Lo sviluppo e il potenziamento delle soft skills permettono di raggiungere il benessere individuale e collettivo. In particolare all’educazione e alla formazione è richiesto di potenziare e implementare le varie tipologie di competenze per la vita in un’ottica di life long learning. È indispensabile ripensare i sistemi di istruzione e di apprendimento permanente, investendo sulle soft skills, anche ai fini di un più agevole e proficuo accesso al mondo del lavoro.
Focus
Il focus è di offrire un’occasione di confronto per favorire un processo di sintesi costruttiva tra le dinamiche attivate e ancora da attivare a scuola, con un raccordo con università e mondo del lavoro, alla luce di un interesse comunitario. Certi talenti e doti fanno parte del bagaglio personale che si determina già nei primi anni di vita, tuttavia è auspicabile potenziare alcune competenze nel percorso di sviluppo e crescita. Le soft skills si configurano come capacità atte a trasformare i propri comportamenti per fronteggiare qualunque evento imprevisto, che consentano di integrarsi, lavorare efficacemente, accrescere di valore sia a scuola che sul posto di lavoro un domani. In un contesto lavorativo in cui i ruoli non sono più immutabili nel tempo, è richiesta una maggiore flessibilità. I docenti hanno il compito di stimolare negli studenti la capacità di vedere la realtà in modo non frammentario, ma nella totalità delle sue espressioni. Le soft skills permeanosia le politiche di organismi internazionali, sia gli studi che si occupano della formazione scolastica, universitaria e lavorativa. Si registra pertanto uno spostamento di attenzione dal basilare sapere o saper fare alla operatività.
Soft skills e hard skills
Le soft skills sono predittive del successo scolastico e lavorativo di una persona, infatti studi recenti hanno reso noto che percorsi educativi strutturati per migliorarle, hanno benefici sulla stabilità emotiva e relazionale degli studenti e favoriscono la positività e l’autoefficacia. Per questa ragione la scuola deve impegnarsi sempre più per sviluppare e potenziare tali competenze. Penso sia fondamentale il concetto di trasferibilità di una competenza, nel senso che può essere applicabile in svariati ambiti anche molto differenti fra loro.
Accanto alle soft skills ci sono le hard skills, conoscenze e competenze tecniche specifiche e quindi poco trasferibili. Le hard skills si suddividono in hard skills generiche, di tipo tecnico, che possono essere usate in molti ambiti scolastici e lavorativi e le hard skills specifiche, adatte ad ambiti particolari, quindi non generalizzabili. Molti studi hanno dimostrato il legame tra il possesso delle soft skills e la capacità di un individuo di ottenere un lavoro, di spostarsi facilmente da un impiego a un altro. Vi è una stretta correlazione fra l’uso di differenti attività didattiche e la valorizzazione delle soft skill, per esempio il trasferimento periodico degli studenti all’estero.
Intelligenza emotiva
Un approccio sistematizzato alle soft skills è stato già attivato mediante il RAV, con le competenze di cittadinanza e con Educazione Civica. Essenziale è porre il focus sull’intelligenza emotiva, indicata tra le soft skills e considerata come un valore aggiunto.Le emozioni rappresentano la base dei processi motivazionali, decisionali, di pensiero, relazionali e di benessere. L’incapacità di adattarsi, di collaborare, di autocontrollo delle proprie emozioni, di empatia, sono alla radice dell’analfabetismo emotivo. Gli studenti nel tempo devono autovalutarsi per essere coscienti di possedere certe soft skills spendibili nel mondo del lavoro e inserirle nel curriculum vitae. Si rende necessario mettere in campo un percorso di valutazione delle competenze, in cui siano chiaramente stabiliti dei criteri per la misurazione delle prestazioni, l’identificazione e la raccolta dei dati riguardanti le performance eccellenti, la suddivisione di ogni competenza in comportamenti osservabili e valutabili, la convalidazione statistica del modello di competenze. Le competenze trasversali sono essenziali per alcuni ruoli molto ricercati da certe aziende al fine di inserire il soggetto giusto nel posto giusto.
