Inesorabilmente anche la pausa estiva volge al termine. Come sempre, alla fine di agosto, il suono della campanella comincia a riecheggiare nella nostra mente; quel suono che, a breve, annuncerà a tutti gli alunni il primo giorno di scuola del nuovo anno scolastico ormai alle porte.
Per i professionisti della scuola è tempo di ripresa; anche se per gli studenti le lezioni inizieranno all’incirca a metà settembre, per il personale scolastico, docenti e ATA, è questo il tempo più impegnativo: incontri, riunioni, collegi. Per alcuni comincia anche una vita nuova… se hanno avuto un passaggio di ruolo, un trasferimento, un’utilizzazione, un’assegnazione provvisoria…
Predisporre una buona accoglienza
Se il personale docente ha potuto vivere vacanze estive più lunghe, per i dirigenti e per il personale amministrativo è stato tempo di lavoro per preparare con scrupolo l’avvio del nuovo anno scolastico. Alcuni Dirigenti Scolastici del concorso del 2017, nominati recentemente, dopo gli ultimi provvedimenti legislativi, si troveranno per la prima volta a gestire le procedure di avvio. E sarà il primo test vero che metterà alla prova quella professionalità che fino ad oggi hanno conosciuto solo teoricamente o indirettamente.
E mentre le famiglie si apprestano a provvedere all’acquisto dei libri di testo, magari cercando di risparmiare nel mercato dell’usato, negli uffici di dirigenza e di segreteria si lavora affinché il suono della campanella apra le porte agli studenti per essere accolti nella maniera giusta e con gli strumenti giusti.
Azioni per una scuola più equa
Nel silenzio dei corridoi e delle aule, nel chiuso dei laboratori, negli androni vuoti e senza gli alunni, si progetta, si coordina, si prepara e, soprattutto, si lavora per soddisfare tutte le scadenze del PNRR, dei progetti dei FSE, FESR 2014-2020, o per liquidare i compensi spettanti al personale impegnato a realizzarli: sono professionalità preziose, ma sempre più stanche e sempre più sovraccariche di impegni e responsabilità.
La scuola da settembre cambia pelle; questo accade per ogni nuovo inizio, ma l’anno che ci attende si colora di aspettative diverse: bisogna realizzare nuovi ambienti di apprendimento, nuovi laboratori, bisogna provvedere a scegliere attrezzature e materiali, grazie ai fondi del PNRR.
Il nuovo anno è anche quello in cui siamo chiamati a dare risposte più incisive per contrastare i divari, per progettare iniziative efficaci nei confronti degli alunni più fragili, per organizzare attività di orientamento e tutoraggio, per realizzare, in altre parole, una scuola nuova e più equa.
La sfida del cambiamento
Tutto ciò si colloca all’interno di un pensiero, purtroppo assai diffuso: ogni riforma del nostro sistema d’istruzione non sempre produce effetti durevoli. Per inerzia, molto spesso ad ogni azione di cambiamento, corrisponde una controazione volta a ripristinare lo stato precedente.
Tanti sono stati i tentativi di riforme, le scuole DADA, i movimenti di avanguardia, tutto all’insegna del nuovo, accolti prima con entusiasmo e poi, con molta indifferenza, abbandonati.
Ora il PNRR detta il passo delle nuove scadenze e adempimenti, le attività negoziali devono corrispondere alle regole del nuovo codice degli appalti, ci sono tipologie di verifiche differenti sugli operatori economici, se aggiungiamo che le scuole saranno, dall’a.s. 2024-2025, anche razionalizzate secondo nuovi parametri, tutto ciò preannuncia scenari complessi che vanno affrontati chiamando in causa tutte le competenze di cui una istituzione dispone, affinché possano effettivamente diventare occasioni di reale miglioramento.
L’idea dei poli ha lo scopo di mettere ordine, favorendo anche gli studenti nella scelta del loro percorso di studi. Il polo aiuta sicuramente l’istituzione di secondo grado a promuovere in maniera più decisa la propria identità.
Ritornare alla formazione in presenza
Le risorse su cui ogni scuola può contare sono effettivamente tante. Arredi e laboratori innovativi andranno a costruire nuovi ambienti di apprendimento. Sono risorse preziose che devono essere ben utilizzate dal personale docente e ATA. Sarà per questo necessaria una formazione mirata.
La pandemia ha diffuso e reso efficace la formazione a distanza, facendo scoprire nuove opportunità di lavoro collaborativo. Ma, per fare in modo che tutti padroneggino bene le nuove tecnologie e gli strumenti di cui oggi le scuole possono fruire, è necessario che ci siano anche momenti di formazione in presenza, di azioni laboratoriali, di assistenza personalizzata, di coaching e di tutoraggio.
