Contrasto all’assenteismo a scuola: il caso americano

Dal ‘Truancy program’ di Kamala Harris ad oggi

“We see absenteeism really as the canary in the coal mine, typically the first sign that students might be experiencing a more critical challenge in their lives”[1].

Come la difficoltà di respirazione per un canarino nella miniera di carbone era un allarme, così le assenze degli studenti sono segnali di momenti critici nella loro vita e nel contesto scolastico. Gli Stati Uniti presentano un livello di assenteismo inferiore a quello italiano. Con il Regno Unito si tratta, comunque, di uno dei paesi che più si è attivato con l’azione pubblica contro la patologia della non frequenza regolare diventando anche un riferimento internazionale per la ricerca scientifica e per l’analisi delle politiche di settore.

Graf. n. 2 – Studenti che dichiarano di essere stati assenti ingiustificati almeno per una giornata o per parte di essa nelle due settimane antecedenti il test (PISA 2022) (%)

Fonte: OECD, PISA Results 2022, OECD, Paris 2023.

Il ‘Truancy program’ di Kamala Harris

Nella storia delle politiche per la frequenza scolastica l’intervento di Kamala Harris è stato di grande influenza. Nata da madre indiana e da padre di origine giamaicana, dopo gli studi, entra in magistratura e viene eletta procuratrice distrettuale di San Francisco e nel 2010 procuratrice generale della California e rieletta nel 2014. Candidatasi alle elezioni diventa la prima afro-asioamericana ad essere eletta in senato per poi diventare vice presidente del Paese nel 2020.

Nel memoir pubblicato nel 2018[2] (pp.121-125) Kamala Harris ricostruisce come la frequenza scolastica diventò una sua priorità di intervento: un fatto del tutto insolito per un magistrato e per questo inaspettato nell’ambiente. La focalizzazione sul problema dell’assiduità a scuola trae origine dall’esperienza della Harris come procuratrice distrettuale durante la quale affronta la criminalità con interventi sperimentali di prevenzione rivolti a giovani adulti. Nel tempo matura la convinzione di dover risalire all’origine dei comportamenti devianti operando in anticipo sul loro manifestarsi. Si rende conto che il problema è individuare i modi per mantenere i ragazzi all’interno del percorso scolastico regolare e si interroga su quali siano i momenti cruciali da questo punto di vista per un intervento efficace. Alcuni dati di ricerca disponibili le servono da orientamento per capire, con evidenze empiriche, il fenomeno della devianza e per adottare le misure più opportune.

All’origine della devianza

Prendendo in considerazione il percorso scolastico Harris analizza le performance degli studenti. Coglie l’importanza di quanto le indagini sulla capacità di lettura mettono in evidenza: il periodo decisivo per un positivo itinerario di istruzione è alla conclusione del terzo anno della scuola primaria, quando, cioè, l’allievo passa dalla fase centrata sulla formazione della capacità di lettura alla fase successiva in cui diventa determinante l’abilità nel leggere per i processi di apprendimento. Se un bambino non sa leggere, cioè non padroneggia i fondamentali nell’affrontare un testo scritto e, per questa ragione, non progredisce nell’apprendimento, gli si chiudono le porte dell’istruzione e si creano molto spesso le premesse per comportamenti successivi asociali o criminali.

In secondo luogo Kamala Harris raccoglie evidenze esaminando il numero elevato di omicidi nella contea di cui ha responsabilità e, in seguito, in San Francisco. Analizzando attentamente le biografie dei carcerati scopre che l’80% di essi è composto di dropouts della scuola. Parlando con la sovrintendente per l’educazione, inoltre, viene a sapere che una percentuale significativa di studenti delle superiori in assenteismo cronico non ha frequentato regolarmente la scuola primaria perdendo settimane o anche mesi di attività didattica.

Sulla base di queste acquisizioni Harris inizia un’azione di contrasto alla non frequenza a livello della scuola primaria, rivolta soprattutto ai genitori con l’obiettivo di metterli in condizione di riportare i propri figli a scuola. Nell’intraprende questa iniziativa la procuratrice deve superare le posizioni contrarie dei colleghi e gli stereotipi dominanti nell’opinione pubblica. In realtà, sostiene Harris, i genitori contrariamente al pregiudizio corrente, sono interessati al futuro dei propri figli, ma non hanno le competenze o le risorse di cui avrebbero bisogno. La povertà delle famiglie monoparentali, le situazioni di lavoro povero, gli orari di lavoro lunghi senza riposi, le prevalenti esigenze del nucleo familiare, ad esempio per assistere una sorella o per accudire ad un fratello più piccolo, nonché l’aiuto all’attività dei genitori sono gli ostacoli più diffusi alla partecipazione regolare alla vita scolastica.

