Tempo di “giudizi”

Può essere la ripetenza un’opportunità di crescita?

Giugno è, nel mondo scolastico, un periodo di bilancio: è, infatti, il mese degli scrutini, con le valutazioni di alunni e studenti. È, quindi, un periodo cruciale per la scuola che continua ad essere in fermento, nonostante l’ultimo suono della campanella abbia sancito definitivamente la fine delle lezioni per l’anno scolastico in corso.

La maggioranza degli studenti si avvia a vivere lo spensierato periodo estivo, ognuno con il proprio progetto di vita. Alcuni sceglieranno di impiegare la propria estate in attività lavorative stagionali, altri andranno in vacanza e quasi tutti avranno il tempo e l’opportunità di affrontare nuovi viaggi, anche grazie alla lettura di un buon libro, o la visione di film e serie TV con cui potranno occupare il maggior tempo a disposizione.

Per il personale docente, invece, le ferie devono ancora attendere, stante gli impegni di fine anno.

Chi partecipa agli scrutini

Gli scrutini sono disciplinati dal D.lgs. 62 del 2017, uno dei decreti attuativi della legge 107/2015, che interviene sulla valutazione nel primo ciclo di istruzione e sugli esami di Stato in entrambi i cicli. Nel secondo ciclo continua, inoltre, ad essere vigente il DPR 122 del 2009.

In tutti gli ordini di scuola, eccetto l’infanzia in cui gli scrutini non sono previsti, le valutazioni degli apprendimenti competono al consiglio di classe nella sua composizione tecnica, senza la presenza di genitori e alunni, e deve essere “perfetto”, ovvero con la presenza di tutti i componenti. Infatti, qualora qualche docente sia assente, il dirigente scolastico deve provvedere alla sostituzione con insegnanti abilitati all’insegnamento della stessa disciplina o, in assenza di questi, con docenti non abilitati il cui titolo consente l’accesso alla classe di concorso specifica.

I docenti di sostegno partecipano a pieno titolo alle operazioni di scrutinio, così come gli insegnanti tecnico-pratici, avendo diritto di voto. Possono partecipare allo scrutinio anche le figure esperte che seguono gli studenti in progetti di ampliamento e di arricchimento curricolare, ma senza diritto di voto, fornendo elementi conoscitivi sull’interesse manifestato e sul profitto conseguito da ciascun alunno.

Indicazioni per l’espressione delle valutazioni

Ai sensi del Regio Decreto n. 653/1925, ancora vigente, “I voti si assegnano, su proposta dei singoli professori, in base a un giudizio brevemente motivato desunto da un congruo numero di interrogazioni e di esercizi scritti, grafici o pratici fatti in casa o a scuola, corretti e classificati durante il trimestre o durante l’ultimo periodo delle lezioni“. La valutazione proposta deve essere coerente con i criteri di valutazione approvati dal Collegio Docenti e inseriti nel PTOF.

La proposta di voto viene quindi discussa e deliberata dal consiglio in cui, in caso di parità nelle operazioni di voto, prevale il voto del Dirigente Scolastico, che lo presiede.

Nella scuola secondaria di secondo grado è possibile anche sospendere il giudizio in caso di mancato raggiungimento dei livelli di apprendimento attesi, prevedendo un apposito esame prima dell’inizio delle lezioni del successivo anno scolastico.

L’ammissione alle classi successive o agli esami

La promozione rappresenta l’obiettivo di ogni studente e di ogni docente, in quanto l’istituzione scolastica è impegnata affinché gli studenti raggiungano il successo formativo. La mancata ammissione rappresenta, quindi, un insuccesso per tutti, in primis per i docenti che non possono che constatare la mancata efficacia del percorso didattico svolto insieme agli studenti.

Davanti all’insuccesso, può capitare che alcuni docenti ne attribuiscano la responsabilità agli studenti, forse sottovalutando il proprio ruolo, che non è solo quello di certificare le competenze degli studenti, ma affiancarli nel cammino verso il successo formativo.

Altri docenti, invece, mossi da un eccessivo buonismo, promuovono gli studenti senza che abbiano raggiunto i livelli di competenza richiesta. È una scelta operata forse in buona fede, nella convinzione che il successivo anno scolastico possa andare meglio. Spesso, però, può essere una scelta dannosa per lo studente che potrebbe addirittura comprometterne il percorso, se non dovesse riuscire a recuperare e consolidare le competenze deficitarie o a sviluppare serietà nello studio, necessaria per la maturazione personale[1].

Se la bocciatura serve

La ripetenza scolastica è un tema che suscita dibattiti accesi tra pedagogisti, insegnanti, genitori e studenti. Spesso viene vista come una punizione o un fallimento, ma ci sono anche molti argomenti a favore di questa pratica che meritano attenzione e riflessione.

Uno dei principali vantaggi della ripetenza è la possibilità di colmare le lacune formative. La promozione “automatica”, infatti, può portare ad un accumulo di carenze che compromettono l’apprendimento futuro[2].

A volte, ripetere un anno scolastico permette agli studenti di consolidare le proprie conoscenze, sviluppare una maggiore sicurezza nelle proprie capacità e affrontare con più serenità gli argomenti più difficili. La ripetenza, dunque, non deve essere vista come una semplice reiterazione dell’anno trascorso, ma come un’opportunità per rafforzare le fondamenta del proprio percorso educativo.

