Rinnovare la scuola con le risorse giuste
La terza sessione di lavoro è stata coordinata da Mariella Spinosi, che si è interrogata su quali siano i modi migliori per portare al successo l’ennesimo tentativo di riforma della scuola italiana.
Dal confronto con i sistemi maggiormente performanti di altri paesi, ha individuato, offrendolo alla riflessione dei relatori e di tutti i convegnisti, un decalogo di fattori che sembrano offrire sufficienti garanzie di successo a prescindere dalle peculiarità dei diversi contesti economici, politici o istituzionali: 1. Avere una visione a lungo termine; 2. Sostenere la leadership; 3. Puntare su standard ambiziosi; 4. Impegnarsi costantemente per l’equità; 5. Avere insegnanti e dirigenti scolastici di alta qualità; 6. Avere sistemi coerenti tra politiche nazionali e impegni delle scuole; 7. Assegnare maggiori responsabilità alle scuole; 8. Fare un uso efficace delle risorse; 9. Motivare e coinvolgere gli studenti; 10. Avere un orientamento globale verso futuri possibili.
Riforma del sistema di orientamento nel PNRR
Proprio sull’ultima delle possibili strategie di successo proposte dalla Spinosi, si è incentrato l’intervento di Monica Logozzo, Dirigente scolastico attualmente in servizio presso l’Ufficio per la Valutazione del sistema di istruzione e di formazione del MIM, nonché componente del Consiglio Superiore della Pubblica istruzione.
La riforma dell’orientamento è una delle sei riforme a carico del MIM (le altre sono la riforma degli istituti tecnici e professionali; la riforma del sistema ITS; la riforma dell’organizzazione del sistema scolastico; la riforma del sistema di reclutamento dei docenti; Scuola di Alta Formazione e formazione obbligatoria per dirigenti scolastici, docenti e personale tecnico-amministrativo).
Normativamente varata il 22 dicembre 2022, con il D.M. n. 328 di adozione delle «Linee guida per l’orientamento», la riforma, passata anche attraverso il chiarimento della nota della Direzione generale per lo studente, l’inclusione e l’orientamento scolastico 3 marzo 2023, n. 937 (sulla possibilità che le 15 ore di orientamento organizzate dalle Università a valere sui fondi di competenza del MUR, possono essere integrate nelle 30 ore di orientamento curriculare previste dal MIM) è stata avviata di fatto il 5 aprile 2023, con la nota n. 598 («Iniziative propedeutiche all’attuazione delle Linee guida sull’orientamento – A.S.2023-2024. Il tutor scolastico: prime indicazioni») e dal DM 63 di ripartizione fra le istituzioni scolastiche della seconda tranche dei 150 milioni stanziati dall’art. 1, comma 561, Legge 29 dicembre 2022, n. 197 (Legge di Bilancio) per le attività dei tutor e degli orientatori nel prossimo a.s. 2023/24.
Il tema dell’orientamento trova così un nuovo assetto istituzionale, dopo essere stata oggetto di riflessioni in numerosi documenti ministeriali:
- Direttiva n. 487 del 6.8.1997 “Orientamento delle studentesse e degli studenti”
- D. Lgs. 14 gennaio 2008, n. 21 “Norme per la definizione dei percorsi di orientamento all’istruzione universitaria e all’alta formazione artistica, musicale e coreutica, per il raccordo tra la scuola e le università
- Piano nazionale di orientamento: Linee guida in materia di orientamento lungo tutto l’arco della vita, trasmesse con C.M. 43 del 15 aprile 2009
- Linee guida nazionali per l’orientamento permanente trasmesse con Nota MIUR n. 4232 del 19 febbraio 2014
- Linee guida PCTO, adottate con decreto 774 del 4 settembre 2019
- Parere autonomo espresso dal CSPI in materia di orientamento scolastico reso nell’adunanza del 18 gennaio 2018.
L’intervento di Monica Logozzo ha guidato in maniera chiara e dettagliata la platea attraverso le azioni del PNRR, la storia dell’orientamento, l’importanza strategica di questo processo formativo, le modalità con cui tale attività potrà essere realizzata, giungendo anche a presentare alcune anticipazioni sul funzionamento della sezione dedicata all’orientamento della Piattaforma unica per la fruizione dei servizi messi a disposizione di famiglie e studenti da parte del MIM a partire dal prossimo anno scolastico.
