Smartphone in classe: un problema reale per l’apprendimento?

Dai rapporti Unesco e OCSE-PISA alle scelte del Ministro

Il Ministro Valditara sarà certamente ricordato per la sua battaglia contro il cellulare in classe. È stato comunque il Ministro Fioroni, nel lontano 15 marzo 2007 a vietare l’uso dei cellulari[1], quando, per intenderci, erano solo telefonini. Quasi un decennio dopo però, la Ministra Giannini, esattamente il 27 ottobre 2015, presentava il Piano Nazionale Scuola Digitale (PNSD) che comprendeva l’azione “#6 – Linee guida per politiche attive di byod”. Il PNSD ha aperto, dunque, la strada all’uso didattico degli strumenti personali[2]. La Ministra Fedeli fece infatti elaborare, subito dopo, da una commissione di esperti un decalogo guida[3]  sul digitale in classe e sull’utilizzo dei dispositivi mobili.

Due circolari sul tema

L’attuale Ministro ha già emanato due circolari sul tema degli Smartphone. La prima è del 19 dicembre 2022[4] sulla quale abbiamo già pubblicato alcune considerazioni[5]. In quella prima circolare sul tema, ribadisce il divieto di usare il cellulare in classe, escludendo però il suo utilizzo didattico sotto il controllo e la supervisione del docente. Nella seconda nota, che è di questi giorni[6], si vieta l’utilizzo del cellulare anche per fini didattici in tutta la scuola del primo ciclo, con la sola eccezione per i PEI e per i PDP per studenti con DSA o con disabilità certificate.

Nella stessa circolare si raccomanda di favorire l’annotazione dei compiti sul diario da parte degli studenti e delle studentesse ai fini di una maggiore autonomia organizzativa, non in alternativa ma in accompagnamento al registro elettronico, che costituisce uno strumento destinato prioritariamente ai genitori.

In un precedente intervento del 22 febbraio di quest’anno, il Ministro anticipa con le nuove linee guida sull’educazione alla cittadinanza la circolare dell’11 Luglio 2024: “… in coerenza con quanto sta emergendo da diversi studi anche internazionali, è sconsigliato l’utilizzo anche a fini didattici dello smartphone dalle scuole d’infanzia alle scuole secondarie di primo grado. Per le scuole primarie è raccomandato invece l’utilizzo del tablet esclusivamente per finalità didattiche e inclusive”[7].

Servono i pareri degli esperti?

Nell’ottica dell’autonomia didattica e organizzativa delle scuole, si intuisce perché questo tema non sia stato, fino ad ora, oggetto di eccessive disposizioni a livello centrale. L’attuale Ministro, intervenendo con divieti e raccomandazioni, dimostra di avere una reale preoccupazione per ciò che accade in classe. Le misure adottate serviranno, a suo parere, a migliorare l’attenzione, ad evitare le distrazioni e, soprattutto, le patologie che possono scaturire da un uso indiscriminato dello smartphone. Per rafforzare ulteriormente questa convinzione, nella prima circolare (2022) aveva anche allegato la relazione conclusiva della commissione parlamentare del Senato della XVIII legislatura, denominata “indagine conoscitiva sull’impatto del digitale sugli studenti, con particolare riferimento ai processi di apprendimento”[8].

Il documento, estremamente duro contro il digitale tout court, non tiene però conto (nemmeno citandoli) degli interventi degli esperti auditi che hanno fornito una visione più ottimistica o almeno non drammatica del digitale. Tra questi Pier Cesare Rivoltella, che ha parlato[9] in modo diverso rispetto a quanto contenuto nella relazione finale, nella quale, però, non viene riportato alcun cenno.

Tanti esperti tanti pareri

Questo per dire che le visioni su questo tema, oggettivamente complesso ed ampio, sono molto varie e talvolta opposte[10]. Comunque, leggendo e ascoltando più esperti, non sembra che esistano elementi certi che facciano ritenere che il divieto possa risolvere il problema dell’apprendimento. La non presenza dello smartphone non è sostitutiva di un processo educativo, situato in un tempo ed in uno spazio. Il timore è che queste misure stiano ad indicare la propensione verso una scuola del controllo anziché verso una scuola che favorisca i processi educativi orientati alla contemporaneità.

