Non sempre è semplice comprendere le dinamiche relazionali della realtà attuale, in un tempo scandito ormai sempre di più dalla tecnologia. Anche per le persone di scuola, qualunque sia il profilo professionale, non sempre è facile rapportarsi efficacemente con gli adolescenti di oggi, che sommano ai comuni problemi adolescenziali quelli che, oggi, si amplificano come in una grande cassa di risonanza nei vari gruppi social. Sempre più spesso, infatti, il mondo social si sostituisce alle relazioni in presenza, e spesso attraverso i messaggi scritti si nascondono difficoltà relazionali, soprattutto per chi non riesce a confrontarsi con l’altro, o che si discosta dal pensare e fare comune.
È proprio in questa complessa cornice che si inseriscono le relazioni, docente discente e scuola famiglia, in cui spesso si manifesta collera, che a volte potremmo definire esistenziale.
I rapporti educativi al tempo del digitale
In un periodo in cui l’inverno lentamente lascia il posto alle belle giornate primaverili, in cui tra viaggi d’istruzione e periodi di sospensione didattica la fine dell’anno scolastico si avvicina, anche la scuola con le prime giornate di sole sembra ravvivarsi dal torpore invernale.
Ricordate, per chi li ha vissuti, quei lontani anni ‘80 e ’90, quando per un ragazzo era tutto possibile? Ogni sogno, ogni progetto di vita era lì ad aspettarlo, tutto sembrava dipendere dall’impegno che ci avrebbe messo per realizzarlo, per arrivare a determinarsi e, di conseguenza, rideterminare una società che si prospettava accogliente, aperta, e ricca di opportunità.
Oggi, perché le attese dei giovani si realizzino, in un futuro dai contorni necessariamente più incerti, diventa sempre più fondamentale anche l’alleanza scuola famiglia, insieme alla capacità di ascolto, di relazione, di risoluzione dei conflitti, di orientamento per determinarsi e scegliere con passione un futuro possibile, che valorizzi i propri talenti e che renda possibili i propri sogni.
L’alleanza tra scuola e famiglia, in un’epoca caratterizzata da sfide sociali, culturali e tecnologiche in rapido mutamento, costituisce quindi un pilastro fondamentale nel processo educativo dei giovani.
Per una nuova corresponsabilità educativa
Il disagio adolescenziale, che sempre più spesso si manifesta attraverso stati di ansia, depressione, isolamento sociale, difficoltà comportamentali o problemi di apprendimento, è una questione complessa che richiede un approccio olistico e integrato, in cui scuola e famiglia dialoghino in maniera costruttiva. La corresponsabilità educativa presuppone, infatti, una collaborazione non solo finalizzata al successo formativo degli studenti, ma anche orientata a supportarne il benessere emotivo e psicologico. Attraverso un lavoro congiunto, scuole e famiglie possono creare un ambiente che non solo promuova gli apprendimenti ma anche il benessere emotivo e sociale degli adolescenti, preparandoli ad affrontare le sfide future con resilienza e fiducia.
Alla base di questo approccio c’è sicuramente il principio secondo cui educatori e genitori lavorino insieme in modo proattivo e costruttivo per il bene degli studenti, attraverso la giusta capacità di ascolto dei giovani.
Le diverse forme di collaborazione scuola-famiglia
Sempre più sentita è, quindi, l’esigenza di una partnership educativa tra scuola e famiglia, fondata sulla condivisione dei valori e su una fattiva collaborazione delle parti nel reciproco rispetto delle competenze. Tale partnership può assumere varie forme:
- la comunicazione regolare e costante tra scuola e famiglie;
- gli incontri genitori-insegnanti;
- la partecipazione a eventi scolastici;
- la collaborazione negli impegni a casa.
È ormai dimostrato, infatti, che quando famiglie e scuole lavorano insieme, gli studenti mostrano miglioramenti non solo nelle prestazioni scolastiche e nell’apprendimento, ma anche nel comportamento e nell’adattamento sociale.