Opportunità e obiettivi del PNRR per la qualità dell’istruzione
Il successivo intervento di Ettore Acerra, Direttore Generale dell’Ufficio scolastico regionale per la Campania, si è incentrato invece sugli strumenti di contrasto alla dispersione messi a disposizione delle scuole dal PNRR.
La riflessione del Direttore Acerra è partita dalla necessità di avere dati certi e affidabili su cui il sistema istruzione possa misurare i progressi di quella che vuole essere un’ambiziosa sfida ai divari e alla povertà educativa.
Dalla sua esperienza in Campania ha infatti fatto discendere che, al di là di quelle che possono essere astrazioni statistiche, vi sono i dati concreti sui risultati scolastici di scrutinio e sulla dispersione esplicita e implicita che sono in possesso solo delle singole scuole e che possono raccontare storie molto diverse da quelle restituite da medie e dati aggregati.
L’importanza di una corretta raccolta dati risulta fondamentale perché il decisore politico o l’amministratore sappia dove occorre agire con più tempestività e incisività.
Sicuramente per contrastare dispersione e fragilità educativa servono strutture scolastiche sicure, con ambienti progettati per favorire un apprendimento degli studenti sempre più attivo; dirigenti scolastici in grado di creare le condizioni che rendano possibili insegnamenti e apprendimenti efficaci; insegnanti che siano in possesso delle competenze richieste da un approccio didattico sempre più personalizzato, plurilinguistico e interculturale, attento alle discipline STEM e alle competenze digitali; che siano opportunamente reclutati e costantemente aggiornati e per i quali sia possibile anche una carriera interna; organici dell’autonomia consistenti; un’intera comunità che sappia fare quadrato attorno alle scuole, dando vita a patti educativi territoriali.
Cosa cambia con il nuovo codice degli appalti
L’intervento di Domenico Ciccone, Dirigente scolastico ed esperto di politiche della formazione, ha passato in rassegna le principali novità contenute nel D.lgs. 31 marzo 2023, n. 36, il cosiddetto nuovo Codice dei contratti pubblici, che dal primo luglio 2023 ha sostituito il D.lgs. 50/2016.
Il nuovo Codice nasce da una delega affidata al Governo dall’articolo 1 della legge 21 giugno 2022, n. 78 al fine di adeguare la materia al diritto europeo e ai principi espressi dalla giurisprudenza della Corte costituzionale e delle giurisdizioni superiori, interne e sovranazionali, e di razionalizzare, riordinare e semplificare la disciplina vigente in materia di contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture, nonché al fine di evitare l’avvio di procedure di infrazione da parte della Commissione europea.
Del nuovo Codice sono state passate in rassegna le novità relative alle procedure che disciplinano l’affidamento di lavori, servizi e forniture, lette anche alla luce di alcuni importanti principi di nuova introduzione:
Il nuovo principio del risultato
Tra i principi su cui si fonda il nuovo Codice vi è sicuramente quello del risultato (art. 1. c. 1), la cui codificazione, benché inquadrata nel contesto della legalità e della concorrenza («Le stazioni appaltanti e gli enti concedenti perseguono il risultato dell’affidamento del contratto e della sua esecuzione con la massima tempestività e il migliore rapporto possibile tra qualità e prezzo, nel rispetto dei principi di legalità, trasparenza e concorrenza», art. 1, c. 1), vuole ribadire, come chiarito dalla relazione illustrativa di accompagnamento del disegno di legge, che «legalità e concorrenza da sole non bastano, perché l’obiettivo rimane la realizzazione delle opere pubbliche e la soddisfazione dell’interesse della collettività».
Il principio del risultato appare legato a doppio filo a quello del buon andamento, postulando anche una rilettura dei criteri di efficienza, efficacia ed economicità.
La sua applicazione diviene elemento di valutazione primaria in sede di responsabilità (amministrativa e disciplinare) del personale impegnato nella gestione dei contratti pubblici.
Lo scopo è quello di frenare, se non eliminare, la cosiddetta burocrazia difensiva, alleggerendo il peso delle responsabilità a carico del funzionario che raggiunge il risultato pur in presenza di possibili errori.
La fiducia: un’importante innovazione
Analogo intento è anche nella definizione del principio di fiducia: «L’attribuzione e l’esercizio del potere nel settore dei contratti pubblici si fonda sul principio della reciproca fiducia nell’azione legittima, trasparente e corretta dell’amministrazione, dei suoi funzionari e degli operatori economici» (art. 2, c. 2).
