Processi di internazionalizzazione per la filiera tecnica e professionale

Linee guida: nuove competenze e nuovi linguaggi

Le Linee guida relative allo sviluppo dei processi di internazionalizzazione per la filiera tecnico e professionale sono state trasmesse il 7 dicembre 2023 con il decreto ministeriale n. 241 pari data. Il contenuto del provvedimento è estremamente interessante ed attuale in quanto va ad implementare le recenti novità normative sulla riforma dell’istruzione tecnica e professionale in ragione della missione 4C1 del PNRR.

Le linee guida, infatti, sono emanate ai sensi dell’articolo 27, comma 3, del Decreto Legge 23 settembre 2022, n. 144 convertito con modificazioni dalla L. 17 novembre 2022, n. 175, sono finalizzate, come dice il titolo stesso, a fornire “misure di supporto allo sviluppo dei processi di internazionalizzazione per la filiera tecnica e professionale per la realizzazione dello Spazio europeo dell’istruzione in coerenza con gli obiettivi dell’Unione europea in materia di istruzione e formazione professionale, nei limiti delle risorse umane, finanziarie e strumentali disponibili a legislazione vigente”.

L’internazionalizzazione delle scuole persegue obiettivi ambiziosi che vengono sostenuti da un altro obiettivo del PNRR Investimento 3.1 “Nuove competenze e nuovi linguaggi”.

Göteborg al vertice

Il primo passo fondamentale che ha introdotto il processo di internazionalizzazione è costituito da quanto emerso nella conferenza di Göteborg nel novembre del 2017. Nel corso del vertice il Parlamento europeo, il Consiglio e la Commissione europea proclamano il Pilastro europeo dei diritti sociali che sancisce come suo primo principio “Ogni persona ha diritto a un’istruzione, a una formazione e a un apprendimento permanente di qualità e inclusivi, al fine di mantenere e acquisire competenze che consentano di   partecipare pienamente alla società e di gestire con successo le transizioni sul mercato del lavoro”.

Da questa prima ed importante posizione nasce la Raccomandazione del Consiglio del 24 novembre 2020 relativa all’istruzione e formazione professionale (IFP) per la competitività sostenibile, l’equità sociale e la resilienza. Vanno sottolineati due concetti importanti:

  • le opportunità di mobilità reale e virtuale che possono essere agevolate da un sistema di riconoscimento dei risultati di apprendimento;
  • la necessità di sostenere il riconoscimento automatico reciproco dei titoli di studio e dei periodi di studio all’estero.

Revisioni in vista

Nella prospettiva acclarata di una nuova riforma della filiera formativa tecnica e professionale, dovranno essere perseguite alcune finalità irrinunciabili:

  • per quanto attiene all’istruzione tecnica, la nuova vision promette il rafforzamento dello studio delle lingue, l’implementazione della metodologia CLIL e una generale attenzione verso scambi, gemellaggi e tirocini compiuti all’estero;
  • per quanto concerne l’istruzione professionale, tenuto conto che la riforma di cui al D.lgs. 61/2027 è carente in termini di internalizzazione, è opportuno tener presente che le logiche della globalizzazione sottendono in maniera irrinunciabile l’idea che la formazione professionalizzante di qualità non può essere limitata alla sola dimensione locale e nazionale, ma deve consentire allo studente di essere competitivo in un mercato del lavoro globale. Le misure individuate dalle scuole, tese all’internazionalizzazione, dovrebbero contribuire al raggiungimento delle competenze previste dal P.E.Cu.P. in un’ottica transnazionale.

Cosa devono fare le scuole?

Nella certezza che il vero cambiamento si realizza soltanto nella pratica quotidiana che le singole scuole vorranno intraprendere, è opportuno spostare le priorità all’interno della scuola, mirando al miglioramento della qualità dell’istruzione e coinvolgendo tutti i portatori di interesse della scuola con modalità continuative e sistematiche per il lavoro dei docenti che deve prendere le mosse dall’atto di indirizzo del Dirigente scolastico per la predisposizione del PTOF. Questo processo deve partire da una riflessione condivisa che, muovendo dal RAV, promuova uno sforzo collettivo verso l’accesso, il più alto possibile, alle misure di internazionalizzazione. Consenta, quindi di sviluppare le competenze fondamentali per affrontare e vivere consapevolmente le sfide di una società multiculturale e di lavorare contestualmente in un mercato del lavoro internazionale.