Anche nella seconda circolare (quella dell’11 luglio u.s.), a supporto della decisione di vietare l’utilizzo dello smartphone, sono citati tre documenti:

  • il rapporto UNESCO “Global education monitoring report 2023: technology in education. A tool on whose terms?”;
  • il volume II del rapporto OCSE PISA del 2022 “Learning during and from distruption”;
  • il già noto Digcomp 2.2 a cui in passato abbiamo dedicato diversi approfondimenti.

Rapporti Unesco e OCSE-PISA

Il documento UNESCO e il rapporto OCSE PISA evidenziano la forte distrattività dello smartphone e il suo ruolo negativo nei processi di apprendimento e nella crescita emotiva e relazionale in età infantile e nella prima adolescenza. Ma vediamo più nel dettaglio.

Il “Global education monitoring report 2023: technology in education. A tool on whose terms?[11]”è un documento ampio e interessantissimo. Esplora l’intersezione tra tecnologia ed educazione, riconoscendo la rapida evoluzione del panorama tecnologico e il suo profondo impatto sui sistemi educativi a livello globale. La tecnologia nell’istruzione si manifesta attraverso una vasta gamma di strumenti e applicazioni, dai computer ai dispositivi mobili, alla rete internet, alle piattaforme, ai libri di testo digitali e analogici e alle lavagne di ardesia o multimediali. Come scritto più volte la natura delle tecnologie educative, dove diversi aspetti convergono per creare esperienze di apprendimento complete, non si deve mai considerare in ottica sostitutiva ma integrativa. Questa integrazione permette di arricchire il processo educativo, rendendolo più dinamico, interattivo e inclusivo.

La pandemia di COVID-19 ha accelerato l’adozione della tecnologia nell’istruzione, poiché le chiusure delle scuole hanno costretto i Governi a ricorrere all’apprendimento a distanza.

Il documento sottolinea sia le opportunità che le sfide presentate dalla tecnologia durante la pandemia, come l’aggravarsi del divario digitale e la necessità di sviluppare una pedagogia online efficace. Questa situazione ha messo in luce l’importanza di essere preparati per l’apprendimento remoto, l’integrazione fra analogico e digitale e l’inclusione digitale.

Tecnofili e tecnoscettici

Sull’utilizzo del digitale in classe descrive i due atteggiamenti più polarizzati, scegliendo una posizione intermedia. Da un lato individua i “tecnofili” che abbracciano il potenziale trasformativo della tecnologia; dall’altro, i “tecnoscettici” che mettono in guardia dai potenziali svantaggi. L’UNESCO sottolinea l’importanza di una nuova centratura sull’umano, sul processo educativo e didattico che non si innova tout court semplicemente perché si utilizza, magari in modo inefficace e superficiale, un’applicazione o una piattaforma. Pone quindi con attenzione il peso sul processo didattico di cui il docente è regista e designer e sottolinea la necessità, soprattutto nell’età evolutiva, di favorire esperienze relazionali, autentiche, il più possibile esperienziali e de visu.

Il documento evidenzia diversi aspetti potenziali sia negativi sia positivi della tecnologia in classe. Per quel che riguarda gli aspetti da sorvegliare nella loro potenziale negatività, evidenzia, su tutti, la distrazione e l’interruzione. Riconosce che la tecnologia, come i telefoni cellulari, può causare distrazione e interruzione in classe, influenzando la concentrazione e l’attenzione degli studenti.

Aspetti negativi evidenziati

Un secondo aspetto negativo dell’utilizzo del digitale in ambito educativo è individuato nella dipendenza, gamification e mercificazione. Si menzionano le preoccupazioni relative alla potenziale dipendenza dalla tecnologia, alla gamification dell’istruzione e alla mercificazione delle esperienze di apprendimento. Queste preoccupazioni suggeriscono che un uso eccessivo o improprio della tecnologia potrebbe avere un impatto negativo sulla motivazione degli studenti, sul piacere di apprendere e sul potenziale di pensiero critico.

