Ramadan, Pioltello e Soresina

Whistleblowing sulla via italiana all’integrazione interculturale

Varie e opposte sono le letture della chiusura della scuola per l’Eid al Fitr a Pioltello, cittadina a Nord di Milano, e della circolare della preside relativa al periodo del Ramadan a Soresina, comune nella provincia di Cremona. Sono due eventi locali non riducibili, tuttavia, né a circoscritti episodi né a incaute iniziative. Dal Consiglio di Istituto e dal Collegio dei docenti della scuola “Iqbal Masih” di Pioltello, come dalla dirigente scolastica del “Giacomo Bertesi” di Soresina[1], sono arrivati, forse non intenzionali, segnali di allarme sulla via italiana all’integrazione: un esercizio di whistleblowing che sarebbe un errore silenziare.  

Un ritardo da colmare

Nel Regno Unito, l’Education Act del 1944 prevede la deroga all’obbligo di frequenza a scuola “in qualsiasi giorno riservato esclusivamente all’osservanza religiosa dall’organismo religioso cui appartiene il genitore[2]”; deroga ripresa testualmente nell’Education Act del 1996 e alla base delle successive indicazioni del Department for Education[3].

Nelle Guidelines del 2022 il paragrafo Code R (Religious observance) stabilisce che “Le scuole devono registrare l’assenza come autorizzata quando cade in un giorno che è riservato esclusivamente per l’osservanza religiosa dall’organizzazione religiosa di appartenenza dei genitori (non i genitori)”[4] con la precisazione che si deve trattare di “Un giorno per il quale sia prevista l’assenza dal lavoro dei genitori per motivi religiosi[5].

Appena oltre confine, in Francia, dal 2004 la legge sulla laicità della scuola, mentre vieta l’introduzione di segni di appartenenza religiosa nell’ambiente scolastico, afferma il pieno rispetto della fede religiosa di ogni studente. La circolare applicativa prevede che, oltre alle feste cristiane[6], “devono essere concessi agli studenti permessi di assenza per le grandi feste religiose”[7] secondo l’elenco pubblicato annualmente sul Bulletin officiel de l’éducation nationale. Questo per l’anno scolastico 2023-2024 include una o due festività per ciascuna delle cinque religioni più diffuse in Francia (armena, buddista, ebrea, ortodossa e mussulmana).       

In Italia, peraltro, alla fine degli anni 1980 la legge di salvaguardia per gli studenti di religione ebraica[8] stabilisce che: “Nel fissare il diario degli esami le autorità scolastiche adotteranno in ogni caso opportuni accorgimenti onde consentire ai candidati ebrei che ne facciano richiesta di sostenere in altro giorno prove di esame fissate in giorno di sabato”. Aggiungendo: “Si considerano giustificate le assenze degli alunni ebrei dalla scuola nel giorno di sabato su richiesta dei genitori o dell’alunno se maggiorenne”.

A distanza di tempo dalle norme definite nel Regno Unito e in Francia e a trentacinque anni dalle disposizioni introdotte per una confessione religiosa nel nostro Paese, appare ragionevole l’esigenza di colmare il vuoto normativo.

Un contrasto da sanare

Al 1° luglio 2023 la fondazione ISMU (Iniziative e studi sulla multietnicità) stima che i musulmani che vivono in Italia siano circa 1 milione e mezzo, con il gruppo più numeroso costituito dai marocchini (471mila) seguito dagli albanesi (81mila)[9]. In Francia nel 2019-2020 il 10% della popolazione della fascia 18-59 anni si dichiara di religione musulmana (il 29% di religione cattolica, il 10% di altre religioni e il 51% senza religione)[10]. Nel 2021 in Inghilterra e nel Galles si dichiarano musulmani 3,9 milioni di persone, pari al 6,5% della popolazione complessiva[11].

