Le Scuole Europee sono istituti scolastici riconosciuti e controllati congiuntamente dai Governi degli Stati membri dell’UE. Esse sono caratterizzate da programmi di studio comuni, frutto di una rielaborazione dei programmi scolastici nazionali dei 27 paesi membri, e da un insegnamento delle lingue che occupa un posto rilevante nel curricolo, queste peculiarità le distinguono nettamente da qualsiasi sistema educativo[1].
Un progetto del secolo scorso
Il progetto delle scuole europee è stato concepito nell’ottobre del 1953 a Lussemburgo, su iniziativa dei funzionari della Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio[2], con il sostegno del Governo lussemburghese. La prima scuola è sorta in quell’anno in un sobborgo della città di Lussemburgo, proprio per i figli dei funzionari della CECA. Inizialmente è stato un esperimento per uniformare gli standard di insegnamento tra i paesi della Comunità. Questo esperimento di educazione congiunta di bambini di madrelingua e nazionalità diverse ha preso rapidamente forma grazie alla collaborazione tra i sei diversi Governi e Ministeri dell’Istruzione in materia di programmi di studio, nomina degli insegnanti, ispezioni e riconoscimento dei livelli raggiunti. Il successo dell’iniziativa ha quindi incoraggiato l’allora CEE e l’Euratom a sollecitare l’istituzione di altre scuole europee nei territori in cui erano collocati i loro centri.
Dallo Statuto alla Convenzione
Il 12 aprile 1957 i sei stati aderenti alla CECA diedero la veste giuridica di Trattato internazionale all’originario “Statuto delle scuole europee”. Man mano che le istituzioni europee crescevano, associando nuovi stati, questi ratificavano il Trattato. Il 21 giugno 1994 lo Statuto fu rimpiazzato dalla “Convenzione che definisce lo statuto delle scuole europee”, firmata dai dodici paesi allora membri dell’Unione Europea.
L’Italia fa parte formale dell’organizzazione sin dal 1957, attualmente la legge del 6 marzo 1996, n. 151, di ratifica ed esecuzione della suddetta convenzione, costituisce il quadro normativo di riferimento.
Scuole europee “ufficiali” e “accreditate”
Le scuole europee “ufficiali”[3] sono 13 e sono presenti in 6 paesi (Belgio, Paesi Bassi, Germania, Italia, Spagna e Lussemburgo). Lo scopo originario è quello di fornire un’istruzione multilingue e multiculturale ai figli dei dipendenti delle istituzioni europee in età scolare, per i quali la frequenza è gratuita, e laddove la capienza della scuola lo consente, anche ad altri giovani, dietro pagamento di tasse d’iscrizione.
Sulla base della raccomandazione del Parlamento Europeo, dal 2005 è possibile istituire scuole europee, cosiddette “accreditate”, cioè non gestite direttamente dall’Ufficio del Segretario Generale delle Scuole Europee ma da questi riconosciute in grado di fornire prestazioni educative corrispondenti agli standard delle scuole europee.
Ad oggi le scuole accreditate sono 22, ripartite in 13 paesi, di cui 2 in Italia: a Parma e Brindisi, che vanno ad aggiungersi alla scuola europea di Varese, attiva sin dal 1960. Le iscrizioni alle scuole accreditate non sono riservate in via prioritaria ai figli dei dipendenti delle istituzioni europee, bensì sono disciplinate dalle norme del paese che propone la candidatura per l’accreditamento.
L’organizzazione degli studi
L’organizzazione degli studi nelle scuole europee si articola in due anni di educazione pre-primaria (ciclo materno), cinque anni di istruzione primaria (ciclo primario) e sette anni di istruzione secondaria (ciclo secondario). Quest’ultimo è suddiviso in tre periodi: osservazione, pre-orientamento e orientamento.
