Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione (CSPI)

Elezioni 2024: rilanciare gli organi collegiali

Il 7 maggio 2024 si sono svolte, in tutte le scuole, le votazioni per il rinnovo della componente elettiva del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione (CSPI), come stabilito dal Ministro dell’Istruzione e del Merito con l’Ordinanza Ministeriale 234 del 5 dicembre 2023.

Il CSPI è stato istituito con il Decreto Legislativo 30 giugno 1999, n. 233 (Riforma degli organi collegiali territoriali della scuola, a norma dell’articolo 21 della legge 15 marzo 1997, n. 59) ed è entrato in vigore il 6 agosto 1999. Originariamente si parlava Consiglio nazionale della pubblica istruzione (CNPI) nato con la Riforma del 1973 e con la successiva emanazione dei Decreti Delegati del 1974. Per circa 40 anni è stato il massimo organo collegiale di partecipazione democratica della scuola producendo pareri obbligatori non vincolanti (ma alcuni anche vincolanti) su questioni attinenti allo stato giuridico del personale. Tali pareri sono stati sempre puntualmente considerati dagli organi di controllo (Consiglio di Stato e Corte dei Conti), con conseguenti richiami al Ministero in caso di omissione e/o inottemperanza.

La composizione del CSPI

Oggi il CSPI è composto da 36 membri, di cui 18 di nomina elettiva, e dura in carica cinque anni. La componente elettiva è così suddivisa:  

  • 1 rappresentante appartenente alla scuola dell’infanzia;
  • 4 alla scuola primaria;
  • 4 alla scuola secondaria di primo grado;
  • 3 alla scuola secondaria di secondo grado;
  • 1 al personale ATA;
  • 2 alla Dirigenza Scolastica;
  • un rappresentante rispettivamente delle scuole di lingua Tedesca, Slovena e della Valle D’Aosta (3).

Le rappresentanze sindacali nelle ultime elezioni

Con nota MIM n. 28691 del 25 Giugno u.s. la Commissione Elettorale Centrale ha proclamato gli eletti. Ora si attende soltanto il decreto di nomina dei nuovi componenti che comunque non dovrebbe tardare ad arrivare. Dalle due liste della Cisl Scuola sono stati eletti 5 rappresentanti (uno per la scuola dell’infanzia, due per la scuola primaria, uno per la scuola secondaria di primo grado e uno per la scuola secondaria di secondo grado); la FlC Cgil ha 4 rappresentanti (uno per la scuola primaria, due per la scuola secondaria di primo grado, uno per la scuola secondaria di secondo grado); la Uil Scuola Rua 4 rappresentanti (uno per la scuola primaria, uno per la scuola secondaria di primo grado, uno per la scuola secondaria di secondo grado ed uno per la componente personale Ata); ANP elegge due rappresentanti per la componente Dirigenti Scolastici. Non avranno rappresentanti le sigle minori oltre che le altre firmatarie di CCNL: Snals, Gilda ed Anief.

Le procedure elettorali

Passando alle questioni prettamente tecniche, occorre prendere atto che le procedure elettorali adottate sono risultate decisamente obsolete e farraginose.

La pubblicazione dei risultati finali ha richiesto circa 50 giorni; un tempo assurdo in un mondo governato dalla tecnologia digitale!

I verbali che l’amministrazione ha fornito non erano di semplice compilazione, le note esplicative non erano esaustive. È mancato un momento di approfondimento tematico almeno a livello territoriale. Tutto questo ha prodotto errori e ritardi biblici.

I nuclei elettorali territoriali e regionali hanno dovuto esercitare una intensa attività di verifica e controllo dei verbali delle scuole con ulteriore impegno di tempo e risorse umane.

I rischi dell’astensionismo

Anche questa tornata elettorale ha evidenziato la presenza di un astensionismo importante; si tratta di un tema che richiede una riflessione seria perché può trattarsi di un concreto segnale di sfiducia verso l’operato dell’organo collegiale.

