Girando per le scuole è facile percepire una sorta di diffidenza di molti docenti verso l’intelligenza artificiale. Una frase ricorrente è: “già copiavano prima, figurati ora con Chat GPT”. Qualcuno lo afferma con cognizione di causa, altri perché amano indossare la veste dell’apocalittico. In realtà è una paura legittima che riguarda non tanto la poca certezza sull’autenticità e attendibilità delle prove assegnate, quanto l’impossibilità di poter avere contezza dei processi e dei progressi di apprendimento degli studenti, con le metodologie didattiche attualmente più proposte.
Le innovazioni che hanno fatto storia
Di questo sono consapevoli anche quei docenti, e non sono pochi, che stanno sperimentando le potenzialità didattiche dell’intelligenza artificiale in classe e fuori dalla classe e stanno frequentando innumerevoli percorsi formativi. Comunque la si guardi, con paura, entusiasmo o con apparente distacco, è necessario approfondire il tema, partendo dalla consapevolezza che alcune innovazioni tecnologiche più di altre, libro compreso, hanno “fatto scuola”: il peripatetico e maieutico discorrere delle prime scuole greche, tutte fondate sull’oralità; i codici miniati accessibili dai molti occhi degli studenti attenti alla lettura commentata di un maestro ex cathedra, attività tutta fondata sulla lettura collettiva; la diffusione delle bibbie stampate nelle scuole dei villaggi luterani, in una delle prime idee di scuola popolare, fondata sulla lettura personale e la condivisione.
La mediazione didattica ha sempre fatto i conti con l’introduzione di quelle tecnologie impattanti che hanno segnato la storia e che rapidamente sono diventate ordinarie, per la loro inesorabile utilità e diffusione. L’intelligenza artificiale appartiene a questo novero di invenzioni e con questa prospettiva va valutata. Ora, nessuno di noi ha la sfera di cristallo ma possiamo intuire molti sviluppi dell’AI in campo educativo che già vediamo tracciati.
Le sfide per l’apprendimento
Oggi sono molto chiare le potenzialità creative dello strumento (creazione di immagini, testi, dialoghi in lingua, programmazione, progettazione etc…). Molti utilizzano l’AI in classe come elemento sfidante o di confronto o di consultazione, come potente integrazione di molte applicazioni che consentono di fare editing video, audio, immagini, presentazioni. C’è, comunque, ancora una opportuna prudenza legata al rispetto delle norme del GDPR che non consente ai minorenni l’utilizzo di molte applicazioni. Siamo, oggettivamente, in una fase pionieristica di utilizzo di questi strumenti nella didattica. Mentre noi timidamente incominciato a “giocarci” un po’ in classe, il mondo sta discutendo sulle tante implicazioni etiche, politiche, giuridiche e filosofiche che l’intelligenza artificiale pone con urgenza.
Un copilota “intelligente ed efficace”
È utile sottolineare che l’intelligenza artificiale sarà prima di tutto un “copilota” del docente e dello studente. Farà meglio di noi “docenti umani” quel lavoro di scaffolding individualizzato attraverso chat bot? Saranno più puntuali i supporti personalizzati che verranno selezionali per gli studenti, in base alle loro caratteristiche e difficoltà? Individueranno più facilmente le lacune di apprendimento e forniranno attività mirate per colmarle stimolando processi gradualmente più complessi? Io credo di sì, se accompagnate e integrate alla mediazione didattica del docente.
Un esempio tangibile dell’impiego dell’IA come copilota nella didattica sarà appunto l’utilizzo di Chatbot educativi, che rispondano alle domande degli studenti in modo istantaneo e forniscano spiegazioni dettagliate su concetti difficili.
Questi Chatbot possono già da oggi essere integrati nelle piattaforme di apprendimento online o utilizzati come risorse di supporto aggiuntive in classe, e offrire agli studenti un accesso immediato a informazioni e risorse supplementari.
Tutor virtuali
I Chatbot più evoluti saranno veri e propri tutor virtuali che forniscono agli studenti un supporto personalizzato e continuo nell’apprendimento di discipline più complesse. Questi tutor possono già adattare il loro approccio in base alle risposte degli studenti e fornire feedback immediati, contribuendo così a selezionare le informazioni che servono, registrarle e migliorare conseguentemente l’apprendimento. Più le attività e i feedback saranno digitali, più lasceranno dati e informazioni utili per i docenti. L’IA sarà di grande utilità nell’analisi e nella valutazione dei dati e delle informazioni raccolte durante le attività, consentendo ai docenti di valutare in modo più efficiente il progresso degli studenti e di adattare di conseguenza le strategie di insegnamento; anche mediante l’analisi predittiva. L’intelligenza artificiale aiuterà ad identificare gli studenti con difficoltà su determinati argomenti o su specifiche attività e permetterà ai docenti di intervenire tempestivamente per fornire un supporto necessario.