Organizzazione degli studi
Ciclo | Classi | Età |
---|---|---|
Materno | 1-2 | 4 e 5 |
Primario | 1-5 | 6-10 |
Secondario • Ciclo d’osservazione • Ciclo di pre-orientamento • Ciclo di orientamento | 1-3 4-5 6-7 | 11-13 14-15 16-18 |
Gli studi si concludono con l’esame per il conseguimento della licenza liceale europea (European Baccalaureate). L’esame consiste in cinque prove scritte e orali relative a tre discipline. Il titolo conseguito è riconosciuto da tutte le università degli Stati membri dell’UE e anche da diverse università al di fuori della UE.
Criteri e Profilo educativo
Tre sono i criteri sui quali si fondano le scuole europee che caratterizzano il profilo educativo[4]:
- l’insegnamento deve tener conto della lingua madre dell’alunno, qualunque essa sia fra le lingue ufficiali dell’UE, per realizzare questo gli allievi sono assegnati alla sezione linguistica corrispondente alla loro lingua madre, dove questa è prevalente;
- gli alunni seguono un curricolo armonizzato, vale a dire che i programmi di studio sono sostanzialmente identici per tutte le sezioni linguistiche di tutte le scuole europee; i programmi vengono elaborati dai membri delle Commissioni ispettive, sulla base di un confronto dei programmi di studio nazionali. Generalmente, i programmi vengono rivisti e revisionati ogni dieci anni.
- le scuole sono composte da diverse sezioni linguistiche, e sono previste delle attività curricolari ed extra curricolari nelle quali partecipano gli studenti di diverse sezioni linguistiche, favorendo l’interculturalità e l’integrazione.
Lingua madre, disabilità e personale
Come già accennato, le scuole europee offrono un insegnamento nelle lingue ufficiali dell’UE. Tuttavia, non tutte le scuole sono in grado di offrire un ciclo di studi completo in tutte le lingue. Gli alunni iscritti a una scuola europea che non dispone di una sezione linguistica corrispondente alla propria lingua madre sono iscritti a una delle sezioni linguistiche esistenti nella scuola in questione e fruiscono di lezioni integrative nella madre lingua[5].
Relativamente all’inclusione di alunni con disabilità e con bisogni educativi speciali, le Scuole Europee si impegnano a fornire un’istruzione per quanto possibile inclusiva, tuttavia qualora la scuola non sia in grado di approntare soluzioni ragionevoli per rispondere alle peculiari esigenze di un alunno, individua, in collaborazione con i responsabili educativi del paese ospitante o del paese di futura destinazione dell’alunno, percorsi educativi alternativi per integrare l’offerta formativa della scuola europea e facilitarne la transizione verso altre istituzioni educative[6].
Per quanto riguarda il personale che opera nelle scuole europee a gestione diretta, docenti e dirigenti sono reperiti da ciascun paese tra il personale in servizio. I docenti sono assegnati alle singole scuole, mentre i dirigenti sono candidati alla procedura di selezione, attivata per ogni scuola. Tuttavia, secondo la normativa delle scuole europee, il personale docente e dirigente comandato non può prestarvi servizio per più di nove anni, eccezionalmente dieci; per il personale docente italiano il limite è di sei anni[7].
Consiglio superiore, Consigli di ispezione, Comitati
L’organizzazione è gestita dal “Consiglio superiore delle scuole europee”, costituto dai rappresentanti dei 27 paesi dell’UE, da quelli della Commissione Europea, e dell’Ufficio Europeo dei Brevetti, nonché dai rappresentanti dei genitori degli alunni e del personale docente. Il Segretario generale è l’organo esecutivo del Consiglio e il suo rappresentante legale. È scelto dal Consiglio, anche al di fuori dal proprio seno, e rimane in carica per un triennio, rinnovabile una sola volta. Il Segretario generale per l’espletamento delle sue complesse funzioni, tra le quali c’è anche la presidenza dei Consigli di amministrazione di ciascuna scuola, si avvale della collaborazione di vari uffici amministrativi, il cosiddetto segretariato.
