A scuola si impara a leggere e scrivere e… a vivere. Già ci ricordava un rapporto OECD del 2017: “Le scuole non sono solo luoghi in cui gli studenti acquisiscono competenze accademiche; aiutano anche gli studenti a diventare più resilienti di fronte alle avversità, si sentono più connessi con le persone che li circondano e mirano più in alto nelle loro aspirazioni per il loro futuro“. Non da ultimo, aggiunge il rapporto: “le scuole sono il primo luogo dove i bambini sperimentano la società in tutte le sue sfaccettature, e queste esperienze possono avere una profonda influenza sugli atteggiamenti e sui comportamenti degli studenti nella vita”[1].
I labirinti della retorica
In vari contesti da tempo ricorre, per la verità, l’espressione “studenti al centro”: suscita condivisioni, annuncia cambi di paradigma e, soprattutto, non conosce opposizioni. Logorate da un dibattito senza fine si sono anche affievolite la dicotomia tra pratiche tradizionali e soluzioni ritenute innovative e la contrapposizione, quasi manichea, tra approcci costruttivistici (student-centered) e prospettive convenzionali (teacher-centered). Senza visioni esplicite, strategie mirate e misure operative, tuttavia, il richiamo agli studenti rischia di rimanere prigioniero nei labirinti della retorica.
Di tanto in tanto sulla scena dell’azione pubblica, anche sotto la spinta di fatti di cronaca, affiora l’interesse per i volti reali degli studenti che oggi frequentano le nostre classi. Si manifestano così dissonanze informative e trovano espressione comprensioni parziali di un universo per lo più sconosciuto. Cresce l’esigenza di una visione più bilanciata e meno approssimativa di chi affolla le nostre scuole: gli studenti, peraltro, sono le prime, e insostituibili, risorse a disposizione per costruire conoscenze e partecipazione, cultura e coesione. Una correzione di rotta appare necessaria e non procrastinabile, a partire dal rapporto tra livelli di apprendimento e benessere personale e sociale degli studenti.
Achievement e well-being: il difficile bilanciamento
Dopo qualche decennio di indagini valutative internazionali con prove standardizzate la lettura comparativa dei sistemi scolastici è da tempo di grande significato per i decisori politici. Lo scenario globale da anni ormai influisce sulle scelte di politica educativa. In questo contesto le organizzazioni internazionali della consulenza (OECD, Unesco…) hanno giocato un ruolo determinante mentre alcuni paesi hanno assunto la funzione di paesi di riferimento (Finlandia, Singapore, Australia, Canada, Estonia…) tra gli esperti e gli osservatori. Questo movimento ha quasi monopolizzato progressivamente lo sguardo sugli studenti: le loro performance per lo più disciplinari sono diventate le lenti polarizzate per leggere la realtà. Forti criticità hanno accompagnato l’ondata globale valutativa, si è percepito anche il rischio di veder ristretto il quadro di riferimento per le strategie degli attori politici e amministrativi. Si va facendo strada ora l’esigenza di una visione a tutto campo dello studente con la rivisitazione dell’agenda e un migliore bilanciamento tra le priorità dell’achievement e quelle del well-being, raggiungimento di traguardi di competenza e qualità della vita degli studenti.
Ritornare tra i banchi di scuola
Per quanto il nostro Paese non presenti livelli di performance dei propri studenti vicini a quelli dei paesi leader sulla scena internazionale, la nostra scuola è pur sempre una realtà dinamica e in via di miglioramento. Gli interrogativi di base che scuotono le politiche scolastiche dei paesi a performance elevate dei propri studenti possono quindi essere applicati anche al nostro contesto. In primis che cosa sappiamo degli studenti che entrano nelle nostre classi oltre ai sovrabbondanti profili di competenze disciplinari sondate regolarmente e sistematicamente? A titolo esplorativo proviamo a porre alcuni semplici interrogativi abbozzando qualche preliminare annotazione ricorrendo a indicatori da tempo disponibili, ma raramente presi in considerazione. Ben sapendo di una crescente letteratura sulle culture giovanili, sui mondi di vista degli adolescenti e sulla loro estraneità al mondo della scuola.
Soddisfatti per la qualità della propria vita?
