Educazione civica: eterna incompiuta o cantiere aperto?

L’esigenza di aggiornare le Linee Guida

Da mesi siamo in attesa dell’imminente pubblicazione delle nuove Linee guida per l’educazione civica, da parte del Ministro Valditara. Nelle prime Linee guida pubblicate con il DM 22 giugno 2020 n. 35, l’art. 4 c. 3 recitava: “Entro l’anno scolastico 2022/2023, il Ministro dell’istruzione integra le Linee guida per l’insegnamento dell’educazione civica, definendo i traguardi di sviluppo delle competenze, gli obiettivi specifici di apprendimento e i risultati attesi sulla base delle attività delle istituzioni scolastiche e degli esiti del monitoraggio di cui al comma 2.

In seguito ai cambiamenti ed alle integrazioni apportate dal nuovo Governo in carica, alle disposizioni del DM 35/2020 a firma della Ministra Azzolina si sono aggiunte quelle del DM n. 158 del 3 agosto 2023, il quale aveva prorogato al 30 settembre 2023 l’aggiornamento delle Linee guida, poiché dovevano essere inseriti i nuovi blocchi tematici.

Ebbene siamo già a giugno, ma all’orizzonte nulla di certo.

Una risposta alle emergenze educative

L’educazione civica fra tutte le discipline dei curricoli dei diversi ordini e gradi è certamente la più versatile, che deve necessariamente tenere il passo con la società che si evolve e muta, con le questioni contingenti e del momento e che necessitano di risposte immediate. È quella disciplina a cui ci si rivolge sempre, nel momento in cui, a livello nazionale, si registra l’ennesima emergenza educativa. Così è stato per l’efferato omicidio della giovane Giulia Cecchettin, così lo è per la recrudescenza di episodi di bullismo o di pericolosa illegalità.

All’educazione civica possiamo fare affidamento per corrispondere alle nostre coscienze di educatori, per ricordare a noi a stessi che per fortuna possiamo sempre contare sulla versatilità della stessa, per costruire l’ennesimo percorso che vada dall’educazione finanziaria, all’educazione ai sentimenti, dall’educazione ambientale a quella stradale. D’altro canto, è la natura stessa della sua spiccata trasversalità che fa sì che sia un cantiere sempre in fieri: per usare un’espressione cara al filosofo Ficthe, potremmo definirla come un a sorta di Streben, un tendere senza posa, poiché l’attenzione deve essere sempre puntata sulla realtà contingente e i suoi continui mutamenti.

Evitiamo però sin da subito i fraintendimenti: l’educazione civica non può essere vista come un mero riempitivo, laddove si avverta una mancanza, semmai invece come una seria occasione di riflessioni.

La sfida della trasversalità

Riferendomi al contesto in cui l’educazione civica è stata reintrodotta, non posso non pensare al mio vissuto da dirigente scolastica di un Istituto comprensivo nel 2020, anno in cui, dopo l’emanazione della legge 92/2019, l’educazione civica fu nuovamente introdotta nel curriculo delle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado, a partire dalla scuola dell’infanzia, accompagnata dalle Linee guida. A questa novità, nel 2020 si aggiunse per la scuola primaria la nuova modalità di valutazione degli apprendimenti attraverso i livelli ed i giudizi al posto dei voti in decimi.

Tutte le istituzioni scolastiche, quindi, furono chiamate a costruire il proprio curricolo di educazione civica in riferimento a tre nuclei tematici principali, Costituzione, Sviluppo sostenibile e Cittadinanza digitale, garantendone la trasversalità affidando ai consigli di classe un monte ore che con scendesse al di sotto delle 33 ore.

Già allora non fu semplice, e dubito che in tutte le scuole il dettato legislativo sia stato seguito pedissequamente o se non invece visto, come l’ennesima formalità calata dall’alto.

Del resto, la storia delle alterne vicende dell’educazione civica, che potremmo definire una sorta di vexata quaestio, ce lo dimostra. Basta solo una breve retrospettiva per comprendere come questa disciplina sia stata bistrattata da continui chiari di luna.

