Educare le generazioni più giovani all’onlife e alla cittadinanza digitale non rappresenta una sfida così nuova se diamo enfasi non allo strumento e alla tecnologia ma all’uomo, alle sue relazioni, alle sue paure, ai suoi bisogni. Cambiano i canali e gli strumenti, cambiano le modalità ma l’umano rimane sempre umano. Ecco allora che, anche nell’età dell’onlife, gli antichi e più recenti racconti dei miti, delle fiabe e delle favole possono avere una funzione educativa fondamentale, anche semplicemente introducendoci ad una maggiore consapevolezza.
Le fiabe e le favole ci aiutano a “stare al mondo”
Queste narrazioni ci offrono lo schema delle immagini di noi stessi nel mondo e ci mettono in guardia dai pericoli che ognuno dovrà superare. Il protagonista, come ognuno di noi, deve intraprendere un lungo percorso nel quale affronterà minacce, supererà ostacoli, farà incontri decisivi prima di raggiungere la felicità, l’amore, il senso della vita; la foresta o il mare sono i luoghi di smarrimento, ma anche di passaggio, luoghi dove gli incontri pericolosi possono sempre essere in agguato.
Queste narrazioni educano alla prudenza, all’analisi della situazione, alla scelta, a vincere la paura, ad accettare il distacco, a non strafare, ad avere il senso del limite, a considerare la presenza dell’altro.
Attraverso queste narrazioni impariamo ad andare oltre noi stessi, a superare il dato immediato e contingente, a mettere “in discussione” il nostro essere nel mondo anche onlife. Formuliamo ipotesi e risolviamo problemi traslandoci in una dimensione etico-valoriale. Queste narrazioni ci permettono immedesimazione e ci lasciano, attraverso il linguaggio simbolico, pre-conoscenze fondamentali per approcciare il reale.
… e sono adatte anche per la società onlife
Queste considerazioni non sono certo una novità, anzi erano già ben conosciute nelle più antiche civiltà umane.
Non c’è dunque da meravigliarsi se tali racconti hanno una connessione anche con i nuovi temi del mondo digitale e delle sue implicazioni.
È interessante e curioso allora provare a riprenderli e ad attualizzarli all’onlife, aiutando i nostri alunni ad unire la dimensione digitale a quella analogica che trova sintesi nel nostro “umano”. Su questi racconti possiamo lavorare con attività didattiche di vario genere: possono diventare ascolto e comprensione del testo, ma anche occasione di scrittura creativa e collaborativa, compiti autentici nella produzione di blog o ebook o podcast, storyboard e cortometraggi, podcast e fumetti. C’è sempre un “fare” da cui apprendere in profondità attraverso l’esperienza, magari lavorando contestualmente sull’“essere” e su contenuti che ci raccontino “come si sta al mondo” anche in quello oggi.
Qualche spunto
È così che il mito della caverna di Platone diventa incredibilmente attuale se legato alla realtà aumentata e virtuale. Ci racconta di uomini incatenati dentro una grotta, con lo sguardo rivolto solo alla parete davanti ai loro occhi in cui scorrono le ombre di oggetti che passano in rassegna dietro di loro. Rinchiusi perennemente là dentro pensano che quello che vedono sia la realtà. Se uno di essi si liberasse da quella situazione, uscendo, sarebbe probabilmente accecato dalla luce del sole, abituandosi col tempo e a fatica a riconoscere il vero e l’autentico. Quale mito più adatto ad educare e a far riflettere le nuove generazioni sui rischi e sul possibile inganno della realtà virtuale e aumentata e di un uso irrazionale e illimitato dei dispositivi ottici AV/AR?
È così che la storia di Pinocchio ci può avvicinare alla robotica e all’intelligenza artificiale, alla dimensione etica e cibernetica. Hansel e Gretel ci può aiutare a riflettere sull’adescamento in rete, Pollicino sulle orme che lasciamo online sotto forma di dati, la scarpa di Cenerentola come spunto per riflettere l’autenticazione a due fattori o l’identità digitale e la reputazionalità in “società”, Biancaneve sulla identità in rete e sui pericoli delle chat e dei loro frutti avvelenati.
