Libri di testo: il senso della scelta

Oltre il rito dell’adempimento annuale

Come ogni anno, la Direzione generale per gli ordinamenti scolastici, la valutazione e l’internazionalizzazione del sistema nazionale di istruzione ha diramato la nota con cui sono state fornite alle istituzioni scolastiche le indicazioni operative per procedere all’adozione dei libri di testo per il prossimo anno scolastico nella scuola primaria e secondaria di primo e secondo grado.

Rinvio alle istruzioni impartite con la nota del 2014

Anche per quest’anno, la scadenza entro cui deliberare l’adozione dei libri di testo, in sede di collegio dei docenti, è la seconda decade di maggio. È indicato nella nota prot. n. 8393 del 13 marzo 2023, che rimanda, come già accaduto negli anni precedenti, a quanto impartito con la nota della medesima Direzione prot. 2581 del 9 aprile 2014. Quest’ultima continua, pertanto, ad essere il principale riferimento delle scuole. In essa viene sottolineato come l’adozione dei libri di testo sia stata, all’epoca, oggetto di un’attenzione particolare da parte del legislatore, soprattutto nella prospettiva di limitare, “per quanto possibile e fatte salve l’autonomia didattica e la libertà di scelta dei docenti”, il costo sostenuto ogni anno dalle famiglie per l’acquisto della dotazione libraria dei propri figli. Invero, Il quadro normativo subisce, in quegli anni, profonde modificazioni con la legge n. 221/2012, con il decreto ministeriale applicativo n. 781/2013 e con il decreto-legge n. 104/2013 convertito, con modificazioni, dalla legge 128/2013, che intervengono sulle disposizioni legislative introdotte dall’articolo 15 della legge n. 133/2008 e dall’articolo 5 della legge n. 169/2008.

Indicazioni normative che aprono orizzonti di ricerca didattica

Nella citata nota del 2014 vengono fornite una serie di indicazioni che derivano dalle disposizioni normative contenute nella legge n. 128/2013. Tra le più rilevanti, si ritiene utile soffermarsi su alcune che potrebbero, ancora oggi, consentire di andare oltre il mero adempimento burocratico nella scelta dei libri di testo, e cimentarsi attivamente nel campo della ricerca didattica. Nello specifico, si fa riferimento allo sviluppo digitale, alla scelta di strumenti alternativi al libro di testo, alla realizzazione del materiale didattico.

  1. Sviluppo digitale. Nel comma 2 quater dell’articolo 6 si legge: “promuovere lo sviluppo della cultura digitale e l’alfabetizzazione informatica […] anche tramitela definizione di nuove generazioni ditestiscolastici, nonché attraverso la ricerca e l’innovazione tecnologica, considerati fattori essenziali di progresso ed opportunità di arricchimento economico, culturale e civile”.
  2. Scelta dei testi scolastici. Nel comma 1 dello stesso articolo viene data la facoltà ai collegi dei docenti di poter delibare l’adozione di “libri di testo, ovvero strumenti alternativi, ma “in coerenza con il piano dell’offerta formativa, con l’ordinamento scolastico e con il limite di spesa stabilito per ciascuna classe di corso”.
  3. Realizzazione diretta di materiale didattico digitale. Nello stesso comma si enfatizza che le scuole devono avere l’ambizioso obiettivo di elaborare, nell’arco di un triennio a partire dall’anno scolastico 2014-2015, “materiale didattico digitale per specifiche discipline da utilizzare come libri di testo e strumenti didattici per la disciplina di riferimento”.

Relativamente a quest’ultimo aspetto si diceva anche che l’elaborazione di ogni prodotto doveva essere affidata ad un “docente supervisore”, con l’onere di garantire “la qualità dell’opera sotto il profilo scientifico e didattico, in collaborazione con gli studenti delle proprie classi in orario curriculare nel corso dell’anno scolastico”, anche avvalendosi della collaborazione di altri docenti. L’opera didattica doveva essere: registrata con una licenza per consentirne la condivisione e la distribuzione gratuita; inviata al Ministero entro la fine dell’anno scolastico; resa disponibile a tutte le scuole statali, “anche adoperando piattaforme digitali già preesistenti prodotte da reti nazionali di istituti scolastici e nell’ambito di progetti pilota del Piano Nazionale Scuola Digitale del Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca per l’azione Editoria Digitale Scolastica”.

Una scelta da realizzare attuando la scuola dell’autonomia

La scelta di un libro di testo non è di per sé un’operazione facile, ancor meno cimentarsi nella scelta di testi alternativi o nella realizzazione diretta di materiale didattico digitale, sia per l’attenzione necessaria ai vincoli normativi succitati, sia per l’imprescindibile intenzionalità pedagogica, didattica, nonché epistemologica con cui bisogna procedere in una direzione o nell’altra. Di certo, la strada è stata spianata dall’autonomia scolastica. Nel DPR 275/1999 si è sollecitati alla scelta, ovviamente in coerenza con il Piano dell’offerta formativa: al comma 5 dell’articolo 4, si fa esplicito riferimento a “La scelta, l’adozione e l’utilizzazione delle metodologie e degli strumenti didattici, ivi compresi i libri di testo”, anche per favorire “l’introduzione e l’utilizzazione di tecnologie innovative”. E in quello stesso disposto normativo, la sollecitazione maggiore è contenuta nell’articolo 6, riguardante l’“autonomia di ricerca, sperimentazione e sviluppo”, ancora troppo poco attuato.

