Pochi mesi or sono, l’allora Presidente del Consiglio, Mario Draghi, disse: «Siamo chiamati a disegnare un percorso educativo che combini la necessaria adesione agli standard qualitativi richiesti, anche nel panorama europeo, con innesti di nuove materie e metodologie, ed in questa prospettiva particolare attenzione va riservata all’istruzione tecnica e professionale. L’elevata qualità del curriculum offerto incoraggerà l’occupabilità, grazie anche all’armonizzazione dei programmi di formazione in base alle esigenze di ciascun territorio La riforma investe sul capitale umano in un approccio mirato e adeguato alle condizioni geografiche, economiche e sociali di ogni contesto locale. Non si può tacere che in Paesi nostri partner storici, come la Francia e la Germania, la branca dell’istruzione tecnica e professionale ha rappresentato, e rappresenta ancor oggi, un vero e proprio pilastro del sistema educativo, mentre in Italia non le è stata assegnata la medesima attenzione».
Subito dopo gli fece eco l’allora Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi: «Vogliamo costruire una filiera verticale e allo stesso tempo un patto educativo grazie al quale imprese, università, tessuto produttivo, territori, ITS Academy mettano a disposizione risorse e competenze per consolidare l’identità di questo segmento formativo e concorrere alla migliore istruzione dei nostri giovani, in linea con le prospettive di sviluppo del Paese».
Il vero obiettivo?
Nonostante queste affermazioni, l’analisi storica delle motivazioni alla base dei tanti processi di riforma di questo segmento del sistema scolastico italiano, porta ad interrogarsi sul vero obiettivo delle stesse riforme: semplificare l’accesso al lavoro e innovarlo o migliorare la qualità della filiera formativa professionale e tecnica? Ma la verità è sempre nel mezzo ed è giustificata da una sempre maggiore correlazione e interdipendenza positiva tra accesso al lavoro e qualità dell’istruzione professionale e tecnica.
Un po’ di storia
1931 | Costituzione degli istituti tecnici. |
1938 | Costituzione degli istituti professionali. |
1939-1940 | La Carta della scuola di Bottai riorganizza le scuole in base alla funzione sociale; le scuole professionali, dall’undicesimo al quattordicesimo anno, provvedono alle esigenze di lavoro dei grandi centri, con l’integrazione di una scuola tecnica biennale per la preparazione agli impieghi minori ed al lavoro specializzato delle grandi aziende industriali, commerciali, agrari; |
1° gennaio 1948 | Entra in vigore la Costituzione della Repubblica Italiana che stabilisce quanto segue: • stabilisce le linee generali del sistema formativo; • afferma la centralità della Repubblica nel curare l’istruzione, la formazione e l’elevamento professionale dei lavoratori; • sancisce l’obbligatorietà e la gratuità dell’istruzione per almeno otto anni; • introduce la distinzione tra istruzione scolastica, di competenza dello Stato, ed addestramento professionale, di competenza regionale. |
Anni 50 | Sono anni che si caratterizzano per la necessità di collegare la scuola al mercato del lavoro e alle esigenze di un sistema produttivo in espansione, di renderla capace di fornire al Paese una forza lavoro adeguatamente preparata. Il dibattito intorno alla riforma della scuola secondaria superiore mira alla progressiva deprofessionalizzazione dell’istruzione scolastica, mentre tende a delegare alle imprese, o ad agenzie extrascolastiche, la formazione professionale in senso stretto. |
Aprile 1959 | Si svolge il primo convegno nazionale sul tema dell’istruzione tecnica e professionale a cura dell’On Prof. Mario Pedini. |
1966/1967 | Il Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat nel discorso inaugurale esprime parole di encomio nei confronti della prima associazione dell’istruzione tecnica e professionale. |
21 dicembre 1978 | La Legge Quadro nazionale sulla formazione professionale del 21 dicembre 1978, n. 845 dà il via, con delega alle Regioni, alla realizzazione di iniziative formative al di fuori dei percorsi e programmi statali. |
Anni 80 | La Direzione Generale dell’Istruzione Tecnica razionalizza l’attività sperimentale e mette a punto i “Progetti Assistiti” che contemplano il patrimonio di idee e di esperienze prodotto negli anni precedenti. A partire dai progetti assistiti sono stati definiti gli indirizzi di studio ed i nuovi programmi per gli I.T.C. e per alcuni I.T.I. (Elettronica, Elettrotecnica, Telecomunicazioni, Meccanica, Chimica, Tessile). |
9 luglio 1988: | La Conferenza Stato Regioni approva il progetto FIS (Formazione e Istruzione Tecnica Superiore). Partono per la prima volta in Italia i corsi Post Diploma della durata di 700 ore di cui almeno il 30% da realizzarsi in stage aziendale. Dopo qualche anno i corsi post diploma lasciano il posto ai percorsi IFTS (Istruzione e Formazione Tecnica Superiore). |
1989 | Nasce il “Progetto ‘92” per l’Istruzione Professionale successivamente istituzionalizzato e che definisce la struttura curricolare della formazione professionale statale. |
1999 | Dopo oltre 10 anni, la legge 144/1999 istituisce ufficialmente i percorsi IFTS (Istruzione e Formazione Tecnica Superiore). |
2002 | Nasce il progetto 2002 in continuità con il Progetto ’92 e con le esperienze innovative realizzate negli ultimi anni, rivedendo i paradigmi dell’organizzazione dei processi di insegnamento/apprendimento, le modalità di erogazione del servizio da parte dei docenti; i principi che regolavano la costituzione dei gruppi scolastici, l’organizzazione delle risorse umane e logistiche. |
