Nella storia dell’umanità si sono avvicendate svariate forme vandaliche. Negli ultimi tempi alcuni giovani militanti ecoambientalisti hanno preso di mira le opere d’arte per portare all’attenzione della cittadinanza il problema del collasso climatico e per protestare contro l’immobilismo dei governi. Si tratta di un movimento trasversale europeo che anche in Italia sta avendo molto seguito. Il 17 marzo 2023 è stata imbrattata di vernice arancione la facciata di Palazzo Vecchio a Firenze sotto gli occhi del Sindaco, mentre il 1° aprile è stato versato del liquido nero nelle acque della fontana della “Barcaccia”, il capolavoro di Pietro e Gianlorenzo Bernini in piazza di Spagna a Roma, già oggetto nel 2015 di un altro atto riprovevole (bottiglie e spazzatura gettati nella fontana) da parte di tifosi olandesi in occasione della partita Roma-Feyenoord.
Servono azioni concrete contro l’emergenza climatica?
Gli ambientalisti di Ultima Generazione ricorrono ad eventi eclatanti per arrivare più direttamente a tutti i cittadini affinché si riapproprino del loro ruolo politico, inteso come partecipazione attiva alla costruzione del bene comune.
Il movimento non è nato ora, nel 2018 balzarono sulla ribalta internazionale per aver scagliato del purè sui Covoni di Monet al Museo Barberini di Potsdam, mentre nel luglio 2022 misero a punto altri atti significativi:
- dopo aver esposto uno striscione con su scritto “Ultima Generazione No Gas No Carbone”, applicarono della colla sul vetro che protegge la Primavera di Botticelli esposta agli Uffizi di Firenze apponendovi, successivamente, le proprie mani;
- alcuni membri del medesimo collettivo si incollarono alla scultura di Boccioni “Forme Uniche della Continuità nello Spazio”, esposta al Museo del Novecento di Milano;
- qualche mese più tardi, nel novembre 2022, altri esponenti dello stesso movimento ambientalista coprirono con della farina la BMW decorata da Andy Warhol ed esposta alla mostra allestita in onore dell’artista, presso la Fabbrica del Vapore di Milano.
Intervistati, dissero che “servono azioni concrete contro l’emergenza climatica”.
Non solo in Italia
Tra i vandalismi degli ultimi anni merita di essere ricordata anche la zuppa di pomodoro che nell’ottobre 2022 venne lanciata sui Girasoli di Van Gogh alla National Gallery di Londra, per mano di due attiviste di Just Stop Oil, associazione ambientalista che riuniva diversi gruppi ‘verdi’ (tra cui Extinction Rebellion e Insulate Britain). Tale associazione era nata nel Regno Unito con lo scipo di dare risposte alla devastazione ecologica. Animato dal principio di disobbedienza civile non-violenta, si è imposto all’attenzione pubblica facendo irruzione sulla scena britannica nell’aprile 2022 con un piano specifico, quello di bloccare la distribuzione di benzina e altri combustibili fossili nell’Inghilterra meridionale. Sempre in nome della difesa ecologica, nel maggio 2022 un giovane camuffato da anziana disabile, inneggiando alla salvezza del pianeta, si è avvicinata in sedia a rotelle al quadro della Gioconda di Leonardo da Vinci al Louvre di Parigi e ha scagliato la panna di una torta contro il vetro blindato.
La Gioconda è l’opera da sempre presa di mira
Non è la prima volta che la Gioconda subisce atti vandalici. Anche in un passato più remoto la sua ‘incolumità’ è stata messa a dura prova: nel 2009, una donna russa, per protesta contro il mancato ottenimento della nazionalità francese, lanciò una tazza di ceramica contro il dipinto, infrangendo la tazza ma lasciando il dipinto intatto. Nessun danno neppure nel 1956, quando un folle entrò al Louvre e lanciò dell’acido contro il quadro; diverso, invece, l’esito dell’attacco – nello stesso anno – di un boliviano in stato confusionale che colpì la celebre opera con un sasso, infranse il vetro e danneggiò un angolo del dipinto (furono necessarie alcune settimane per il restauro).
