Dieci anni dopo la pubblicazione su Le Figaro del «Manifesto del futurismo», Filippo Tommasi Marinetti dette alle stampe, per i caratteri della casa editrice Facchi di Milano, una raccolta di ventisei scritti politici intitolata «Democrazia futurista», che voleva essere la summa del proprio programma politico per il rinnovamento dell’Italia, un paese malato di passatismo con un urgente bisogno di futurismo.
Il poeta apriva l’opera con una dichiarazione di incondizionata fede nel genio italico: “Noi difettiamo di materie prime, e siamo una potenza di ricchezza agricola mediocre. Il nostro orgoglio italiano è basato sulla superiorità nostra come quantità enorme di individui geniali. […] L’Italia rappresenta nel mondo una specie di minoranza genialissima tutta costituita di individui superiori alla media umana per forza creatrice innovatrice improvvisatrice”.
La valorizzazione del «made in Italy»
La convinzione marinettiana che creatività ed eccellenza italiana costituiscano non solo elementi fondanti del nostro patrimonio identitario ma anche fattori determinanti dello sviluppo economico e culturale italiano è anche alla base della Legge 27 dicembre 2023, n. 206, con cui il Parlamento ha approvato definitivamente il disegno di legge AC 1341/A presentato il 27 luglio 2023 alla Camera dei deputati dal Governo (primo firmatario il «Ministro delle imprese e del made in Italy») e recante “Disposizioni organiche per la valorizzazione, la promozione e la tutela del made in Italy”.
Come sottolineato nella relazione esplicativa al DDL AC 1341/A, il concetto di «made in Italy» si è venuto costruendo nella storia della lunga evoluzione sociale e culturale del nostro paese, associandosi di volta in volta «all’idea di qualità dei prodotti, di tradizione, di innovazione, di tipicità e di legame con uno specifico territorio, ad un senso del bello e del ben fatto, ma anche – più latamente – ad un più ampio concetto del “vivere italiano” e del “benessere”».
Di fronte ad uno scenario macroeconomico che vede la manifattura italiana confrontarsi con una crisi che, già annosa, risulta oggi aggravata dagli strascichi della pandemia, dalla strozzatura delle filiere globali, dalla crisi energetica e dagli effetti recessivi del conflitto russo-ucraino, il nuovo testo normativo si propone di «valorizzare e promuovere, in Italia e all’estero, le produzioni di eccellenza, il patrimonio culturale e le radici culturali nazionali, quali fattori da preservare e tramandare non solo a fini identitari, ma anche per la crescita dell’economia nazionale nell’ambito e in coerenza con le regole del mercato interno dell’Unione europea» (art. 1).
Il «made in Italy» e la scuola
All’interno di un approccio che vuole essere sistemico, organico e strutturato al tema complesso ed eterogeneo del «made in Italy», nella legge 206/2023 non possono mancare misure rivolte anche al mondo dell’istruzione e della formazione dei giovani.
Il 15 aprile viene così individuato come la data in cui le istituzioni scolastiche del primo e del secondo ciclo, unitamente alle altre istituzioni pubbliche e ai “luoghi di produzione” (sic), celebreranno la «Giornata nazionale del made in Italy» (art. 3).
Mentre tra le varie finalità perseguite dal «Piano nazionale strategico per la promozione e lo sviluppo delle imprese culturali e creative», è prevista l’incentivazione di «percorsi di formazione finanziaria e gestionale dedicati alle competenze connesse alle attività del settore, in particolare mediante intese con il Ministero dell’istruzione e del merito e con le associazioni tra imprese» (art. 30). Il piano è elaborato con cadenza triennale dal Ministro della cultura, di concerto con il Ministro delle imprese e del made in Italy e con il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, sentita la Conferenza Stato, regioni e province autonome,
Il Liceo del «made in Italy»
La novità di maggior rilievo riguardante il nostro sistema educativo di istruzione e formazione è però sicuramente rappresentata dalla modifica ordinamentale introdotta con l’istituzione del percorso liceale del «made in Italy», che si inserisce nell’articolazione del sistema dei licei disegnata dall’articolo 3 del regolamento del Presidente della Repubblica 15 marzo 2010, n. 89, e, nella previsione normativa, è finalizzato a «promuovere, in vista dell’allineamento tra la domanda e l’offerta di lavoro, le conoscenze, le abilità e le competenze connesse al made in Italy» (art. 18, comma 1).
