Il 2007 e il 2012 sono stati anni importanti per il primo ciclo d’istruzione. Sono quelli che hanno visto nascere le Indicazioni per il curricolo, diventate poi “Indicazioni nazionali” nella versione del 2012[1]. Le scuole, con questo documento, si troveranno, a partire da quegli anni, a condividere tante pagine di buona pedagogia, a seguire alcune prescrizioni e a far tesoro di tante esemplificazioni.
Quando le idee hanno le gambe per camminare
Diciamo subito che le Indicazioni del 2007 non hanno avuto il sostegno di una norma primaria o avente forza di legge, come un Decreto legislativo, o di una legge secondaria come un DPR. Sono state emanate invece con un semplice provvedimento amministrativo, come è di fatto il DM firmato dall’allora Ministro Fioroni il 31 luglio 2007 (senza numero). Lo stesso dicasi per le Indicazioni del 2012 emanate con il DM 254 del 16 novembre 2012[2], firmato dall’allora Ministro Profumo. Ma non si poteva fare diversamente. Il Governo Prodi II aveva deciso di dare tregua alle scuole e di aggiustare i precedenti provvedimenti solo con piccoli interventi che il Ministro Fioroni aveva definito come la “tecnica del cacciavite”.
Eppure le precedenti indicazioni del 2004, note come “Indicazioni Bertagna”, avevano maggiore dignità giuridica: erano infatti documenti allegati ad un Decreto legislativo (D.lgs. 59 del 19 febbraio 2004), un atto, quindi, avente forza di legge.
Anche se all’epoca il Ministro Fioroni fu costretto a dire che le Indicazioni per il curricolo 2007 convivono con le Indicazioni nazioni per i piani di studio personalizzati del 2004, di fatto, non ci sono state scuole (se non casi rarissimi) che non le abbiano immediatamente adottate dimenticando completamente quelle precedenti.
La resilienza delle Indicazioni
Si direbbe, con un termine oggi particolarmente efficace, che le Indicazioni del 2012 siano molto resilienti e che hanno quindi la capacità di conservare il senso profondo che le ha prodotte, anche di fronte a tanti eventi negativi e a tante perturbazioni che oggi sembrano spingere altrove.
Certo, non si può ignorare che con il mutare dei tempi mutano anche le esigenze e le priorità. Tant’è che sei anni dopo un altro documento ministeriale è intervenuto per richiamare l’attenzione su alcuni elementi già ben presenti nelle Indicazioni, ma bisognosi di rilancio. Si tratta del documento MIUR 22 febbraio 2018 (Indicazioni nazionali e nuovi scenari) che non solo sottolineava l’importanza della cittadinanza e della sostenibilità, ma metteva bene in evidenza che, proprio per l’esercizio della cittadinanza e per la sostenibilità, le discipline costituissero i principali strumenti culturali. Vengono per questo evidenziate alcune peculiarità come la geografia intesa come disciplina di confine, il pensiero logico e analitico, fondamentale sia per la costruzione delle competenze matematiche, scientifiche e tecnologiche, sia per lo sviluppo dello spirito di iniziativa, e soprattutto per l’affinamento delle competenze linguistiche. Non a caso si rilancerà anche la statistica intesa come strumento per spiegare fenomeni e tendenze della natura, del mondo e della società, da utilizzare anche come efficace “cavallo di Troia” per avvicinare gli alunni alla matematica.
Possiamo considerare questo documento l’apripista dell’attuale rilancio delle discipline STEM.
Il PNRR e i nuovi Trend: le discipline STEM
E arriviamo all’oggi. L’investimento 3.1 del PNRR “Nuove competenze e nuovi linguaggi” evidenzia innanzitutto che la nostra scuola primeggia a livello internazionale per la forte base culturale e teorica e che non bisogna perdere questa eredità. Ma contestualmente rileva la necessità di investire in (a) abilità digitali, (b) abilità comportamentali e (c) conoscenze applicative e di promuovere, quindi, l’integrazione, all’interno dei curricula di tutti i cicli scolastici, di attività, metodologie e contenuti volti a sviluppare le competenze STEM, digitali e di innovazione, con particolare riguardo verso le pari opportunità.
