Tecnologie digitali: verso una scuola più equa

Un confronto tra indagini TES e indicazioni UNESCO

In un contesto educativo sempre più dominato dal digitale, emerge una dicotomia tra l’adozione delle tecnologie moderne nella didattica e un ritorno a strumenti tradizionali come la penna, il quaderno e il diario. Da un lato, il digitale è enfatizzato per le sue potenzialità di rendere l’apprendimento più personalizzato, interattivo e accessibile; dall’altro, l’uso eccessivo della tecnologia potrebbe creare dissonanze tali da spingere alcuni esperti a rivalutare l’importanza dei metodi didattici tradizionali. Queste posizioni, pur divergenti, possono essere considerate complementari se si parte dal presupposto che la tecnologia è uno strumento e, come tutti gli altri, deve essere utilizzato in modo consapevole e calibrato.

Il rischio delle disparità di accesso e di utilizzo

Tuttavia, è fondamentale tenere conto dei cambiamenti cognitivi indotti dalla portabilità e dalla pervasività di certi dispositivi che possono influenzare profondamente il modo in cui gli studenti apprendono e interagiscono con il sapere.

L’integrazione delle tecnologie digitali nell’istruzione rappresenta una delle trasformazioni più significative del nostro tempo. Strumenti avanzati come il metaverso, la realtà aumentata, i dispositivi immersivi, le piattaforme digitali, soprattutto l’intelligenza artificiale (IA), stanno ridisegnando l’ambiente educativo, offrendo nuove opportunità per l’apprendimento personalizzato e interattivo. Tali innovazioni sollevano anche importanti questioni riguardanti l’equità di accesso, la sicurezza dei dati e le stesse regole da adottare nelle scuole.

In questo contesto, il Times Education Supplement (TES), una rivista settimanale britannica destinata ai professionisti dell’istruzione[1], ha condotto un’indagine approfondita sulle potenzialità e criticità delle tecnologie digitali nella didattica esplorando tematiche diverse tra cui il Digital Access Divide (la disparità nell’accesso alle tecnologie tra studenti) e il Digital Design Divide (la capacità degli insegnanti di utilizzare efficacemente gli strumenti tecnologici).

Sono tematiche che si intersecano con le raccomandazioni dell’UNESCO e del quadro europeo DigCompEdu 2.0, che enfatizzano entrambe l’importanza di una formazione continua per i docenti e lo sviluppo di politiche che garantiscano un accesso equo alle risorse digitali.

Rapporti TES e UNESCO

Nell’ultimo rapporto pubblicato dal Times Education Supplement (TES) sono stati presentati i risultati di una ricerca condotta nelle scuole internazionali, note per essere all’avanguardia nell’uso delle metodologie didattiche. Il rapporto ha messo in luce una crescente preoccupazione tra i docenti riguardo al deterioramento delle condizioni in cui operano. In particolare, gli insegnanti hanno denunciato un inasprimento delle dinamiche e del clima all’interno delle classi tanto da rendere più difficili la gestione e il controllo.

Tale peggioramento è attribuito a vari fattori: oltre all’incremento delle aspettative e delle pressioni su insegnanti e studenti, è risultato rilevante l’introduzione massiccia di tecnologie digitali. Gli insegnanti hanno messo in evidenza la necessità di una maggiore protezione e un maggiore supporto per il loro lavoro, oltre alla necessità di misure volte a migliorare le condizioni di lavoro e a salvaguardare il benessere psicofisico degli educatori.

Anche L’UNESCO[2], nel documento Global Education Monitoring, Report 2023, sottolinea i rischi legati all’uso non regolamentato della tecnologia, raccomandando politiche che tutelino la sicurezza e la privacy degli studenti e promuovano un utilizzo equilibrato delle risorse digitali.

Da questi rapporti emerge, quindi, che l’integrazione delle tecnologie digitali nell’istruzione deve essere gestita con attenzione, attraverso un utilizzo consapevole e regolamentato, per garantire che tutti gli studenti possano beneficiare delle opportunità offerte dal digitale in un ambiente educativo sicuro e inclusivo: la tecnologia deve diventare un vero supporto e non un ostacolo all’apprendimento. 

Digital Access Divide e Digital Design Divide

Prima di entrare nel merito degli specifici dispositivi utilizzati nelle scuole, va detto che i due rapporti concordano su due rischi fondamentali che possono mettere in crisi l’equità e conseguentemente lo sviluppo stesso della qualità dell’apprendimento.