Entro i novanta giorni successivi all’11 gennaio 2024, data di entrata in vigore della legge 206/2023, il Governo, nell’esercizio della potestà regolamentare attribuitagli dall’articolo 17, comma 2, della legge 23 agosto 1988, n. 400, provvederà a integrare il DPR 89/2010. In maniera particolare, deve definire il quadro orario degli insegnamenti e gli specifici risultati di apprendimento del nuovo percorso liceale. Tale definizione deve tener conto dei limiti delle risorse umane, finanziarie e strumentali disponibili a legislazione vigente, e deve rispettare i principi dell’autonomia delle istituzioni scolastiche e degli spazi di flessibilità per l’adeguamento dell’offerta formativa alla vocazione economica e culturale del territorio.
Le norme generali regolatrici del Liceo «made in Italy»
I principi e i criteri direttivi, cui il Governo si dovrà attenere nell’esercizio della funzione legislativa ad esso delegata dalla legge 206/2023, sono enunciati dal comma 2 dell’art. 18 della medesima.
Il regolamento, oltre ad attenersi alle «Linee guida per le discipline STEM» adottate dal DM 15 settembre 2023, n. 184, in attuazione dell’articolo 1, comma 552, lett. a) della legge 197 del 29 dicembre 2022, deve prevedere che, a conclusione del percorso liceale «made in Italy», gli studenti, oltre a raggiungere i risultati di apprendimento comuni a tutti i licei, conseguano ulteriori e specifici risultati.
Ulteriori apprendimenti specifici del Liceo “Made in Italy”
Conoscenze, abilità e competenze approfondite nelle scienze economiche e giuridiche, all’interno di un quadro culturale che, riservando attenzione anche alle scienze matematiche, fisiche e naturali, consenta di cogliere le intersezioni tra le discipline.
Competenze imprenditoriali idonee alla promozione e alla valorizzazione degli specifici settori produttivi del «made in Italy»
Strumenti di ricerca e analisi degli scenari storico-geografici e artistico-culturali, nonché della dimensione anche storica dello sviluppo industriale ed economico dei settori produttivi del «made in Italy».
Specifiche competenze, abilità e conoscenze riguardanti la gestione d’impresa, le tecniche e le strategie di mercato per le imprese dei settori del «made in Italy», gli strumenti per il supporto e lo sviluppo dei loro processi produttivi e organizzativi e per la loro internalizzazione.
Competenze, abilità e conoscenze relative ai settori produttivi del «made in Italy», acquisite e approfondite, con progressiva specializzazione, anche in funzione di un qualificato inserimento nel mondo del lavoro e delle professioni, attraverso il potenziamento dei percorsi di apprendistato ai sensi dell’articolo 43 del decreto legislativo 15 giugno 2015, n. 81.
Strutture e competenze comunicative in due lingue straniere moderne (di livello B2 la prima e di livello B1 la seconda).
Inoltre, il regolamento deve prevedere che:
- sia potenziato l’apprendimento integrato dei contenuti delle attività formative programmate in lingua straniera veicolare (CLIL), senza tuttavia oneri aggiuntivi a carico della finanza pubblica e ferma restando la possibilità di ricevere finanziamenti da soggetti pubblici e privati;
- siano rafforzati i percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento sia attraverso la connessione con gli ITS Academy sia attraverso il tessuto socio-economico produttivo di riferimento. L’obiettivo va perseguito favorendo la laboratorialità, l’innovazione e l’apporto formativo delle imprese e degli enti del territorio, in continuità con la revisione dei PCTO (prevista dall’articolo 17, commi 4-5, del decreto-legge 4 maggio 2023, n. 48, convertito dalla legge 3 luglio 2023, n. 85, e comunque, anche in questo caso, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica).