Un curricolo a prova di internazionalizzazione

La trasformazione di un’idea in termini educativi e didattici riguarda soprattutto il processo di costruzione del curricolo che la scuola è tenuta a realizzare nell’ambito del PTOF e della quotidiana pratica del lavoro d’aula.

Una possibile declinazione in termini di competenze è offerta, in maniera ancora attuale e pregnante, dal Reference Framework of Competences for Democratic Culture (RFCDC) che riassume in 20 competenze l’assetto di valori, atteggiamenti, abilità, conoscenze e comprensioni critiche, indispensabile per progettare un percorso di insegnamento/apprendimento e valutazione.

Il framework potrà essere un utile strumento per progettare un curricolo con dimensione interculturale/internazionale nel quale le aree di intervento devono tendere ai legami e connessioni all’interno e all’esterno dell’istituto scolastico. In questa maniera risulterà valorizzata la competenza interculturale, ovvero la capacità di comunicare in modo appropriato ed efficace in contesti in cui sono presenti varie culture.

Il curricolo è uno strumento complesso ed articolato a vari livelli del sistema educativo e formativo di ciascun Paese: livello internazionale (supra), livello nazionale/regionale (macro), livello della scuola (meso), livello della classe, del gruppo di insegnamento o dell’insegnante (micro) o anche individuale (nano). È ciò che viene ricordato nelle Linee guida che suggeriscono, come strumento di progettazione, la “Guida per lo sviluppo e l’attuazione di curricoli per una educazione plurilingue e interculturale”[1].

Perseguire il raggiungimento di competenze complesse richiede un approccio nel quale i vari insegnamenti siano coordinati in termini di finalità, obiettivi e competenze, contenuti, approcci e attività, dimensioni spazio-temporali, materiali e risorse, valutazione. La valutazione, sicuramente, rappresenta il compito più arduo da affrontare a da portare a buon fine.

Un’altra necessità: l’apprendimento delle lingue

Il fatto che il Consiglio europeo, nella Raccomandazione sulle competenze chiave del 2018 abbia rafforzato la seconda competenza definendola “multilinguistica”, ha voluto sottolineare la necessità di connettere tale competenza ad una nuova idea di cittadinanza nella quale la comunicazione assume un ruolo cruciale per la cittadinanza attiva e responsabile.

Peraltro, tutte le competenze sono interconnesse e rappresentano un modello dinamico non solo in movimento ma in continua trasformazione. Il modello che viene raffigurato nelle Linee guida rappresenta proprio il concetto di interconnessione dinamica.

  • Competenza alfabetica funzionale
  • Competenza multilinguistica
  • Competenza matematica e competenza in scienze, tecnologie e ingegneria
  • Competenza digitale
  • Competenza personale, sociale e capacità di imparare a imparare
  • Competenza in materia di cittadinanza
  • Competenza imprenditoriale
  • Competenza in materia di consapevolezza ed espressione culturali.

Le linee guida raccomandano l’utilizzo del Quadro Comune Europeo di Riferimento per le lingue. Volume Complementare (QCERVC). Il documento contiene indicazioni per favorire il plurilinguismo valorizzando il “repertorio linguistico” di ogni parlante evidenziando le risorse comunicative a cui attingere secondo i bisogni, che possono essere finalizzati ad un uso famigliare o quotidiano oppure ad un uso professionale.

Anche la metodologia CLIL fa la sua parte nell’apprendimento multilinguistico, proponendo lo studio di una disciplina non linguistica mediante un ambiente più stimolante per l’apprendimento sinergico delle lingue straniere e dei contenuti non linguistici.

La metodologia CLIL, Content language integrated learning, prevista obbligatoriamente nei licei e nell’istruzione tecnica nella progettazione curriculare della classe quinta viene ora auspicata come adesione volontaria atteso che molti docenti di discipline non linguistiche e docenti di varie lingue straniere hanno realizzato interessanti progetti CLIL i cui prodotti, condivisi all’interno delle reti, testimoniano la voglia di mettersi in gioco.

I progetti europei alla base di ogni internazionalizzazione

Intorno ai progetti europei che caratterizzano il programma Erasmus+ 2021-2027 c’è un gran fervore. Si parte da azioni come la mobilità individuale degli studenti, fino alla strutturazione di partenariati per la cooperazione.

La più urgente azione che ogni scuola deve compiere consiste nell’accreditamento Erasmus+ nell’ambito di un piano di internazionalizzazione coerente con il PTOF dell’istituto.