Il primo è la disparità nell’accesso alle tecnologie digitali tra gli studenti (Digital Access Divide) ed è uno dei temi su cui TES e UNESCO hanno posto una attenzione primaria. Il problema principale è che molti studenti, soprattutto quelli provenienti da contesti socioeconomici svantaggiati, non hanno accesso costante né alla connessione né ai dispositivi tecnologici. Da questa disuguaglianza, destinata ad influenzare negativamente le opportunità di apprendimento, è emersa la necessità di intervenire in maniera sistematica sulle infrastrutture.

Il secondo rischio risiede nelle difficoltà che molti insegnanti hanno ad utilizzare efficacemente il digitale (Digital Design Divide). TES ha evidenziato che l’esigenza primaria è quella di formarli adeguatamente prima ancora di fornire loro strumenti che poi non sono in grado di usare. È una proposta che si allinea strettamente sia con il quadro DigCompEdu 2.0, che stabilisce le competenze digitali necessarie per gli educatori nel contesto europeo, sia con il Report dell’UNESCO.

Analizziamo in maniera più articolata le indicazioni dei due rapporti (TES e UNESCO) su alcune tecnologie digitali che le scuole stanno utilizzando abbastanza diffusamente.

Monitor Smart Touch e Dispositivi interattivi

I Monitor smart touch e altri dispositivi interattivi sono diventati parte integrante dell’ambiente educativo moderno. Questi strumenti consentono un’interazione più dinamica tra insegnanti e studenti, facilitando lezioni interattive e l’uso di applicazioni educative avanzate. Le ricerche della TES mettono in evidenza come questi strumenti possano migliorare l’apprendimento, rendendo le lezioni più coinvolgenti e partecipative.

Tuttavia, l’UNESCO sottolinea che l’efficacia di questi dispositivi dipende dall’accessibilità e dalla formazione degli insegnanti. L’organizzazione raccomanda che l’introduzione di tali strumenti nelle scuole sia accompagnata da programmi di formazione per gli educatori e da misure che garantiscano un accesso equo per tutti gli studenti.

Intelligenza Artificiale e Learning Machines

L’intelligenza artificiale (IA) e le Learning machines rappresentano potenti innovazioni. Secondo il rapporto TES, attraverso i tanti dati che l’IA mette a disposizione le scuole sono facilitate nel creare percorsi educativi su misura per gli studenti. Le Learning machines, inoltre, possono automatizzare compiti come la valutazione e la gestione amministrativa, liberando tempo prezioso per gli insegnanti e il personale scolastico.

Di diverso parere è invece l’UNESCO che sottolinea le preoccupazioni sui potenziali rischi. In particolare c’è il rischio per la privacy dei dati, ma soprattutto per le possibili distorsioni che possono verificarsi (bias algoritmici) durante la progettazione, lo sviluppo o l’addestramento dell’IA. Tali distorsioni possono influenzare negativamente il funzionamento degli algoritmi, con risultati ingiusti, discriminatori o, semplicemente, non accurati. L’organizzazione, quindi, raccomanda una regolamentazione rigorosa e una maggiore trasparenza nell’uso di queste tecnologie per garantire che siano utilizzate in modo equo e responsabile.

Metaverso e Realtà immersive

Il potenziale educativo del metaverso e delle tecnologie immersive, come la realtà aumentata (AR), la realtà virtuale (VR) e gli ologrammi, permette agli studenti di esplorare ambienti tridimensionali e di partecipare a esperienze di apprendimento altamente interattive. Ad esempio, attraverso i visori VR e gli Hololens, gli studenti possono “visitare” antiche civiltà, esplorare il corpo umano in 3D o simulare scenari scientifici complessi.

Le tecnologie olografiche, che creano immagini tridimensionali visibili da qualsiasi angolazione senza l’uso di occhiali speciali, stanno già trovando applicazioni in ambito educativo. Queste tecnologie possono essere utilizzate per creare esperienze di apprendimento altamente immersive, come la visualizzazione olografica di modelli scientifici complessi, o la simulazione di eventi storici. TES sottolinea che l’uso delle tecnologie olografiche, se usate correttamente, può arricchire notevolmente l’apprendimento, offrendo una comprensione più profonda attraverso l’interazione diretta con rappresentazioni tridimensionali.

