Con grande soddisfazione e orgoglio… ce l’abbiamo fatta. È stato un esemplare lavoro collettivo. All’insegna di quella pedagogia interistituzionale di cui Giancarlo Cerini è stato alfiere, l’impegno di tante persone ha permesso di arrivare alla posa della prima pietra del polo Zerosei a San Mauro Pascoli. Ognuno ha fatto la sua parte, il Presidente della Regione Emilia Romagna Stefano Bonaccini, quello della Provincia di Forlì-Cesena Enzo Lattuca e, ovviamente, prima ancora, il Sindaco di San Mauro Pascoli Luciana Garbuglia insieme alla sua Giunta, senza dimenticare (anche se parrebbe superfluo ricordarlo…) la Scuola.
La passione e la professionalità di Luciana Garbuglia (già insegnante di sostegno di scuola primaria per oltre trent’anni, ora sindaco) hanno accompagnato in questi ultimi anni, il processo che ha visto l’avvio della costruzione della nuova scuola intitolata: “Polo Scolastico ZEROSEI Giancarlo Cerini”. La determinazione, ostinata e in controtendenza, direbbe qualcuno, considerando il calo di nascite, di Luciana Garbuglia porterà alla Comunità Educante Sammaurese, una nuova serie di importanti opportunità. Tutto ciò in piena sinergia con l’Istituto Comprensivo di San Mauro Pascoli.
Alfiere della pedagogia… interistituzionale
Come si legge nell’Atlante delle riforme (im)possibili[1], la sinergia interistituzionale tra scuola, enti locali e territorio è più che mai necessaria al fine di costruire un ponte tra le generazioni. “Come ci dicono infatti da troppi anni le indagini governative e non governative sullo stato di salute delle nostre scuole, la situazione è al limite dell’emergenza: edifici troppo datati, patrimonio invecchiato e bisognoso di radicali trasformazione, tipologie architettoniche per lo più legate ad una idea ottocentesca di istruzione, scarsità di servizi accessori (mense, spazi verdi, laboratori, palestre). Norme di sicurezza spesso disattese, questioni non risolte di responsabilità e competenze”.
Le scuole in Italia sono un vero patrimonio da ricostruire e curare, “Ma per farlo è necessario un impegno pluriennale consistente(come riportato anche nel Rapporto della Fondazione Agnelli) per rinnovare il nostro parco scuole: quasi 41.000 punti di erogazione di scuole statali e circa 20.000 nidi e scuole paritarie. La prima grande infrastruttura del Paese sono le scuole: è necessario gettare un ponte ardito (modello Renzo Piano) tra le generazioni, andando oltre i rattoppi, le leggine, il semplice decoro di superficie. Terminata (o quasi) la fase pandemica negli scenari che si prospettano alcune operazioni diventano urgenti: la ricognizione sincera di tutti gli spazi ora disponibili negli edifici attuali per una piena funzionalizzazione; tutti gli interventi possibili di edilizia leggera; il reperimento di altri spazi disponibili nelle città. I Comuni e le Province (in genere) sanno bene quello che c’è da fare e che si può fare: devono essere messi nelle condizioni di poterlo fare, con procedure semplificate e sicurezza di investimenti. Ma serve anche un progetto a lungo termine per ripensare agli spazi delle scuole per le nuove generazioni, perché possano vivere in spazi belli, decorosi, pensati per loro, funzionali allo sviluppo armonico dei talenti, alla cooperazione, al laboratorio”.
Polo per l’infanzia Zerosei sammaurese
Proprio per questi motivi venerdì 19 gennaio, insieme al Presidente della regione Stefano Bonaccini, al Sindaco Luciana Garbuglia, alla presenza di un numero festoso di bambini delle Scuole dell’Infanzia di San Mauro Pascoli e della Scuola Primaria intitolata a Gianfranco Zavalloni e di tanti cittadini è stata posata la prima pietra di una nuova scuola, di un nuovo punto di luce, così come Cerini amava definire le scuole. L’evento si è realizzato cercando di avere il pieno coinvolgimento dell’opinione pubblica. Al riguardo,“i decisori e gli educatori sono pienamente consapevoli del significato altamente educativo della frequenza di un nido d’infanzia o di una scuola dell’infanzia, come opportunità di crescita, di benessere, di gioco, sviluppo cognitivo, per rimuovere ogni ostacolo al successo formativo che derivi da condizioni sociali, territoriali, famigliari”[2].
Nulla succede per caso o per coincidenza… Il nuovo punto di luce inizia a brillare a gennaio del 2024, nel buio delle passioni tristi, ma proprio nel giorno in cui si commemora il cinquantesimo anno di un giorno speciale. Ovvero quando Gianni Rodari venne nella città di Forlì, portando la forza visionaria di un “pensiero che non perde smalto”[3], di un pensiero che ci accomuna e che è alla base della realizzazione di quelle utopie che hanno caratterizzato la ricerca e l’impegno da “utopisti della realtà” come lo fu, a suo tempo, Adriano Olivetti. A cinquant’anni da quell’evento forlivese che vide coinvolte le istituzioni locali e la cittadinanza, in quel di San Mauro Pascoli nasce un nuovo punto di luce. Ciò senza dimenticare che, insieme al polo per l’infanzia, è stata posta la prima pietra anche per la nuova mensa della Scuola primaria Montessori.