La ripetenza non riguarda solo l’apprendimento scolastico. Spesso, gli studenti che ripetono un anno hanno l’opportunità di maturare dal punto di vista emotivo e sociale, di interiorizzare meglio le esperienze e gli apprendimenti. La ripetenza può favorire una crescita personale più profonda e consapevole. La crescita anagrafica e l’esperienza acquisita possono aiutarli a sviluppare una migliore gestione dello stress e delle relazioni interpersonali. Questo aspetto è cruciale per la formazione di individui equilibrati e capaci di affrontare le sfide della vita.

Come sfruttare didatticamente la ripetenza

Ripetere un anno scolastico può diventare un’opportunità per una maggiore personalizzazione dell’apprendimento. Gli insegnanti, analizzate le fragilità apprenditive dello studente, devono adottare metodologie e strategie didattiche adatte alle sue specifiche esigenze. La personalizzazione, infatti, può fare la differenza nel percorso formativo di un ragazzo, trasformando una difficoltà in un trampolino di lancio verso il successo.

È anche importante che i docenti prestino particolare attenzione alle dinamiche di gruppo, poiché lo studente che ripete l’anno dovrà inserirsi in nuove classi, incontrando nuovi compagni e stabilendo nuove amicizie. Questo può rappresentare un’opportunità preziosa per arricchire il proprio bagaglio sociale, imparare a relazionarsi con diverse tipologie di persone e sviluppare una maggiore empatia e capacità di adattamento evitando di ripetere gli errori che, dal punto di vista relazionale, possono avere influito sulle difficoltà di apprendimento.

Se la ripetenza scolastica, quindi, viene gestita correttamente e non viene confusa o utilizzata come una punizione, può trasformarsi in un’opportunità per colmare le lacune formative evitando il rischio di una dispersione implicita, consentendo allo studente di consolidare davvero gli apprendimenti. Perché questo avvenga, è fondamentale che genitori, insegnanti e studenti si confrontino sul percorso educativo, riconoscendo che a volte si ha bisogno di tempi e modalità di apprendimento differenti.

A che serve sospendere il giudizio

Secondo il modello di apprendimento situato di Jean Lave e Etienne Wenger, l’apprendimento è un processo sociale e contestuale. Partendo da questo assunto, il periodo di studio intensivo di alcune discipline, quelle il cui giudizio viene, appunto, sospeso, può fornire un contesto migliore per alcuni studenti al fine di acquisire le competenze attese. In particolare, avere più tempo per lavorare solo sui propri punti deboli può facilitare un apprendimento più profondo e integrato. Gli studenti, infatti, hanno la possibilità di concentrarsi esclusivamente sulle materie in cui hanno incontrato difficoltà, approfondendo e colmando le lacune senza la pressione delle altre discipline. Questo periodo, con l’aiuto di tutor, percorsi di recupero e materiali didattici specifici, può essere utilizzato per sviluppare una comprensione più solida e duratura degli argomenti trattati, che sarà fondamentale per affrontare con maggiore sicurezza l’anno scolastico successivo.

Inoltre, gli studenti hanno l’opportunità di acquisire consapevolezza dei propri errori, sviluppando strategie di studio più efficaci o migliorando la propria gestione del tempo. Questo processo di auto-riflessione e auto-miglioramento è essenziale per la crescita personale e può aiutare gli studenti a sviluppare una mentalità di crescita, riconoscendo che le difficoltà sono una parte naturale del processo di apprendimento e che con impegno e determinazione possono essere superate.

Considerazioni conclusive

L’ammissione alla classe successiva o all’esame rimane l’obiettivo principale da raggiungere insieme allo studente. Tuttavia, se il traguardo è stato raggiunto senza impegno, esso perde di valore e rischia di compromettere il successo futuro dello studente.

Il vero valore della promozione risiede nel riconoscimento del lavoro svolto, della dedizione e dell’impegno continuo mostrato durante il percorso di studio. Questo riconoscimento non solo motiva gli studenti a continuare a impegnarsi, ma costruisce anche una solida base di autostima e resilienza, indispensabili per affrontare le sfide future.

Come sottolineato da pedagogisti, per esempio John Dewey, l’educazione è un processo di crescita e sviluppo continuo, e la promozione dovrebbe riflettere questo progresso autentico. Dewey affermava che l’educazione non è solo una preparazione alla vita, ma è la vita stessa. Ogni promozione deve quindi rappresentare un passo avanti in questo percorso di crescita in cui l’eventuale ripetenza scolastica può offrire vantaggi se considerata come un’opportunità di recupero e crescita.

È, dunque, essenziale che l’educazione sia vista come un processo continuo di crescita, sviluppo e miglioramento, in cui ogni esperienza, positiva o negativa, contribuisce a formare il carattere e le competenze degli studenti. La scuola deve quindi essere un luogo in cui ogni studente sia supportato nel proprio percorso unico, dove l’errore non sia visto come un fallimento ma come un’opportunità di apprendimento e crescita.


[1] Questi aspetti vengono affrontati ampiamente nel Libro “Il danno Scolastico” di Paola Mastrocola, dove viene messa in evidenza l’utilità della ripetenza e del rigore educativo per la vita degli studenti.

[2] Paola Mastrocola, ibidem.