Un ulteriore aspetto negativo, che il documento rileva, è il legame fra bullismo, sorveglianza e controllo: si riconosce che la tecnologia può essere utilizzata per azioni di bullismo ma anche per una pervasiva sorveglianza e controllo, creando un ambiente di apprendimento negativo e intrusivo per gli studenti. L’uso della tecnologia per scopi disciplinari, come il riconoscimento facciale, solleva preoccupazioni in merito alla privacy, ai diritti degli studenti e al potenziale uso improprio di dati sensibili, anche in riferimento ad esperienze in paesi totalitari in cui l’AI è già entrata in questi processi.

Aspetti problematici

L’Unesco sottolinea come potenzialmente problematico l’impatto che il digitale può avere sulla salute, sulla felicità e sul benessere: l’aumento del tempo trascorso davanti allo schermo, la diminuzione dell’attività fisica, i problemi di sonno, l’ansia, l’obesità e l’isolamento sociale sono citati come potenziali conseguenze negative associate all’uso eccessivo della tecnologia.

Ancora, si sofferma ad evidenziare il tema critico relativo alla disuguaglianza digitale e all’accesso iniquo: la promessa della tecnologia nell’istruzione può essere vanificata dalla disuguaglianza digitale, dove alcuni studenti e scuole hanno un accesso limitato o nullo alle risorse tecnologiche. Questo accesso iniquo può esacerbare le disuguaglianze educative esistenti e creare nuovi ostacoli all’apprendimento. In questa ottica lo smartphone può diventare (come è accaduto durante il lockdown) un dispositivo democratico, in assenza di altre opportunità.

Il documento prende in esame la criticità del sovraccarico di informazioni e della necessità di un pensiero critico efficace: l’abbondanza di informazioni disponibili attraverso la tecnologia può, di fatto, portare a sovraccarico di informazioni e a una ridotta capacità di pensiero critico. Gli studenti potrebbero avere difficoltà a valutare l’affidabilità delle fonti, a distinguere tra informazioni reali e disinformazione e a sintetizzare grandi quantità di informazioni e ad attivare processi di disimpegno e di disinteresse.

Ci sono però molti aspetti positivi

Di contro, gli aspetti positivi sottolineati dal documento relativi all’introduzione del digitale in classe possono essere sintetizzati in sette punti.

  • Maggiore accesso all’istruzione. La tecnologia può fornire istruzione a studenti che altrimenti non avrebbero accesso all’apprendimento, come quelli in aree remote, studenti sfollati a causa di emergenze e studenti con disabilità. Piattaforme di apprendimento online, corsi online aperti su larga scala (MOOC) e scuole virtuali possono superare i confini geografici e fornire opportunità educative a studenti svantaggiati.
  • Migliore equità e inclusione. La tecnologia può contribuire a creare un campo di gioco più equo per gli studenti fornendo accesso a contenuti e risorse indipendentemente dalla loro posizione o circostanze socioeconomiche. Tecnologie assistive possono supportare studenti con disabilità e bisogni educativi speciali, offrendo modi inclusivi per accedere alle informazioni e partecipare all’apprendimento.
  • Apprendimento personalizzato. La tecnologia consente esperienze di apprendimento personalizzate adattate ai bisogni individuali degli studenti. Il software può offrire esercizi che si adattano ai livelli di abilità, consentendo agli studenti di progredire al proprio ritmo e concentrarsi sulle aree in cui hanno bisogno di ulteriore supporto.
  • Maggiore impegno e maggiore motivazione. La tecnologia può rendere l’apprendimento più coinvolgente e motivante per gli studenti fornendo contenuti interattivi, strumenti multimediali e piattaforme di apprendimento gamificate.
  • Sviluppo di competenze digitali essenziali. Man mano che la tecnologia diventa sempre più parte integrante della vita quotidiana e del mercato del lavoro, è essenziale per gli studenti sviluppare competenze digitali. La tecnologia in classe può fornire gli strumenti e le conoscenze per navigare nel mondo digitale, accedere alle informazioni, comunicare in modo efficace e creare contenuti digitali.
  • Raccolta e analisi dei dati. La tecnologia consente sistemi di valutazione e raccolta dei dati più efficienti ed efficaci. Questi dati possono essere utilizzati per monitorare i progressi degli studenti, identificare le aree in cui gli studenti hanno difficoltà e informare le decisioni didattiche.
  • Gestione delle risorse e supporto amministrativo. La tecnologia può semplificare le attività amministrative, come la gestione delle presenze, il monitoraggio dei voti e la comunicazione con i genitori. Questo può consentire agli insegnanti di avere tempo per concentrarsi sull’insegnamento e fornire un supporto individualizzato agli studenti.