Le scuole devono quindi impegnarsi a ritornare alla formazione in presenza, sebbene con una nuova veste. La presenza fisica consente ai partecipanti di tessere relazioni, di analizzare le buone pratiche per capire se e come si possono trasferire nelle proprie realtà, di chiedere approfondimenti per comprendere bene come funzionano alcune applicazioni. Anche i corsi residenziali presso strutture adeguate mettono in moto un apprendimento che va oltre il tempo formalmente dedicato: durante il coffee break, o in attesa dei pasti, o nelle pause di lavoro i rapporti tra corsisti e tra corsisti e formatori diventano momenti preziosi di scambi professionali.
Nuove figure per affrontare il futuro
I nuovi spazi laboratoriali realizzati e le nuove attrezzature necessitano anche di nuove risorse professionali che garantiscano il funzionamento e la manutenzione ordinaria, oltre a un’adeguata assistenza durante lo svolgimento delle attività didattiche.
Sono necessari nuovi assistenti tecnici, con adeguate competenze informatiche e metodologiche. Per esempio sarebbe utile una figura esperta di realtà immersiva, di metaverso, di nuovi linguaggi. Sarebbe questa una opportunità anche per i tanti giovani, nativi digitali, di mettersi in gioco contribuendo direttamente al rinnovamento generale della scuola Italiana.
Ben vengano, quindi, gli affidamenti d’incarico ai professionisti esterni all’amministrazione, laddove è necessario sopperire a carenze di risorse professionali interne, ma sulla scorta di un progetto esecutivo, immediatamente cantierabile, e soprattutto sulla base di criteri di priorità per l’assegnazione delle risorse.
Il problema degli edifici ancora fatiscenti
La scuola si rinnova, quindi, e mentre i nuovi arredi si preparano a cambiare fisionomia agli spazi interni della scuola, resta però il problema di tanti edifici fatiscenti che continuano a non essere oggetto di adeguati interventi strutturali e di manutenzione. Occorre un piano straordinario per l’edilizia scolastica che parta da progetti che possano essere subito cantierabili. Ma non è facile. Perché non fare, per esempio, riferimento ai modelli BIM anche per l’edilizia scolastica? Avremmo in mano strumenti potenti per le manutenzioni future, che potranno interfacciarsi anche con l’applicazione funzionale della realtà aumentata.
BIM: un modello innovativo
L’acronimo BIM sta per “Building Information Modeling” che si traduce in “modello d’informazioni di un edificio”. Un modello BIM contiene, infatti, informazioni come la localizzazione geografica, la geometria, le proprietà dei materiali e degli elementi tecnici, le fasi di realizzazione, le operazioni di manutenzione. Consente di tenere insieme tutte le informazioni utili in ogni fase del processo: dalla progettazione alla fase esecutiva.
L’adozione di questo sistema di progettazione permette anche un miglior lavoro in team, all’interno del quale progettisti, strutturisti, impiantisti ed impresa edile possono collaborare occupandosi ognuno della propria sfera di competenza. Se tale modalità venisse applicata anche per le scuole il team si allargherebbe con altre professionalità specifiche: pedagogisti, educatori, docenti, dirigenti e personale amministrativo.
La partecipazione attiva, l’accesso a informazioni sempre aggiornate, e il coordinamento imposto dalla condivisione di un unico modello riduce drasticamente la possibilità di errori e incongruenze, abbassa, come conseguenza, il numero di modifiche e, in ultima istanza, i costi di progettazione, rendendo il tutto più economicamente sostenibile.
Un Middle management mai decollato
Da decenni si parla di Middle management. È un tema fondamentale per la scuola su cui Angelo Paletta ha scritto numerosi libri e saggi, ma che, purtroppo, non trova nei tavoli contrattuali una definizione chiara. Il sistema di “reclutamento” volontario, incentivato con le risorse del FIS, dei docenti con responsabilità organizzative, che coadiuvano il Dirigente scolastico, oggi non funziona più. Servono figure formate, motivate, che abbiano una progressione di carriera vera, sulla base di competenze condivise.
Sarebbe auspicabile un “nuovo ruolo”, cui accedere per concorso, con un nuovo inquadramento stipendiale che potrebbe essere propedeutico per i successivi concorsi a Dirigente Scolastico e Tecnico.
Suona la campanella
Suona la campanella, annunciando un nuovo anno, ricco di aspettative certo, ma anche di tanto lavoro, per una scuola Italiana che si innova e si rinnova, per garantire quel successo formativo agli studenti che costruiranno la società di domani.