Una esperienza in classe: cappuccetto Rosso
Qualche anno fa in una prima di una secondaria di 1° grado nell’ambito del laboratorio di scrittura digitale che propongo sistematicamente ai miei studenti come ambiente di educazione alla scrittura e allo storytelling[1] ho proposto una attività partendo dalla favola originale di Cappuccetto Rosso dei fratelli Grimm e dalle schede sui pericoli in rete della “Azzurro Academy”[2]. Gli studenti hanno lavorato a piccoli gruppi. Nella prima fase hanno compreso e analizzato la fiaba e i testi espositivi di telefono azzurro. Nella seconda fase hanno lavorato sulle tipologie testuali, scrivendo negli spazi concessi in una scheda predisposta degli “inter-testi”: il testo regolativo della mamma, quello argomentativo del lupo, quello descrittivo delle emozioni dei personaggi “mettendosi nei panni di”. Le raccomandazioni della mamma sono infatti un prezioso esercizio di testo regolativo, le parole del lupo diventano un testo argomentativo capace di evidenziare insidie dialettiche e sotterfugi, le ingenuità di Cappuccetto Rosso possono aprire lo spazio ad un nuovo personaggio (un grillo parlante?) che faccia da coscienza contrapposta lasciando il campo alle descrizioni degli stati d’animo e delle emozioni, del flusso dei pensieri dei personaggi.
Nella terza fase hanno riscritto la fiaba in chiave attuale, inserendo in modo libero e con piccoli margini di cambiamento della fiaba quanto assimilato dalla lettura delle schede. È stato così allora che i popup in rete hanno distratto e ingannato Capuccetto Rosso che lascia il suo sito per un altro incontrandovi “un lupo cattivo ma che cattivo non sembra proprio” che la adesca e la inganna, carpendo i dati sensibili della nonna, intuendo le intenzioni della bambina e insidiandola dopo aver rubato l’identità alla nonna stessa.
Il mio ruolo è stato di chiarire concetti più complessi (in particolare nelle schede di telefono azzurro) e di agire come coach che stimolava, suggeriva, motivava i vari gruppi. Al termine di questa attività tutti gli alunni avevano compreso bene i principali rischi della rete, lavorato in modo collaborativo nella comprensione e nella produzione di testi, riflettuto sulla loro esposizione ai potenziali rischi e alle soluzioni.
Difendersi dai pericoli della rete
Solo in questo lavoro di scrittura creativa abbiamo toccato una buona parte dei contenuti del curricolo di educazione alla cittadinanza digitale, dai pericoli della rete alla pedofilia, dall’adescamento, alla cessione di dati sensibili, dai siti inattendibili e acchiappa click alla privacy. Rischi analogici, rischi digitali, comportamenti di prudenza, conoscenza e consapevolezza, responsabilità. L’attività è stata portata avanti in modalità sincrona sia in classe che da casa per un totale complessivo di 8 ore di lavoro, compresa la parte di revisione dei testi collettiva e collaborativa (attività che è parte integrante del laboratorio di scrittura).
Verso un curricolo “veramente” trasversale
È solo un esempio senza particolari pretese di come si possa lavorare in modo trasversale e motivante su temi particolarmente attuali, senza rinunciare ad altri obiettivi di apprendimento in questo caso linguistici. È un modo concreto per non sovraccaricare i nostri curricoli: integrare le nuove conoscenze e competenze in modo strategico e funzionale, con una progettazione di attività intelligente che costruisca occasioni di incontro fra gli obiettivi delle discipline e le nuove competenze digitali, civiche, socio-emotive e imprenditive.
[1] Scrittura collaborativa e tecnologie nella scuola secondaria di primo grado: sperimentazioni didattiche sul processo redazionale (di Federica Rinaldi)
[2] L’iniziativa Maestri d’Italia, che prevede un ciclo di lezioni online nato con l’obiettivo di portare nelle case degli italiani, durante l’emergenza Covid-19, la cultura digitale tramite la testimonianza di personaggi pubblici e format di apprendimento anche per i più piccoli: https://academy.azzurro.it/custom_assets/Azzurro-Academy-Brochure.pdf