Kizilcec R., Bailenson J. & Ju W. (2016), I computer nel comportamento umano, volume 55, parte B, pagine 1222–1230.
- Nussbaum M. (2010), Sin fines de lucro, Por qué la democracia necesita de las humanidades. Madrid: Katz editores.
- Nussbaum M. (2014), Emociones políticas. ¿Por qué el amor es importante para la justicia? Barcelona: Paidós.
- Okulich-Kazarin V., Artyukhov A., Skowron Ł., Artyukhova N., Dluhopolskyi O., Cwynar W. Sostenibilità dell’istruzione superiore: studio delle opinioni degli studenti sulla possibilità di sostituire gli insegnanti con tecnologie di intelligenza artificiale, 2024.
- Petrina S., Sidney Pressey and the Automation of Education, 1924-1934, Technology and Culture 45, no. 2 (2004): 305-330.
- Skinner B. F. (2003), The technology of teaching, B. F. Skinner Foundation, (ed. orig. 1968, Appleton-Century-Crofts, New York).
- Tao B.H., Díaz Pérez V.R., Guerr Y.M., Intelligenza artificiale ed educazione. Sfide e svantaggi per l’insegnante, Arctic Journal, 2019.