Tuttavia, l’UNESCO pur riconoscendo il potenziale di queste tecnologie per arricchire l’esperienza educativa, sottolinea sempre la questione dell’equità: è necessario garantire che l’accesso a queste risorse sia uguale per tutti. Inoltre mette anche in evidenza l’importanza che l’uso di queste tecnologie sia sempre accompagnato da una riflessione critica sugli impatti sociali ed etici, e da misure che garantiscono a tutti gli studenti, indipendentemente dalle loro risorse economiche, di poterne beneficiare.

Gamification e Sensori digitali nelle neuroscienze

La gamification, o altre tipologie di giochi analoghi, possono rendere l’apprendimento più coinvolgente, motivando gli studenti anche attraverso ricompense e classifiche. Tuttavia, TES avverte che la gamification deve essere utilizzata con cautela per evitare di trasformare l’apprendimento in una semplice competizione.

Un’innovazione emergente è l’uso di sensori digitali per le neuroscienze. Questi sensori possono monitorare le risposte fisiologiche degli studenti durante le lezioni, fornendo dati che possono essere utilizzati per personalizzare ulteriormente l’esperienza di apprendimento. Sebbene queste tecnologie siano promettenti, l’UNESCO esprime molte preoccupazioni sia riguardo alla privacy sia all’etica del monitoraggio continuo.

Piattaforme digitali per la Didattica online

Le piattaforme digitali sono diventate un elemento essenziale nell’ambito educativo, specialmente dopo la recente pandemia che ne ha accelerato l’adozione. Secondo il rapporto TES, le piattaforme offrono una flessibilità senza precedenti, permettendo agli studenti di utilizzare i materiali didattici e le lezioni da qualsiasi luogo e in qualsiasi momento. Questo modello di apprendimento ibrido non solo facilita l’accesso all’educazione, ma promuove anche un approccio personalizzato, facilitando anche i docenti nel predisporre i percorsi di studio individualizzati. Tuttavia, il Digital Access Divide rimane sempre la preoccupazione di fondo perché può ampliare ulteriormente le disparità educative.

Anche l’UNESCO riconosce l’importanza della didattica online, evidenziando sempre la questione dell’inclusione e dell’equità: le piattaforme digitali devono essere progettate per essere inclusive e accessibili a tutti, indipendentemente dalle risorse economiche e dalle competenze digitali degli studenti. Le politiche devono essere finalizzate in tal senso e devono porre l’accento sulla formazione degli insegnanti così come sugli studenti con bisogni educativi speciali. Avverte che ci possono essere anche rischi associati all’uso intensivo delle piattaforme digitali, come l’isolamento sociale e la perdita di interazioni umane dirette. Raccomanda, pertanto, che l’uso delle tecnologie digitali vada bilanciato con esperienze di apprendimento in presenza.

BYOD (Bring Your Own Device) e la necessità di regolamentazione nelle scuole

Il modello BYOD (Bring Your Own Device) è stato ampiamente adottato in molte scuole come strategia per integrare le tecnologie digitali in modo flessibile ed economico. Il rapporto TES evidenzia che il BYOD può facilitare l’accesso alle risorse digitali perché gli studenti utilizzano, durante le attività didattiche, dispositivi con cui hanno maggiore familiarità (smartphone, tablet e laptop); può rendere altresì l’apprendimento più personalizzato, perché gli studenti possono scegliere gli strumenti che meglio si adattano alle loro esigenze.

Tuttavia, TES ne sottolinea anche i limiti. Non tutti gli studenti hanno accesso a dispositivi di pari qualità o alle stesse risorse digitali. Inoltre, l’adozione del BYOD richiede che le istituzioni scolastiche sviluppino regolamenti chiari per garantire che tale uso non interferisca negativamente con l’apprendimento e che siano, nello stesso tempo, rispettate le norme sulla privacy e sulla sicurezza dei dati.

In risposta a queste sfide, anche l’UNESCO raccomanda che le scuole stabiliscano politiche chiare garantendo che le disuguaglianze siano minimizzate. Le scuole dovranno inoltre fornire un supporto tecnico adeguato per gestire l’eterogeneità dei dispositivi portati in classe dagli studenti, e assicurare che tutti possano accedere con le analoghe opportunità.

Convergenze e Divergenze tra TES e UNESCO

Sebbene TES e UNESCO condividano la visione che la tecnologia digitale possa potenziare l’istruzione, le loro raccomandazioni presentano una enfasi diversa.