Data la consistenza della presenza musulmana il tema dell’Islam non è estraneo al mondo della scuola, anzi da anni è all’ordine del giorno[12]. La considerazione nei programmi nazionali dell’Islam, della sua cultura e del contributo alla storia globale è tema di riflessione e di discussione[13]. Anche l’immagine dell’Islam veicolata dai libri di testo è oggetto di ricerca e di dibattito[14]. Studi sul campo[15] e iniziative diffuse degli insegnanti ne testimoniano l‘attenzione, confermata dallo sviluppo di risorse didattiche dedicate[16] e dagli spazi alla religione musulmana nelle riflessioni sull’insegnamento della religione[17].

Pare contrastare questo movimento il silenzio sull’Islam nei vari documenti di policy sull’educazione interculturale elaborati in Italia negli ultimi due decenni (2007[18], 2014[19], 2022[20]), un’assenza che riguarda anche le Indicazioni nazionali per il primo ciclo del 2012 e il successivo documento di aggiornamento del 2018 (Indicazioni nazionali e nuovi scenari); una distrazione che limita anche l’orizzonte dell’Osservatorio nazionale per la scuola interculturale.

Pur ignorata, nei messaggi istituzionali, la dimensione religiosa legata ai processi di mobilità migratoria, le singole scuole, inevitabilmente, si trovano a svolgere un ruolo sussidiario in solitudine a cui è indispensabile porre rimedio.

I principi da mettere in comune

L’intervento regolativo per rimuovere patologie, per correggere deviazioni o per reinstaurare la legalità, costituisce un’operazione che avviene per tradizione. Considerare, tuttavia, un’illegalità la decisione della scuola di Pioltello di chiudere i battenti in occasione della festa finale del Ramadan non trova tutti concordi (come documenta il dibattito tra esperti[21])  e, comunque, sorprende, se si pensa alla discrezionalità propria dell’autonomia delle istituzioni scolastiche.

Ma, al di là di una presunta e impropria invasione di campo, rimane il problema di come conciliare la partecipazione degli studenti a festività e prassi della religione professata con la frequenza scolastica e con le attività della scuola.

La definizione con legge dell’elenco delle feste religiose riconosciute dallo Stato può contribuire a rendere possibile la realizzazione dei diritti religiosi della persona, una priorità che le scuole, i decisori politici e gli amministratori non possono non condividere.

Le competenze da chiarire

Il bizantinismo delle regole sul calendario scolastico che lo Stato, le regioni e le scuole concorrono a definire ritualmente, ogni anno, è indubbiamente senza rivali. La ripartizione delle competenze, alchimia apparentemente razionale, rivela, alla prova dei fatti, una debole valenza strategica. Lo confermano:

  • la distribuzione dei tempi di scuola nell’arco dell’anno solare, rimasta tradizionalmente ancorata al ciclo stagionale di ieri;
  • l’assenza di innovazioni come è avvenuto negli altri stati europei;
  • l’impasse delle assenze degli studenti di religione musulmana in occasione di festività religiose;
  • e, più generale, l’impatto del Ramadan sulle attività di scuola.

L’iniziativa di una scuola di sospendere le lezioni con motivazioni sulla base della ritenuta discrezionalità riconosciuta dall’autonomia mette in crisi l’impalcatura di procedure di definizione del calendario scolastico rivelando gravi incertezze interpretative da chiarire in via definitiva.

L’assenza per festività religiosa da giustificare: tra sostanza e accidenti

Dietro la pioggia di parole che ha inondato la stampa nelle settimane scorse è indispensabile identificare sostanza e accidenti nella controversia. La scuola di Pioltello si trova di fronte alla previsione di un’assenza di massa degli studenti, situazione probabilmente condivisa da altre scuole, e prende una decisione seguendo le procedure della democrazia interna. In questo modo secondo autorevoli critici, avrebbe dato un riconoscimento di fatto ad una festività religiosa, che è un’area di competenza esclusiva dello Stato.