Le nuove sfide dell’educazione
Per attuare un’efficace alleanza scuola-famiglia occorre tenere presenti le sfide educative del nostro tempo. Queste includono barriere linguistiche, differenze culturali, limitazioni di tempo e risorse, nonché differenti concezioni del ruolo educativo affidato alla scuola.
Tuttavia, la scelta di strategie e metodologie didattiche integrate attraverso l’utilizzo di tecnologie innovative, come piattaforme di apprendimento online e sistemi di comunicazione digitale, offre nuove opportunità per facilitare questa collaborazione. È fondamentale, quindi, che scuola e famiglie si impegnino in un dialogo aperto e continuo, stabilendo obiettivi comuni e strategie condivise per affrontare le nuove sfide del tempo in cui viviamo.
Alleati contro il disagio adolescenziale
C’è da dire anche che l’alleanza tra scuola e famiglia gioca un ruolo cruciale nel riconoscere e affrontare il disagio adolescenziale. La scuola è sicuramente un ambiente di supporto per la salute anche psicologica dei giovani, specie se riesce a mettere a disposizione figure di consulenti specifici e programmi di educazione emotiva. Parallelamente, le famiglie possono sostenere gli sforzi della scuola mantenendo una comunicazione aperta con gli insegnanti e monitorando il benessere dei propri figli.
Solo attraverso un dialogo costante e sincero, infatti, diventa possibile intervenire precocemente quando emergono segnali di disagio, collaborando con i professionisti della salute quando necessario.
Sostenere lo sviluppo integrale degli studenti, in particolare nel contesto delle sfide del disagio adolescenziale, richiede quindi una collaborazione efficace, insieme a impegno, flessibilità e rispetto reciproco.
L’impegno del Ministero dell’Istruzione e del Merito
Il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha fatto molto in questa direzione, non solo sotto il profilo normativo, ma stanziando anche risorse allo scopo.
Dalle azioni di prevenzione e contrasto alla dispersione scolastica del D.M. 170/2022 al D.M. 328/2022, con le nuove Linee guida per l’orientamento, lo scopo è stato quello di creare l’alleanza tra le nuove generazioni e la scuola, aiutando la famiglia nel difficile ruolo di educatore, in tempi complessi, in cui a volte la relazione e l’ascolto risultano deficitari.
Si stanno, così, definendo al contempo strumenti per la lotta alla dispersione implicita ed esplicita e per ridurre il triste fenomeno dei NEET, cioè dei giovani che non sono impegnati in attività di istruzione, lavoro o formazione, fenomeno tra le cui cause possono esserci difficoltà economiche, mancanza di opportunità o motivazione, problemi di salute o di altro tipo.
Nonostante l’impegno, le misure adottate, per quanto valide, stanno mostrando delle criticità, soprattutto perché i giovani studenti vedono nell’essere considerati fragili una discriminazione, che li porta a disertare o partecipare controvoglia ai percorsi di orientamento e riorientamento motivazionali. Diversamente da quanto si registra con riferimento al grado di partecipazione agli sportelli di ascolto attivati nelle scuole, ai quali l’alunno partecipa con garanzia di anonimato che gli consente di manifestare l’esigenza di supporto specifico.
La necessità di un servizio scolastico di supporto psicologico
Alla luce di queste considerazioni, probabilmente sarebbe opportuno, allora, l’istituzione di un servizio psicologico in ogni scuola, destinato agli studenti, alle famiglie e anche al personale della scuola.
In questo modo, infatti, si potrebbero garantire servizi in grado di sostenere la risoluzione dei possibili conflitti, oltre che di aiutare gli studenti a migliorare i propri apprendimenti. Si potrebbero, ad esempio, attivare percorsi guidati di metacognizione, utili ad acquisire un buon metodo di studio, oltre che servizi dedicati a migliorare le relazioni tra scuola e famiglia, mirati a costruire la cosiddetta comunità educante.
Altrettanto lodevole negli intenti è la proposta di ridare autorevolezza agli insegnanti, istituendo una pena pecuniaria per chi non ne rispetta il ruolo; ma la norma, se approvata, difficilmente sarebbe applicabile, in quanto la misura inasprirebbe ulteriormente i rapporti scuola famiglia, distruggendo quell’alleanza necessaria per creare comunità.
