Educazione civica: servono nuove linee guida?

La cittadinanza digitale nelle dichiarazioni del Ministro

La legge 92 del 20 agosto 2019, “Introduzione dell’insegnamento scolastico dell’educazione civica” ha compiuto cinque anni la scorsa settimana. È una legge “fresca”, ancora in fase di decollo, ma che ha comportato per dirigenti e docenti un grande lavoro organizzativo, educativo, progettuale e docimologico. Nell’articolo 1 vengono enunciati i principi e sono molto chiari.

  1. L’educazione civica contribuisce a formare cittadini responsabili e attivi e a promuovere la partecipazione piena e consapevole alla vita civica, culturale e sociale delle comunità, nel rispetto delle regole, dei diritti e dei doveri.
  2. L’educazione civica sviluppa nelle istituzioni scolastiche la conoscenza della Costituzione italiana e delle istituzioni dell’Unione europea per sostanziare, in particolare, la condivisione e la promozione dei principi di legalità, cittadinanza attiva e digitale, sostenibilità ambientale e diritto alla salute e al benessere della persona.

Gli obiettivi della legge 92/2019

Nell’articolo 3 sono delineati con altrettanta chiarezza gli obiettivi di apprendimento e le tematiche fondamentali:

  • Costituzione, istituzioni dello Stato italiano, dell’Unione europea e degli organismi internazionali; storia della bandiera e dell’inno nazionale;
  • Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, adottata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite il 25 settembre 2015;
  • educazione alla cittadinanza digitale, secondo le disposizioni dell’articolo 5;
  • elementi fondamentali di diritto, con particolare riguardo al diritto del lavoro;
  • educazione ambientale, sviluppo eco-sostenibile e tutela del patrimonio ambientale, delle identità, delle produzioni e delle eccellenze territoriali e agroalimentari;
  • educazione alla legalità e al contrasto delle mafie;
  • educazione al rispetto e alla valorizzazione del patrimonio culturale e dei beni pubblici comuni;
  • formazione di base in materia di protezione civile

Viene inoltre specificato che “nell’ambito dell’insegnamento trasversale dell’educazione civica sono altresì promosse l’educazione stradale, l’educazione alla salute e al benessere, l’educazione al volontariato e alla cittadinanza attiva. Tutte le azioni sono finalizzate ad alimentare e rafforzare il rispetto nei confronti delle persone, degli animali e della natura”.

Costituzione e cittadinanza digitale

Negli articoli 4 e 5 sono ripresi rispettivamente i concetti di Costituzione e di Cittadinanza digitale ridefiniti in maniera analitica. In particolare, la legge 92 si fa carico dell’urgenza educativa posta dallo sviluppo e dalla diffusione del digitale nella vita quotidiana e prevede quali siano le abilità e le conoscenze essenziali da sviluppare con la dovuta gradualità, attraverso un curricolo intelligente e armonizzato con l’età del discente. Nell’articolo 5 c’è un “almeno” che ha un peso significativo: sottolinea che le abilità e le conoscenze indicate nella legge sono strettamente necessarie, non opzionali, fa cogliere l’urgenza e la necessità che le tematiche possano essere ulteriormente approfondite[1].

Conoscenze ed abilità relative alla cittadinanza digitale

Il quadro delineato nella legge 92/2019, in riferimento alla cittadinanza digitale, è molto ricco. È all’interno di tale ricchezza che vanno articolate le progettazioni educative e gli sviluppi dei percorsi didattici. Nell’articolo 5 così vengono elencate le azioni che le scuole devono perseguire per raggiungere i necessari traguardi:

  • analizzare, confrontare e valutare criticamente la credibilità e l’affidabilità delle fonti di dati, informazioni e contenuti digitali;
  • interagire attraverso varie tecnologie digitali e individuare i mezzi e le forme di comunicazione digitali appropriati per un determinato contesto;
  • informarsi e partecipare al dibattito pubblico attraverso l’utilizzo di servizi digitali pubblici e privati; ricercare opportunità di crescita personale e di cittadinanza partecipativa attraverso adeguate tecnologie digitali;
  • conoscere le norme comportamentali da osservare nell’ambito dell’utilizzo delle tecnologie digitali e dell’interazione in ambienti digitali, adattare le strategie di comunicazione al pubblico specifico ed essere consapevoli della diversità culturale e generazionale negli ambienti digitali;
  • creare e gestire l’identità digitale, essere in grado di proteggere la propria reputazione, gestire e tutelare i dati che si producono attraverso diversi strumenti digitali, ambienti e servizi, rispettare i dati e le identità altrui; utilizzare e condividere informazioni personali identificabili proteggendo sé stessi e gli altri;
  • conoscere le politiche sulla tutela della riservatezza applicate dai servizi digitali relativamente all’uso dei dati personali;
  • essere in grado di evitare, usando tecnologie digitali, rischi per la salute e minacce al proprio benessere fisico e psicologico; essere in grado di proteggere sé e gli altri da eventuali pericoli in ambienti digitali; essere consapevoli di come le tecnologie digitali possono influire sul benessere psicofisico e sull’inclusione sociale, con particolare attenzione ai comportamenti riconducibili al bullismo e al cyberbullismo.