Le parole testuali sono le seguenti: “L’intervento sulle discipline STEM – comprensive anche dell’introduzione alle neuroscienze – agisce su un nuovo paradigma educativo trasversale di carattere metodologico. Lo scopo è quello di creare nella scuola la “cultura” scientifica e la forma mentis necessaria ad un diverso approccio al pensiero scientifico, appositamente incentrata sull’insegnamento STEM (…) con ricorso ad azioni didattiche non basate solo sulla lezione frontale. La particolare attenzione posta nel realizzare l’azione descritta è dedicata anche a raggiungere il pieno superamento degli stereotipi di genere”.
Si dice anche che l’investimento deve mirare ad attuare programmi di potenziamento delle competenze, coerentemente con le trasformazioni socioeconomiche, citando il multilinguismo, l’internazionalizzazione del sistema scolastico, il sistema digitale.
Le risorse destinate
Intanto su questo investimento 3.1 sono state destinate alcune risorse. Il decreto 12 aprile 2023, n. 65 fa riferimento a quote pari a 750 milioni di euro proprio per finanziare questo investimento previsto nel PNRR. Il decreto precisa che l’investimento 3.1 ha un duplice obiettivo:
- promuovere l’integrazione, all’interno dei curricula di tutti i cicli scolastici, di attività, metodologie e contenuti volti a sviluppare le competenze STEM, digitali e di innovazione;
- potenziare le competenze multilinguistiche di studenti e insegnanti.
Il primo obiettivo è correlato all’attuazione della legge 29 dicembre 2022, n. 197 (commi 547-554) cioè della legge di Bilancio 2023 (rafforzamento delle competenze STEM, digitali e di innovazione da parte degli studenti in tutti i cicli scolastici).
Il secondo obiettivo si realizza attraverso l’attuazione dell’articolo 1, comma 7, lettera a), della legge 13 luglio 2015, n. 107 che prevede la “valorizzazione e potenziamento delle competenze linguistiche, con particolare riferimento all’italiano, alla lingua inglese con l’utilizzo del CLIL”.
È lo stesso decreto attraverso il quale si potenziano le iniziative per la realizzazione di percorsi di orientamento.
L’importanza di realizzare una buona didattica
Secondo il World Economic Forum i giovani di oggi svolgeranno, in futuro, mestieri che ad oggi non sono ancora stati inventati. È partendo da questa considerazione che va innanzitutto cambiata la didattica; su questo versante sia le Indicazioni 2012, sia le attuali sollecitazioni sono molto efficaci. Pensiamo semplicemente al paragrafo dedicato all’“ambiente di apprendimento” che costituisce una delle più belle pagine pedagogiche. Ma la domanda che oggi ci stiamo ponendo con molta enfasi è se tutti i docenti padroneggiano bene le Indicazioni 2012, al punto tale da realizzare i diversi interventi scolastici tenendo presente le finalità, i traguardi, gli obiettivi indicati e soprattutto le metodologie suggerite. Inoltre, fino a che punto il metodo laboratoriale rappresenta veramente per i docenti il sistema più efficace per apprendere e soprattutto per avvicinare gli studenti a conoscere le materie scientifiche correlate alla realtà e alla vita di ognuno? È pratica comune quella di creare correlazioni tra diverse aree di indagine scientifica e sinergie tra queste e le altre discipline, attraverso il pensiero critico e creativo?
Un supporto importante: i quadri europei delle competenze
La nostra scuola ha bisogno di risorse, ma soprattutto di un corpo docente particolarmente preparato in grado di rispondere alle esigenze degli studenti e di una società sempre più complessa. C’è una linea di continuità che collega le Indicazioni 2012, l’investimento 3.1 del PNRR (Nuove competenze e nuovi linguaggi) e i Quadri europei delle competenze. C’è piena convergenza sull’idea di rendere sempre più efficaci i suggerimenti che provengono dalle migliori esperienze, dalle ricerche, dagli studi nazionali e internazionali. I documenti non mancano. Si tratta però di capire come queste idee, che sul piano teorico tutti condividono, saranno poi governate affinché si trasformino in comportamenti efficaci. Il DigComp 2.2, il DigCompEdu, LifeComp ed EntreComp ci vengono in aiuto.