Una tecnologia per affrontare le sfide educative

Il documento Unesco non sposa la posizione né degli entusiasti né dei tecnoscettici e cerca di dimostrare l’importanza di un uso ponderato ed efficace della tecnologia. È estremamente chiaro però quando dice che affrontare le sfide relative all’accesso, alla governance e alla preparazione degli insegnanti è fondamentale per garantire che la tecnologia supporti risultati di apprendimento positivi per tutti gli studenti.

Il fulcro dovrebbe essere sull’identificazione delle sfide educative e sull’esplorazione di come la tecnologia può essere utilizzata per affrontarle. La tecnologia può migliorare l’accesso, l’equità, l’inclusione e la qualità dell’istruzione, supportando lo sviluppo tecnologico e una gestione efficiente del sistema.Per garantire che la tecnologia venga utilizzata in modo efficace nell’istruzione, è essenziale dunque assicurarne un accesso universale, istituire una governance e quadri normativi appropriati, preparare gli insegnanti a considerarne l’impatto reale.

Insomma, il documento Unesco è molto ampio e complesso e pone una serie di sfide che non possono essere affrontate con semplificazioni e divieti, ma con un cambio di paradigma e un approccio di sistema che tenga insieme gli aspetti giuridici, quelli tecnici, quelli pedagogici e quelli educativi.

Verrebbe da dire che oggi, più che un PNSD nuovo (Piano nazionale Scuola digitale) occorrerebbe un PNED, cioè un Piano nazionale educazione digitale, che tenga insieme tutti questi aspetti, che vanno però affrontati con competenza e laicità.

Rapporto OCSE-PISA 2022

Il Volume II del rapporto OCSE PISA riporta testualmente che “L’uso del cellulare in classe ostacola e condiziona negativamente il percorso formativo degli studenti”. L’indagine ha analizzato le competenze in Matematica, Lettura e Scienze dei quindicenni a livello internazionale, rivelando dati preoccupanti per l’Italia. Quasi il 38% degli studenti ammette di essere distratto dal proprio cellulare durante le lezioni, mentre il 29% riferisce di essere disturbato dall’uso che ne fanno i compagni. Queste percentuali sono significativamente superiori alla media OCSE, che si attesta rispettivamente al 30% e al 25%.

Cellulari: distrazione o opportunità?

Queste “distrazioni” incidono inevitabilmente sulle prestazioni scolastiche. Gli studenti italiani che evitano di utilizzare il cellulare durante le lezioni ottengono risultati in Matematica superiori di 11 punti rispetto a quelli che si lasciano distrarre. La differenza sale a 17 punti se si considerano gli effetti delle distrazioni causate dall’uso dei cellulari da parte dei compagni di classe.

Gli esperti del PISA raccomandano però anche l’implementazione di politiche scolastiche volte a migliorare le competenze digitali degli studenti, offrendo nel contempo agli insegnanti una formazione specifica sull’uso delle tecnologie didattiche. In questo modo, sarà possibile sfruttare appieno il potenziale degli strumenti digitali, mantenendo alta l’attenzione e la partecipazione al processo educativo, a beneficio dell’apprendimento degli studenti.

Insomma, anche qui la semplificazione di un divieto tout court è una scorciatoia che rischia, alla fine, di non affrontare la contemporaneità e le sue complessità. Tra l’altro l’indagine riguardava gli studenti della secondaria di 2° grado che non sono ad oggi oggetto di alcuna preclusione di utilizzo dello smartphone nella didattica.