Si alza l’asticella della protesta
Non si può dire che tali azioni del passato, ma anche quelle attuali, non siano deprecabili. Ma i vandalismi dei nostri giorni non sono certamente riconducibili a singoli episodi di irragionevole violenza o ignoranza né a manifestazioni di disagio giovanile: non sono la noia o la solitudine sociale che scatenano queste azioni di protesta, non è il senso di fragilità e di vuoto esistenziale da cui partono i giovani “vandali”. Sono anche ben consapevoli che di fronte a certe dissacrazioni nessuno può restare indifferente. Utilizzano queste forme di ribellione per attirare l’attenzione in nome di una causa giusta. La società attuale sta cambiando la percezione dei valori e dei doveri civici. Per essere percepiti, prima ancora che ascoltatati, si ha bisogno di alzare l’asticella: non bastano le manifestazioni pacifiche. Supportati dall’idea che in democrazia tutto si possa fare, i giovani hanno incrementato nuove logiche di lotta che rasentano forme incivili come quelle di danneggiare le opere d’arte. Va tuttavia rilevato che gli atti vandalici del passato sono altra cosa rispetto a quelli attuali.
Un vandalismo per scuotere le coscienze
Mentre in passato il vandalismo si configurava come un atto di violenza indiscriminata e gratuita, frutto esclusivo di barbarie e ignoranza o di follia, quello odierno non è un vandalismo occasionale, immotivato o sorretto da ragioni individuali. Non ha origine dal disprezzo per le opere d’arte né è determinato dalla percezione alterata di qualche squilibrato; scaturisce altresì da una motivazione profonda, sorretta da solide argomentazioni, seppur discutibili nella forma della loro esplicitazione.
Ricorrendo alla pratica del danneggiamento come strumento di lotta contro le secolari inadempienze, i vandali di oggi – sorretti anche da una forte energia emozionale – intendono semplicemente ricercare quella visibilità che consenta loro di scuotere le coscienze della gente per essere ascoltati.
Sappiamo, però, che far pressione sull’opinione pubblica attaccando opere-simbolo della partecipazione democratica, non raccoglie consensi, e che suscitare spavento è una pratica molto pericolosa. L’imbrattamento delle opere finisce, così, per dipingerli come ‘attentatori’ e ‘nemici’ del patrimonio artistico-culturale dell’umanità.
La proposta di legge contro gli atti di vandalismo
La persistenza di tali forme di manifestazioni ha indotto il governo ad intervenire con provvedimenti normativi tesi a contrastare gli atti eco-vandalici contro opere d’arte e beni paesaggistici.
Il 9 aprile u.s., infatti, il Consiglio dei ministri ha dato il via libera alla Proposta di Legge n. 645 recante “Misure di prevenzione da atti di vandalismo” che prevede nuove sanzioni “in materia di distruzione, dispersione, deterioramento, deturpamento, imbrattamento e uso illecito di beni culturali o paesaggistici”. Pertanto, per quanti distruggano, imbrattino o usino illecitamente beni culturali o paesaggistici rendendoli inservibili e incompatibili “con il loro carattere storico o artistico”, sono previste pene detentive da sei mesi a tre anni e, nei casi meno gravi, pene pecuniarie di migliaia di euro destinate al Ministero della Cultura affinché vengano impiegate per il “ripristino dei beni”.
Una risposta “ecologica” agli atti vandalici
Per evitare imbrattamenti di vernice sui dipinti, il Leopold Museum di Vienna ha escogitato una provocatoria strategia. Dopo che nel novembre 2022 alcuni giovani attivisti lanciarono del liquido nero sul dipinto Morte e Vita di Klimt, il prestigioso museo austriaco decise di raccogliere e far propria la protesta degli ambientalisti dando vita ad una mostra intitolata “A Few Degrees More” (lett. Qualche grado in più) che accoglieva 15 capolavori dell’arte pittorica: le opere erano state intenzionalmente appese ‘storte’, ovvero ruotate di tanti gradi quanti sono quelli di cui aumenterebbe la temperatura se non intraprendessimo azioni concrete contro il surriscaldamento globale.
Indubbiamente, una risposta eco-ambientalista alla stessa protesta eco-ambientalista.