Le competenze digitali dei cittadini
Nella nuova versione del quadro ci sono più di 200 esempi che riguardano i temi più urgenti che oggi è necessario affrontare nella scuola e in tutte le dimensioni del sapere. Parliamo di:
- disinformazione e disinformazione nei social media e nei siti di notizie;
- alfabetizzazione informativa e mediatica;
- dati connessi ai servizi internet e alle app (ad esempio focus su come vengono utilizzati i dati personali);
- interazione con i sistemi di Intelligenza Artificiale;
- internet delle cose (IoT);
- sostenibilità ambientale (ad esempio le risorse consumate dalle Tecnologie dell’Informazione e Comunicazione);
- nuove forme di lavoro (a distanza e ibrido);
- realtà virtuale e aumentata;
- robotizzazione.
Le competenze digitali dei docenti e degli educatori
L’obiettivo del quadro (DigCompEdu) è quello di fornire un modello coerente che consenta ai docenti e ai formatori dell’Unione Europea di verificare il proprio livello di “competenza pedagogica digitale” e di svilupparla ulteriormente secondo un modello omogeneo di contenuti e di livelli di acquisizione. La pervasività della competenza digitale come competenza di cittadinanza investe i professionisti dell’istruzione e della formazione della responsabilità di supportare i giovani per un uso critico e creativo delle tecnologie. L’esigenza diffusa di docenti e formatori è quella di potersi dotare di strumenti e linguaggio comuni, indispensabili al confronto e allo scambio di buone pratiche, ma soprattutto di poter utilizzare un punto di riferimento per la validazione del proprio approccio metodologico didattico. Il modello concettuale offerto da DigCompEdu si struttura su due capisaldi:
- le competenze didattiche del docente sono il ponte indispensabile tra le competenze professionali (disciplinari e digitali) del docente stesso e le competenze disciplinari, digitali e trasversali da far acquisire allo studente;
- le competenze sono interconnesse e si esprimono nelle diverse attività che connotano la professione dell’insegnante.
Le competenze per la vita
Sono le competenze che possono aiutare a diventare più resilienti e a gestire le sfide e i cambiamenti sia nella vita personale sia in quella professionale in un mondo in continua evoluzione. Il LifeComp, infatti, offre un quadro concettuale suddiviso in 3 categorie: personali, sociali e imparare ad imparare.
Con il termine «skills for life» (chiamate anche competenze non cognitive)si intendono tutte quelle abilità-competenze che è necessario apprendere per mettersi in relazione con gli altri e per affrontare i problemi, le pressioni, gli stress della vita quotidiana. La mancanza di tali skills socio-emotive può causare, in particolare nei giovani, l’instaurarsi di comportamenti negativi e a rischio rispetto agli stress. Per insegnare ai giovani le skills for life (competenze non cognitive) è necessario introdurre specifici programmi nelle scuole.
Va ricordato che James Heckman, un economista e statista statunitense, aveva isolato in due grandi contenitori le competenze cognitive, in quanto governate o dall’intelligenza cristallizzata (conoscenze e abilità) o dall’intelligenza fluida (problem solving). Tutti i sistemi educativi sono organizzati in modo che allo sviluppo cognitivo degli allievi siano offerti percorsi precoci di alfabetizzazione che si sono dimostrati importanti e processi di lifelong learning necessari alla società della conoscenza. Sono proprio gli studi di Heckman che inducono, però, un cambiamento di rotta nelle tesi sullo sviluppo dello Human Capital incentrato esclusivamente sulle competenze cognitive. Ed è su questo punto che l’OCSE e l’Unione Europea nel 2018 hanno provveduto ad integrare con maggiore chiarezza la definizione di competenza chiave. Ed è ancora su questo punto che i sistemi educativi si attrezzano a combattere la dispersione.
Le competenze imprenditoriali
La competenza imprenditoriale si riferisce alla capacità di agire sulla base di idee e opportunità e trasformarle in valori per gli altri. Si fonda su:
- creatività
- pensiero critico
- problem solving
- spirito di iniziativa
- perseveranza
- capacità di lavorare in modalità collaborativa per programmare e gestire progetti di natura culturale, sociale, finanziaria.
