È ormai nel linguaggio comune considerare quello che stiamo vivendo come un periodo di “transizioni” rapide, da quella climatica a quella energetica, a quella digitale. Da qui la richiesta legittima di avere cittadini competenti e resilienti, per governare i cambiamenti in atto, che abbiano un corredo di saperi da aggiornare costantemente.
La competenza civica a supporto delle competenze settoriali
Quanto passa, però, attraverso questo patrimonio lessicale, la consapevolezza che la fluidità dei contesti mette a repentaglio non solo il rapporto tra l’individuo e la comprensione della realtà, ma anche quello tra l’individuo e la sua comunità? E ancora: di quale comunità siamo cittadini? di quella nazionale, di quella europea, di quella del blocco occidentale, di quella globale, di tutte queste insieme? Ad essere chiamata in causa è dunque una competenza trasversale prima di tutte le altre: la competenza civica per il suo contributo alla definizione dell’identità, perché sappiamo che qualsiasi competenza è rilevabile in riferimento ad un ambiente di apprendimento e a un contesto. Se l’accrescimento delle competenze specifiche dei settori disciplinari non venisse accompagnato da un consolidamento della competenza civica, ci troveremmo di fronte ad un divario incolmabile non solo in termini di conoscenze e abilità ma anche di diritti umani e sociali, compromettendone l’universalità.
Un insegnamento cross curricolare
Potremmo pensare alla competenza civica come a una sorta di “io penso” kantiano. Se l’io penso deve poter accompagnare ogni rappresentazioneper dare unità alla conoscenza, così la competenza civica dovrebbe dare unità, direzione, senso e legittimità d’uso alle altre competenze. È ampiamente giustificata, dunque, l’attenzione per l’educazione civica e la presa in carico da parte dei sistemi educativi europei dell’insegnamento “formale” di una materia che non può essere considerata una disciplina a sé stante, che è per sua natura cross curricolare, che ha comunque dei contenuti di conoscenza privilegiati ma che si integra in qualsiasi ambito disciplinare.
Gli esiti deludenti
Eppure la “preoccupata” Risoluzione del Parlamento Europeo sull’attuazione di misure per l’insegnamento dell’educazione civica del 2022 (Cfr. Scuola7 n. 292/2022), rivolta alla Commissione Europea e al Consiglio, ribadisce che lo sforzo prodotto a livello istituzionale non ha avuto i risultati attesi.
Le recenti emergenze nazionali, da quelle sanitarie a quelle energetiche e belliche, hanno fatto riemergere, infatti, risposte nazionalistiche ed antisolidaristiche, che rendono più urgente l’esigenza di monitorare se c’è stato nei giovani un aumento delle conoscenze e della comprensione di concetti e problematiche nell’ambito dell’educazione civica e di rilevare le loro opinioni, le attitudini e i comportamenti, e come queste si siano modificate.
Verso un quadro comune a livello europeo
L’obiettivo dichiarato nella Risoluzione di creare entro il 2030 un Quadro Comune di Riferimento per le competenze in materia di educazione civica appare ancora una volta un tentativo di dare target uniformi ai sistemi educativi europei, pur sapendo di agire su coordinate di riferimento che tengono insieme i valori della democrazia e dei diritti umani, declinati in politiche nazionali anche profondamente differenti all’interno dell’UE. È utile allora richiamare alcune definizioni che sono dei punti fermi nella costruzione della competenza civica o in materia di cittadinanza, riprese dalla Carta del Consiglio d’Europa sull’Educazione per la Cittadinanza democratica e l’Educazione ai Diritti Umani (2010).
Educazione alla “cittadinanza democratica” e ai “diritti umani”
Il percorso per educare alla cittadinanza e ai diritti umani è quello verso una formazione che crea consapevolezza. L’attenzione è rivolta alle pratiche e alle attività maggiormente efficaci per dotare gli studenti di conoscenze, abilità e competenze, per sviluppare le loro attitudini e migliorare i loro comportamenti. L’obiettivo di “cittadinanza democratica” è quello di renderli capaci (to empower them) di esercitare e difendere i loro diritti e le loro responsabilità democratiche nella società, di apprezzare la diversità e di giocare un ruolo attivo nella vita democratica, in vista della promozione e della protezione della democrazia e dello stato di diritto. L’obiettivo di “educazione ai diritti umani” è quello di renderli capaci (to empower them) di contribuire alla costruzione e alla difesa di una cultura universale dei diritti umani nella società, in vista della promozione e della protezione dei diritti umani e delle libertà fondamentali.