La Fondazione “Imprese e competenze per il made in Italy”
Inoltre, l’articolo 19 della legge 206/2023 istituisce la fondazione «Imprese e competenze per il made in Italy». La fondazione ha il compito di promuovere il raccordo tra le imprese che rappresentano l’eccellenza del «made in Italy», comprese quelle titolari di marchi storici, e i licei del «made in Italy», e di diffondere la cultura d’impresa del «made in Italy» tra gli studenti favorendo iniziative mirate a un loro rapido inserimento nel mondo del lavoro.
A tal fine, ogni anno la fondazione assegna il premio di «Maestro del made in Italy» a imprenditori che si siano particolarmente distinti per la loro capacità di trasmettere il sapere e le competenze alle nuove generazioni nei settori di eccellenza del «made in Italy», anche attraverso iniziative formative e di sensibilizzazione dei giovani.
La fondazione si raccorda con le regioni e gli altri soggetti pubblici e privati della formazione professionale, del trasferimento tecnologico e con gli ITS Academy per creare un sistema, a partire dai principali distretti industriali, in cui i licei del «made in Italy» possano sviluppare i propri progetti formativi in coerenza con le direttrici di sviluppo economico sostenibile del Paese.
Della fondazione sono membri fondatori il Ministero delle Imprese e del Made in Italy e il MIM, che ne definiscono, d’intesa, gli obiettivi strategici mediante l’adozione di un atto di indirizzo.
Liceo del «made in Italy» vs Liceo Economico-Sociale
Nella versione del DDL varato dal Consiglio dei Ministri, l’opzione economico-sociale presente all’interno del percorso del liceo delle scienze umane, il cosiddetto LES, di cui all’articolo 9, comma 2, del DPR 89/2010, veniva eliminata per essere sostituita dal «made in Italy», inizialmente previsto anch’esso come opzione e non come settimo e autonomo indirizzo liceale.
La scelta dell’esecutivo appariva chiara ed inequivoca, anche se non perspicua nelle sue motivazioni.
Il LES rappresenta infatti un segmento scolastico che sembra riscuotere un gradimento crescente e di anno in anno sempre più convinto da parte delle famiglie e degli studenti.
Le giuste rimostranze della Rete dei LES, sostenute dall’AEE Italia (Associazione europea per l’educazione economica), dalla Fondazione Rosselli, e da diverse Università[1] e condivise dalla VII Commissione Cultura della Camera e dalla Conferenza delle Regioni e province autonome, hanno portato ad una modifica sostanziale dell’articolo di legge, prevedendo la convivenza tra il LES e il liceo del «made in Italy».
La procedura transitoria
In attesa del regolamento, entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge, le scuole che erogano l’opzione economico-sociale del Liceo delle scienze umane possono richiedere l’attivazione delle classi prime del liceo del «made in Italy», previo accordo tra l’Ufficio Scolastico Regionale e la Regione, sulla base di un quadro orario del piano degli studi relativo solo al primo biennio (e contenuto nell’allegato A alla legge), subordinatamente alla sussistenza di una serie di condizioni.
Il quadro orario del biennio è lo stesso di quello del LES, con l’introduzione di tre ore settimanali di Economia Politica, in sostituzione delle tre ore di insegnamento pluridisciplinare di Scienze Umane (psicologia, antropologia, sociologia e metodologia della ricerca), e di un’ora settimanale di Storia dell’Arte, a detrimento dell’insegnamento di una seconda lingua straniera che da tre scende a due ore settimanali.