Nel contesto di una popolazione, quella italiana, con livelli di life satisfaction inferiori ai valori medi OECD (5,9 rispetto a 6.5 su una scala da 0 a 10)[2], anche gli studenti quindicenni italiani (6,89) non superano i coetanei OECD (7,31) nell’esprimere il proprio gradimento[3]. Inoltre solamente il 24,2% di essi raggiunge i punteggi massimi della scala (9-10) a fronte del 34,1% dell’universo OECD mentre la fascia di studenti con valori bassi (0-4) è leggermente più estesa (14,7%) se messa a confronto con la media OECD (11,8%). Contrariamente alle attese non sembra incidere sull’andamento dell’indicatore di soddisfazione il livello di performance scolastica: in termini di soddisfazione la distanza tra il quarto superiore e il quarto inferiore nella performance in scienze è contenuta (0,09) ed inferiore al valore OECD (0,12). Nel nostro contesto, verrebbe da pensare, il riuscire bene a scuola non parrebbe influire sul livello di soddisfazione per la propria vita dichiarato dallo studente.
La lettura dell’indicatore non è facile per la concorrenza dei fattori. è tuttavia da segnalare lo scostamento dei nostri studenti nei confronti dei coetanei europei, dall’Austria (7,52) alla Finlandia (7,89), dalla Francia (7,63) alla Germania (7,35), dall’Olanda (7,83) alla Spagna (7,42) e l’allineamento con la Grecia (6.91) e il Regno Unito (6,98). Nel nostro Paese, come peraltro in Austria e nel Regno Unito, le ragazze risultano essere meno propense dei ragazzi (7 punti di differenza) a dichiararsi soddisfatte.
Un Paese ‘triste’ non può aspettarsi una tonalità diversa tra le fasce giovanili. Pur senza cadere in considerazioni approssimative è evidente la necessità di una riflessione anche per comprendere l’esperienza di scuola dei nostri studenti e per esaminare con realismo l’Italian way of life nel contesto attuale. Riuscire a combinare la riuscita scolastica con una buona soddisfazione per la propria vita è un obiettivo da prendere in seria considerazione.
Gli studenti italiani sono motivati?
Contrariamente a quanto si sia indotti a ritenere sulla base della corrente letteratura critica sugli adolescenti, gli studenti italiani non si distanziano significativamente dai livelli di motivazione dei coetanei dei paesi dell’area OECD[4], pur tenendo conto che i valori medi, naturalmente, sono la risultante di realtà anche molto diverse tra di loro. è da notare, tuttavia, che alla propensione a essere ambiziosi rispetto alla riuscita scolastica non sembra corrispondere negli studenti italiani il raggiungimento di livelli elevati nei risultati. Forse non è sufficiente la determinazione dello studente per garantire risultati superiori alla media in assenza di altri fattori determinanti. Il perdurare dei risultati mediocri negli anni non parrebbe essere connesso alla carenza di motivazione degli studenti quanto piuttosto vada ricondotto ad un contesto di aspettative deboli (da parte della scuola, della famiglia e del contesto sociale e culturale più in generale) e all’efficacia limitata dell’azione didattica.
Senso di appartenenza alla propria scuola degli studenti italiani
Iscriversi e frequentare una scuola significa che l’ingresso può diventare un fattore di crescente identificazione con una comunità e, quindi, di una progressiva condivisione di valori e della partecipazione al lavoro scolastico nonché di condivisione dell’impegno. Il senso di appartenenza è un indicatore sensibile per la qualità degli studenti da prendere in considerazione. Le percezioni in merito sono diverse e anche contrastanti. L’indagine PISA 2015[5] ci offre uno spaccato non del tutto positivo: gli studenti quindicenni italiani rivelano posizioni inferiori rispetto ai loro coetanei e, soprattutto, l’indicatore nel medio periodo non ha conosciuto miglioramenti a diversità di quanto è avvenuto nella quasi totalità degli altri paesi. Non sembra che la stagione, ormai ultradecennale, dell’autonomia scolastica abbia inciso nel rafforzare le comunità scolastiche e la condivisione identitaria tra gli studenti. Essendo questo fattore collegato al miglioramento dei risultati scolastici nelle nostre scuole sembra venir meno un fattore di spinta alla qualità dei processi e dei risultati. è probabile che concorrano variabili esterne alla scuola ma che siano rilevanti anche gli stili di gestione delle comunità scolastiche.