Oltre l’approccio sanzionatorio

Nel 2008 Harris apre la strada che segna una svolta nella gestione delle frequenze irregolari: per la prima volta un giudice procede contro i genitori di bambini per assenze a scuola. La legge della California prevede lo School Attendance Review Board, creato nel 1975 allo scopo di lavorare meglio per affrontare i bisogni degli studenti con problemi di frequenza e di comportamento e, così, di evitare l’ingresso di studenti e genitori nella giustizia minorile. Le audizioni, tuttavia, non risolvono il problema nonostante l’impegno della autorità distrettuali, i contatti in varie forme con i genitori e l’aiuto offerto da organismi comunali e dai servizi sociali. Intraprendendo azioni legali contro i genitori di bambini che avevano “marinato’’ la scuola per un numero elevato di giorni la Corte può, tuttavia, decidere di rinviare il giudizio nel caso in cui i genitori si dichiarino disponibili a lavorare con la magistratura per ridurre l’assenteismo.

Nel 2009 il numero degli alunni assenti cronici alle elementari diminuisce del 23% rispetto all’anno precedente. Tuttavia il rapporto In School + On Track del 2013 ancora registrava oltre 250.000 alunni delle elementari considerati “assenti cronici”. Le sanzioni, che nei casi estremi prevedevano una multa da 25.000 dollari e la reclusione fino ad un anno, hanno suscitano profonde discussioni e critiche aperte soprattutto per il rischio di un utilizzo rigido delle norme.

Dalla California agli altri Stati

Il caso della California fa scuola diventando una buona pratica da seguire anche per altri stati. Ha così avvio un movimento sul tema dell’assenteismo e della assiduità scolastica che progressivamente si estende. Con la procuratrice Kamala Harris lavorano ricercatori e accademici che poi si affermeranno come esperti riconosciuti del problema. Tra questi si distinguono il prof. Michael Gottfried e il suo team per la ricerca di soluzioni che siano scalabili e replicabili ponendo le basi di un patrimonio professionale e tecnico attorno al problema dell’assiduità scolastica. L’attenzione si concentra sulla frequenza a livello di prima infanzia, considerata di assoluto rilievo alla luce delle ricerche condotte in merito. Parallelamente si sviluppano interventi a livello di servizi sanitari e azioni di coinvolgimento dei genitori per accrescere la loro consapevolezza dell’importanza della frequenza regolare.

Nel 2015 con Barack Obama nasce l’azione federale di contrasto all’assenteismo

Già nel 2012 un rapporto aveva messo in evidenza la situazione critica della partecipazione degli studenti fotografando la realtà in sei stati (Georgia, Florida, Maryland, Nebraska, Oregon e Rhode Island). Il panorama preoccupante dell’assenteismo rimane, comunque, non compreso in profondità e per lo più ignorato. Nel 2015 il presidente Barack Obama affronta una situazione drammatica: secondo le stime da 5 a 7,5 milioni di studenti sono assenteisti cronici, cioè perdono almeno il 10% dei giorni di scuola.

Ha inizio un’intensa azione federale di contrasto. Ad ottobre 2015 viene lanciata dall’amministrazione federale la campagna “Every Student, Every Day”[3]  a cui collaborano i Departments of Health, Human Services, Justice, Housing and Urban Development e Education. L’intervento si avvale del supporto scientifico fornito dal School of Education’s Everyone Graduate Center e dal suo direttore il professore Robert Balfanz del Center for the Social Organization of Schools at the School of Education[4].

Nello stesso anno viene varato il Every Student Succeeds Act-ESSA che ha una forte incidenza sulla lotta all’assenteismo. Rispetto alle precedenti scelte del No Child Left Behind (NCLB) la valutazione delle scuole e degli studenti viene ampliata introducendo accanto ai tradizionali indicatori ‘academic’ un indicatore ‘non academic’ (denominato il “fifth indicator”) che la maggior parte degli Stati individua nel tasso di assenteismo. Come risultato, vari Governi cominciano a rendere pubblici i tassi di assenteismo cronico nelle scuole, inserendoli tra gli indicatori di performance[5] dei propri sistemi di istruzione. Risale al 2016 la pubblicazione da parte dell’Office for Civil Rights del US Department of Education dei dati sul fenomeno degli studenti assenti[6]: il 18% degli studenti è assenteista cronico. I dati federali sono elaborati in relazione ai singoli stati, distinti per livello scolastico, per origine etnica degli studenti (“black, hispanic, white”).