Un polo per l’infanzia: come, perché, per chi?
Il polo ospiterà l’asilo nido comunale (due sezioni) e la scuola dell’infanzia (tre sezioni). Ma, in una fase così marcata di detanalità, che senso può avere costruire un polo per l’infanzia?
Un articolo di Iacopo Baiardi sul Corriere Romagna del 20 gennaio, riporta che, al 31 dicembre 2023, i bambini di San Mauro Pascoli tra 0 e 3 anni sono 281. Ad oggi l’unico asilo comunale accoglie 42 bambini su 51 domande mentre altri 45 bambini sono iscritti in un asilo privato convenzionato. La nuova struttura metterà a disposizione altri 22 posti ed è progettata per essere a consumo energetico quasi nullo grazie alle caratteristiche costruttive ed impiantistiche finalizzate al risparmio energetico ed alla riduzione di emissioni di CO2.
L’edificio avrà l’esterno dipinto con i colori dell’arcobaleno, proprio come la Scuola primaria a cui sarà prossimale. Il nuovo polo scolastico avrà una superficie di quasi 1.300 metri quadrati. L’intervento è stato finanziato con quasi tre milioni di euro di risorse provenienti dal PNRR. Le aule del nido confineranno con quelle della scuola dell’infanzia creando un unico percorso, sulla base delle indicazioni suggerite nelle “Linee pedagogiche per il sistema integrato zerosei”[4].
Lo storytelling del progetto zerosei
Giancarlo Cerini ha sempre sostenuto che il progetto “zerosei” assomiglia ad uno storytelling: è un termine evocativo che fa immaginare un futuro migliore, un valore aggiunto rispetto all’oggi, perché costruisce una narrazione positiva per una città più vivibile, qualificata dalla coesione sociale e dalla qualità della vita. Gran parte della normativa, soprattutto quella che attiene al sistema integrato e alla scuola primaria, reca numerose tracce che Giancarlo Cerini ha lasciato, dietro le quinte. Tracce più che mai attuali perché testimoniano una visione prospettica per costruire un futuro migliore. Cerini sosteneva che la legge, nel nostro caso il D.lgs. 65/2017, svolge “una funzione di accompagnamento, di guida competente verso un welfare di comunità, che rende attrattivo il vivere, il crescere, l’avere figli, il rendersi indipendenti”. Con passione convinta ed utopisticamente attuabile, sosteneva che lo “zerosei” ha un grande scopo “nobile”:
Contrastare la povertà minorile e addirittura invertire l’inevitabile declino del nostro Paese, depresso da un vertiginoso calo delle nascite”.
Un nido “quasi” gratuito e una scuola dell’infanzia di qualità
“Non basta costruire un nuovo polo per l’infanzia”, anche se si tratta certamente di un passo significativo ed importante “pur se rappresentano (i poli) la nervatura educativa nel nostro paese, noi possiamo rigenerare, ristrutturare, ammodernare una parte dell’attuale patrimonio edilizio, in una ottica di connessione di strutture e servizi e beati siano i costruttori di scuole! Ma…. i mattoni non bastano, perché ci vogliono idee, motivazioni, un curricolo per sperimentare modelli pedagogici innovativi.”
Come si legge nell’Agenda per lo zerosei, dobbiamo auspicare che ci sia in tutti i territori un nido “quasi gratuito” per tutti i genitori che lo chiedono, “il polo infanzia può essere visto come un laboratorio che usufruisce di una ambientazione coordinata di spazi comuni, di occasioni di scambi, di diverse sfumature nella relazione educativa tra i bambini. Ma non possiamo pensare che sia una prospettiva generalizzabile, sia per la diversa presenza di strutture, sia per il dislivello nella frequenza dei due tipi di servizi educativi. Il divario tra l’accoglienza a 2 anni (nei nidi) e quella a 3 anni (nelle scuole dell’infanzia) è troppo evidente, dunque conviene considerare i poli dell’infanzia come punti di attrazione di una nuova consapevolezza pedagogica”[5].
Costruire e far crescere una nuova consapevolezza pedagogica, è questa la nuova sfida, la nuova tappa della Ballata Popolare[6].
[1] Giancarlo Cerini, Atlante delle riforme (im)possibili (opera postuma), Tecnodid, 2021, p. 59 e seguenti.
[2] Ibidem, p. 29.
[3] Maria Teresa Indellicati, Corriere Romagna, 19 gennaio 2024.
[4] DM 22 novembre 2021, n. 334.
[5] I pensieri di Giancarlo Cerini riportati nel testo, oltre a quelli ripresi da “Atlante delle riforme (im)possibili” sono tratti da “Agenda per lo zerosei“, pubblicata e rinvenibile sull’archivio del Centro Iniziativa Democratica Insegnanti.
[6] “Ballata popolare” è una delle più importanti metafore di Giancarlo Cerini. Non credeva alle imprese solitarie, né alle idee risolutive architettate da pochi pensatori seppure geniali. Credeva che un’idea poteva andare a buon fine solo se diventava patrimonio di tutti. “Un’idea deve diventare una narrazione a più mani, ove anche gli ascoltatori possono diventare narratori, ove i ruoli si intrecciano e si scambiano, in una impresa corale, che viene dunque sentita come propria”.