Whole school approach
L’educazione alla cittadinanza e ai diritti umani deve diventare oggetto di educazione permanente. È un punto importante richiamato dal Consiglio d’Europa nella stessa Carta. Non è, quindi, responsabilità dell’istruzione formale, quella che accompagna lo studente dalla scuola dell’infanzia fino all’università, ma anche dell’educazione non formale, quella che ha luogo fuori dal curricolo scolastico, fino a quella informale, in cui ogni individuo acquisisce attitudini, valori, abilità e conoscenze dagli apporti e dalle risorse educative presenti nel proprio ambiente e dall’esperienza quotidiana (famiglia, gruppi di coetanei, vicini, occasioni d’incontro, biblioteche, mass media, lavoro, gioco). Da qui la necessità di un approccio che viene definito whole school approach,per evidenziare che nessun insegnamento richiede maggiore coerenza a livello di metodologie e di “ambienti di apprendimento” dell’insegnamento dell’educazione civica. Il che equivale a dire che o l’insegnamento dell’educazione civica avviene in un ambiente realmente democratico in cui i diritti umani sono riconosciuti o l’apprendimento e la costruzione della competenza civica e di cittadinanza non avviene.
Competenza in materia di cittadinanza
Sempre il Consiglio d’Europa nel 2018 ha pubblicato il Quadro di riferimento delle competenze per una cultura della democrazia[1], dove questa competenza viene definita come capacità di mobilitare e di utilizzare valori, atteggiamenti, attitudini, conoscenze pertinenti e/o una comprensione, per rispondere in modo appropriato ed efficace alle esigenze, alle sfide e alle opportunità che si presentano in situazioni democratiche e interculturali.
E ancora nel 2018 la Commissione Europea licenzia il nuovo EQF[2], in cui la definizione della sesta competenza chiave è la seguente: la competenza in materia di cittadinanza si riferisce alla capacità di agire da cittadini responsabili e di partecipare pienamente alla vita civica e sociale, in base alla comprensione delle strutture e dei concetti sociali, economici, giuridici e politici oltre che dell’evoluzione a livello globale e della sostenibilità.
In tutti questi passi è evidente il valore aggiunto (insieme alla responsabilità) della scuola nella formazione di questa competenza chiave, che sicuramente richiede una preparazione specifica degli insegnanti, ma anche la collaborazione di una rete di attori sociali nella comunità.
Una indagine europea
Quali motivi sono dunque alla base delle difficoltà più evidenti a produrre evidenze di questo insegnamento nei comportamenti dei giovani? Alcune risposte ci vengono fornite da indagini europee e internazionali sia sull’insegnamento dell’educazione civica sia sulla cultura civica dei giovani.
È ormai procedura consolidata della Commissione Europea predisporre le proposte di Raccomandazione al Consiglio Europeo e al Parlamento sulla base di riflessioni, agite sui dati forniti dal proprio Ufficio Statistico (Eurostat). Questi stessi dati, nel caso specifico dei temi d’interesse dei sistemi educativi, vengono proposti nei Quaderni tematici della Rete Eurydice. L’ultimo Quaderno (2018) sull’insegnamento dell’Educazione Civica poggia su dati riferiti al 2017[3], precedenti dunque sia alla pandemia da Covid-19 sia al conflitto russo-ucraino, quindi sicuramente inadeguati a rappresentare lo stato dell’arte attuale, ma capaci di suggerire qualche correttivo alla normativa in atto fino a quel momento o ancora da promulgare come nel caso dell’Italia (vedi legge 92/2019). L’indagine dava conto di come i diversi sistemi europei realizzassero l’insegnamento concentrandosi prevalentemente su tre aspetti: il curricolo (materia autonoma, materia trasversale, materia integrata con alcune discipline), la didattica e la valutazione.
