Programma per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza

Indicazioni del MIM e dell’UNICEF

Una nota nel Ministero dell’Istruzione e del Merito del giugno scorso[1], indirizzata a tutte le scuole, annuncia nuove disposizioni relative al Programma “Scuole per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza”. Si tratta di un programma che il MIM promuove, ogni anno, insieme al Comitato Italiano per l’UNICEF (Fondazione ETS, cioè Ente del Terzo Settore) per accompagnare le scuole in un percorso volto proprio a favorire la conoscenza e l’attuazione della Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. E anche per l’anno scolastico 2024-2025 viene sollecitato e rinnovato.

Gli obiettivi del programma

La scuola è il luogo ideale affinché i suoi principali protagonisti diventino consapevoli dei propri diritti. È questo, infatti, l’obiettivo del Programma: realizzare esperienze significative in ambienti di apprendimento che tutelino i diritti alla salute, alla non discriminazione e ad un’educazione di qualità per tutte e tutti.

Lo sottolinea bene la Nota MIM quando afferma che una “Scuola per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza” è quella che sa:

  • conoscere e impegnarsi a far conoscere a bambini, bambine, adolescenti e adulti la Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza;
  • realizzare i diritti delle persone di minore età in ogni aspetto dell’esperienza scolastica;
  • promuovere la libera espressione, l’ascolto, la partecipazione di studentesse e studenti;
  • collaborare con il territorio, per garantire che tutta la comunità educante promuova l’educazione ai diritti.

Gli obiettivi delle scuole che aderiscono

Con la nota del MIM si vuole soprattutto rimarcare l’importanza del problema e la necessità di affrontarlo attraverso nuove iniziative, esperienze significative e programmi specifici. Le scuole che lavorano affinché i diritti siano conosciuti e rispettati sono quelle che pongono tale obiettivo al centro di tutti i processi educativi.

La nota ricorda, però, che il successo del programma potrà essere garantito solo se viene coinvolta tutta la comunità educante. Sarà necessario, quindi, che si attivino azioni, basate sulla non discriminazione, sull’inclusione sociale e sul rispetto reciproco, per tutto il personale scolastico e che abbiano come obiettivo quello di sensibilizzare non solo gli studenti, ma anche i genitori e la comunità locale.

Quindi, i principi e i valori dei diritti umani dovranno essere integrati nei programmi di studio, nell’organizzazione delle attività scolastiche e nell’ambiente educativo in generale. Le scuole che aderiscono al programma sono chiamate:

  • a promuovere l’educazione alla cittadinanza attiva, alla partecipazione democratica e al dialogo interculturale;
  • ad incoraggiare gli studenti a diventare cittadini consapevoli e responsabili;
  • ad insegnare agli studenti a difendere e sviluppare i diritti umani nella loro vita quotidiana e nella società.

E questo si può realizzare attraverso discipline curricolari o anche progetti specifici, attraverso attività scolastiche o extracurricolari, attraverso giochi, incontri e dibattiti con la realtà sociale più ampia.

Metodologie innovative

La nota ministeriale suggerisce anche le metodologie educative da adottare. Devono essere innovative e partecipative, devono coinvolgere attivamente gli studenti nel processo di apprendimento; devono essere metodologie che li incoraggino ad esprimere le proprie opinioni e a prendere posizione su questioni in cui entrano in gioco i diritti umani. Le scuole sono invitate, quindi, a creare spazi di dialogo e di confronto tra studenti, docenti, genitori e comunità locale, proprio perché si costruisca insieme la cultura della non violenza, della solidarietà e della giustizia sociale. Sono queste le strategie vincenti che concorrono alla formazione di cittadini consapevoli, responsabili, attivi e alla realizzazione di una società democrazia.

Convenzione ONU

Educare, quindi, ai diritti dell’infanzia e dell’adolescenza è un processo formativo di straordinaria importanza, come stabilisce la stessa Convenzione ONU.

Ricordiamo che la Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza è stata approvata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 20 novembre 1989 e ratificata dall’Italia il 27 maggio 1991 con la Legge n. 176. Dal 1989, la Convenzione è divenuta il trattato in materia di diritti umani con il più alto numero di ratifiche: oggi sono 196 gli Stati che si sono vincolati giuridicamente al rispetto dei diritti in essa riconosciuti. Il documento è stato elaborato armonizzando differenti esperienze culturali e giuridiche, dopo quasi un decennio di lavori preparatori[2].

Ricordiamo anche i quattro principi fondamentali (sui quali è stato costruito il Programma):

  1. Non discriminazione (art. 2): i diritti sanciti dalla Convenzione devono essere garantiti a tutti i minorenni, senza distinzione di razza, sesso, lingua, religione, opinione del bambino/dell’adolescente o dei genitori. 
  2. Superiore interesse (art. 3): in ogni legge, provvedimento, iniziativa pubblica o privata e in ogni situazione problematica, l’interesse del bambino/dell’adolescente deve avere la priorità. 
  3. Diritto alla vita, alla sopravvivenza e allo sviluppo del bambino e dell’adolescente (art. 6): gli Stati devono impegnare il massimo delle risorse disponibili per tutelare la vita e il sano sviluppo dei bambini, anche tramite la cooperazione internazionale. 
  4. Ascolto delle opinioni del minore (art. 12): prevede il diritto dei bambini a essere ascoltati in tutti i processi decisionali che li riguardano, e il corrispondente dovere, per gli adulti, di tenerne in adeguata considerazione le opinioni[3].

L’educazione ai diritti significa, dunque sviluppare un processo cruciale per garantire il benessere fin dalla più tenera età, per promuovere l’empatia e per insegnare la solidarietà. Incoraggiando gli studenti a rispettare i diritti degli altri e a difendere la dignità e l’uguaglianza di tutti, si realizza una scuola aperta ed inclusiva anche attraverso un dialogo intergenerazionale e interculturale.

Insegnamento trasversale dell’educazione civica

Va ricordato inoltre che il Programma promosso dal MIM e dall’UNICEF accoglie altresì le indicazioni contenute nelle Linee guida per l’insegnamento dell’Educazione Civica, che suggeriscono un approccio trasversale agli insegnamenti disciplinari, in coerenza con i principi non solo della Convenzione ONU, ma anche con gli Obiettivi dell’Agenda 2030, laddove si dice che alunne e alunni saranno formati su educazione ambientale, conoscenza e tutela del patrimonio e del territorio, sull’educazione alla salute, alla tutela dei beni comuni, sui principi di protezione civile, sulla sostenibilità.

Adesione al Programma

Per aderire al Programma le scuole dovranno formalizzare la loro adesione compilando, entro il 18 ottobre 2024, un form on line su un apposito link.

A seguito dell’iscrizione, saranno inviate alle scuole, tramite e-mail, le indicazioni per poter ricevere i materiali necessari per realizzare il Programma.

Le scuole iscritte verranno invitate a partecipare a incontri di informazione e formazione promossi da UNICEF.

Aderendo al Programma le Scuole si impegnano a realizzare un percorso triennale di educazione ai diritti coinvolgendo tutti gli attori dell’esperienza educativa e della comunità educante.

Al termine di ogni anno scolastico le Scuole che hanno realizzato l’iniziativa riceveranno una lettera di ringraziamento da parte di UNICEF e MIM.


[1] Si veda Nota MIM. prot. n. 1823 del 6 giugno 2024.

[2] Vedi “Convenzione sui diritti dell’infanzia”, Unicef

[3] Ibidem