Eurydice
La rete europea di informazione sull’istruzione Eurydice ha pubblicato un aggiornamento del rapporto nel 2022 riguardante gli indicatori strutturali per il monitoraggio dei sistemi di istruzione e formazione in Europa. Nelle novità c’è sicuramente l’individuazione, tra gli indicatori chiave, delle competenze digitali.Molti sistemi educativi europei hanno messo in campo l’insegnamento delle competenze digitali già a partire dalla scuola primaria con l’obiettivo di stimolare la creazione di ecosistemi digitali validi per la didattica. Si evince la necessarietà di allenare le soft skills proprio come si fa per le hard skills. L’emergenza sanitaria e le problematiche dovute alla guerra in corso fra Russia e Ucraina, hanno incrementato lo sviluppo e l’adozione di soluzioni correlate alle soft skills. Diversi percorsi sono stati messi in campo a livello internazionale e nello specifico anche in alcune scuole italiane con l’obiettivo di sperimentare l’insegnamento delle cosiddette competenze non cognitive, come già denominate in passato dal Ministro Bianchi. I primi risultati saranno resi noti il prossimo anno e rappresenteranno un terreno di confronto in termini di azione educativa e formativa diretta.
Le dichiarazioni del Ministro
L’attuale Ministro dell’Istruzione e del Merito, in una recente intervista, ha spiegato la sua idea sulla scuola e sull’istruzione, su cui si prefigge di operare molti cambiamenti e miglioramenti. Precisamente ha dichiarato: “La scuola è arricchimento culturale e al tempo stesso crescita personale, deve consentire ai giovani di realizzarsi come cittadini e individui, e di affermare un proprio progetto di vita anche nel campo professionale. Ho un grande piano contro la dispersione scolastica nel sud Italia, perché tutti devono avere le stesse possibilità”.
In relazione al lavoro degli insegnanti, il Ministro ha affermato: “Oltre alle nozioni, alla teoria e al metodo, la scuola deve essere in grado di insegnare le cosiddette soft skills, creando un ponte tra scuole e posti di lavoro che si realizzi anche durante il periodo scolastico”.
Per prevenire la dispersione, Il Ministro Valditara ha anche istituito la figura del docente-tutor, cioè un facilitatore per gli studenti: “La scuola deve tornare a promuovere l’ascensore sociale. Ci vuole una scuola che sappia garantire a ogni ragazzo la realizzazione della sua personalità e un’affermazione professionale. L’ascensore sociale si è bloccato. Da qui la sfida della personalizzazione della scuola e la prima riforma che ho lanciato: le linee guida sull’orientamento… La sfida è valorizzare i talenti di ciascuno: non esiste un unico modello di intelligenza ma tante intelligenze. La scuola deve fornire gli strumenti affinché i genitori e i ragazzi possano fare le scelte giuste. Merito significa valorizzare i talenti di tutti. Non è una scuola che deve veder svilupparsi una competizione tra ragazzi tra chi deve essere più bravo nei risultati. Il ragazzo deve avere serenità nell’affrontare il suo percorso. Non è la gara a chi prende il voto più alto ma a chi si impegna di più. L’alternanza scuola lavoro è importante non solo nei tecnici professionali ma anche perché consente di apprendere soft skills come la capacità di lavorare in squadra. Queste competenze non disciplinari garantiscono successo lavorativo”.
Le competenze non cognitive entrano nella didattica
Dopo il primo step, non portato a termine per la fine anticipata della precedente legislatura, il 3 agosto 2023 l’Aula della Camera dei deputati ha votato a favore delle disposizioni per la prevenzione della dispersione scolastica con l’introduzione sperimentale delle competenze di tipo non cognitivo.
Il disegno di legge, il cui titolo recita “Disposizioni per la prevenzione della dispersione scolastica mediante l’introduzione sperimentale delle competenze non cognitive nel metodo didattico”, nasce dalla proposta dell’Intergruppo parlamentare per la sussidiarietà sulle non cognitive skills.