Nel merito, le ricerche effettuate suggeriscono che nessuno degli specifici aspetti curricolari sembra garantire un migliore esito all’atto della valutazione della competenza civica e che a fare la prima macro differenza è spesso la scelta delle istituzioni scolastiche autonome di rafforzare la scelta di metodologie attive di insegnamento e di aumentare la cura degli ambienti di apprendimento. Alla formazione specifica (iniziale e in servizio) degli insegnanti e al supporto offerto nelle politiche nazionali era dedicato un apposito spazio del Quaderno, con lo scopo evidente di fornire ulteriori indicatori per le rilevazioni successive.
Una indagine internazionale
La più recente Indagine ICCS 2022[4] (International Civic and Citizenship Education Study) della IEA ha proposto i suoi quesiti ai giovani studenti della secondaria di primo grado di circa 30 Paesi del mondo, Italia compresa, con lo scopo di identificare ed esaminare i modi in cui i giovani vengono preparati a svolgere in modo attivo il proprio ruolo di cittadini in società democratiche.
Le domande hanno riguardato soprattutto i temi che maggiormente possono mettere in crisi e sfidare le nozioni di cittadinanza spesso collegate quasi esclusivamente all’appartenenza ad una comunità nazionale. Il focus è su temi pregnanti quali l’aumento delle diversità per etnia, religione, genere, l’orientamento sessuale e la disabilità; l’attenzione alle questioni climatiche e ambientali; il rapporto con le tecnologie digitali e la consapevolezza del peso delle competenze digitali per l’esercizio della cittadinanza; il rapporto con le istituzioni politiche. Interessanti sono gli item rivolti agli insegnanti e ai capi di istituto con l’intento evidente di far emergere le “percezioni critiche” di un insegnamento così complesso e, contestualmente, rilevare il livello di auto percezione degli insegnanti e dei dirigenti come cittadini attivi.
Una mappatura dell’Educazione civica in Europa
L’agenzia federale tedesca per l’educazione civica (Bundeszentrale für politische Bildung/bpb) ha sostenuto un progetto volto a identificare gli attori dell’educazione civica nel settore dell’educazione non formale e informale in ventuno paesi europei entro la fine del 2022. Il risultato è una mappa online che consente di visualizzare le connessioni, le sfide comuni, le opportunità di condividere conoscenze, esperienze e di collaborare. Il progetto “The Civics Innovation Hub” riveste, proprio per i problemi prima evidenziati, una notevole importanza per tutti gli educatori in cerca di “opportunità per crescere, imparare, scambiare informazioni e mettersi in discussione”.
Il sito “The Civics”[5] raccoglie già i rapporti dei ricercatori di Europa Civica su aspetti allarmanti in alcune aree periferiche del nostro continente, definite “deserti civili”. Qui il primo obiettivo è la ricostruzione della coesione civica.
Il problema è dunque capire come si può fornire sostegno ai cittadini europei che ora hanno più bisogno di una serie di competenze civiche, perché sono più aspri i conflitti sociali, più incerto e complesso il futuro se ad essere messe in discussione sono le stesse regole della democrazia.
La mappatura degli “educatori civici” serve quindi a individuare quali siano gli argomenti con cui lavorano, su quali gruppi della società si concentrano e se e come riescono a collaborare con gli altri. I rapporti sia nazionali che comparativi saranno poi pubblicati, mettendo a disposizione dati importantissimi (speriamo) per i decisori politici.
[1] Consiglio d’Europa, Quadro di riferimento delle competenze per una cultura della democrazia, Fondazione Intercultura Onlus, vol. 1.
[2] Raccomandazione del Consiglio del 22 maggio 2018 relativa alle competenze chiave per l’apprendimento permanente.
[3] Eurydice Ruropa, Citizenship education at school in europe – 2017 edition
[4] ICCS indaga sui modi in cui i giovani sono disposti ad assumere il loro ruolo di cittadini in un mondo in cui i contesti della democrazia e della partecipazione civica continuano a cambiare. Lo studio è stato implementato per la prima volta nel 2009 con un ciclo di follow-up nel 2016 e uno nel 2022.
[5] Empowering citizens & civics educators. THE CIVICS sostiene sia i cittadini che gli educatori civici ad affrontare le sfide del nostro tempo, come le minacce alla democrazia, le cause e gli effetti del cambiamento climatico, la crescente polarizzazione e le divisioni sociali. L’ obiettivo è quello di rafforzare le competenze democratiche, l’auto-efficacia e la resilienza dei cittadini in tutta Europa (https://thecivics.eu/).