Da qualche anno a questa parte, le famiglie e le nuove generazioni stanno focalizzando la loro attenzione sui problemi della crescita affettiva. Ormai le scuole sono quotidianamente bersagliate dalle insicurezze e dalle perplessità, ma anche dalle frustrazioni dei genitori, che con le loro inquietudini stanno mettendo a rischio la sicurezza dei docenti e, conseguentemente, anche degli alunni.
Ultimamente, uno spot pubblicitario, nella fattispecie quello della ESSELUNGA, è riuscito a catalizzare la riflessione intorno ad un problema come quello della “sofferenza affettiva” delle nuove generazioni e dello smarrimento di certezze e stabilità.
Il racconto di una crisi familiare in uno spot
Il più recente episodio, indicativo di questa incertezza identitaria, che ha fatto discutere e ha interpellato psicologi, psicoanalisti, genitori e docenti, riguarda uno spot pubblicitario, che ha come protagonista una bambina, vittima di un processo molto diffuso negli ultimi tempi, riguardante il fenomeno della separazione fra i suoi genitori. La bambina naturalmente continua ad amare mamma e papà, senza entrare nelle ragioni che hanno indotto alla separazione. Lei ne riconosce il ruolo indispensabile per la sua crescita, così come ha inconsciamente consapevolezza del “peso specifico” che la separazione dei familiari potrà riservare alla sua crescita equilibrata.
Il peso specifico delle “ragioni del cuore”
L’attenzione suscitata da questo spot pubblicitario, che sembra avere contribuito a far prendere coscienza del ruolo e della importanza delle emozioni nella vita quotidiana di genitori e figli, che vivono laceranti problemi e situazioni di incertezze, evidenzia un diffuso sentimento di smarrimento. Come gli insegnanti, ad esempio, hanno in parte smarrito la sicurezza che, in un passato non molto lontano, caratterizzava la loro professione, parallelamente alla crisi deontologica dei professionisti della scuola si è estesa l’incertezza della vita affettiva delle nuove generazioni.
Ormai lo “star bene” sta diventando una formula astratta per migliaia di alunni e di insegnanti, perché il mondo in cui viviamo è diventato insicuro, senza prospettive, tanto che tutti, genitori, figli ed insegnanti, si trovano ad interrogarsi costantemente sul loro ruolo.
Un’analisi esperta
In un suo recente intervento, Massimo Recalcati, entrando nel merito del tema, commenta così lo spot della ESSELUNGA: “Per questa ragione (la bambina) non sceglie un frutto della discordia (una mela) ma un frutto simbolo, come ritiene per esempio la mitologia cinese, di immortalità (la pesca). Dunque un frutto che rappresenta un legame che non si interrompe, che non finisce, che si mantiene nel tempo” [1]. Il noto psicoanalista ne ricava che “I bambini fantasmizzano il legame affettivo con i loro genitori”; ed è una spiegazione di carattere psicoanalitico che, a giudizio dello studioso, non può essere vista come una celebrazione della famiglia tradizionale, come una interpretazione “politicizzata” dello spot potrebbe lasciare supporre.
A giudizio dello studioso, è forse più lecito interpretare il comportamento della bambina da un’ottica psicologico-psicoanalitica, poiché la piccola è più intenzionata a voler credere che tra i suoi genitori continui a sussistere un legame affettivo, capace di “sopportare il lutto del loro fallimento di coppia, senza coinvolgere la propria famiglia”.
La libertà di scelta
È questo, a giudizio di chi scrive, il senso più profondo dello spot, che non mette in discussione la libertà dei genitori di accedere alla separazione/divorzio, ma legge la funzione genitoriale in maniera positiva, anche quando ragioni non bene identificate hanno determinato la rottura del loro legame. Recalcati sembra avere ragione quando afferma che “ogni genitore separato sa di dover provare a compiere, in modo dignitoso, la sua funzione fondamentale, che consiste nel differenziare la sua posizione soggettiva e il suo diritto alla libertà”.
Lo spot salvaguarda, dunque, la libertà di scelta del genitore e la sua responsabilità, nei confronti di un figlio. In questa scelta non è, perciò, lecito vedere, come pure qualcuno ha tentato di fare, l’apologia di un modello di famiglia tradizionale, ma la fatica di un genitore che si misura con le emozioni di un figlio piccolo, al di fuori di ogni interessata condizione.