In realtà la sostanza della querelle è di carattere generale: riguarda la giustificazione dell’assenza in occasione di una festività considerata fondamentale per una fede religiosa. Sia nel Regno Unito che in Francia, seppur con approcci diversi, il problema viene affrontato in termini di frequenza scolastica, in entrambi i paesi ciò costituisce una priorità nel governo della scuola con regole vincolanti.

Trasformata in una disquisizione giuridica sulle competenze relative al calendario scolastico la controversia rischia di perdere di vista il nodo cruciale, cioè la presa in carico del diritto di ogni studente di veder rispettate le proprie scelte religiose, un principio coerente con la missione della scuola e coperto da garanzia costituzionale.

Le convergenze da costruire

Diversamente dalle istituzioni centrali, alle scuole sul territorio non è consentito distrarsi o soprassedere: intelligenti o meno, sensibili o meno, devono dare una risposta, ad esempio, al problema di conciliare prassi religiose, come il digiuno rituale nel periodo del Ramadan, con l’attività della scuola. Al di là delle barriere nazionali su questo terreno si trovano inattese convergenze di intenti, di sensibilità e di azione. Nella circolare della preside cremonese si trovano contenuti rintracciabili, nel Regno Unito, nelle comunicazioni alle famiglie di dirigenti di scuola, nelle indicazioni delle Autorità educative locali (LEAs)[22] e nelle linee guida ministeriali. Temi comuni sono il dialogo con i genitori di fede musulmana, l’informazione alla comunità scolastica sul Ramadan e l’illustrazione delle prassi rituali collegate, il carico di lavoro nei giorni del digiuno degli adolescenti, la gestione e la partecipazione alla mensa, l’adeguamento nei limiti del possibile del calendario, il coordinamento con lo svolgimento di prove impegnative di verifica o di esame.

Siderale è la distanza dalle scuole delle burocrazie e di alcuni decisori politici. Il rischio di “disagio e confusione nella comunità scolastica”, addotto per il ritiro della circolare, non sembra essere percepito in altri contesti. Le buone prassi possono essere motivo di riflessione e di approfondimento dal momento che non si tratta di un problema episodico e isolato.

Le fratture da comporre

Le fratture verticali tra orientamenti delle scuole e posizioni ministeriali di vertice sollevano un interrogativo non marginale su quale sia la vera scuola italiana: quella delle scuole immerse sul campo o quella delle autorità centrali? quella degli “ispettori ministeriali” o quella dei dirigenti scolastici?

Le prassi reali dei due casi (Pioltello e Soresina) all’origine messe in discussione, appartengono a comunità scolastiche che vivono i problemi, sono decise da dirigenti scolastici che affrontano i nodi di un servizio di istruzione in un ambiente di diversità e sono proposte da collegi docenti disponibili a condividere scelte impegnative. Le scuole, non lo possiamo dimenticare, hanno al loro interno il respiro di ieri e di domani che nessuno riesce a soffocare. Soprattutto interpretano la propria missione, anche nel contesto dei rapporti, potenzialmente divisivi, con le confessioni religiose e a fronte di controversie alimentate da stereotipi e paure.

Per effetto forse di una malintesa autonomia scolastica si è assistito ad un affievolimento della responsabilità centrale e di un tacito affidamento alle scuole della ricerca di soluzioni. Alleggerito il ruolo del ministero e del decisore politico, le scuole hanno interpretato la propria missione in modo dinamico: si è creato uno iato oggi difficile da colmare senza il respiro culturale e pedagogico spesso testimoniato dalle scuole stesse, anche se contestate dai vertici.

Bussola e cruscotto per riprendere il timone

Per chi sta al timone delle strategie di integrazione di studenti di background migratorio sono indispensabili una bussola affidabile per individuare la direzione e un cruscotto per mantenere la rotta.