Affiancano il Consiglio superiore, con compiti di proposta e vigilanza sulla qualità dell’insegnamento, i Consigli di ispezione, articolati in due cicli, primario e secondario. In particolare, sulla base alla convenzione, ciascun paese aderente si impegna a destinare due ispettori per l’assolvimento dei compiti in essa previsti[8].
Due ulteriori comitati preparano i lavori del Consiglio superiore: il Comitato didattico congiunto e il Comitato di bilancio. Il Comitato didattico congiunto è costituito dagli ispettori, dai direttori delle scuole, insieme ai rappresentanti di insegnanti, genitori e alunni e a un rappresentante della Commissione europea e dell’Ufficio Europeo dei Brevetti. Esso esamina le proposte relative all’organizzazione didattica e ai programmi scolastici, la cui preparazione dettagliata è affidata a diversi sottocomitati. Il Comitato di bilancio è composto da un esperto nel settore finanziario per ciascuno degli stati membri e dai rappresentanti della Commissione Europea e dell’Ufficio Europeo dei Brevetti, ad esso compete l’esame dei bilanci delle singole scuole e del Segretariato generale nonché delle implicazioni finanziarie delle proposte organizzative e didattiche.
Diventare europei
Per una riflessione finale, è significativo evidenziare come lo spirito che anima le scuole europee sia stato mirabilmente espresso nel testo della pergamena che è stata rinchiusa nella prima pietra delle scuole di Lussemburgo, di Bruxelles, di Mol, di Varese e di Karlsruhe e che è stata parimenti murata negli edifici delle altre:
Educated side by side, untroubled from infancy by divisive prejudices, acquainted with all that is great and good in the different cultures, it will be borne in upon them as they mature that they belong together. Without ceasing to look to their own lands with love and pride, they will become in mind Europeans, schooled and ready to complete and consolidate the work of their fathers before them, to bring into being a united and thriving Europe[9].
[1] Cfr. Office of the Secretary-General of the European Schools.
[2] Istituita con il Trattato di Parigi del 18 aprile 1951, firmato da Belgio, Francia, Repubblica Federale di Germania, Italia, Lussemburgo e Paesi Bassi, la CECA aveva come obiettivo la creazione di un mercato comune del carbone e dell’acciaio, caratterizzato dalla libera circolazione di tali risorse e dal libero accesso alle fonti di produzione.
[3] Gestite direttamente dall’Ufficio del Segretario Generale delle Scuole Europee.
[4] Cfr. artt. 4 e 11 dello Statuto.
[5] Sono i cosiddetti Students Without a Language Section (SWALS).
[6] Cfr. Policy on the Provision of Educational Support and Inclusive Education in the European Schools. Amendment of the Policy approved the Board of Governors of the European Schools in its meeting of 13, 14 and 15 April 2021.
[7] In base al c. 1 dell’art. 21 del d.lgs. del 13 aprile 2017, n. 64 la “permanenza all’estero non può essere superiore, nell’arco dell’intera carriera, a due periodi ciascuno dei quali di sei anni scolastici consecutivi”.
[8] Per approfondimenti sul ruolo degli ispettori nelle scuole europee si rimanda a: Bori A., Evangelisti C., Il dirigente tecnico e le sfide della valutazione. Contesto italiano e prospettive europee. Nuova edizione ampliata e aggiornata al nuovo atto di indirizzo sulla funzione tecnico-ispettiva, Anicia, 2022, pp. 87-89.
[9] “Educati l’uno accanto all’altro, non turbati fin dall’infanzia dai pregiudizi che dividono, conoscendo tutto ciò che di grande e di buono c’è nelle diverse culture, si renderanno conto, man mano che matureranno, di appartenere l’uno all’altro. Senza smettere di guardare alle proprie terre con amore e orgoglio, diventeranno spiritualmente europei, istruiti e pronti a completare e a consolidare l’opera intrapresa dai loro padri, per l’avvento di un’Europa unita e prospera”. Marcel Decombis, direttore della Scuola Europea di Lussemburgo tra il 1953 e il 1960.