È ovvio che si rende necessario un impegno professionale mirato da parte degli insegnanti, ma che dovrebbe essere connaturato al profilo e allo status del professionista della scuola, come ben delineato all’articolo 27 del CCNL Scuola del 19 aprile 2018[1]. In questa prospettiva, anche l’adozione dei libri di testo non si sottrae all’etica deontologica caratterizzante la professionalità dei docenti, oltre ad essere espressione della loro libertà di insegnamento e della loro autonomia professionale.

Una scelta da compiere in coerenza con le finalità prioritarie della scuola

La responsabilità della scelta dei libri di testo non può prescindere dal tenere ben presenti quali siano gli scopi prioritari della scuola, In generale, la scuola non deve ridursi al solo “luogo del sapere”, ma deve diventare sempre più, specialmente nell’attuale società complessa, il luogo esclusivo “della rielaborazione, del riordino, dell’approfondimento di un apprendimento lento che scava nella conoscenza”[2]. Non a caso nelle Indicazioni Nazionali per il curricolo del 2012, si legge che:

  • il bisogno di conoscenze degli studenti non si soddisfa con il semplice accumulo di tante informazioni in vari campi, ma solo con il pieno dominio dei singoli ambiti disciplinari e, contemporaneamente, con l’elaborazione delle loro molteplici connessioni” (DM 254/2012, p. 7);
  • la scuola fornisce le chiavi per apprendere ad apprendere, per costruire e per trasformare le mappe dei saperi rendendole continuamente coerenti con la rapida e spesso imprevedibile evoluzione delle conoscenze e dei loro oggetti. Si tratta di elaborare gli strumenti di conoscenza necessari per comprendere i contesti naturali, sociali, culturali, antropologici nei quali gli studenti si troveranno a vivere e a operare” (DM 254/2012, p. 5).

Tali indicazioni, ovviamente, valgono per tutti gli ordini e gradi di scuola.

Una scelta da definire osservando opportuni criteri pedagogici

La scelta dei libri di testo rappresenta un passo importante anche per assicurare una didattica inclusiva, rispondente ai bisogni dei diversi allievi e ai loro differenti stili di apprendimento. Ci sono determinate caratteristiche pedagogiche che i libri di testo devono rispettare e che sono state sintetizzate al punto 3 dell’allegato al D.M. n. 781 del 27 settembre 2013.

Varrebbe la pena approfondire tali caratteristiche, facendone oggetto di riflessione collegiale, ma anche scandagliando ognuna di essa, attraverso un apposito lavoro di studio e di ricerca che potrebbe costituire il focus di mirati percorsi formativi.

Si tratta di un‘esigenza ineludibile, per un’opzione di testi editi, di strumenti alternativi o di materiali da elaborare in maniera quanto più consapevole ed intenzionale possibile.

Un adempimento che può trasformarsi in un’opportunità e in una sfida 

L’auspicio, dunque, è che i momenti dedicati all’adozione dei libri di testo non si esauriscano in un mero rituale annuale, ma siano un’occasione di ripensamento anche del modo stesso di fare scuola. Provocatoriamente, viene alla mente una citazione di uno dei padri dell’attivismo, Célestin Freinet, che può dare il senso della sfida sottesa alle opportunità descritte sinteticamente in questo contributo: “La mia proposta consiste nel sostituire ai 3, 5 o 10 libri-riassunto, così spesso indigesti, come d’altronde qualsiasi riassunto, una tecnica di lavoro dove il ragazzo tragga il proprio sapere da migliaia di libri, da schede, da dischi, da nastri registrati, per non parlare del grande libro della natura e dell’ambiente sociale a cui attingiamo in fin dei conti le nostre più profonde ricchezze”[3].


[1] “1. Il profilo professionale dei docenti è costituito da competenze disciplinari, informatiche, linguistiche, psicopedagogiche, metodologico-didattiche, organizzativo-relazionali, di orientamento e di ricerca, documentazione e valutazione tra loro correlate ed interagenti, che si sviluppano col maturare dell’esperienza didattica, l’attività di studio e di sistematizzazione della pratica didattica. I contenuti della prestazione professionale del personale docente si definiscono nel quadro degli obiettivi generali perseguiti dal sistema nazionale di istruzione e nel rispetto degli indirizzi delineati nel piano dell’offerta formativa della scuola”.

[2] Cfr. MCE “I 4 passi a scuola. Per una pedagogia dell’emancipazione”.

[3] Cfr. Freinet C., 1977-78, La scuola del fare. Principi (vol. I), e La scuola del fare. Metodi e tecniche (vol. II), Emme Ed., Milano.