  • Accesso ed Equità. Anche se entrambe le organizzazioni riconoscono l’importanza di garantire un accesso equo alle tecnologie educative, evidenziando il rischio del Digital Access Divide, tuttavia, TES si concentra maggiormente sulla necessità di innovare e di adottare nuove tecnologie, proponendo strategie come il BYOD. L’UNESCO, pur supportando l’adozione tecnologica, pone un’enfasi maggiore sulla necessità di politiche che garantiscano un accesso universale e inclusivo e che, comunque, minimizzino le disuguaglianze esistenti.
  • Formazione degli Insegnanti. Entrambe le organizzazioni concordano sull’importanza cruciale della formazione degli insegnanti per sfruttare al meglio le tecnologie digitali. Il quadro DigCompEdu 2.0, in particolare, si allinea con le raccomandazioni TES nel mettere in evidenza l’importanza per i docenti di acquisire competenze digitali avanzate. L’UNESCO, invece, punta sulla necessità di una formazione continua volta sia all’acquisizione di competenze tecniche, ma anche a prendere coscienza degli aspetti etici.
  • Regolamentazione e Sicurezza. TES incoraggia un uso regolamentato ma flessibile della tecnologia nelle scuole, come per esempio per l’adozione del BYOD. L’UNESCO, invece, adotta un approccio più conservativo, raccomandando una regolamentazione rigorosa per proteggere gli studenti da potenziali rischi, come la distrazione, la dipendenza tecnologica e la violazione della privacy. L’organizzazione sottolinea la necessità di creare ambienti di apprendimento sicuri e disciplinati, dove la tecnologia venga utilizzata come uno strumento di supporto piuttosto che come un fine a sé.

Per concludere

In un panorama educativo in rapida evoluzione, la tecnologia digitale si erge come un faro di innovazione, capace di trasformare profondamente il modo in cui apprendiamo e insegniamo. Essa apre le porte a opportunità inimmaginabili, rendendo l’istruzione più accessibile, personalizzata e interattiva. Tuttavia, come ogni potente strumento, richiede una gestione saggia e attenta. Solo così i benefici della tecnologia possono essere equamente distribuiti e i rischi che essa comporta possono essere tenuti a bada.

Il Times Education Supplement ci guida lungo il sentiero dell’innovazione, esortandoci ad abbracciare le nuove tecnologie come l’intelligenza artificiale, il metaverso e il BYOD, ma ci ricorda anche l’importanza cruciale di politiche chiare e di una formazione continua per gli insegnanti. Dall’altra parte, l’UNESCO nel suo documento Global Education Monitoring Report 2023, con la sua visione prudente, richiama il vulnus dell’assenza di equità e il rischio della sicurezza.

Il futuro dell’istruzione digitale non è solo nelle mani di chi innova, ma anche di chi sa regolare, proteggere e guidare con saggezza. Sarà l’equilibrio tra la libera innovazione sfrenata e la regolamentazione lungimirante a determinare se le tecnologie digitali riusciranno davvero a creare un ambiente educativo sicuro, inclusivo e fiorente per tutti.

L’adozione di quadri come il DigCompEdu 2.0, e l’implementazione delle politiche raccomandate dall’UNESCO, saranno i pilastri su cui costruire una nuova era per la scuola. In questo viaggio, ogni passo compiuto con consapevolezza e passione ci avvicinerà a un sistema educativo che non solo risponde alle necessità del presente, ma che getta le fondamenta per un domani più giusto e luminoso per tutti.


[1] Il Times Education Supplement (TES) è stato fondato nel 1910 come supplemento al Times. È diventato successivamente una delle principali fonti di informazione per il settore educativo. TES offre una vasta gamma di contenuti, tra cui notizie, analisi, e risorse pratiche per educatori e amministratori scolastici. La piattaforma TES, con oltre 13 milioni di utenti registrati, è anche uno dei più grandi hub globali per lo scambio di materiali didattici e la formazione continua degli insegnanti. L’obiettivo di TES è supportare la comunità educativa fornendo strumenti e informazioni che aiutino a migliorare la qualità dell’insegnamento e dell’apprendimento. La pubblicazione si distingue per la sua capacità di adattarsi ai cambiamenti nel settore educativo, offrendo contenuti rilevanti e aggiornati in risposta alle sfide contemporanee.

[2] L’UNESCO (United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization) è l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura, la Comunicazione e l’Informazione. È stata fondata nel novembre del 1945 per contribuire alla pace e alla sicurezza mondiale attraverso la cooperazione internazionale nei settori di sua competenza. Promuove la conoscenza, la sua diffusione e il libero flusso di idee per favorire la comprensione reciproca. I suoi programmi contribuiscono al raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile definiti nell’Agenda 2030 adottata dall’ONU nel 2015.