La crisi delle istituzioni tradizionali
Perché siamo giunti ad utilizzare delle categorie inappropriate, per interpretare le emozioni e le spiegazioni che riguardano l’attenzione rivolta ai sentimenti di una bambina? Quali sono le cause che avrebbero spinto in una direzione non univoca l’interpretazione di quel gesto? Le cause sono remote, ma sono indicative di un malessere, che interpella tutta la nostra società, che si caratterizza oggi più che in passato per la frequenza di crimini violenti, di suicidi, di abuso di droghe, che ne fanno una società “malata”, dove gli ideali sono diventati così inconsistenti, al punto da non essere più visti e interpretati in maniera univoca. La trasformazione delle istituzioni tradizionali, che continuano a sussistere, pur evidenziando molteplici fragilità, è la causa sostanziale di tutte le incoerenze e i cambiamenti, che hanno messo in crisi le nostre sicurezze, che non erano fondate unicamente sulle ragioni sociali e istituzionali, ma in primo luogo sulle “abilità del cuore”.
L’intelligenza emotiva
Per comprendere questo fenomeno risultano efficaci gli studi sull’intelligenza emotiva, un aspetto di quelle “intelligenze multiple” di cui, fin dal 1983, Gardner ci ha offerto spiegazioni plausibili. Tra le forme di intelligenza, che la tradizione aveva sempre trascurato, Gardner evidenziava l’“intelligenza personale”, che distingueva in “intrapersonale”, quale capacità dell’individuo di comprendere i propri sentimenti e le proprie emozioni, e “interpersonale”, come capacità di comprendere gli stati d’animo, le intenzioni e i desideri altrui.
Dal 1985, Payne approfondiva ed usava, per la prima volta, l’espressione “Intelligenza emotiva”. Da allora l’interesse per questo termine è stato alto, fino ad arrivare agli studi di Daniel Goleman che, nel 1995, ha contribuito a dare fama mondiale alla scoperta del peso della vita affettiva, con il volume “Intelligenza emotiva” [2], in cui sottolinea l’enorme potere delle emozioni sullo sviluppo della personalità.
Goleman definisce l’intelligenza emotiva come la capacità di gestire i propri sentimenti e quelli altrui, distinguendo tra un’intelligenza emotiva, di natura personale, riguardante la gestione della propria emotività, e un’intelligenza “emotiva sociale”, consistente nell’abilità di relazionarsi con gli altri.
La necessità di una alfabetizzazione emotiva
Gli studi sull’intelligenza emotiva sono stati, poi, trasfusi nelle neuroscienze, che hanno contribuito a sottolineare il ruolo e la centralità delle emozioni nel miglioramento della relazione con sé stessi e con gli altri.
È proprio da queste considerazioni che deriva l’esigenza, come affermato da Goleman, di curare un’alfabetizzazione emozionale, consistente in primo luogo nella capacità di distinguere e di esprimere gli stati emozionali, che non passano al vaglio della riflessione. E infatti le emozioni, essendo istintive, possono essere avvertite ed espresse anche dai bambini.
Ed è proprio questo che lo spot di ESSELUNGA tende a dimostrare: una bambina, anche molto piccola, stimolata dalle emozioni e dai sentimenti, è in grado di prendere gradualmente coscienza della propria vita emozionale, imparando precocemente a gestire e modulare la propria interiorità.
Un tema divisivo per l’opinione pubblica
Ciò ha fatto discutere l’opinione pubblica, seppure senza approfondimenti teorici, sul potere delle emozioni e dei sentimenti.
Se vogliamo analizzare, invece, il tema affrontato nello spot attraverso le abilità emotive, potremo dire che la consapevolezza di sé significa saper esprimere apertamente i propri sentimenti, imparare a conoscere i propri punti deboli, come quelli di forza, avere progressivamente chiaro nella mente che si può continuamente migliorare, anche accettando le critiche costruttive, imparando così ad avere maggiore fiducia in sé stessi.
In sostanza, anche un bambino può imparare a dominare le emozioni forti e i turbamenti che producono in lui queste emozioni, verso fini costruttivi, aprendo agli altri il proprio mondo interiore, contando sull’empatia. Dietro lo spot di ESSELUNGA c’è un’enfasi della condizione della bambina che, pur in presenza dell’evento doloroso della separazione dei genitori, riesce tuttavia a fare leva sulle sue emozioni pregresse, sui suoi sentimenti, attutendo in tal modo l’eventuale trauma della separazione dei genitori.