2003 | È l’anno della riforma Moratti. |
2 aprile 2007 | La Legge 2 aprile 2007, n. 40 (Legge Bersani) reintroduce gli Istituti Tecnici. Inoltre afferma che gli istituti tecnici e gli istituti professionali sono: • riordinati e potenziati come istituti appartenenti al sistema dell’istruzione secondaria superiore; • finalizzati istituzionalmente al conseguimento del diploma; • collegati con il mondo del lavoro e dell’impresa con l’università e la ricerca e con gli enti locali. |
25 gennaio 2008 | Con un DCPM si rilancia il canale formativo ITS in accordo con le Regioni. Le “linee guida per la riorganizzazione del Sistema di istruzione e formazione tecnica superiore e la costituzione degli Istituti tecnici superiori” si pongono l’obiettivo primario della costruzione di un segmento formativo orientato a attivare percorsi finalizzati a far conseguire una specializzazione tecnica superiore a giovani e adulti, in risposta organica alla richiesta di tecnici superiori, con più specifiche conoscenze culturali coniugate con una formazione tecnica e professionale approfondita e mirata. |
Marzo 2010 | DPR 15 marzo 2010, n. 87 e n. 88 riordinano rispettivamente gli istituti professionali e tecnici. |
7 febbraio 2013 | Un Decreto Interministeriale definisce gli ITS “istituti di eccellenza ad alta specializzazione tecnologica; l’offerta si configura in percorsi ordinamentali biennali che si collocano nel quinto livello EQF e consentono l’acquisizione di crediti riconosciuti dalle università”. Le Fondazioni sono costituite da vari soggetti incluse le imprese e aderiscono fortemente alle caratteristiche socio‐economiche del territorio. |
2015-2017 | ConLa legge 13 luglio 2015, n. 107 e con il successivo D.lgs 13 aprile 2017, n. 61: • si mira al rafforzamento dell’identità dell’istruzione professionale, prevedendo indirizzi di studio ispirati a un moderno concetto di occupabilità, riferito ad ampie aree di attività economiche, e non a singoli mestieri; • ci si discosta dai percorsi IeFP (competenza delle Regioni), prevedendo il raccordo stabile e strutturato tra istruzione professionale e istituzioni formative; • si riconosce alle scuole la possibilità di ampliare l’offerta formativa anche attraverso la realizzazione di percorsi di qualifica professionale, sempreché previsti dalla programmazione regionale; • si potenziano gli indirizzi di studio quinquennali dell’I.P. attraverso l’incremento delle ore di laboratorio; • si prevede la presenza, su tutto il territorio nazionale, di un sistema unitario e articolato di “Scuole professionali”; • vengono stanziati 25 milioni per l’apprendistato. |
2018 | Il Ministero dell’Istruzione. introduce i Programmi di sviluppo nazionale. Essi supportano la “filiera formativa” degli ITS, i quali, in stretta collaborazione con le imprese, “progettano e realizzano percorsi di alta formazione tecnica destinati a giovani e adulti e promuovono processi innovativi, tecnologici e organizzativi, prioritariamente correlati al Piano nazionale impresa 4.0”. |
Il contesto attuale
Negli anni si è registrato un calo progressivo nelle iscrizioni ai tecnici (scelti nel 2021/2022 dal 30,3% dei ragazzi di terza media contro il 30,8% del 2019-2020) e soprattutto ai professionali (scelti nel 2021/2022 dall’11,9% con un calo dell’1% rispetto al 2019-2020), che sono gli istituti più in crisi e dove la riforma partita da pochi anni non è ancora arrivata a compimento.
Gli ITS raggiungono nel 2020 la quota 120, nel 2021 se ne aggiungono altri 5, per un totale di 125 fondazioni.
Il neo Presidente del Consiglio dei Ministri, Giorgia Meloni, nel discorso di insediamento alla Camera del 25 Ottobre u.s., diceva: «Serve colmare il grande divario esistente tra formazione e competenze richieste dal mercato del lavoro con percorsi formativi specifici, ma ancora prima grazie a una formazione scolastica e universitaria più attente alle dinamiche del mercato del lavoro». «L’istruzione è il più formidabile strumento per aumentare la ricchezza di una nazione, sotto tutti i punti di vista, perché il capitale materiale non è niente se non c’è anche il capitale umano». «L’Italia non è un Paese per giovani. Noi intendiamo lavorare sulla crescita dei giovani».
Alle sue parole hanno fatto eco quelle del neo Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara: «Vogliamo far tornare la scuola ad essere un ascensore sociale, non lasciare indietro nessuno. Vogliamo garantire un’opportunità a tutti, stimolare i talenti dei ragazzi. Il talento è in ognuno di noi, non dobbiamo deprimere le potenzialità degli studenti».
“Mettiamoci a inventare il domani invece di preoccuparci di ciò che è accaduto ieri.” (Steve Jobs)
La lunga cronistoria tracciata a grandi linee, ma in realtà molto più articolata, e l’urgenza di far bene e di utilizzare al meglio le risorse del PNRR cercando di coniugare il bisogno del mercato del lavoro con la necessità di innalzare i livelli dell’offerta formativa scolastica, devono orientare positivamente le scelte politiche.
I provvedimenti normativi presi nel 2022 metaforicamente tracciano il binario su cui, sempre metaforicamente, la normativa di derivazione e i regolamenti attuativi determineranno velocità e modalità di percorrenza. Nel prossimo numero si approfondirà l’attuale contesto normativo e la direttrice di sviluppo futuro.