A febbraio del 2016 due nuovi interventi – Success Mentors Initiative e Absences Add Up – vengono varati con l’obiettivo di aumentare la consapevolezza del problema e contrastare l’assenteismo cronico.

Un decennio di monitoraggi, di ricerche e di interventi (2015-2024)

La svolta impressa dall’amministrazione Obama alle azioni di contrasto genera un decennio di forte mobilitazione che trova espressione nella progressione dei sistemi di monitoraggio, nello sviluppo della ricerca scientifica e nel varo di iniziative promettenti. Indirettamente si apre anche una riflessione critica sulla dominante cultura della valutazione con test e sulla priorità assegnata ai risultati di performance dal No Child Left Behind di Bush e al Race to the top di Obama.  In alternativa e come reazione ritorna l’attenzione sugli studenti e sugli ambienti scolastici.

La disponibilità di dati e la standardizzazione delle procedure della loro raccolta caratterizzano l’area di intervento anche con approfondimenti concettuali e metodologici. L’informazione corrente e aggiornata diventa un fattore indispensabile per l’azione pubblica, per quanto non sia di per sé sufficiente. Si moltiplicano rapporti con grafici e tabelle e si attivano piattaforme accessibili per seguire l’andamento nel tempo dei livelli di frequenza scolastica.

La ricerca sul campo allarga la comprensione del fenomeno con approcci multidisciplinari in cui economisti, sociologi, pedagogisti e psicologi fanno avanzare la conoscenza dei processi connessi. Di particolare rilievo è lo sviluppo di un filone di indagine sulle misure messe in campo e sulla loro efficacia. Ne deriva un patrimonio culturale e professionale ormai consolidato, sia nella conoscenza dell’assenteismo sia nella consapevolezza delle misure validate da adottare, pur se permangono aree che necessitano di ulteriori approfondimenti[7].

La terza componente della mobilitazione nel periodo 2015-2024 è data alle esperienze condotte di lotta all’assenteismo attraverso ipotesi diverse di intervento. Lo spettro delle iniziative va dall’azione a livello di singola scuola alle decisioni assunte a livello di distretto, dall’intervento dei singoli Stati all’azione federale. L’esperienza del distretto di Chicago e della città di New York sono due esempi spesso citati. Si moltiplicano i tentativi di contrasto con una pluralità di ipotesi: dalla prima colazione gratuita a scuola alla comunicazione via mail ai genitori in caso di assenze ripetute, dall’attivazione di mentor dedicati all’ampliamento dell’offerta formativa, dalla ricerca di una scuola sicura, fisicamente, emozionalmente ed intellettualmente, ai servizi di medicina a livello di singola scuola, fino anche all’incentivo economico dato agli studenti. Come risultato non si ha solo un semplice elenco di ipotesi promettenti; si compilano, infatti, prospetti analitici che precisano i livelli di efficacia delle singole misure e le relative condizioni di praticabilità.

2024: riesplode la questione dell’assenteismo a scuola

Nonostante le realizzazioni nel periodo 2015-2024 e la convergenza delle diagnosi, le misure di contrasto non si rivelano del tutto efficaci. Tra le conseguenze, dirette e indirette, della pandemia del Covid che ha investito i sistemi di istruzione si registra una preoccupante decrescita della partecipazione scolastica. Accanto ai “learning losses” su cui si è concentrata l’attenzione di ricercatori, professionisti e attori di policy, si tratta delle più pesante eredità del periodo pandemico.

Negli USA l’assenteismo cronico degli studenti raggiunge punte elevate passando dal 13% nel 2016-2017 al 26% nel 2022-2023[8]. Di fronte al calo di frequenza scolastica si pone l’interrogativo se tale fenomeno costituisca una svolta senza ritorno o se sia possibile ripristinare la situazione ante Covid. L’allarme per il raddoppio dell’assenteismo rispetto agli anni precedenti è lanciato con enfasi sui media negli USA[9]. Il 29 marzo 2024 Sarah Mervosh e Francesca Paris sul New York Times[10] sollevano la questione con l’evidenza dei dati (Graf. n.2). La preoccupazione emerge anche alla Casa Bianca[11] su specifica segnalazione del Council of Economic Advisers del presidente[12].

Graf. n. 1 Andamento (2016-2022) dell’assenteismo cronico nelle scuole degli USA percentuale di studenti con più del 10% di assenze annuali)

Fonte: New York Times – Nat Malkus, American Enterprise Institute. Chronic absenteeism is defined as missing 10 percent of a school year.