Il ruolo della scuola nell’alfabetizzazione emozionale e sentimentale
Goleman ha dimostrato quanto sia importante, per la crescita di una persona, a partire dalla fanciullezza, un ambiente come la scuola, che sia capace di accogliere gli alunni nelle loro fragilità e difficoltà, specie quando si tratta di contrastare fenomeni come il bullismo o l’emarginazione. Tutto questo dimostra che la centralità del significato dell’ambiente scolastico non sta, come per tanto tempo si è creduto, esclusivamente nella qualità delle proposte cognitive, ma soprattutto nello sviluppo delle relazioni e nella condivisione, con gli altri allievi, delle esperienze di apprendimento.
Goleman ha sentito il dovere di spiegare le ragioni del “peso specifico” di questa forma di intelligenza, sollecitata nel nostro tempo “da un netto aumento della frequenza dei crimini violenti, dei suicidi e degli abusi di droghe”, insieme ad altri indicatori di malessere, specie nel mondo giovanile. Il noto studioso, nel tentativo di guarire questi mali sociali, suggeriva di portare l’attenzione sulla competenza sociale ed emozionale, coltivando quelle che egli chiamava “le abilità del cuore”. E ricordava che queste forme di disagio, ormai dilaganti nella società statunitense, stavano facendo la loro comparsa anche in Italia ed erano indicative “di una alienazione sociale e di una disperazione individuale”.
La situazione in Italia
Goleman evidenzia che, anche nel nostro Paese, ha assunto un peso sempre maggiore la ricerca di autonomia dell’individuo che, a suo giudizio, finisce con l’erodere sempre di più la disponibilità alla solidarietà, incrementando una maggiore competitività che limitava o inibiva l’integrazione sociale delle persone. Questa disintegrazione della comunità si accompagna ad un atteggiamento di autoaffermazione, in un momento come il nostro in cui lo sviluppo delle pressioni economico-sociali richiederebbero invece una maggiore attenzione alla cooperazione e all’attenzione verso gli altri.
Questa cifra, a giudizio dello studioso, è il segno di una crisi sociale, ma anche di un malessere emozionale, evidente soprattutto fra i più giovani. E sottolinea che l’aumento degli atti di violenza, come gli omicidi di donne e di bambini, anche in un Paese come l’Italia, ha conosciuto un’impennata insolita, al punto che il nostro Paese si attesta al secondo posto dopo gli Stati Uniti sul tema della frequenza degli omicidi.
In particolare questo disagio ha finito col colpire anche l’infanzia, che sperimenta situazioni di malessere molto precocemente, dovute al fatto che gli stessi genitori oggi sono stressati da problemi di ogni tipo, economici o istituzionali.
A giudizio di Goleman questo mutamento delle condizioni di vita renderebbe indispensabile il compito d’insegnare ai bambini quegli alfabeti emozionali, che la nostra tradizione ha sempre considerato appannaggio della nostra cultura.
Puntare sulle ragioni del cuore
Oggi l’alfabetizzazione emozionale è diventata una necessità, come possiamo rilevare dall’esigenza di stimolare quelle “ragioni del cuore” che l’educazione ha posto al centro dei progetti familiari e scolastici. Questo spiega l’introduzione di una sempre più diffusa attenzione ai temi dell’accoglienza, degli alfabeti affettivi ed emotivi, della centralità pedagogica dell’empatia.
Perciò il futuro della scuola in Italia, ad ogni livello, dovrà essere incentrato sulla priorità degli alfabeti emozionali, che servono a garantire quella serenità di fondo, che permette di controllare i nostri sentimenti negativi e le nostre frustrazioni, due comportamenti indispensabili per far fronte a quella crisi dei legami sociali, che è una delle condizioni che hanno prodotto la crisi del sistema democratico, per dare spazio alle forme di violenza e di autoritarismo che, di fronte ai problemi dell’oggi, le varie società mondiali hanno recuperato al nostro immaginario.
[1] Massimo Recalcati, articolo “Come ci guardano i figli”, comparso sul quotidiano “Repubblica” del 29/09/2023.
[2] Daniel Goleman, “Intelligenza Emotiva – Che cos’è e perché può renderci felice” Rizzoli, 2011.