La presenza di studenti di religione musulmana è un banco di prova impegnativo e divisivo. Per alcuni consiglieri comunali di Soresina sono “inaccettabili sia le premesse sia il contenuto” dell’atto firmato dalla preside, “che di fatto realizza un trattamento di favore, non richiesto e non previsto, nei confronti degli alunni che professano una certa religione”. Diametralmente opposta è la posizione della dirigente che dichiara: “Il contenuto della nostra circolare è solo quello di fornire un contributo per promuovere un ambiente inclusivo e rispettoso in cui tutti gli individui si sentano accolti e supportati”. La condivisione dei principi, di valenza costituzionale, della libertà di religione e del rispetto delle scelte religiose personali si rivela essere un traguardo ancora da raggiungere, una comune base valoriale della convivenza civile.

Nell’evolversi della diatriba il ministro ha richiamato l’attenzione sui risultati degli studenti di background migratorio, a partire dalla scuola di Pioltello. L’allarme si sposta su un aspetto critico che investe la stessa via italiana all’integrazione. Il cruscotto per il governo della scuola non manca: il gap di performance degli studenti è documentato da anni nei rapporti Invalsi mentre la situazione problematica è illustrata nell’attenzione focalizzata sul tema nel rapporto PISA 2022. L’annuncio da parte del ministro di una linea di azione per migliorare i risultati degli studenti, per lo più nelle scuole del Nord, può segnare un importante passo in avanti se tradotta operativamente in strategie efficaci di intervento.

Un’impresa comune da condividere

Il whistleblowing è scattato, con risonanza oltre i confini nazionali[23]: la via italiana all’integrazione[24] è da rivisitare perché i destini della scuola e dell’Islam sono in qualche misura intrecciati. L’assenza da scuola per una festività religiosa musulmana e la considerazione dell’impatto del digiuno rituale nel periodo di Ramadan sulla partecipazione scolastica sono due aspetti critici che emergono quando l’Islam esce dagli spazi privati ed entra in quelli pubblici. L’arcipelago delle scuole, tuttavia, fatica a fronteggiare i problemi che si presentano con rischio di errori e di sbandamenti. Indispensabile è l’allineamento con le strategie politiche, le decisioni amministrative nazionali, il coordinamento regionale e la collaborazione dei soggetti collettivi delle comunità; senza escludere uno sguardo a quanto è avvenuto, e avviene, in altri contesti nazionali.

Sulla profonda convinzione condivisa di un’impresa comune si possono anche affrontare i divari tra percezioni e presenze reali e rileggere serenamente le paure e gli stereotipi sullo sfondo di una rivisitazione delle teorie dello scontro di civiltà o della sostituzione etnica sulla base di una più attenta conoscenza delle pagine di intenso e mutuo scambio ignorate della storia[25] e oscurate talvolta dal permanere di tracce dell’orientalismo del passato[26].


[1] In rete si trova documentazione delle iniziative a livello di singole scuole. Cfr. ad esempio, Circolare n. 346 – Giustificazione assenza dalla ristorazione scolastica per il mese di Ramadan, di una scuola di Cinisello Balsamo (22 marzo 2023).

[2] “On any day exclusively set apart for religious observance by the religious body to which his parent belongs”.

[3] DfE, Working together to improve school attendance. Guidance for maintained schools, academies, independent schools, and local authorities, maggio 2022, in vigore da settembre 2022, pp.  59-60.

[4] “Schools must record absence as authorised when it falls on a day that is exclusively set apart for religious observance by the parents’ religious body (not the parents)”.

[5] “A day when the pupil’s parents would be expected by the religious body to which they belong to stay away from their employment”.

[6] Circulaire du 18 mai 2004 relative à la mise en œuvre de la loi n. 2004-228 du 15 mars 2004, JORF n. 118 du 22 mai 2004,  punto 2.3.

[7] “Des autorisations d’absence doivent pouvoir être accordées aux élèves pour les grandes fêtes religieuses”.

[8] Legge 8 marzo 1989, n. 101 “Norme per la regolazione dei rapporti tra lo Stato e l’Unione delle Comunità ebraiche italiane”.