Qual è la forza di traino dei talenti?
L’analisi comparativa ha più volte evidenziato come la presenza di studenti a performance elevata possa essere uno stimolo per il miglioramento complessivo. Gli studenti eccellenti non sono assenti nella scuola italiana, ma permangono su livelli molto contenuti. La lezione che ci offrono i nostri migliori studenti, anche con carriere di successo in numerosi campi, ci aiuta a capire quali siano veramente le scuole di qualità e gli spazi di efficacia: abbiamo storie di studenti eccellenti che provengono da ogni parte del Paese, che hanno abbattuto barriere e che si sono affermati a livello globale lasciando il nostro Paese o rimanendovi lungo traiettorie professionali di pregio. L’impressione, tuttavia, è che le potenzialità delle nostre scuole non siano compiutamente tradotte nei percorsi degli studenti.
Gli studenti nel loro insieme sono capaci di miglioramenti significativi nel tempo?
Il progressivo, seppur eccessivamente lento, contenimento della dispersione esterna, ormai in vari territori vicina al 10%, cioè all’obiettivo fissato a livello comunitario, testimonia della capacità di contrasto delle criticità. C’è, inoltre, da aggiungere a questo trend positivo il balzo in avanti compiuto nel campo della matematica e l’elevata performance in problem solving degli studenti delle scuole del Nord del Paese (PISA 2012)[6], pur se carenze emergono nel problem solving cooperativo (PISA 2015)[7], forse a conferma di stili di lavoro in classe ancora prevalentemente centrati sul lavoro individuale. Questi elementi, da approfondire, confermano che gli studenti sono in grado di raggiungere obiettivi significativi quanto questi sono perseguiti con sistematicità.
L’ambizione di oggi per la scuola
Il benessere dello studente come priorità non sostituisce temi rilevanti quali la progettualità delle scuole autonome, le responsabilità per i livelli di performance e la lotta ai deficit di competenza. Le strade seguite fino ad oggi non sono da abbandonare, quanto piuttosto da integrare con una visione più articolata, e reale, delle traiettorie personali degli studenti. Non mancano esperienze in questa direzione, dall’Australia[8] alla provincia canadese dell’Ontario Il benessere degli studenti non è, ovviamente, uno slogan irenico per smobilitare le misure di accountability e attenuare la cultura delle responsabilità. Le espressioni possono essere più o meno felici, ma “la scuola affettuosa” di Patrizio Bianchi, già ministro dell’Istruzione in Italia e “l’école de la confiance” di Jean-Claude Blanquer, già ministro dell’éducation nationale in Francia, hanno segnalato dimensioni che vanno alla radice della missione dell’educare.
La scuola ospita tutti gli appartenenti alle diverse fasce d’età, non solo “studenti capaci e meritevoli”: l’area di impegno è ampia includendo studenti, disinteressati e indifferenti, appassionati e orientati, distratti e passivo, attivi e convinti. Il contesto è molto diverso rispetto al passato e anche la consapevolezza tra chi opera: l’ambizione della scuola oggi non è solo garantire chi ha le capacità e il merito, ma anche proporre e realizzare percorsi attrattivi per tutti, senza esclusioni, e per ogni singolo studente e studentessa fare degli anni di scuola una stagione felice e significativa nelle biografie individuali[9].
[1] OECD (2017), PISA 2015 Results (Volume III): Students’Well-Being, PISA, OECD Publishing, Paris, p. 3.
[2] OECD, Better Life Indicators (http://www.oecdbetterlifeindex.org/it).
[3] I dati sulla soddisfazione degli studenti presentati in questa sezione sono tratti da OECD, 2017 citato.
[4] OECD, 2017, op. cit. p. 93 ss.
[5] OECD, 2017, op.cit. p.115ss
[6] Cfr. il contributo di Giorgio Asquini, Lo strano caso dei risultati italiani di Pisa 2012.
[7] OECD-PISA 2015 Results Collaborative problem solving vol V.
[8] Studenti resilienti e benessere. Le scuole svolgono un ruolo fondamentale nel sostenere il benessere degli studenti. La resilienza degli studenti, sia emotivamente che accademicamente, è essenziale per lo sviluppo dei giovani australiani.
[9] Per una analisi più approfondita, vedi: “livelli di apprendimento e benessere degli studenti”