Italo Calvino conclude la seconda delle sue “Lezioni americane”, dedicata alla “Rapidità”, con il racconto di un aneddoto che ha come protagonista uno dei fondatori della religione taoista: «Tra le molte virtù di Chuang-Tzu c’era l’abilità nel disegno. Il re gli chiese il disegno di un granchio. Chuang-Tzu disse che aveva bisogno di cinque anni di tempo e di una villa con dodici servitori. Dopo cinque anni il disegno non era ancora cominciato. Ho bisogno di altri cinque anni, disse Chuang-Tzu. Il re glieli accordò. Allo scadere dei dieci anni, Chuang-Tzu prese il pennello e in un istante, con un solo gesto, disegnò il più perfetto granchio che si fosse mai visto».
Fretta e velocità
Per quanto l’autore del «Sentiero dei nidi di ragno» si rivolga in primo luogo agli scrittori, l’apologo di Chuang-Tze rende evidente, anche per chi delle lettere non fa professione, l’esile ma purtuttavia netta linea di demarcazione che corre tra fretta e velocità.
E il bisogno di fare ricorso al sottile distinguo è stato probabilmente sentito con forza da chi nei giorni scorsi ha avuto tra le mani la bozza di decreto con cui il Ministero dell’Istruzione e del Merito, in attesa della riforma dell’Istruzione Tecnica (di cui al Decreto-Legge 23 settembre 2022, n. 144), intende promuovere già per l’a.s. 2024-2025 un piano nazionale di sperimentazione relativo all’istituzione della filiera formativa tecnologico-professionale, primo anticipo della radicale rilettura del rapporto scuola-mondo del lavoro prevista dal Disegno di Legge 924 del 18 settembre 2023. Ma procediamo con ordine.
La Riforma degli istituti tecnici e professionali
Come è noto, il PNRR prevede all’interno della Missione 4.1 una «Riforma degli istituti tecnici e professionali», destinata a coinvolgere una popolazione scolastica composta attualmente da quasi un milione e trecentomila studenti.
La nuova riforma, affidata al Ministero dell’Istruzione e del Merito, dovrebbe riuscire finalmente ad allineare i curricula degli istituti tecnici e professionali alla domanda di competenze che proviene dal tessuto produttivo del Paese, orientandoli in particolare verso l’innovazione digitale richiesta dai nuovi modelli di produzione e gestione aziendale dettati dalla cosiddetta quarta rivoluzione industriale e da alcuni anni oggetto di specifici piani governativi:
- Piano Industria 4.0, varato nel 2016 dal Governo Renzi;
- Piano Impresa 4.0, promosso dal Governo Conte nel 2018;
- Piano nazionale della Transizione 4.0 del 2019, fatto confluire dal Governo Draghi nel PNRR.
Il Decreto-Legge 23 settembre 2022, n. 144
Proprio il Governo Draghi definì i principi e i criteri direttivi di questa importante riforma con uno degli ultimi atti del suo mandato, il DL 23 settembre 2022, n. 144 (cd. “Aiuti Ter”), convertito con modificazioni dalla Legge 17 novembre 2022, n. 175[1], tra le “ulteriori misure urgenti in materia di politica energetica nazionale, produttività delle imprese, politiche sociali e per la realizzazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza”, e in particolare con gli articoli 26 («Misure per la riforma degli istituti tecnici»), 27 («Misure per la riforma degli istituti professionali») e 28 («Osservatorio nazionale per l’istruzione tecnica e professionale»).
Mentre per gli Istituti professionali, già oggetto di un profondo ripensamento avviato dal D.lgs. 13 aprile 2017, n. 61, è previsto sostanzialmente un aggiornamento in coerenza con gli obiettivi di innovazione, sostenibilità ambientale e competitività del sistema produttivo fissati dal PNRR, per l’Istruzione Tecnica l’intento riformatore incide più in profondità.
Per gli Istituti tecnici, il DL 144/2022 prescrive infatti che, con uno o più regolamenti, nei limiti delle risorse umane, finanziarie e strumentali disponibili e nella piena valorizzazione dell’autonomia delle istituzioni scolastiche, si proceda ad una revisione ordinamentale, che sostenga il rilancio del Paese e consolidi il legame tra crescita economica e giustizia sociale.
