I risultati di apprendimento delle indagini nazionali e internazionali e il tasso di abbandono scolastico restano indicatori cardine dello stato di salute del sistema scolastico italiano come di quello degli altri Paesi UE. È successo, però, che le riflessioni sui dati (in peggioramento) di queste stesse indagini insieme alla congiuntura totalmente inedita della pandemia, facessero emergere il ruolo dell’equità dei sistemi e del benessere a scuola come elementi imprescindibili della capacità dei sistemi stessi di produrre percorsi di successo come progetti di vita credibili degli studenti e per gli studenti.
Dalla Raccomandazione alle Linee guida per l’orientamento
In questa chiave di lettura si colloca la Raccomandazione del Consiglio sui percorsi per il successo scolastico del 30 giugno 2022, richiamata nel D.M. 328 del 22 dicembre 2022, con cui sono state adottate le nuove Linee Guida per l’orientamento. La sfida affidata ai processi di istruzione e formazione è ancora prima di tutto la capacità di spezzare il nesso, rivelatosi ancora deterministico per circa un quinto degli studenti europei, tra contesto socio culturale di provenienza e risultato scolastico e tra quest’ultimo e l’abbandono. Per questo motivo nella Next Generation EU e quindi nella Missione 4 del nostro PNRR uno spazio importante è stato dedicato alla riforma dell’orientamento, un tema che dal lontano 2011 (GU C 191 dell’1.7.2011) il Consiglio e la Commissione non avevano più rivisto organicamente[1]. Vediamo i punti strategici su cui si propone di intervenire.
Un supplemento di indagine sulle cause
La Raccomandazione fa riferimento ad un documento di lavoro della Commissione Europea, in cui si sostiene che alla base dei due fenomeni, insuccesso e abbandono precoce, insistono le stesse motivazioni o cause, sintetizzate così nella ricerca OCSE, collegata al Programme for International Student Assessment (PISA):
- il bullismo scolastico ha conseguenze devastanti sulla salute e sui risultati scolastici degli studenti e aumenta il rischio di abbandono scolastico
- circa il 20% dei bambini in età scolare ha problemi di salute mentale, in particolare ansia e depressione
- la pandemia di COVID-19 ha reso questo problema ancora più importante, con molti alunni che soffrono di una riduzione del benessere emotivo e della motivazione
- la sfida di garantire l’inclusione dei bambini rifugiati e migranti nelle scuole di tutta l’Unione europea (UE) rende il benessere ancora più rilevante
- le scuole e gli insegnanti non sono sufficientemente preparati per affrontare questi problemi e devono essere sostenuti
- il benessere degli insegnanti e quello degli studenti sono strettamente collegati. Gli insegnanti devono sperimentare uno stato di benessere per poter contribuire a garantire il benessere e la salute mentale dei loro studenti.
Il well-being at school come antidoto
Più concretamente, prosegue il documento, uno studente che sta bene a scuola ha risultati positivi (adeguati alle sue possibilità) e non abbandona: si sente al sicuro, apprezzato e rispettato; è attivamente e significativamente impegnato in attività sociali e di studio; ha un’autostima positiva, senso di autoefficacia e una buona autonomia; ha relazioni positive e di supporto con insegnanti e coetanei, sentendo il senso di appartenenza alla classe e alla scuola; si sente felice e soddisfatto della vita di relazione a scuola. Gli alunni che sperimentano il benessere possono costruire e godere di relazioni positive con gli altri e sentirsi appartenenti alla loro comunità scolastica.
Le buone pratiche in atto
Corroborano queste ipotesi i risultati positivi, fatti registrare dai sistemi scolastici (Finlandia e Danimarca ad esempio), in cui le buone pratiche di orientamento hanno ormai una storia consolidata: dalla continuità delle figure docenti di riferimento, alle pratiche dei colloqui settimanali per orientare all’autovalutazione, dal bilancio delle competenze all’accompagnamento nella costruzione del proprio progetto di studio e di vita, dal sostegno alla motivazione alla flessibilità dei percorsi e al riconoscimento dei crediti maturati nell’apprendimento non formale, dall’allestimento di ambienti di apprendimento inclusivi all’adozione di metodologie didattiche attive e innovative.