Il testo, trasmesso al Senato, prevede che il Ministero dell’istruzione e del merito ponga in essere delle attività orientate allo sviluppo delle competenze non cognitive e trasversali nel percorso educativo, formativo e didattico delle istituzioni scolastiche statali e paritarie di ogni ordine e grado. L’obiettivo è di arricchire i contenuti disciplinari, le relative abilità basilari e di potenziare il successo formativo prevenendo analfabetismi funzionali, povertà educativa e dispersione scolastica, anche lo sviluppo armonico e integrale della persona, delle sue potenzialità e dei suoi talenti, come precisato con uno specifico emendamento approvato in Commissione. Al fine di favorire lo sviluppo delle competenze non cognitive e trasversali nelle attività educative e didattiche, il Ministero dell’istruzione e del merito deve redigere un Piano straordinario di azioni formative, dedicate agli insegnanti di ogni ordine e grado di scuola.
Perché una legge sulle soft skills
L’obiettivo principale della legge sullo sviluppo delle competenze non cognitive nelle scuole è rivolto al miglioramento del nostro sistema educativo. Infatti nel percorso culturale dei discenti, sono fondamentali gli apprendimenti delle discipline, ma lo sono anche lo sviluppo armonico della personalità, il pensiero critico, le competenze sociali quali la capacità di collaborazione, di operare in gruppo, di ascolto, di problem solving, appunto, le “competenze non cognitive”. Ai docenti è dunque affidato il compito di potenziare tali competenze non cognitive così come i contenuti disciplinari. Questo paradigma culturale inquadra l’integralità della persona e la complessità del processo di apprendimento e di sviluppo dei soggetti.
Le possibilità offerte della legge
La legge offre la possibilità di realizzare una sperimentazione a scuola su base volontaria enucleando le competenze da sviluppare, scegliendo le buone pratiche per veicolarle, insegnarle e valutarle, e consente di mettere in campo percorsi formativi mirati, pure con il sostegno di realtà del terzo settore.
Inoltre è prevista una formazione specifica per i docenti, rispetto ai contenuti delle soft skills e all’orientamento da individuare al fine di favorirne l’insegnamento. Lo scopo è di arricchire i percorsi disciplinari per attivare e sviluppare le non cognitive skills degli studenti, per esempio, mediante fasi laboratoriali volte agli studenti per sperimentare modalità di lavoro cooperativo, ad esempio attraverso o di rappresentazioni teatrali e artistiche.
Le competenze non cognitive hanno, in sintesi, un ruolo fondamentale nello sviluppo della consapevolezza, della partecipazione sociale e culturale, produttive nella sfera professionale. Viene quindi posto l’accento sulla formazione e sul percorso di crescita dell’individuo nella sua completezza.
Le soft skills per combattere la dispersione
Gli anni di didattica a distanza hanno messo a dura prova sia il corpo docente che gli studenti, soprattutto a livello relazionale. È consequenziale che oggi, quindi, occorra potenziare le competenze non cognitive, o in una logica di implementazione anche di quelle cognitive. È necessario, quindi, che i docenti favoriscano la perseveranza nello studio, la regolazione emotiva, la capacità di rapportarsi con gli altri, l’apertura mentale, il saper operare per obiettivi.
Se si analizza da quest’ottica la dispersione scolastica, tema cruciale per il successo formativo, sarà facile comprendere che la dispersione no è la risultanza di un mancato apprendimento, quanto un problema che investe tutta la persona, in chiave globale e olistica.
Nel testo della legge si introduce il concetto di una sistematica valutazione, iniziando dalla mappatura delle esperienze e dei progetti già in essere. Nella sperimentazione futura, sarebbe importante, nella fase preliminare, elencare alcune “buone pratiche” per poi poter effettuare una vera e propria progettazione rispetto allo sviluppo delle competenze socio-emotive.
Penso che ogni istituto scolastico potrebbe declinare tempi, modi e spazi con flessibilità organizzativa nell’utilizzo di insegnanti e risorse, nella formazione di gruppi di lavoro, referenti e commissioni, nella predisposizione di piccoli moduli formativi per ragazzi anche di classi diverse, con comuni bisogni per ottemperare ai dettami legislativi.