Contenuti dei regolamenti
In particolare, i regolamenti devono:
- ridisegnare i curriculi previsti dal decreto del Presidente della Repubblica 15 marzo 2010, n. 88, mirando a rafforzare le competenze linguistiche, storiche, matematiche e scientifiche e la connessione al tessuto socioeconomico del territorio di riferimento, favorendo la laboratorialità e l’innovazione; valorizzando una didattica per competenze, caratterizzata dall’interdisciplinarità e dalle unità di apprendimento; aggiornando il Profilo educativo, culturale e professionale dello studente; ridefinendo gli indirizzi e i relativi quadri orari e incrementando gli spazi di flessibilità;
- prevedere meccanismi di continuità degli apprendimenti con i percorsi dell’istruzione terziaria nei settori tecnologici, sia degli ITS Academy che dell’Università;
- prevedere specifiche attività formative destinate al personale docente degli istituti tecnici, finalizzate alla sperimentazione di modalità didattiche laboratoriali, innovative;
- prevedere a livello regionale o interregionale accordi, denominati «Patti educativi 4.0», per l’integrazione e la condivisione delle risorse professionali, logistiche e strumentali tra gli istituti tecnici, le imprese, gli enti di formazione accreditati dalle Regioni, gli ITS Academy, le università e i centri di ricerca valorizzando i poli tecnico-professionali e i patti educativi di comunità.
La riforma una e trina
Il Ministro Valditara, nell’intento di colmare il divario tra le competenze acquisite a scuola e quelle richieste dal mercato del lavoro[2] di portare la scuola italiana agli standard europei e di dare concreta attuazione agli intenti riformatori del PNRR, senza metterne a rischio i finanziamenti, il 18 settembre scorso ha portato all’approvazione del Consiglio dei Ministri lo schema di disegno di legge di istituzione della filiera formativa tecnologico-professionale.
Il provvedimento istituisce (nelle intenzioni iniziali, già a decorrere dall’a.s. 2024/2025) una filiera formativa tecnologico-professionale, in cui rientrano i percorsi sperimentali del secondo ciclo di istruzione e i percorsi degli ITS Academy, dell’istruzione e formazione professionale e degli IFTS e a cui possono aderire anche le regioni. Inoltre prevede la creazione di un’unica offerta di istruzione e formazione, anche mediante la possibilità di costituire le reti (i «campus»), a cui potranno aderire, oltre alle istituzioni formative sopra citate, le altre istituzioni scolastiche secondarie di secondo grado, le Università, gli istituti AFAM e altri soggetti pubblici o privati. Infine, consente il completamento del percorso di studi tecnico-professionali in quattro anni[3].
Al DDL, attualmente in discussione al Senato[4], nelle ultime settimane si sono però affiancati altri due atti riformatori, di non scarso rilievo.
La bozza del DPR
Nelle giornate del 7 e 16 novembre 2023, il MIM ha infatti presentato alle organizzazioni sindacali la bozza di DPR di attuazione dell’articolo 26 del DL 144 del 23 settembre 2022[5].
Contrariamente a quanto faceva presagire il comma 5 dell’art. 26 del D-L 144/2022, il MIM ha deciso di intervenire sulla materia non riscrivendo la norma ex novo, ma introducendo delle modifiche al testo del DPR 88/2010.
Per quanto rinvii la definizione dei quadri-orari degli indirizzi ad un successivo decreto interministeriale MIM-MEF, la bozza di Regolamento riorganizza i curricoli in un’area di istruzione generale nazionale e un’area di indirizzo flessibile (diversa per ciascuno dei due settori, economico e tecnologico-ambientale, in cui è strutturata l’istruzione tecnica), comprensiva di una quota-oraria, definita quota di “area territoriale”, messa a disposizione della scuola e finalizzata a potenziare, già a partire dal primo biennio, le discipline di indirizzo e le competenze coerenti con le esigenze del territorio e i propri fabbisogni formativi.
