Carissimo professore,
scriviamo direttamente a lei perché pur dovendola salutare, visto che ci ha fatto lo scherzo di lasciarci, entrambi, noi e lei, sappiamo che in realtà è sempre qui con noi. La sua quotidianità scandiva ormai da tempo i ritmi della vita di questa redazione che lei ed i suoi figli, Gabriella, Antonio, Alessandro e Fabio, avete fatto diventare nel tempo una famiglia, per tutti noi collaboratori e autori. Ogni momento, ogni abitudine delle giornate lavorative che continuano ad avvicendarsi, restano perciò caratterizzati da qualcosa che irrimediabilmente ci riporta ad avvertirla qui con noi. È come quando perdiamo un genitore, custodendone per sempre gli insegnamenti, le strade tracciate, l’affetto e la presenza, improvvisamente silenziosa.
Lei è stato una presenza costante e determinante in “casa” Tecnodid, pur con il passare degli anni e fino alla fine dei suoi giorni. Conosceva profondamente tutti, più di quanto ognuno potesse immaginare. A questo gruppo di lavoro non ha mai fatto mancare le sue “paterne” attenzioni, nonostante il passare del tempo e i naturali acciacchi dell’età, dei quali talvolta, specialmente negli ultimi anni, si crucciava raccontando di ciò che non riusciva più a fare. Nel tempo, è riuscito a creare una dimensione di sintonia così forte tra l’ambiente lavorativo in Tecnodid e l’ambiente familiare, da ridurre sempre più la linea di demarcazione tra l’uno e l’altro.
E i momenti conviviali, scanditi come tappe speciali di una “chiamata a raccolta” di tutti i collaboratori, hanno rappresentato una modalità tangibile della sua sottesa volontà di creare una “famiglia allargata” e di avere per tutti un’attenzione speciale.
Alla tristezza per la sua perdita, si accompagna, però, la gioia di averla saputa, come era ormai solito ripetere, sazio di vita, una vita in cui ha dimostrato caparbietà e intraprendenza, fondando questa casa editrice con i suoi libri e le sue riviste che hanno precorso i tempi e sono, oggi, una realtà editoriale valida e riconosciuta a livello nazionale. Notizie della scuola, la prima nata tra le riviste scolastiche in casa TECNODID, ha compiuto proprio quest’anno cinquant’anni e lei ne era fiero, come si è fieri di un figlio, immaginato e poi nato, ormai diventato adulto e in grado di proseguire da solo.
La Tecnodid è il prodotto del suo lavorio costante e sensibile: l’ha edificata con mattoni intrisi di valori che lascia come patrimonio prezioso. Le scelte editoriali sono, infatti, emblematiche di una “cura” continua della Scuola e di tutti i professionisti che in essa hanno operato ed operano.
Straordinariamente galante, da uomo di altri tempi, la ricorderemo per la sua personalità forte, determinata, ma caratterizzata anche da una pacatezza che diventava quasi “contagiosa”.
Quello che resta a tutti noi che abbiamo avuto l’onore di lavorare per lei e con lei è la dedizione al lavoro, il rispetto per gli altri, la schiettezza delle idee, la garbata determinazione, la scanzonata modalità con cui affrontava la vita, l’allegria coinvolgente a dispetto dell’età, su cui sembrava potesse riuscire sempre ad avere la meglio, tanto che speravamo potesse rimanere qui con noi ancora a lungo.
Oggi sappiamo che non era possibile e siamo qui a ricordarla e a renderle omaggio, ma per farlo nel modo che lei avrebbe preferito, indossiamo il nostro sorriso più sincero per augurarle con affetto buon viaggio, grati per le opportunità che ha donato ad ognuno di noi, per la fiducia che ci ha accordato, per l’affetto che non ci ha mai fatto mancare.
Grazie di tutto, professore!