Una storia alquanto travagliata

Era il 1958 quando, su proposta di Aldo Moro, allora Ministro della Pubblica Istruzione, viene introdotto l’insegnamento dell’educazione civica alle medie e alle superiori.  Si tratta di due ore affidate al professore di storia, con macro-argomenti contenenti nozioni di Costituzione e Diritto del lavoro, e non era prevista la valutazione sugli apprendimenti.

Nel 1985 la Ministra Falcucci la estese anche alla primaria. Nel 1990 la disciplina fu rimossa dai programmi scolastici come materia a sé stante, il Ministro di allora si chiamava, e stento a crederci, Sergio Mattarella. Ma chissà quali le motivazioni e le circostanze che hanno portato a quella drastica decisione, e certamente non è questa la sede per poterne parlare.

Si ritornò a parlare di educazione civica nel 2008, all’interno della cosiddetta Riforma Gelmini, e venne introdotto l’insegnamento di “Cittadinanza e Costituzione”, accompagnato da un Documento d’indirizzo, con l’indicazione di nuclei tematici e relativi obiettivi di apprendimento a partire dalla scuola dell’infanzia. Infine, la Legge 92 del 20 agosto 2019 nasce come fase di sperimentazione accompagnata dalle Linee guida.

La sperimentazione negli anni dal 2020 al 2023

Con il decreto 35 del 22 giugno 2020 recante “Linee guida per l’insegnamento dell’educazione civica, ai sensi dell’articolo 3 della legge 20 agosto 2019, n. 92” sono stati pubblicati i tre seguenti allegati:

  • Allegato A: Linee guida per l’insegnamento dell’educazione civica;
  • Allegato B: Integrazione al Profilo delle competenze al termine del primo ciclo, di cui alle Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione vigenti;
  • Allegato C: Integrazione al Profilo educativo, culturale e professionale di cui all’Allegato A al decreto legislativo n. 226/2005.

In che cosa consiste la cosiddetta sperimentazione prevista dal comma 3 dell’articolo 4 del DM n. 35 del 2020?

Nel testo delle Linee Guida si chiarisce la portata di questa sperimentazione che affida alle scuole il compito di sperimentare, sulla base dell’autonomia di ricerca, sperimentazione e sviluppo riconosciuta dall’art. 6 del DPR n. 275/1999, sia obiettivi che risultati di apprendimento delle classi intermedie, come tappe di un percorso che porti al conseguimento dei traguardi già definiti nei profili finali del primo e secondo ciclo di istruzione.  Si tratta di una sperimentazione triennale, che negli anni dal 2020 al 2023 viene monitorata dal Ministero.

Tutto è stato affidato alla buona volontà dei consigli di classe delle singole istituzioni, senza alcuna sistematicità, che invero oggi sarebbe necessaria, pur nel rispetto dei diversi contesti socioculturali e delle autonomie didattico-organizzative.

Alcune considerazioni a margine

Un contenitore che abbia un tetto minimo di 33 ore e un tetto massimo affidato ad un monte ore che deve essere parcellizzato e con una forte frammentarietà dei contenuti, può davvero far fronte ad una dilagante emergenza educativa?  Analizziamo, a riguardo, alcuni aspetti di ritenuta rilevanza.

Il comma 3 dell’articolo 2 della legge 92/2019 recita: “Le istituzioni scolastiche prevedono nel curricolo di istituto l’insegnamento trasversale dell’educazione civica, specificandone anche, per ciascun anno di corso, l’orario, che non può essere inferiore a 33 ore annue, da svolgersi nell’ambito del monte orario obbligatorio previsto dagli ordinamenti vigenti. Per raggiungere il predetto orario gli istituti scolastici possono avvalersi della quota di autonomia utile per modificare il curricolo”.

Deve, quindi, rimanere una disciplina trasversale a tutte le altre o ritornare ad avere una propria autonomia? È così che richiedono gli insegnanti della classe di concorso Scienze giuridico-economiche (A046), che da tempo insistono che sia a loro affidato l’insegnamento della disciplina. A dire il vero, la stessa normativa ha sottolineato che, laddove alle superiori vi sia un insegnante di diritto, a questi deve essere affidata la disciplina.