In questo contesto si accredita una definizione condivisa di “benessere a scuola” come “uno stato in cui gli alunni sono in grado di sviluppare il loro potenziale, imparare e giocare in modo creativo”.
Le competenze non cognitive
La ricerca in pedagogia, in sociologia e nelle neuroscienze indica con chiarezza che lavorare sulle competenze socio-emotive è di per sé un valore aggiunto per uno sviluppo equilibrato, per la salute mentale e il benessere psicologico dei bambini e dei giovani, soprattutto di quelli che soffrono per condizioni di svantaggio ed emarginazione. Un approccio olistico nei processi di istruzione tiene conto del fatto che bambini e adolescenti hanno bisogno di un insieme equilibrato di competenze cognitive, sociali ed emotive per ottenere risultati positivi a scuola e nella vita. Si torna a porre l’accento sulla formazione anche di quelle che sono state definite competenze non cognitive con l’effettiva personalizzazione dell’insegnamento. Una professione sempre più complessa, quella dell’insegnante, quando si devono formare contestualmente hard, soft e life skills.
Preparare gli insegnanti e dare risposte sistemiche
La Raccomandazione evidenzia che in pochi Paesi gli interventi in questa direzione sono diventati strutturali, segnati piuttosto da una progettualità e da finanziamenti episodici e frammentati. La strada maestra è ancora una volta la preparazione di professionalità adeguatamente formate, perché, è proprio il caso di dirlo, aumenta anche il numero di insegnanti che “non stanno bene a scuola”.
Leggiamo nel D.M. 328/2022: “A sostegno dell’orientamento, ogni istituzione scolastica, nell’ambito del proprio quadro organizzativo e finanziario, individua una figura che, nel gestire i dati forniti dal Ministero, si preoccupi di raffinarli e di integrarli con quelli specifici raccolti nelle differenti realtà economiche territoriali, così da metterli a disposizione dei docenti (in particolare dei docenti tutor), delle famiglie e degli studenti, anche nell’ottica di agevolare la prosecuzione del percorso di studi o l’ingresso nel mondo del lavoro. In tale contesto le istituzioni scolastiche favoriscono l’incontro tra le competenze degli studenti e la domanda di lavoro”.
L’orientamento come priorità strategica
Per tre anni scolastici consecutivi l’orientamento diventerà priorità strategica nei Piani di formazione iniziale degli insegnanti così come è previsto un piano straordinario di formazione per i docenti tutor e i docenti orientatori, per la cui formazione è stato annunciato dal ministro Valditara lo stanziamento di 150 milioni di euro nel 2023, grazie al Fondo Sociale Europeo.
Con i docenti tutor nelle classi terze, quarte e quinte delle scuole secondarie superiori e i docenti orientatori ad essere mobilitato sarà un numero importante di professionisti (si parla di 40.000 tutor) che dovrebbero oggettivamente costituire un’opportunità per la riduzione del divario socio culturale e territoriale che così pesantemente ha influenzato i risultati di apprendimento dei nostri studenti. Si parla di scuola su misura che fa emergere i talenti di ogni studente e che favorisce scelte consapevoli per il percorso di studi e di lavoro.
Le risorse per i percorsi delle scuole
Si tratta ora di capire se questo può essere anche l’avvio per una possibile “carriera” per i docenti, considerato che il Ministro parla di insegnanti formati, selezionati e pagati.
Quello su cui possiamo sicuramente contare oltre all’impegno per la formazione degli insegnanti è la disponibilità di risorse del PNRR, a cui le scuole possono attingere per realizzare percorsi mirati sulle Nuove competenze e nuovi linguaggi, sugli Interventi per la riduzione dei divari e della dispersione scolastica, sulla Didattica digitale integrata, sullo Sviluppo del sistema di formazione terziaria degli ITS Academy. E ancora: nell’ambito delle risorse europee da destinare a progetti di orientamento possono essere utilizzati i Programmi di Mobilità 2021-2027 Erasmus Plus e il Programma Nazionale Scuola e Competenze.
[1] Per l’Italia, la Nota ministeriale 19 febbraio 2014, n. 4232, “Trasmissione delle Linee guida nazionali per l’orientamento permanente” è stato il documento più organico a cui si è fatto riferimento finora.