Le novità
Tra le novità previste dalla bozza di Regolamento vi sono inoltre:
- l’aumento di compresenze, oltre quelle già previste con gli ITP, in particolare nel secondo biennio e nel quinto anno dei percorsi del settore economico;
- l’elevazione della quota di autonomia dal 20% al 25% dell’orario complessivo del primo biennio, del secondo biennio e del quinto anno, distintamente calcolata per area di istruzione generale e area di indirizzo flessibile;
- un maggiore collegamento con il mondo del lavoro con l’uso di spazi di flessibilità fino al 30% del monte ore del quinto anno e riduzione dell’orario settimanale scolastico da 32 a 30 ore;
- il possibile anticipo dei PCTO a partire dal secondo anno;
- ai fini dello sviluppo dell’internazionalizzazione dell’istruzione e della realizzazione dello Spazio europeo dell’istruzione, l’introduzione già dal terzo anno della metodologia CLIL (l’insegnamento in lingua inglese delle discipline non linguistiche nel terzo, quarto e quinto anno di corso dovrebbe coprire almeno un terzo del monte-ore annuale delle discipline) e il possibile ricorso alla compresenza di conversatori di lingua straniera in affiancamento ai docenti di lingua straniera e ai docenti delle discipline di indirizzo.
Il parere del CSPI sulla bozza di Regolamento
Accolta con favore da molte delle organizzazioni sindacali, la bozza ha tuttavia destato più di una perplessità, soprattutto in alcune OOSS.
Lo stesso CSPI, nella seduta plenaria n. 115 del 23 novembre 2023, pur esprimendo parere favorevole, ha individuato nell’impianto dell’intero progetto numerose criticità ed ha auspicato che nei successivi passaggi formali e istituzionali esse siano prese in considerazione, per non indebolire nelle fondamenta quella che si propone come un’importante riforma.
In attesa di poter esaminare il testo definitivo, ci limitiamo a riportare alcune delle osservazioni critiche formulate dal CSPI:
- la declinazione territoriale dell’offerta formativa dei futuri istituti tecnici corre il rischio di basarsi su esigenze transitorie e troppo specifiche, soprattutto alla luce dei continui cambiamenti che investono lo sviluppo economico-sociale e il mondo del lavoro, e dei significativi divari territoriali che caratterizzano il nostro Paese;
- il precoce avvio dell’esperienza dei PCTO già nelle classi seconde degli Istituti tecnici collide con la necessità di mantenere nel biennio un approccio orientativo, assicurato dalle discipline e dalle attività laboratoriali, in particolare per quelle di indirizzo;
- l’innalzamento della quota di autonomia dei curricoli, le aree di indirizzo flessibili (con al loro interno le aree territoriali), la previsione delle compresenze, la valorizzazione del ruolo degli uffici tecnici corrono il rischio di restare misure inattuate o depotenziate, se con successivi provvedimenti non saranno definite modalità di assegnazione di organico alle istituzioni scolastiche coerenti e funzionale all’offerta formativa;
- la riforma va accompagnata da uno specifico piano di formazione rivolto ai docenti, cui è richiesta una didattica innovativa, laboratoriale e interdisciplinare, ai dirigenti e al personale tutto, cui toccherà realizzare i necessari interventi organizzativi e amministrativi;
- l’intensificazione dell’insegnamento in lingua inglese delle discipline non linguistiche (CLIL) deve fare i conti con le difficoltà che incontrano ancora oggi le scuole nel trovare all’interno del proprio organico docenti di discipline di indirizzo in possesso delle competenze necessarie a veicolare parte dei contenuti della disciplina in lingua inglese.
Alcuni punti di attenzione dal parere
In sintesi, il CSPI sottolinea che in relazione agli obiettivi e alle potenzialità di una riforma degli Istituti tecnici e in un panorama di transizione tecnologica all’interno del contesto europeo e internazionale, è «necessario includere nella riforma interventi ordinamentali sostenuti a regime da finanziamenti ordinari, con particolare attenzione alla determinazione degli organici e al riconoscimento degli obblighi formativi dei docenti».