Il comma 4 dell’articolo 2 della legge 92/2019 a riguardo recita: “Nelle scuole del primo ciclo, l’insegnamento trasversale dell’educazione civica è affidato, in contitolarità, a docenti sulla base del curricolo (…) Nelle scuole del secondo ciclo, l’insegnamento è affidato ai docenti abilitati all’insegnamento delle discipline giuridiche ed economiche, ove disponibili nell’ambito dell’organico dell’autonomia.”.

I contenuti del curricolo trasversale di educazione civica

Andiamo ai contenuti della disciplina. Sempre nelle Linee guida si ribadisce che, per quanto attiene ai contenuti, questi sono impliciti negli epistemi delle discipline.

Dalle Linee guida così leggiamo: “Aspetti contenutistici e metodologici. I nuclei tematici dell’insegnamento, e cioè quei contenuti ritenuti essenziali per realizzare le finalità indicate nella Legge, sono già impliciti negli epistemi delle discipline. Per fare solo alcuni esempi, “l’educazione ambientale, sviluppo ecosostenibile e tutela del patrimonio ambientale, delle identità, delle produzioni e delle eccellenze territoriali e agroalimentari” e la stessa Agenda 2030, cui fa 2 riferimento l’articolo 3, trovano una naturale interconnessione con le Scienze naturali e con la Geografia; l’educazione alla legalità e al contrasto delle mafie si innerva non solo della conoscenza del dettato e dei valori costituzionali, ma anche della consapevolezza dei diritti inalienabili dell’uomo e del cittadino, del loro progredire storico, del dibattito filosofico e letterario”.

Per quanto riguarda il nucleo di cittadinanza digitale, allora, a quale disciplina dovremmo rivolgerci? Sicuramente ci può venire in aiuto il DigComp 2.2. Ma come orientarsi, ad esempio, di fronte al dilagare dell’intelligenza artificiale? È anche per questo che occorre urgentemente aggiornare le Linee guida. A tal proposito segnalo un pregevole lavoro di recente pubblicazione, da parte di una rete di scuole del Friuli-Venezia Giulia, dal titolo “Costruire il futuro – linee guida sull’utilizzo dell’IA in ambito scolastico”[1]. 

E la questione della valutazione?

La legge non contiene indicazioni specifiche sui criteri e gli strumenti di valutazione. Le Linee guida hanno indicato i traguardi delle competenze da raggiungere, ma non i risultati di apprendimento e nemmeno i criteri di valutazione.

Gli obiettivi di apprendimento e le competenze attese non sono ascrivibili ad una singola disciplina e neppure sono però esclusivamente disciplinari. Ci si domanda, quindi, quale modello bisogna seguire.

Alle superiori, si sa, viene utilizzata la valutazione di “profitto” che utilizza i voti in decimi, e la valutazione delle competenze, promosse con le Uda e con i livelli di padronanza e conseguente certificazione delle competenze. Pertanto, la valutazione degli apprendimenti e delle competenze acquisite attraverso il curricolo trasversale di educazione civica deve seguire le coordinate di una valutazione disciplinare o quelle di una valutazione delle competenze?

Ancora molti nodi da sciogliere

Tranne per la formazione iniziale, non ci sono stati più momenti corali di formazione degli insegnanti proprio sull’educazione civica. Infine, ricordiamo la recente proposta del Ministro Valditara in merito al DPR 122/2009 circa la valutazione del comportamento, per cui è previsto il debito scolastico in educazione civica per l’alunno che avrà conseguito il 6 in condotta. In questi casi, la verifica per il recupero avrà come oggetto i valori della Costituzione e i valori della cittadinanza.

I nodi da sciogliere, quindi, sono tanti, in una scuola sempre più difficile da gestire e con un aumento spasmodico delle fragilità delle nuove generazioni: sovraccarico di informazioni, stanchezza digitale, necessità di una alfabetizzazione socio emotiva, nuovo profilo della professione docente. Non ci resta che attendere.


[1] Uso dell’IA a scuola: le prime linee guida dal Friuli-Venezia Giulia. La rete di 55 scuole del Friuli-Venezia Giulia ha creato la prima guida italiana sull’uso dell’Intelligenza Artificiale generativa (IAg) in campo educativo. Coordinato dal Liceo classico “Jacopo Stellini” di Udine, il progetto ha coinvolto dirigenti, docenti e studenti, promuovendo l’uso responsabile e creativo dell’IAg.