Un fascio di luce su un problema reale, ma più complesso

Cercando di arrivare ad una conclusione, siamo dell’avviso che il provvedimento del Ministro sia un “fascio di luce” che evidenzia una problematica educativa sottovalutata e diffusa e che cerchi di porre un freno ad un fenomeno che interessa però la scuola solo in modo marginale. Se da un lato sappiamo come lo smartphone in età evolutiva possa essere uno strumento pericoloso, dall’altro va considerato che a scuola viene utilizzato in minima parte e tenuto nello zaino o nell’armadietto. Il problema risiede più nell’educazione famigliare e nelle consuetudini sociali che noi adulti abbiamo trasmesso alle nuove generazioni. Ci chiediamo allora che impatto può avere questo divieto nel triennio della scuola secondaria di 1° grado. Forse potrebbe anche mettere in difficoltà quei docenti (tanti o pochi che siano) che in modo consapevole fanno utilizzare i dispositivi personali in attività didattiche costruttive. Forse potrebbe inasprire il controllo sul piano disciplinare: quante famiglie per loro tranquillità preferiscono lasciare lo smartphone nello zaino dei propri figli? È l’adulto che per controllarti ti lascia lo smartphone; è sempre l’adulto che ti controlla se tu non lo utilizzi in classe. È forse una sorta di scorciatoia in cui nessuno si assume la responsabilità educativa e la colpa finisce per ricadere sullo studente.

Potevamo, dunque, fermarci alla precedente circolare, quella di due anni fa, che ne consentiva l’utilizzo didattico.

Dal diario all’autonomia delle scuole

Appare anche strana la raccomandazione relativa all’utilizzo del diario. Non risulta che le scuole abbiano perso la scrittura a mano e l’annotazione sui diari personali, soprattutto nella scuola primaria.

In ogni modo la preziosità e la peculiarità di queste decisioni dovrebbero rimanere circoscritte all’interno dell’autonomia pedagogica, organizzativa e didattica che le scuole esercitano attraverso processi consapevoli. Sono i collegi che si devono attivare e creare percorsi educativi in base ai problemi e alle peculiarità degli specifici contesti, sono i docenti che devono riflettere sul tema dell’onlife e sulle metodologie educative da usare.

Vero è che il PNRR sta portando nelle nostre scuole dispositivi, strumenti e competenze, ma questi non saranno mai sufficienti a garantire l’accesso al digitale di tutti gli studenti e l’aggiornamento di tutti gli insegnanti sulle didattiche innovative.

La sensazione che si ha è che la gestione dei fondi del PNRR per la digitalizzazione e la transizione al digitale di studenti e docenti avvenga in maniera non coesa tra amministrazione centrale e realtà delle scuole. La quantità delle risorse richiedono procedure, circolari e documenti di indirizzo difficilmente assemblabili in un puzzle di senso complessivo. La speranza è che gradualmente si possa arrivare ad una sintesi e a un coordinamento sempre più efficace che faccia crescere tutti e armonizzi investimenti con formazione dei docenti, didattica, strategie educative, indicazioni nazionali, quadri di riferimento, competenze del XXI secolo, aggiornamento e integrazione dei curricoli, evitando le semplificazioni e i divieti come scorciatoia.


[1] Linee di indirizzo ed indicazioni in materia di utilizzo di telefoni cellulari e di altri dispositivi elettronici durante l’attività didattica, irrogazione di sanzioni disciplinari, dovere di vigilanza e di corresponsabilità dei genitori e dei docenti.

[2] Azione #6 – Linee guida per politiche attive di byod (bring your own device).

[3] Dieci punti per l’uso dei dispositivi mobili a scuola BYOD – Bring your own device.

[4] Indicazioni sull’utilizzo dei telefoni cellulari e analoghi dispositivi elettronici in classe (nota del 19 dicembre 2022).

[5] Cfr. di G. Benassi, “Cellulari in classe. È possibile sviluppare la cultura digitale senza smartphone?”, in Scuola7, n. 372.

[6] Dispositivi in merito all’uso dello Smartphone (nota 11 luglio 2024).

[7] Cellulari in classe, Valditara: “Sconsigliato l’uso dalla scuola d’infanzia alla scuola media”.

[8] Indagine conoscitiva sull’impatto del digitale sugli studenti, con particolare riferimento ai processi di apprendimento (9 giugno 2021).

[9] Impatto del digitale sugli studenti (2 dicembre 2020).

[10] M. Lancini, Vietare gli smartphone non serve alla scuola (23 febbraio 2024).

[11] Unesco Global Education Monitoring Report 2023: l’uso della tecnologia nell’educazione globale.