Si tratta di un rovesciamento della logica, finora invalsa, del “sospetto” pregiudiziale nei confronti delle azioni dei pubblici funzionari, che aveva comportato una normazione di estremo dettaglio che aveva l’intento di eliminare qualsiasi forma di discrezionalità, generando però inerzia e incertezza.
L’applicazione delle novità del Codice permetterà di capire se i principi ad esso sottesi sono stati correttamente codificati dalla norma.
Nuove coordinate dell’autonomia
La quarta sessione è stata aperta dalle osservazioni di Maria Teresa Stancarone sull’improcrastinabilità di una rivisitazione del proprio operato da parte delle autonome istituzioni scolastiche: le mutate istanze sociali, l’entità delle risorse investite nell’istruzione, la necessità di individuare nuovi obiettivi e nuove strategie e di attivare diversi processi decisionali e formativi sollecitano con urgenza una risposta da parte delle comunità educanti.
Nuovi professionisti della conoscenza
Nel suo intervento Paola Di Natale, Dirigente tecnico ed esperta dei processi educativi, si è soffermata ad analizzare le nuove figure professionali del docente tutor per l’orientamento e dell’orientatore, che saranno attivate a partire dal prossimo anno scolastico 2023/24.
Ne è stata ripercorsa la genesi e ne sono stati passati in rassegna i compiti ad esse affidati dalla normativa. Ma, soprattutto, si è provato a disegnare un quadro delle complesse competenze che deve possedere chi è chiamato a ricoprire questi delicati ruoli.
È stato centrale nelle argomentazioni di Di Natale l’impegno ad evitare che le finalità orientative del fare scuola siano interamente demandate a queste figure. Nella consapevolezza che «l’educazione ha il compito di offrire simultaneamente le mappe di un mondo complesso e in perenne agitazione e la bussola che consenta agli individui di trovarvi la propria rotta» (Rapporto Delors), il sistema, infatti, richiede il coinvolgimento di tutta la comunità professionale e dà una spinta (che si spera decisiva) alla trasformazione del processo di insegnamento/apprendimento.
L’orientamento richiede un ripensamento dei nodi concettuali e degli statuti epistemologici di ciascuna disciplina alla ricerca di convergenze e ibridazioni che vadano al di là dei singoli saperi e consentano una “conoscenza della conoscenza”.
In questa direzione vanno le proposte di moduli e laboratori di orientamento con cui la Di Natale ha chiuso il suo intervento.
Dirigenti scolastici di nuova generazione
Il successivo intervento di Mariella Spinosi è partito dalla considerazione che come le foglie anche le generazioni degli esseri umani si avvicendano e in questo continuo ricambio c’è necessariamente anche il succedersi di diverse modalità di leggere e interpretare la realtà.
Anche il mondo della dirigenza scolastica è coinvolto in questo incessante rinnovamento: alla generazione dei baby boomer, nati tra il 1946 e il 1964, ormai prossimi al pensionamento, si sono venuti sostituendo gli esponenti della generazione X, o di transizione, nati tra il 1965 e il 1980, accanto ai quali operano ormai anche i millennial, o generazione Y, ovvero i nati tra il 1981 e il 1996. Gli esponenti di quest’ultima generazione sono necessariamente portatori di regole metodologiche, modelli esplicativi del reale e criteri di soluzione di problemi molto diversi da quelli adottati dai baby boomer, in una fase assai lontana, quasi pioneristica, dell’evoluzione storica del ruolo del dirigente scolastico.
Partendo dalla questione generazionale la relazione affronta altri nodi: i cambiamenti di paradigma della società attuale; l’autoefficacia del dirigente scolastico a rischio; il divario tra apprendimento individuale e crescita collettiva; l’evoluzione della funzione dirigenziale durante e dopo la crisi pandemica; i nuovi trend sociali e le nuove risposte ai nuovi bisogni formativi.
Cosa si chiede quindi ai dirigenti di nuova generazione? Sicuramente una buona gestione dell’autonomia, la capacità di fare rete e soprattutto la capacità di orientare gli studenti verso la qualità delle scelte.
Aree da presidiare per una governance efficace
Nel suo intervento Rosa Seccia, Dirigente tecnico ed esperta di sistemi di istruzione europei, si è chiesta preliminarmente quale sia l’esatto significato che si debba dare al polisemico termine “governance” (dal greco “kubernan”, pilotare una nave) e ha mutuato dagli studi sulle politiche pubbliche la definizione di azione di indirizzo, gestione, regolazione, amministrazione e controllo in organismi e strutture anche di grandi dimensioni, ma diversi dal governo dello Stato e dagli organi istituzionali che ne dipendono, attraverso il quale una pluralità di soggetti, pubblici e privati, traduce in scelte politiche le soluzioni identificate per la comunità e il territorio di riferimento.