Un documento culturale con valore di legge

Nell’incipit (quadro normativo) delle Linee guida per l’insegnamento dell’educazione civica[2] si legge: “Le presenti Linee Guida, adottate in applicazione della legge 20 agosto 2019, n. 92 recante Introduzione dell’insegnamento scolastico dell’educazione civica (…) hanno lo scopo di favorire, da parte delle Istituzioni scolastiche, una corretta attuazione dell’innovazione normativa la quale implica, ai sensi dell’articolo 3, una revisione dei curricoli di istituto per adeguarli alle nuove disposizioni”.

Sono quindi Linee guida che rendono operativa la legge e la concretizzano dando indicazioni specifiche in merito.  E, a proposito della cittadinanza digitale, si aggiunge una indicazione particolare e importante anche se, per molti aspetti, quasi scontata:

“Sviluppare questa capacità (cittadinanza digitale) a scuola, con studenti che sono già immersi nel web e che quotidianamente si imbattono nelle tematiche proposte, significa da una parte consentire l’acquisizione di informazioni e competenze utili a migliorare questo nuovo e così radicato modo di stare nel mondo, dall’altra mettere i giovani al corrente dei rischi e delle insidie che l’ambiente digitale comporta, considerando anche le conseguenze sul piano concreto. L’approccio e l’approfondimento di questi temi dovrà iniziare fin dal primo ciclo di istruzione: con opportune e diversificate strategie, infatti, tutte le età hanno il diritto e la necessità di esserne correttamente informate. Non è più solo una questione di conoscenza e di utilizzo degli strumenti tecnologici, ma del tipo di approccio agli stessi; per questa ragione, affrontare l’educazione alla cittadinanza digitale non può che essere un impegno professionale che coinvolge tutti i docenti contitolari della classe e del Consiglio di classe”.

Inoltre, nell’allegato B si trovano dettagliate le integrazioni al Profilo delle competenze al termine del primo ciclo di istruzione (D.M. n. 254/2012) riferite all’insegnamento trasversale dell’educazione civica e della cittadinanza digitale.

La riformulazione degli obiettivi e delle tematiche

Su questa legge e su queste indicazioni operative le scuole hanno cominciato a costruire i loro curricoli integrando le competenze digitali specifiche in percorsi più organici di cittadinanza digitale. In molte realtà sono già stati codificati e ordinati veri e propri curricoli digitali[3]. Ciò ha implicato molte ore di lavoro di programmazione e di progettazione didattica e un lungo percorso di condivisione e di formazione.

Appena dopo tre anni di operatività, sarebbero stati utili interventi formali volti a supportare le scuole nel lavoro progettuale, nelle attività trasversali, nella valutazione interdisciplinare dell’educazione civica. Sono questi, infatti, gli aspetti che presentano reali criticità evidenziate dalla maggior parte degli istituti. Invece si è preferito annunciare la riformulazione degli obiettivi e delle tematiche della disciplina, attraverso una sintesi sul sito del Ministero[4], che è diventata subito oggetto di una importante campagna mediatica.

Senza volere entrarenegli aspetti che riguardano specificatamente la cittadinanza digitale, su cui potremo ritornare con riflessioni opportune in presenza del nuovo testo, presupponiamo che le nuove indicazioni saranno sicuramente in linea con quanto già formulato nella legge 92/2019. In tal caso, però, ci chiediamo quale sia il senso di andare, oggi, a ritoccare l’impianto di un processo appena iniziato e che sta dando segnali positivi.

La nota del Ministro Valditara

Nella nota del ministro Valditara si annunciano cambiamenti a partire dal prossimo anno scolastico: “A partire dall’anno scolastico 2024/2025 entreranno in vigore le Nuove Linee Guida per l’insegnamento dell’Educazione civica. Il testo sostituirà le Linee guida precedenti, con l’aggiunta di ulteriori contenuti, e ridefinirà traguardi e obiettivi di apprendimento a livello nazionale”.

L’annuncio contrasta in maniera evidente con le tempistiche della scuola visto che siamo già a fine agosto. Tra l’altro se le nuove indicazioni non saranno coerenti con la legge 92/2019 rischierebbero l’inapplicabilità perché verrebbe a mancare la norma primaria di riferimento, a meno che, nel frattempo, non si decida di emanarne una nuova legge. E qui la preoccupazione aumenterebbe dal momento che non se ne vede la ragione.

