Nelle Indicazioni Nazionali relative all’educazione civica, allegate al decreto ministeriale 7 settembre 2024, n. 183, si afferma che uno dei compiti della scuola è quello di promuovere la formazione di una comune identità italiana, inserita nel più ampio quadro dell’integrazione europea. Viene conseguentemente evidenziato il nesso esistente tra il senso civico e il sentimento di appartenenza alla Patria: un principio, si dice, espressamente richiamato nella Costituzione. A dire il vero, però, come vedremo, la parola “patria” nella Carta costituzionale è citata due sole volte!
L’identità: un’arma a doppio taglio
Nel paragrafo “Principi a fondamento dell’educazione civica” delle Linee guida, si sottolinea che l’appartenenza alla comunità nazionale, comunemente definita Patria, rafforza il legame tra il senso civico e la formazione della “coscienza di una comune identità italiana come parte della civiltà europea ed occidentale”.
La parola identità, pur fondamentale sia per la crescita personale, sia per la costruzione di solidi legami sociali, se rapportata alla connotazione di una specifica realtà nazionale, ci porta su un terreno decisamente scivoloso. Sappiamo bene che, nel vecchio continente, i singoli Paesi hanno conosciuto vicende storiche molto differenti tra loro. Si pensi solo all’influenza esercitata dal protestantesimo nel Centro e Nord Europa e, al contrario, all’influsso che il cattolicesimo ha avuto nelle realtà mediterranee, soprattutto in Italia.
È però alquanto rischioso trasformare le diverse storie in altrettante “isole” identitarie. Infatti, il concetto di identità per sua natura, tende a chiudere più che ad aprire, tanto che, se esasperato, porta anche a feroci conflitti.
Identità nazionale e nazionalismo
Infatti, il confine tra identità nazionale e nazionalismo è molto labile. Pensiamo alle terribili vicende che hanno insanguinato le repubbliche della ex-Iugoslavia e alla stessa guerra tra russi e ucraini, dopo l’invasione delle truppe di Mosca nel Paese confinante.
La logica imperialista di Putin è alimentata anche dalla concezione di una identità russa (russky mir, mondo russo), un’ideologia che va oltre al patriottismo e al senso di isolamento di quello che un tempo era l’impero zarista.
Secondo questa visione politico-religiosa, tutti i popoli slavi devono far parte di un unico spazio identitario (la Madre Russia), che non può e non deve assolutamente integrarsi con l’Occidente. Non ci stupisce che il patriarca della chiesa ortodossa russa, Kirill, sia uno dei principali sostenitori di questa ideologia. Tale chiesa, infatti, è sempre stata dalla parte del potere politico, anche durante il dominio comunista.
La storia ci insegna che i nazionalismi, si pensi a quello fascista per restare in Italia, sono sempre un mix di politica, religione, interessi economici che sfociano in una logica di dominio e di sopraffazione difficilmente estirpabili.
Patria e Costituzione
Come abbiamo accennato, la parola “patria” nella nostra Costituzione compare due volte: nell’articolo 52 (La difesa della patria è sacro dovere del cittadino) e nell’articolo 59 nel quale si disciplina il potere del Presidente della Repubblica di nominare i senatori a vita per quei cittadini (cinque) che “hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario”.
Se leggiamo la storia del nostro Paese alla luce dell’art. 52, come ha fatto don Lorenzo Milani nel 1965 nella Lettera di autodifesa ai giudici, le guerre italiane, dall’Unità d’Italia (1861) alla seconda guerra mondiale, sono state tutte guerre di offesa verso altri popoli, mai di difesa della Patria.
Ha senso, dunque, legare l’educazione civica ad un concetto superato come quello di patria, in un mondo di globalizzazioni multiple e di identità plurali, come quello abitato dai nostri giovani? Pensiamo solo alle migliaia di ragazze/i italiane/i che vivono e lavorano in altri paesi europei e extraeuropei (quasi un milione), che hanno un’idea di cittadinanza in senso planetario, non certamente legata alle anguste frontiere degli stati nazionali.