Mutuando una metafora cara a Giancarlo Cerini, si potrebbe dire che all’interno di una comunità educante passare dal government alla governance significa andare oltre la figura del direttore d’orchestra e immaginare un’orchestra da camera in cui, per quanto non si annullino le responsabilità dei singoli strumentisti, occorre dare risalto all’”ensemble”, anche in assenza di un direttore d’orchestra.
Il successo dell’autonomia scolastica è strettamente dipendente dall’efficacia della governance che la regge: solo affrontando insieme gli aspetti più salienti della vita scolastica (integrazione, disabilità, intercultura, formazione, autovalutazione), in una logica orizzontale della sussidiarietà tra persone e istituzioni, si può pensare di realizzare una scuola in cui tutti gli studenti migliorino.
Muovendo da tali premesse, Seccia ha individuato alcune aree strategiche che dirigente scolastico, leader per l’apprendimento, deve presidiare per:
a) attivare un rapporto dinamico con la comunità, i genitori e gli altri stakeholder, ai quali va proposta un’offerta ottimale che trasformi gli utenti nei migliori alleati;
b) fare rete per valorizzare il capitale sociale di ogni scuola;
c) utilizzare tutti gli spazi e gli strumenti di autonomia didattica e organizzativa previsti dalla norma per realizzare insegnamenti efficaci;
d) mettere a frutto tutte le risorse disponibili dell’organico dell’autonomia;
e) stimolare la riflessione pedagogica sfruttando tutti gli appigli offertigli dalla normativa.
Leadership scolastica e servizi amministrativi
L’intervento del Dirigente scolastico Vittorio Delle Donne, saggista e formatore, si è incentrato su un aspetto solitamente considerato secondario rispetto al suo ruolo di leader per l’apprendimento, quello della gestione dei servizi amministrativi, in cui il vero ruolo di team manager è affidato dalla norma di legge e in ambito pattizio all’autonomia operativa del DSGA. Tuttavia, se, come richiesto dalla «Raccomandazione sulla leadership e la capacità del servizio pubblico» del Consiglio dell’OCSE del 17 gennaio 2019, ogni pubblica amministrazione ha bisogno di una leadership basata su valori condivisi che miri alla realizzazione di un servizio professionale, capace e reattivo, quale fattore essenziale per assicurare la fiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni pubbliche basate sui valori, anche l’“ufficio” scuola ha bisogno di essere guidato e stimolato a contribuire al pieno successo scolastico e formativo degli studenti.
Il personale di segreteria va così coinvolto, attraverso la comunicazione e la condivisione di notizie e di valori, in quelle che sono le scelte programmatiche di fondo e la pianificazione delle azioni.
Del resto, lo stesso PNRR postula una riforma radicale della PA che porti ad un incremento stabile dell’equità, dell’efficienza e della competitività del nostro Paese. Un processo di riordino cui ha deciso di partecipare anche il MIM con l’articolato e ambizioso Piano per la semplificazione presentato in Consiglio dei Ministri lo scorso 20 aprile, che va ad affiancarsi con quanto già previsto dal PNRR M1C1I1.2, “Abilitazione al Cloud per le PA Locali”.
A differenza del movimento di svecchiamento della restante PA in cui il massiccio ricorso alla digitalizzazione si accompagna alla previsione di nuove assunzioni (nell’ambito tuttavia di una rivisitazione delle procedure di reclutamento del personale attraverso cui passa anche un riallineamento delle conoscenze e capacità organizzative alle nuove esigenze del mondo del lavoro e di una amministrazione moderna), nel mondo della scuola non sembra essere all’orizzonte un’inversione di tendenza rispetto alla politica dei tagli al personale amministrativo iniziata con il DPR 22 giugno 2009, n. 119, e continuata con il Decreto MIUR-MEF 3 agosto 2016, n. 181. Né l’ipotesi di CCNL Istruzione e Ricerca 2019-2021, siglato lo scorso 14 luglio 2023, con i suoi automatismi di carriera interna, sembra volere innalzare il livello di competenze richieste agli assistenti amministrativi, che continuano ad essere reclutati attraverso un concorso per soli titoli (disciplinato dall’art. 554 del D.lgs. 297/1994), a cui si accede con il diploma di scuola superiore e due anni di anzianità nelle graduatorie provinciali di supplenza.