In merito poi alla tempistica di applicazione del provvedimento, il CSPI non ha potuto non osservare che «l’incertezza sulla conclusione dell’iter di emanazione del decreto in tempi utili per le attività di orientamento e per le iscrizioni per l’anno scolastico 2024/25 vanificherebbe uno degli obiettivi del progetto di riforma ovvero quello di implementare le iscrizioni ai percorsi proposti dagli istituti tecnici nel quadro di un significativo rilancio dell’istruzione tecnica».
Quest’ultimo rilievo sembra però già essere stato superato dal MIM: a quanto comunicato il 16 novembre 2023 dal Direttore Generale della Direzione per gli Ordinamenti, Fabrizio Manca, alle organizzazioni sindacali, il decreto del Presidente della Repubblica di attuazione dell’articolo 26 del DL 144/2022 sarà emanato entro il 31 dicembre 2023, nel pieno rispetto dei termini pattuiti con Bruxelles, ma l’avvio dei nuovi istituti tecnici sarà posticipato all’anno scolastico 2025/26.
Il decreto ministeriale di sperimentazione
Come abbiamo ricordato, il disegno di legge 924, nell’istituire la filiera tecnologico professionale a partire dall’ a.s. 2024/2025, prevede che nell’ambito della medesima filiera formativa si attivino percorsi quadriennali sperimentali di istruzione secondaria di secondo grado, ai sensi dell’articolo 11 del regolamento di cui al DPR 8 marzo 1999, n. 275.
Per ora, l’iter del DDL 924 sembra però molto lontano dal concludersi: presentato in Senato in data 27 ottobre 2023 e assegnato il 23 novembre in sede referente alla 7a Commissione Permanente («Cultura e patrimonio culturale, istruzione pubblica»), il suo esame non è ancora iniziato.
Nonostante ciò (o forse proprio a causa di ciò), il MIM, nell’ambito di altre comunicazioni relative alla riforma degli Istituti tecnici, ha trasmesso alle organizzazioni sindacali una bozza di decreto ministeriale, con il quale intende avviare un piano nazionale di sperimentazione.
Da fonti sindacali si apprende che il decreto illustrato alle OO.SS. prevede che le scuole debbano:
- aderire a un “apposito Avviso nazionale” di selezione pubblica;
- progettare un’offerta formativa integrata dei percorsi quadriennali sperimentali di istruzione tecnica e/o professionale collegati a percorsi biennali degli ITS;
- realizzare una progettazione “integrata in rete” con il coinvolgimento di ITS Academy, scuole secondarie di secondo grado, centri di formazione professionale accreditati dalle Regioni, università, istituzioni AFAM e rappresentanti del sistema delle imprese e delle professioni;
- potenziare e anticipare le ore dedicate ai PCTO già al II anno di studio;
- definire relazioni stabili con aziende del territorio e stipulare contratti di apprendistato;
- garantire il raggiungimento degli obiettivi specifici di apprendimento e delle competenze, previsti per il quinto anno di corso, entro il termine del quarto anno;
- garantire il conseguimento di certificazioni internazionali per le competenze linguistico-comunicative in lingua straniera;
- garantire attività laboratoriali svolte da soggetti provenienti dai settori delle imprese.
Quanta fretta ma dove corri
La valutazione di una norma, a maggior ragione se impatta sulla vita di centinaia di migliaia di studenti e di decine di migliaia di insegnanti, richiede un’attenta lettura e un’approfondita riflessione.
Ci limiteremo quindi solo ad esprimere alcune considerazioni di carattere generale.
La decisione di accelerare i tempi, introducendo già dall’a.s. 2024/25 alcuni (o tutti?) gli elementi caratterizzanti la riforma proposta da un disegno di legge già incardinato in Parlamento (percorsi quadriennali collegati a percorsi biennali degli ITS; campus; anticipo dei PCTO; stretta collaborazione con le realtà imprenditoriali e professionali del territorio; docenze specifiche assegnate ad esperti provenienti dal mondo produttivo e professionale per ampliare l’offerta didattica, in primis quella laboratoriale), genera qualche perplessità sotto il profilo della correttezza istituzionale.