L’articolo 5 della legge 92/2019, come abbiamo visto, suddivide il quadro generale dell’educazione alla cittadinanza digitale in sette tematiche molto impegnative. Sembrerebbe invece che nelle nuove indicazioni, non ancora pubblicate, verranno sostanzialmente ridotte a tre:

  1. educazione all’uso etico del digitale, per valutare con attenzione ciò che di sé si ‘consegna’ alla rete;
  2. educazione all’uso responsabile dei dispositivi elettronici, nella consapevolezza che l’uso corretto delle tecnologie è ciò che potenzia l’esercizio delle competenze individuali, non quello che lo sostituisce;
  3. divieto di utilizzo, anche a fini didattici, dello smartphone dalla Scuola dell’infanzia fino alla Scuola secondaria di primo grado.

Una lettura in controluce delle dichiarazioni del Ministro

Il primo punto enfatizza giustamente il problema etico legato al digitale, ma sembra limitarlo “al quanto e al cosa” la persona ceda di sé alla rete e ai social. Tutti gli altri temi e le altre questioni già previste dalla legge 92/2019 sembrano non essere contemplate. Ci riferiamo alla collaborazione online, alla partecipazione, alla creazione, al problema della privacy e della sicurezza in rete, alle proprietà intellettuali, ma anche alle opportunità di lavoro.

Il secondo punto enfatizza il digitale come un “potenziatore” delle competenze individuali, tralasciando però la dimensione sociale, relazionale, inclusiva, l’alta accessibilità che il digitale rappresenta e non solo per le nuove generazioni.

Sul terzo punto, in aggiunta alle diverse considerazioni già espresse in precedenti contributi[5], è utile mettere in evidenza che nell’allegato B[6] delle Linee guida per l’insegnamento dell’Educazione civica, venivano precisate in maniera molto chiara le competenze digitali al termine del primo ciclo d’istruzione. Si metteva, per esempio, bene in evidenza che lo studente deve essere in grado di:

  • distinguere i diversi device e di utilizzarli correttamente, di rispettare i comportamenti nella rete e navigare in modo sicuro;
  • comprendere il concetto di dato e di individuare le informazioni corrette o errate, anche nel confronto con altre fonti;
  • distinguere l’identità digitale da un’identità reale e applicare le regole sulla privacy tutelando sé stesso e il bene collettivo;
  • avere consapevolezza dell’identità digitale come valore individuale e collettivo da preservare;
  • argomentare attraverso diversi sistemi di comunicazione;
  • essere consapevole dei rischi della rete e di come riuscire a individuarli.

I tre punti del ministro Valditara sono poca cosa se messi a confronto con queste indicazioni.

In attesa del documento ufficiale

Al di là di ogni considerazione di tipo educativo e organizzativo, su cui ogni scuola dovrebbe discutere collegialmente e, in autonomia, decidere le strategie più efficaci, si rileva una forte distanza fra il testo legislativo vigente e le nuove indicazioni (ancora non ufficiali). La speranza è che tali dichiarazioni siano solo l’esito di una sintesi generica e un po’ troppo frettolosa. Sicuramente, a fronte del testo ufficiale, avremo la possibilità di esprimerci con più compiutezza e correttezza. La speranza è che il nuovo documento possa veicolare una visione educativa coraggiosa e adeguata alla complessità del mondo, e che non sia, quindi, orientata solo a delimitare i campi di controllo e di sanzioni. L’auspicio è che le future linee guida possano, inoltre, orientare le scuole verso l’orizzonte del Digcomp 2.2[7] e verso il piano di azione europeo per l’educazione digitale[8], che non siano solo semplificazioni dettate dalla paura o dalla scarsa fiducia negli insegnanti e nelle relazioni educative, come sembra essere il divieto di utilizzo, anche nella didattica, dello smartphone nel primo ciclo d’istruzione.


[1] Si legge testualmente nell’art. 5 Educazione alla cittadinanza digitale – 1. Nell’ambito dell’insegnamento trasversale dell’educazione civica, di cui all’ articolo 2, è prevista l’educazione alla cittadinanza digitale. 2. Nel rispetto dell’autonomia scolastica, l’offerta formativa erogata nell’ambito dell’insegnamento di cui al comma 1 prevede almeno le seguenti abilità e conoscenze digitali essenziali, da sviluppare con gradualità tenendo conto dell’età degli alunni e degli studenti.

[2] Allegato A – Linee guida per l’insegnamento dell’educazione civica.

[3] Cito fra tutti l’esempio di IPRASE in Trentino, come riferimento essenziale e funzionale: “Curricolo per lo sviluppo della competenza digitale”.

[4] Dichiarazioni apparse nel sito del Ministero il 7 agosto. 2024.

[5] Vedi anche: Smartphone in classe: un problema reale per l’apprendimento? Dai rapporti Unesco e OCSE-PISA alle scelte del Ministro, in Scuola7 – 392; Cellulari in classe. È possibile sviluppare la cultura digitale senza smartphone? in Scuola7 -372.

[6] Allegato B – Integrazione al profilo delle competenze al termine del primo ciclo d’istruzione (DM n. 254/2012) riferito all’insegnamento trasversale dell’educazione civica.

[7] Quadro delle competenze digitali per i cittadini con nuovi esempi di conoscenze, abilità ed attitudini.

[8] Piano di azione per l’istruzione digitale 2021-2027.