Il valore strategico di una buona comunicazione
Dopotutto il mancato rispetto del ruolo, docente o dirigente, ma anche del personale scolastico in generale, nasce da conflitti irrisolti, che iniziano in classe e poi, non trovando soluzione, esplode in episodi che a volte mettono a rischio l’incolumità personale tra le parti.
Riconoscere e risolvere il conflitto sia a livello personale sia lavorativo richiede un approccio molteplice e strategico, necessario per ripristinare una buona relazione alla base dell’alleanza scuola famiglia.
La gestione dei conflitti è infatti un processo dinamico e richiede un approccio olistico per essere affrontata efficacemente. Uno dei punti cardine di questa gestione è la comunicazione efficace, che implica la capacità di ascoltare attivamente e di esprimere i propri pensieri e sentimenti con chiarezza, senza cadere nella trappola di attacchi personali. Perché l’ascolto sia davvero attivo, inoltre, non è solo una questione di silenzio mentre l’altro parla, ma presuppone una reale comprensione di ciò che viene detto, dimostrata anche attraverso feedback e linguaggio corporeo positivo.
Comunicazione ed empatia
La comprensione e l’espressione dell’empatia vanno di pari passo con una comunicazione efficace. Questo significa cercare attivamente di vedere le situazioni dalla prospettiva dell’altro, dando valore al punto di vista altrui, anche se non lo condividiamo. Tale riconoscimento può disinnescare le tensioni e promuovere un dialogo più aperto e onesto.
Gestire le emozioni è fondamentale, poiché queste possono facilmente prendere il sopravvento e portare a reazioni sproporzionate. Il mantenimento della calma e il riconoscimento dei propri stati emotivi consentono di avere una conversazione più logica e meno carica emotivamente.
Alla base di un dialogo costruttivo risiede la ricerca di soluzioni di cui possano beneficiare entrambe le parti.
Una tecnica utile può essere quella del brainstorming congiunto e della negoziazione, che possono aprire la strada a compromessi soddisfacenti e, talvolta, possono richiedere l’intervento di un mediatore per aiutare a trovare un giusto compromesso.
Affinché queste strategie siano efficaci, può essere utile stabilire delle regole base, come ad esempio accordarsi su come gestire i conflitti futuri oltre ad un impegno al rispetto reciproco, anche quando si è in disaccordo. In questo modo è possibile stabilire un terreno comune e delle aspettative chiare per tutti i coinvolti. L’edificazione di relazioni positive, inclusa la costruzione della fiducia e lo sviluppo di attività condivise, contribuisce a creare un ambiente in cui il conflitto può essere prevenuto o risolto più facilmente. Il team building e le esperienze condivise possono rafforzare la coesione e promuovere una maggiore comprensione reciproca.
L’importanza della formazione
Infine, per una nuova alleanza educativa è indispensabile investire sulla formazione per migliorare le abilità sociali e comunicative, con anche la finalità di trasmettere i valori della tolleranza, della comprensione interculturale e della risoluzione pacifica dei conflitti. Corsi, seminari e programmi educativi possono fornire ai diversi soggetti coinvolti nel dialogo formativo gli strumenti necessari per gestire i conflitti in modo più efficace.
In conclusione, ridurre i conflitti è un obiettivo complesso che richiede impegno, pazienza e dedizione. Attraverso la comunicazione, l’empatia, la gestione delle emozioni, la ricerca di soluzioni collaborative, la creazione di regole base, lo sviluppo di relazioni positive e la formazione continua, è possibile creare un contesto in cui i conflitti sono non solo gestiti, ma anche prevenuti.
Alleanza del nuovo millennio, quindi, che, come sempre, trova alla base di tutto le relazioni umane e la capacità di saperle gestire, ma che, allo stesso tempo, necessita di una visione e direzione comune di una scuola sempre più comunità, una scuola che ascolta, che accoglie e che ama le giovani generazioni, una scuola capace di ridare la speranza nel domani, e perché no, anche fiducia nei propri sogni per il futuro che verrà.