[9] Quanti sono i musulmani in Italia? e quanti i cristiani? In Italia nel 2021 risulta cristiano il 79,6% della popolazione residente mentre il 5,1% professa una religione non cristiana. Tra gli stranieri il 51,8% si dichiara cristiano e il 33,3% musulmano. Cfr. https://italiaindati.com/le-religioni-in-italia.

[10] Institut national de la statistique et des études économiques (INSEE), La diversité religieuse en France: transmissions intergénérationnelles et pratiques selon les origines. 2023.

[11] Cfr. Office for National Statistics (ONS), Religion, England and Wales: Census 2021, novembre 2021.

[12] Cuciniello A., “Contesti educative di fronte all’alterità religiosa. L’Islam e i musulmani a scuola”, OPPIInformazioni, 123 (2017) pp. 38-49.

[13] Wilkinson M., “The concept of the absent curriculum: The case of the Muslim contribution and the English National Curriculum for history”, Journal of Curriculum Studies 46 (2014) DO – 10.1080/00220272.2013.869838.

[14] Cardini, F. (1999), L’Islam dei “manuali” scolastici, in I. Sigillino (cur.), L’Islam nella scuola, Milano: Franco Angeli, pp. 20‐29.

[15] Cfr. Frisina A., “Quale islam si propone e quale islam si recepisce? Un’analisi tra le scolaresche ita- liane. Il caso milanese, in G. Sciortino e A. Colombo (a cura di), Stranieri in Italia. Un’immigrazione normale, Bologna Il Mulino 2003, pp. 253-279. Branca P. e A. Cuciniello, “Scuola e Islam”, in Melloni A. (a cura di), Rapporto sull’analfabetismo religioso in Italia, Il Mulino, Bologna 2014, pp. 283-300.

[16] Si veda il lavoro pionieristico della Fondazione ISMU (cfr. C. Bargellini e E. Cicciarelli (a cura di), “Islam a scuola. Esperienze e risorse”, Quaderno ISMU, 2 (2007).

[17] Gruppo IRC, “Didattica Interculturale della Religione: l’Islam a scuola”, EMI, Quaderni dell’interculturalità, 4, Bologna 1997.

[18] Osservatorio nazionale per l’integrazione degli alunni stranieri e per l’educazione interculturale, La via italiana per la scuola interculturale e l’integrazione degli alunni stranieri, MIUR, Roma 2007.

[19] MIUR, Linee guida per l’accoglienza e l’integrazione degli alunni stranieri, Roma, febbraio 2014.

[20] Osservatorio nazionale per l’integrazione degli alunni stranieri e per l’educazione interculturale, Orientamenti interculturali. Idee e proposte per l’integrazione di alunni e alunne provenienti da contesti migratori, MIUR marzo 2022.

[21] Buccino, S., “Per una scuola ‘costituzionalmente orientata’: il caso Valditara vs Istituto di Pioltello”, in Costituzioneinfo, 7 aprile 2024 (https://www.lacostituzione.info/index.php/2024/04/07/per-una-scuola-costituzionalmente-orientata-il-caso-valditara-vs-istituto-di-pioltello/).

[22] Cfr. Come esempio di intervento di un’autorità locale in https://schoolsweb.buckinghamshire.gov.uk/school-improvement-and-equalities/sacre/ramadan-guidance.

[23] Kington T., “School closure for Ramadan against Italian values, say ministers”, The Times, 25 marzo 2024; Guime W., “Italie: polémique après la fermeture d’une école pour la fin du ramadan”, JDD, 27 marzo 2024.

[24] L’approccio italiano all’integrazione trova riferimenti nell’Osservatorio nazionale per l’integrazione degli alunni stranieri e per l’educazione interculturale, La via italiana per la scuola interculturale e l’integrazione degli alunni stranieri, MIUR, Roma, 2007.

[25] Si veda Quinn, J., “What the world gets wrong about ‘civilization’”, FT, 3 febbraio 2024.

[26] Said, E., Orientalismo, Feltrinelli, Milano 1999.