La giornata mondiale del risparmio è stata celebrata il 31 ottobre scorso, mentre il primo novembre ha preso il via la settima edizione del “Mese dell’educazione finanziaria”. La prima edizione, infatti, si è svolta nel 2018. L’appuntamento è promosso dal Comitato Edufin che si occupa specificatamente di programmazione e coordinamento delle attività di educazione finanziaria. Come per le precedenti edizioni, gli input istituzionali diventano l’occasione per promuovere, attraverso eventi e iniziative in tutta l’Italia, progetti finalizzati proprio allo sviluppo di tali competenze e per richiamare l’attenzione su quanto sia importante acquisirle ad ogni età. Non sono, dunque, solo le scuole a dedicarvi attenzione, ma anche associazioni, imprese, università, fondazioni, pubbliche amministrazioni, associazioni di consumatori… tutti cercano di capire cosa è necessario per la società in cui viviamo e per quella che vogliamo costruire.
Dal salvadanaio all’educazione finanziaria
Questo richiamo sollecita nelle scuole alcune riflessioni pedagogiche partendo anche dal fatto che proprio da quest’anno anche l’Italia ha provveduto, sia pure con qualche ritardo rispetto all’Europa, ad inserire l’Educazione Finanziaria nei Programmi Scolastici.
Da sempre la società in cui siamo cresciuti ci ha educato al risparmio del denaro, non solo attraverso giorni dedicati, ma come modus vivendi. Si partiva da quella “paghetta” che talora la famiglia consegnava ai propri figli, magari regalando loro un salvadanaio in terracotta in cui inserire tutti gli spiccioli, quelli avuti in regalo o quelli “guadagnati” facendo piccoli lavori, proprio allo scopo di far nascere quel bisogno di accumulare in vista di future necessità. Questo gesto aveva senz’altro uno scopo educativo, anche se non costituiva un’autentica formazione che avesse il sapore di una educazione finanziaria intenzionale.
Ora, la società contemporanea ci ha fatto comprendere che non è più sufficiente una semplice educazione al risparmio; è necessario provvedere ad una riflessione sistematica attraverso la costruzione di un percorso articolato che già i Programmi del 1985 della Scuola Primaria avevano sollecitato.
Società dello spreco e società dello scarto
Oggi la situazione è un po’ diversa: i bambini sono abituati a manipolare precocemente il denaro, molto spesso senza uno stimolo a riflettere responsabilmente sul suo significato, sul rapporto con il lavoro che l’ha prodotto, con la fatica che vi è sottesa, con l’impegno e con la responsabilità che il lavoro comporta, da cui scaturisce il guadagno. Si sente molto spesso ripetere che viviamo in una società capitalistica e dello spreco e che di questa società siamo tutti responsabili. Inutili sono i costanti richiami di Papa Francesco quando ci avverte che ogni nostro spreco va ad incrementare quella miriade di persone che non può usufruire del necessario; è così che noi allarghiamo inesorabilmente la “società dello scarto” e incrementiamo la cultura del consumo.
È una cultura che ci ha resi indifferenti di fronte alle tante povertà. Il consumismo ci ha abituato al superfluo tanto che non sempre si riesce a dare il giusto valore a ciò che va oltre i parametri economici.
Scopo valoriale dell’educazione finanziaria
Gli insegnanti, anche se non sono gli unici titolari dell’educazione al risparmio, sono tuttavia quelli che meglio di altri possono garantire una formazione continua ed intenzionale. Sono coloro che possono aiutare le giovani generazioni a fare un uso etico del denaro, finalizzato, cioè, anche al bene comune. Le stesse sollecitazioni ministeriali sono risorse preziose per costruire percorsi innovativi che aiutano gli studenti ad acquisire nuove consapevolezze e a porsi in maniera interattiva e propositiva con le regole del capitalismo: da dove arriva il denaro che abbiamo? Come può essere utilizzato al meglio per la nostra crescita e in vista di un futuro migliore per le nuove generazioni?
Gli insegnanti, partendo da scelte valoriali e attraverso didattiche efficaci, fanno capire agli alunni, per esempio, i concetti fondamentali di moneta, di spesa, di risparmio… Sono particolarmente sollecitati soprattutto quando osservano certi comportamenti sociali assai diffusi come, per esempio, l’abuso del fenomeno del “gratta e vinci” o anche di fronte alle scommesse dei calciatori che sono altra cosa rispetto ai nobili valori dello sport. Inoltre, se un tempo il risparmio individuale del bambino si realizzava attraverso l’accantonamento di una modesta “paghetta” o dei regalini dei nonni ed era finalizzato per un obiettivo, oggi tutto questo sembra anacronistico perché molto spesso sono proprio i genitori a soddisfare qualsiasi richiesta prima ancora che diventi desiderio. Resta, quindi, difficile per la scuola collegare il risparmio al soddisfacimento di esigenze e di bisogni futuri. Oggi non si accetta l’idea che il bambino debba sacrificarsi; il sacrificio attiene solo all’adulto, ma ciò comporta il rischio che le nuove generazioni crescano senza abituarsi alle responsabilità e anche senza desideri: dalla “società del sacrificio” delle generazioni del passato viviamo oggi nella società del “tutto è dovuto”.
Utilizzo virtuoso delle risorse
C’è una distanza epocale fra un utilizzo virtuoso delle risorse e lo spreco. Sprecare non costa nulla per coloro che sono abituati ad avere oltre il necessario, per chi è stato educato a consumare senza chiedersi come si acquisiscono certi beni. Bisognerebbe aiutare gli studenti a capire che il denaro è qualcosa che deriva dall’operosità e dal lavoro delle persone. Il denaro non è frutto della fortuna, del “gratta e vinci”: richiede impegno, sacrificio, attitudine al risparmio perché nulla ci viene regalato. La società dello spreco è quella che parte dal presupposto che i beni accumulati siano sempre a disposizione e che questi possono essere usati in maniera indiscriminata e senza stabilire priorità. Una vera educazione finanziaria deve fondarsi invece sul concetto che il benessere e la ricchezza sono una conquista grazie a coloro che si impegnano per realizzarla e che il denaro deve essere utilizzato in maniera sensata e razionale: è un’idea di economia che mette al centro la “persona”, prima ancora del “capitale”.
Essere consapevoli del valore del denaro
È da questa centralità che è possibile individuare la strada migliore da percorrere per una corretta educazione finanziaria: fare emergere sempre il valore della persona, mettere in evidenza l’importanza del lavoro e dell’impegno individuale, considerare il sacrificio come un aspetto nobile della vita di ciascuno, collegare le scelte economiche a precisi obiettivi. Da qui la scuola può costruire percorsi significativi di educazione finanziaria che vadano nell’ottica della sostenibilità e della solidarietà. Sono le scelte di valore che aiutano le persone a non lasciarsi attrarre dalla ricchezza tout court, ma a capire il rapporto tra denaro e lavoro, tra benessere e sacrificio, a considerare il denaro come un potente strumento per migliorare la vita di tutti.
Se si cresce in consapevolezza possiamo superare le insidie della società capitalistica (lo spreco, lo scarto, le disuguaglianze…), ma anche mettere al riparo gli stessi valori della democrazia. Ben vengano allora tutti i progetti di “educazione finanziaria” se al centro resta sempre la persona.