È quindi indispensabile rilanciare quei princìpi Costituzionali che privilegiano il protagonismo democratico della scuola italiana che, anche contrattualmente, viene declinata come comunità educante.

La scuola italiana ha bisogno di essere ri-qualificata e ri-valorizzata; lo dimostrano i troppi episodi di violenza che si verificano dentro e intorno alle scuole, ma anche la scarsa attenzione che famiglie e società rivolgono agli organi collegiali.

Il CSPI come luogo privilegiato per ripensare ai valori

Le risorse economiche, che sono a disposizione delle nostre scuole e che in questi ultimi anni sono anche notevoli, da sole non bastano; occorre ri-avviare un ragionamento socio-pedagogico che metta al centro gli studenti e che colleghi stabilmente il mondo della scuola con quello universitario e con il mercato del lavoro in una dimensione europea.

Il luogo privilegiato per avviare un nuovo corso e ri-generare la scuola italiana, anche attraverso una rinnovata dimensione valoriale di tutti gli organi collegiali, non può che essere il CSPI. Non si tratta di una operazione banale, anzi è l’esatto contrario.

Gli organismi, nati in un contesto socio politico completamente diverso da quello odierno, hanno operato per inerzia. Nel frattempo l’intero sistema di istruzione e formazione del nostro Paese è stato completamente modificato dalla Legge 59/1997, regolamentato dal D.P.R. 275/1999, che ha introdotto l’autonomia scolastica, poi successivamente rinforzata dalla Legge 107/2015. In definitiva occorre integrare e coniugare il ruolo e la funzione degli organi collegiali nel rispetto del nuovo assetto normativo.

Ma per fare questo è necessario che l’operato del CSPI venga rilanciato e diffuso perché, come abbiamo detto, costituisce il più importante organo collegiale della scuola italiana.

È di questi giorni, invece, la notizia che sono stati presentati, e fortunatamente respinti, alcuni emendamenti che avevano l’obiettivo di modificare le funzioni (limitare i pareri obbligatori) e la composizione del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione (dopo le elezioni con l’attuale assetto).

Come rilanciare il CSPI

Se l’obiettivo deve essere quello di rilanciare il CSPI, bisognerebbe invece partire da una revisione della sua composizione.

Allo stato attuale il CSPI è formato, come abbiamo detto, da una componente elettiva costituita da 18 unità. Assunto il diritto democratico di rappresentanza delle minoranze, per le altre componenti si registra l’assenza di una rappresentanza proporzionale.

Infatti, la scuola secondaria di secondo grado (3 rappresentanti) ha un organico docenti pari a quasi il doppio di quello del primo grado (8 rappresentanti tra primaria e secondaria di primo grado); la componente ATA (oltre 205 mila addetti) esprime un solo rappresentante mentre la componente Dirigenza Scolastica (circa 7 mila addetti) esprime 2 rappresentanti. È evidente uno sbilanciamento verso il primo ciclo di istruzione e verso la Dirigenza Scolastica a scapito del personale ATA (profili e funzioni in grande evoluzione) e della secondaria di secondo grado che, nell’ultimo ventennio, è stato il segmento maggiormente interessato a processi di riforma ordinamentale.

A prescindere dalla composizione, la CISL Scuola, insieme ai suoi professionisti seri e responsabili eletti e sicuramente insieme all’intero CSPI farà, come sempre, la sua parte in maniera lineare e chiara, tralasciando faziosità e pregiudizi ma veicolando proposte concrete e fattibili, privilegiando sempre il metodo del confronto dialettico con l’obiettivo di migliorare l’intero sistema di istruzione e formazione italiano. L’istruzione deve dare importanza e possibilità a tutti: ricchi o poveri, italiani o stranieri, giovani o adulti, con o senza bisogni educativi speciali. Non è uno slogan ma che il futuro si disegna tra i banchi di scuola è la realtà.