Peraltro la situazione delle scuole statunitensi riecheggia un problema internazionalmente avvertito e analizzato[13]. L’andamento critico dell’assenteismo, infatti, trova puntuale conferma a livello internazionale nel rapporto PISA 2022. Mentre in vari paesi, tuttavia, gli studenti hanno avuto una frequenza regolare nel 2018 e nel 2022, talora anche migliorandola, in altri casi l’incidenza delle assenze e dei ritardi in ingresso è aumentata. Così negli Stati Uniti come in Australia, in Canada, nella Nuova Zelanda, in Irlanda e nel Regno Unito, si è registrato un aumento dell’assenteismo superiore ai 5 punti percentuali[14].

Le tappe di un’azione ormai decennale, le esperienze accumulate ai diversi livelli e le acquisizioni della ricerca scientifica hanno senza dubbio portato ad una conoscenza approfondita dell’assenteismo e delle pratiche di contrasto in un contesto che si è rivelato particolarmente reattivo come quello degli Stati Uniti. Nonostante questo, tuttavia, la promozione della frequenza scolastica si rivela una sfida complessa ed esposta a turbolenze imprevedibili, una ragione in più per considerarla una variabile cruciale nel governo dei sistemi di istruzione, non misura temporanea per una patologia passeggera.


[1] L’assenteismo cronico è un problema enorme della scuola. Possono aiutare i dati? Vedi: https://www.governing.com/now/chronic-absenteeism-is-a-huge-school-problem-can-data-help.

[2] Harris K., The Truths We Hold. An American Journey, PenguinPress, New York 2019.

[3] Lo sforzo federale mira a contrastare l’assenteismo cronico; promuovere il lavoro cooperativo “Every Student, Every Day”.

[4] Migliorare le scuole per tutti gli studenti attraverso il cambiamento organizzativo in classe, nella scuola e nel distretto. Centro per l’organizzazione sociale delle scuole “John Hopkins. School of education”.

[5] Negli USA è definito il “Fifth Indicator” l’indicatore ‘non accademico’ della qualità della scuola o del successo degli studenti che con gli altri quattro indicatori ‘academic’ concorre a misurare la perfomance della scuola così come previsto dalla legge federale sull’educazione del 2015. La maggior parte degli Stati hanno scelto come “fith indicator” l’assenteismo cronico per lo più definito con riferimento al numero di giorni di assenza superiore al 10% (Cfr. Jordan Ph.W. e R. Miller, Who’s In Chronic Absenteeism under the Everys Student Succeed Act, FutureEd Georgetown University 2017.

[6] Department of Education, United States, Chronic absenteeism in the nation’s schools. 2016 (https://www2.ed.gov/datastory/chronicabsenteeism.html).

[7] Gottfried, M.A e E.L. Hutt (a cura di), Absent from School: Understanding and Addressing Student Absenteeism, Harvard Education Press, Cambridge (Mass.) 2021.

[8] Source: Nat Malkus, American Enterprise Institute. Chronic absenteeism is defined as missing 10 percent of a school year.

[9] Si veda il post Harvard Graduate School of Education, EdCast,  Combatting Chronic Absenteeism with Family Engagement. As post-COVID absenteeism rates continue unabated, a look at how strong family-school engagement can help Posted March 28, 2024 By Jill Anderson; L. Lumpkin, Two in five D.C. students were chronically absent last year, data show, 30 November 2023.

[10] S. Mervosh e F. Paris, Why School Absences Have ‘Exploded’ Almost Everywhere. The pandemic changed families’ lives and the culture of education: “Our relationship with school became optional”. New York Times, 29 marzo 2024.

[11] L’amministrazione Byden-Harris ha in agenda la lotta all’assenteismo (cfr. 2023).

[12] Il Council of Economic Advisers, organismo creato nel 1946 per consigliare il Presidente sulle politiche economiche, sui dati, sulla ricerca e sulle evidenze, segnala in un documento (“Chronic Absenteeism and Disrupted Learning Require an All-Hands-on-Deck Approach”, 13 settembre 2023) la rilevanza del problema dopo aver analizzato i dati in collaborazione con il National Center for Education Statistics (NCES).

[13] OECD (2024), “Evaluating post-pandemic education policies and combatting student absenteeism beyond COVID-19”, OECD Education Policy Perspectives, No. 101, OECD Publishing, Paris, https://doi.org/10.1787/a38f74b2-en.

[14] OECD (2023), PISA 2022 Results (Volume II): Learning During – and From – Disruption, PISA, OECD Publishing, Paris, https://doi.org/10.1787/a97db61c-en. p.111.