L’identità nazionale
Ma, restando nel solco di quanto affermato nelle Linee guida, quali sono i principi dell’identità italiana, che comunemente chiamiamo patria?
Per rispondere a questa domanda solitamente ci rifacciamo alla tradizione giudaico-cristiana, in cui troviamo esaltati i valori dell’accoglienza, del rispetto, della prossimità, della carità come servizio, parola chiave dell’identità cristiana (… Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sono come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna, San Paolo, Lettera ai Corinzi).
Ma la cultura occidentale, a cui le Linee guida dell’educazione civica si richiamano, è stata fortemente segnata anche dalle idee della rivoluzione francese, che costituisce la seconda fonte d’ispirazione della nostra civiltà giuridica: i principi di uguaglianza, di libertà, di giustizia sono le fondamenta della nostra stessa Costituzione.
I valori alla base della nostra identità nazionale risiedono, dunque, sia nella tradizione giudaico-cristiana sia in quelli della rivoluzione francese.
Identità nazionale o universale?
A questo punto però sorge un dubbio. Non sono forse questi anche i principi che ritroviamo nella Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, adottata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite il 10 dicembre 1948? Sembrerebbe proprio di sì. Basta leggere i primi articoli:
- Articolo 1. Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti.
- Articolo 2. Ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciate nella presente Dichiarazione, senza distinzione alcuna, per ragioni dirazza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione.
- Articolo 3. Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona.
L’identità italiana (e occidentale) si riconosce in questi principi, affermati peraltro alla fine di uno dei conflitti più devastanti che la storia del mondo ricordi. Si tratta, dunque, di una identità universale in cui tutti i paesi che hanno sottoscritto tale Dichiarazione si riconoscono.
L’identità nazionale e l’inclusione dei ragazzi non italiani
Nelle Linee guida il rafforzamento poi del concetto di comunità nazionale è riferito soprattutto all’integrazione degli alunni con cittadinanza non italiana. In questo senso, la scuola “costituzionale”, si sottolinea, è la principale fonte dell’educazione alla cittadinanza, proprio perché essa “dà centralità alla persona dello studente”. È in questa prospettiva, si afferma, che l’educazione civica deve contribuire ad una formazione volta a favorire l’inclusione degli alunni stranieri nella scuola italiana. L’insegnamento dell’educazione civica può supportare gli insegnanti nel lavoro dell’integrazione, producendo nei suoi esiti coesione civica e senso della comunità, evitando che anche in Italia si verifichino fenomeni di ghettizzazione urbana e sociale.
È una affermazione che non possiamo che condividere. Ma ancora una volta i principi che danno forma alla nostra Carta costituzionale si richiamano alle dichiarazioni universali. Non sono ascrivibili ad una identità specifica di uno Stato. Ad esempio, il rispetto per la donna (art. 3: uguaglianza dei cittadini “senza distinzione di sesso”), che in certe comunità straniere è considerata subalterna al volere dell’uomo, è un principio cardine della Costituzione italiana, così come di tutte le Dichiarazioni degli organismi europei e internazionali.
Per concludere
A questo punto riesce difficile capire l’ubi consistam dell’identità nazionale della patria italiana. Viviamo in un’epoca in cui ciascuna parte del mondo fa sempre più parte del mondo. Avvertiamo tutti, in un momento di radicali stravolgimenti e di epocali cambiamenti, il bisogno di un sentimento di reciproca appartenenza che ci leghi alla madre Terra (più che alla madrepatria), come prima ed ultima Patria.
Alla base, allora, dell’educazione civica riponiamo piuttosto la formazione di una cittadinanza planetaria e di una coscienza terrestre come unica comunità di destino dell’umanità. L’idea di appartenere ad identità perimetrate da confini e frontiere riguarda sicuramente un passato destinato a non ritornare. Almeno, si spera!