La mobilità studentesca può implicare la permanenza temporanea di uno o più studenti in un paese straniero a scopo di apprendimento. Alcune tra le variabili dei programmi possono riferirsi a:

  • durata: breve, media o lunga, ma in ogni caso non superiore all’anno scolastico;
  • finalità: scolastica o linguistica. Nel primo caso è prevista la frequenza di una scuola nel paese straniero, nel secondo caso la frequenza di un corso di lingua.

Sappiamo però che, anche volendo allargare la partecipazione in presenza al più alto numero di studenti, non tutti possono essere raggiunti. Si possono quindi immaginare anche scambi o gemellaggi virtuali (attraverso le tecnologie digitali) che consentano a docenti e studenti, provenienti da paesi diversi, di discutere argomenti di interesse comune, compresi quelli di natura tecnico-professionalizzante. Questi scambi possono essere considerati in maniera complementare alla mobilità reale, ma possono anche costituire un’attività autonoma. La piattaforma eTwinning consente di realizzare questi progetti didattici a distanza.

Tali attività a carattere europeo ed internazionale devono trovare spazio nel curriculum dello studente molto precocemente, quasi come suggello della loro importanza.

L’alleanza europea per l’apprendistato

Sempre nella direzione dell’Internazionalizzazione si possono sfruttare le opportunità di incentivare la possibilità di far prestare integralmente o parzialmente l’attività lavorativa agli apprendisti presso aziende straniere, utilizzando le opportunità offerte dall’Alleanza Europea per l’Apprendistato/European Alliance for Apprenticeships (EAfA). Si tratta di una piattaforma multilaterale per rafforzare l’immagine, la qualità e l’offerta di apprendistato promuovendo la mobilità degli apprendisti. L’Alleanza è aperta a tutti i paesi dell’UE, dell’EFTA e ai paesi candidati e consente di condividere esperienze e trarre insegnamenti dalle migliori pratiche, trovare partner, promuovere eventi, sviluppare nuove idee e attività, nonché condividere aggiornamenti normativi.

Europass rinnovato con un nuovo portale

Il portale è “lo strumento personale e gratuito per studiare e lavorare in Europa”. La piattaforma è stata recentemente dotata di nuovi strumenti e servizi web per l’orientamento, l’istruzione, la formazione e il lavoro. Il nuovo Europass permette:

  • di valorizzare al massimo le esperienze, le competenze e le qualificazioni dei cittadini europei, rendendole trasparenti e comprensibili a chi offre lavoro e agli organismi di istruzione e formazione dei Paesi dell’Ue;
  • di essere utilizzato anche dagli operatori dei servizi, gli stakeholder, le imprese;
  • di essere interoperabile tra tutte le organizzazioni che desiderano scambiare dati e informazioni, nel rispetto della privacy.

Come già accennato, sono presenti su Europass:

  • il Curriculum Vitae Europass con nuove funzioni e rinnovato nella grafica;
  • il Supplemento Europass al Certificato, in italiano ed inglese come allegato al diploma;
  • l’Europass Mobilità, che descrive le esperienze e le competenze acquisite durante una esperienza di mobilità di studio, di lavoro o di volontariato svolta all’estero.

Lo sviluppo delle certificazioni linguistiche

L’obiettivo delle certificazioni linguistiche è quello di misurare i livelli raggiunti dagli studenti in base al QCER e certificarli.

All’interno della scuola le certificazioni sono una modalità consueta; all’esterno della scuola, invece, i ragazzi che hanno ottenuto la certificazione possono attestare il livello di competenza presso i datori di lavoro.

L’espansione quantitativa delle certificazioni in questi ultimi vent’anni è stata davvero notevole in tutte le regioni e in tutti i cicli scolastici.

Sul piano della qualità si fanno notare altre esperienze come CertiLingua® chepremia gli studenti che, contestualmente al Diploma d’Esame di Stato:

a) dimostrino di aver raggiunto un livello di competenza europea e internazionale in base a standard definiti;

b) siano in possesso di una competenza linguistica di due lingue straniere a livello B2 del QCER;

c) abbiano studiato in lingua straniera una o più discipline non linguistiche.

L’Attestato facilita ai diplomati l’accesso ai corsi di laurea in ambito internazionale e offre possibilità di lavoro in ambito europeo e internazionale.


[1] Jean-Claude Beacco, Michael Byram, Marisa Cavalli, Daniel Coste, Mirjam Egli Cuenat, Francis Goullier e Johanna Panthier (CoE Language Policy Division), Guida per lo sviluppo e l’attuazione di curricoli per una educazione plurilingue e interculturale, Consiglio d’Europa, traduzione italiana Università degli Studi di Milano, “Italiano LinguaDue”, 2016.