L’imminenza dell’apertura delle iscrizioni alle classi iniziali di ciclo delle scuole secondarie di secondo grado (per il passato anno scolastico le famiglie poterono effettuare le iscrizioni tra il 9 e il 30 gennaio) sembra poi destinata a creare non poca confusione tra i genitori e appare in contraddizione con la giusta enfasi che il Ministero sta dedicando in questi mesi alle tematiche dell’orientamento.
In aggiunta, le scuole che intenderanno aderire alla sperimentazione dovranno assolvere nel giro di pochissimi giorni ad una moltitudine di adempimenti legati alla complessa progettazione del percorso e alla sua approvazione da parte degli organi collegiali: un’attività che richiederà un impegno non di poco conto.
Vero è che nel 2021 il DM 344, «concernente l’ampliamento e l’adeguamento della sperimentazione di percorsi quadriennali di istruzione secondaria di secondo grado», vide la luce il 3 dicembre e che l’avviso ad esso collegato giunse alle scuole non prima del 7 dicembre.
Ma due anni fa le istituzioni scolastiche iniziavano a riprendere il cammino dopo la lunga sosta imposta dalla pandemia da COVID-19, mentre ora dirigenti, docenti e segreterie scolastiche sono onerati da molteplici attività, a causa del contemporaneo e copioso afflusso di finanziamenti che impongono una stringente tempistica nella spesa e nella rendicontazione.
Chi si ferma… forse raggiunge meglio la meta
Né del resto risulta chiaro il motivo per cui avviare una nuova sperimentazione quadriennale, quando ne è in corso una iniziata da appena un anno, sul cui andamento non è al momento stato prodotto alcun documento valutativo.
Infine, alcune delle osservazioni espresse dal CSPI in merito alla bozza di Regolamento di riforma dei tecnici sembrano, a buona ragione, da ripetersi anche per questa sperimentazione: il rischio che nella sua declinazione territoriale l’offerta formativa dei futuri istituti tecnici dia eccessivo peso ad esigenze transitorie e localistiche; la necessità di un piano di formazione per i docenti e per tutto il personale; la difficoltà di realizzare il CLIL nelle nostre scuole; la necessità di preservare nel biennio un approccio orientativo messo in pericolo dall’anticipo dell’esperienza dei PCTO già nelle classi seconde.
Di fronte a queste criticità e alla complessità e importanza della materia, il ricordo del disegno perfetto del granchio di Chang-Tzu spinge allora anche noi a chiederci se sia preferibile cedere ad un alacre dinamismo e perseguire senza sosta il raggiungimento del proprio scopo, all’insegna del “chi si ferma è perduto” di decurtisiana memoria, o abbandonarsi all’indugio e ammettere che c’è bisogno di un tempo maggiore per poter operare poi con più rapidità e precisione.
[1] Legge 17 novembre 2022, n. 175, Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 23 settembre 2022, n. 144, recante ulteriori misure urgenti in materia di politica energetica nazionale, produttività delle imprese, politiche sociali e per la realizzazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR). (22G00187).
[2] Secondo i dati di https://excelsior.unioncamere.net/ nel novembre 2023 il mancato incontro tra domanda e offerta di lavoro interessa il 48,5% delle assunzioni, ovvero circa 209mila profili dei 430mila ricercati.
[3] Cfr. Domenico CICCONE, Filiera formativa tecnologica-professionale. Una partenza con il piede giusto, Scuola7-351 del 24/09/2023 (https://www.scuola7.it/2023/351/filiera-formativa-tecnologica-professionale/).
[4] Disegno di legge 924 del 18 settembre 2023 – Istituzione della filiera formativa tecnologico-professionale e di revisione della disciplina in materia di valutazione del comportamento delle studentesse e degli studenti.
[5] Negli incontri l’Amministrazione ha anche illustrato i contenuti della bozza di decreto ministeriale attuativo dell’articolo 28 del DL 144/2022 riguardante le modalità di funzionamento dell’osservatorio nazionale per l’istruzione tecnica e professionale. Sullo schema di decreto il CSPI, nella seduta plenaria n. 112 del 25/10/2023, aveva già espresso il proprio parere favorevole, seppure evidenziando qualche perplessità in ordine alla durata degli incarichi dei componenti e sui quorum costitutivo delle riunioni e deliberativo.