I tempi
Con nota 28 dicembre 2023, prot. 41308, il MIM ha chiarito che, a garanzia del rispetto delle clausole di invarianza finanziaria previste dalla legge, l’attivazione delle prime classi del liceo del «made in Italy» deve prevedere la rinuncia da parte dell’istituzione scolastica all’attivazione di un numero corrispondente di classi prime del LES.
Per consentire il rispetto del termine delle iscrizioni, fissato al 10 febbraio 2024, la nota prevede che le istituzioni scolastiche interessate presentino la richiesta di attivazione delle prime classi del «made in Italy», contestualmente, alla Regione e all’Ufficio scolastico regionale entro il 15 gennaio 2024 per le necessarie verifiche e ai fini del “previo accordo” di cui al comma 5, dell’articolo 18, della legge, che dovrà essere definito entro il 20 gennaio 2024.
Entro tale data, infatti, gli UU.SS.RR. dovranno comunicare alla Direzione Generale per i Sistemi Informativi e la Statistica (DGSIS) del MIM l’elenco dei codici meccanografici delle scuole autorizzate ad attivare il nuovo indirizzo liceale “made in Italy”. La DGSIS provvederà quindi ad integrare in tal senso i modelli di iscrizione personalizzati delle istituzioni scolastiche, così che a partire dal 23 gennaio 2024, senza alcun intervento ulteriore da parte delle scuole, il nuovo indirizzo liceale potrà essere scelto dalle famiglie per le iscrizioni on-line sulla piattaforma UNICA.
I problemi
È pur vero che le «Linee guida per l’orientamento» (DM 22 dicembre 2022, n. 328) sottolineino l’importanza di rafforzare il raccordo tra scuole del primo e del secondo ciclo di istruzione per consentire agli studenti una scelta consapevole e ponderata, che ne valorizzi le potenzialitàe i talenti e riduca i rischi della dispersione. È pur vero che la nota MIM 12 dicembre 2023, prot. n. 40055, sulle iscrizioni a.s. 2024/2025, ribadisca anche quest’anno che per la sua peculiare rilevanza il “consiglio di orientamento” espresso dal Consiglio di classe per gli alunni della terza classe della scuola secondaria di primo grado debba essere comunicato in tempo utile per l’iscrizione alla scuola secondaria di secondo grado. Ma la mancanza di indicazioni sul profilo d’uscita del nuovo liceo, con la sua non chiara collocazione all’interno dell’attuale sistema educativo di istruzione e formazione, porta con sé difficoltà tali da causare un rifiuto quasi unanime da parte dei Collegi dei Docenti di adottare i nuovi percorsi già nell’a.s. 2024/2025.
Altro elemento non trascurabile di incertezza è rappresentato dalla volontà delle singole Regione ad includere nella programmazione della propria offerta formativa un percorso di studi dai contorni e dai contenuti ancora incerti.
Liceo del «made in Italy». What else?
A conclusione di questa veloce e provvisoria disanima, traendo la similitudine dal mondo del marketing, potremmo dire che allo stato attuale il liceo del «Made in Italy» si presenta come un prodotto pronto ad essere lanciato sul mercato, che può fare affidamento su un brand universalmente noto e apprezzato e su di un packaging intrigante, ma privo delle indicazioni necessarie ad inquadrare funzionalmente l’oggetto. La campagna promozionale cerca di sopperire a tale deficit informativo con una comunicazione di natura iconica ed emozionale che, parafrasando il fortunato slogan di un’azienda leader nel segmento del caffè porzionato benché priva del marchio «Made in Italy», potrebbe suonare all’incirca: Liceo del «made in Italy». What else?
La pubblicità fa parte però del marketing mix e nessuna campagna pubblicitaria può da sola sopperire alla mancanza di un’offerta chiara e definita e alla imprecisa definizione del target di riferimento.
[1] Cfr. D. Ciccone, Liceo del Made in Italy. Una nuova (o vecchia) opportunità?, Scuola7-361, 3 dicembre 2023.