Se oggi il digitale viene inteso, nella pratica quotidiana, come uno strumento vincente per sviluppare una didattica costruttivista, l’intelligenza artificiale sarà maggiormente utilizzata come uno strumento privilegiato per sviluppare una didattica costruita su presupposti comportamentisti e cognitivisti.
Strumento inclusivo
Un altro aspetto cruciale del ruolo dell’AI nell’educazione è e sarà la sua capacità di promuovere l’inclusione e di facilitare l’apprendimento per tutti gli studenti, ivi compresi coloro con bisogni educativi speciali. L’AI può essere utilizzata per sviluppare strumenti e risorse didattiche accessibili a diversi tipi di apprendenti, consentendo loro di partecipare appieno al processo educativo.
Ad esempio, gli studenti con disabilità visive possono già da oggi beneficiare di sistemi di AI che convertono il testo in linguaggio parlato o in braille, consentendo loro di accedere ai materiali didattici al pari dei loro coetanei. Allo stesso modo, gli studenti con disturbi dell’apprendimento possono già da oggi ricevere supporto personalizzato attraverso l’uso di sistemi di AI che adattino il materiale didattico alle loro esigenze specifiche, migliorando così la loro esperienza di apprendimento.
E il docente?
Il concetto di “copilota” impone che la parte empatica, sociale, fisica, motivazionale, del designer degli ambienti di apprendimento, della costruzione della progettazione didattica, della divulgazione efficace dei contenuti, dello sviluppo di pratiche educative il più possibile collaborative, delle azioni di coaching e di mentoring sia garantita dal docente. L’AI rimane uno strumento senza coscienza e senza empatia, processa dati e li filtra secondo algoritmi che privilegiano gli standard. La parte umana, socio-emotiva, empatica e decisionale deve essere garantita dal docente se si crede ancora nell’educazione e nella relazione educativa, nel gruppo classe e nella partecipazione attiva come educazione alla cittadinanza.
Importanza dell’oralità
Questi aspetti legati all’“elemento umano” del docente si possono esprimere e si esprimeranno con un ritorno significativo all’oralità, alla conversazione, alla presenza fisica e dialogante.
Da un lato ciò valorizza una mediazione didattica, in presenza ed empatica, ricca di feedback anche fisici, dall’altro sostiene l’autonomia di apprendimento degli studenti attraverso l’autonomo monitoraggio dei processi di conoscenza e il controllo della rielaborazione personale dei concetti. Importante è anche l’attenzione alle proprietà lessicali e linguistiche.
La dimensione orale consente infatti di rendere visibili in modo autentico tutti i processi di apprendimento, anche quelli non cognitivi. Permette allo studente di mettersi alla prova senza “reti di sicurezza”, di percepirsi per quello che si è e per quello che sa, in un contesto autentico di relazione e dialogo.
L’oralità non è ovviamente solo l’interrogazione sostitutiva della “verifica scritta”. L’interrogazione garantisce attendibilità, essendo di fatto una performance “hic et nunc”, soprattutto se impostata in forma dialogica e garantisce una valutazione sempre più oggettiva di una performance che sarà sicuramente “farina del sacco” dello studente.
Se si organizzano bene i tempi e gli spazi di discussione, di argomentazione, di condivisione, di dibattito, di confronto, la dimensione orale diventa un esercizio sempre più importante per lo sviluppo della dimensione linguistica e del senso critico, della dimensione socio emotiva e imprenditiva. Con l’intelligenza artificiale si possono prevedere più fasi di lavoro, in cui siano contemplate una fase di ricerca, comprensione e rielaborazione di contenuti integrata all’AI ed una di condivisione orale.
L’oralità, da quando esiste il digitale, non è più volatile e può “rimanere” come parole scritte, anche come documentazione. Le conversazioni possono essere riascoltate e diventare contenuto didattico.
Paradossale e affascinante al tempo stesso che con l’intelligenza artificiale torniamo ad una riscoperta del linguaggio orale come ai tempi di Socrate, in una maieutica del XXI secolo.
Per una scuola creativa, empatica, umana, intuitiva, collaborativa oggi abbiamo una chance in più. Prepariamoci al “copilotaggio”.