L’elaborazione di un Quadro di riferimento serve a chiarire le connessioni tra cittadinanza attiva, imprenditorialità sociale, impresa creativa e occupabilità, tutte desumibili dalla definizione della competenza chiave nell’EQF. In Italia, il Sillabo della competenza imprenditoriale è inserito in Appendice alle Linee Guida PCTO (DM 774/2019). Ci sono, però, alcune criticità sulla diffusione dell’EntreComp. La prima è che tale competenza è oggetto specifico di insegnamento solo nella scuola secondaria superiore soprattutto come educazione finanziaria, mentre negli altri ordini di scuola, laddove esiste, è solo una materia cross curricolare, e non sempre se ne individuano i risultati di apprendimento attesi. Inoltre l’insegnamento finalizzato ad acquisire tali competenze non è accompagnato da una adeguata formazione dei docenti[3].
I Paesi europei e l’innovazione dei curricoli
Molti Paesi su queste indicazioni hanno aggiornato i programmi. Alcuni attraverso integrazioni, altri rinnovandoli completamente.
In Austria, per esempio, dall’anno scolastico 2023/2024 sono entrati in vigore i nuovi curricula per la scuola primaria, la scuola secondaria obbligatoria e la scuola secondaria superiore generale.
In Danimarca una commissione ha lavorato dal 2018 al 2023 enfatizzando l’insegnamento delle lingue, la transizione tra i percorsi scolastici e quella tra scuola e lavoro, l’incidenza della differenza di genere nei risultati di apprendimento e l’abbandono scolastico, l’intercultura per la lotta contro l’antisemitismo e ogni tipo di discriminazione.
In Grecia c’è una legge del 2022 (legge n. 4957) che estende il tempo pieno fino alle 17,30 al 50% delle classi e introduce un nuovo programma di insegnamento ampliato soprattutto per lo studio/preparazione in lingua e matematica, con attività significative volte a sviluppare la motivazione, la creatività, o anche attività di robotica, laboratori di scienze, di artigianato e costruzioni, strumenti musicali.
In Lettonia il nuovo curricolo è in vigore dal 2020, nella Repubblica Ceca la revisione del curricolo è iniziata nel 2021 e coinvolge tutti gli ordini di scuola, in Spagna il nuovo curricolo è stato introdotto nel 2022.
Tendenzialmente i curricoli degli altri Paesi risalgono agli anni 2014-2016. È così per: Francia (2015); Estonia (2014); Finlandia (2014); Germania (2015); Polonia (2016)[4].
Quali sono i trend europei?
In Europa, tendenzialmente, la lingua madre e il digitale sono considerate discipline trasversali (sono fondamentali per apprendere tutte le altre). Si tende, altresì, a rinforzare soprattutto le discipline scientifiche. I recuperi non vengono realizzati, di solito, sulle specifiche materie in cui gli studenti mostrano difficoltà, ma sugli aspetti motivazionali curando molto l’apprendimento in situazione.
I tempi scolastici, una variabile fondamentale per l’apprendimento, non risultano superiori a quelli che abbiamo nella nostra realtà nazionale. Però si tende ad ampliare i tempi pieni e la scuola estiva, in una logica di collaborazione molta stretta con Enti, Agenzie, Associazioni. In linea di massima si ravvisa una certa convergenza tra i quadri europei e i programmi che vengono innovati.
E nel nostro Paese? Come saranno rivisitate le Indicazioni nazionali per il curricolo del 2012 tenendo conto che ci sono gli investimenti PNRR dedicati e i quadri europei delle competenze?
[1] La riflessione che segue è stata in parte presentata il 19 aprile 2024 a Forlì, in occasione di un importante convegno nazionale organizzato dal CIDI (Centro di iniziativa democratica insegnanti), dal titolo “Le Indicazioni nazionali, una bussola per la scuola” per ricordare il pensiero di Giancarlo Cerini”.
[2] Il nucleo redazionale che ha prodotto le Indicazioni 2012: Giancarlo Cerini, Paolo Mazzoli, Damiano Previtali, Maria Rosa Silvestro.
[3] Per una analisi accurata dei quadri europei vedi N. Maloni-R. Seccia, Istruzione e formazione in Europa, Tecnodid, 2023.
[4] Per una analisi accurata dei Sistemi educativi dell’Unione europea, vedi N. Maloni-R. Seccia, Sistemi educativi dei Paesi dell’Unione Europea, Tecnodid, 2024.