“Scuola all’aperto” è un metodo pedagogico sempre più diffuso nelle scuole di tutto il pianeta. Adatto a bambini e ragazzi di ogni età, esso consiste nello svolgere le lezioni a contatto con la natura, sfruttando gli spazi all’aperto di pertinenza degli edifici scolastici, utilizzando le uscite didattiche come escursioni e visite in contesti antropizzati e non, luoghi e ambienti di pregio per svolgere lezioni dove lo studente possa incrementare il proprio “curriculum experience” a partire dall’ambito delle discipline STEAM.
Gli studenti, in questo modo, imparano il rispetto della natura, sono in grado di toccare con mano i vari fenomeni naturali e scientifici, acquisiscono nuove competenze in ambienti di apprendimento immersivi, nuovi e stimolanti.
Una intuizione che viene da lontano
La diffusione dell’Outdoor Learning, oltre a condividere e riconoscere i principi dell’Agenda 2030 dell’ONU, per uno sviluppo sostenibile del pianeta, è diventata negli ultimi anni la soluzione per svolgere attività didattiche in sicurezza e arginare la diffusione del virus SARS COV 2.
Anche per la nostra scuola italiana tale esperienza pedagogica rappresenta un’occasione per essere protagonisti di un rinnovato modo di fare didattica attraverso l’uso degli spazi all’aperto come ambienti ideali di apprendimento, attraverso una didattica fondata sull’esplorazione, sulla scoperta, sull’apprendimento in situazione.
La nostra penisola si presta più di altri Paesi ad utilizzare tale proposta, sia perché ci sono molti insediamenti rurali, sia perché molti plessi della scuola dell’infanzia, ma anche di altri ordini di scuola, presentano spazi verdi di pertinenza protetti. Inoltre alcune scuole sono vicine a parchi urbani o addirittura in aperta campagna, per non citare le scuole che da anni hanno realizzato orti e fattorie didattiche.
In realtà si tratta di una riscoperta di antiche intuizioni, da Baden-Powell, fondatore dello scautismo, a John Dewey con il suo attivismo pedagogico, a Adolphe Ferrière che considerava la campagna come luogo ideale per l’apprendimento, alle stesse sorelle Agazzi e al compianto Gianfranco Zavalloni, con la sua pedagogia della lumaca. Sono questi i pilastri portanti della rete nazionale delle scuole all’aperto, di cui molti istituti di tutta Italia fanno parte e contribuendo ad incrementare in modo attivo le attività di ricerca e di sperimentazione.
Di fatto, però, l’outdoor learning, come lo conosciamo oggi, nasce grazie al professore inglese Simon Beames, il quale, per primo, ha sfruttato lo spazio esterno degli edifici scolastici per le attività didattiche.
Oggi questa nuova modalità si sta diffondendo moltissimo perché permette di effettuare esperienze più stimolanti ed attrattive per i bambini, perché enfatizza il contesto naturale attraverso un approccio attivo con l’ambiente; perché coinvolge maggiormente gli alunni, sollecita la loro partecipazione e incrementa lo sviluppo psicomotorio.
L’outdoor per i più piccoli
L’outdoor learning, per i più piccoli, quelli che frequentano la scuola dell’infanzia e i primi anni della scuola primaria, si svolge prevalentemente in spazi verdi, spesso di pertinenza dell’edificio scolastico. A tale scopo vengono attrezzati con panche in legno, gazebi, giochi e percorsi per la psicomotricità, orti didattici, piccole serre, pollai o piccoli recinti per gli animali. Costituiscono contesti dove i bambini possono apprendere attraverso l’esperienza diretta coltivando gli orti o osservando la vita degli animali. Interessante a quest’età è, infatti, l’interazione con il mondo naturale e la scoperta dei cicli della natura.
Gli spazi all’aperto oltre a rideclinare i campi di esperienza possono essere utilizzati anche per nuove e interessanti routine che scandiscono il tempo. Basti pensare alle attività di socializzazione e svago, ai momenti in cui i bambini possono, sotto l’osservazione attenta degli insegnanti, correre liberamente e sentirsi liberi.
L’orto botanico
Con la coltivazione delle specie vegetali i bambini imparano i cicli della natura ma anche i rudimenti delle pratiche agricole tradizionali.
L’orto didattico, in particolare, è quell’esperienza che molte scuole svolgono ogni anno e che, per alcune di loro, è stata oggetto di sperimentazione, ricerca e innovazione nell’ambito del progetto MenSi (Mentoring for School Improvement). Qui le “scuole mentee”, con la supervisione della scuola mentor e con il supporto attivo dei ricercatori INDIRE, hanno realizzato e documentato le attività svolte.
Dall’analisi dell’esperienza didattica è emerso che i bambini hanno mostrato interesse sia verso la natura sia verso i suoi prodotti, collaborando alla progettazione e alla realizzazione dell’orto. Hanno seguito ed eseguito alcune fasi della coltivazione manipolando scavando, seminando e raccogliendo…
Nel progetto si riesce a declinare il learning by doing nelle varie sfaccettature didattiche e pedagogiche, grazie all’utilizzo non solo delle diverse tipologie di piante (da quelle officinali, agli ortaggi) ma anche di forme geometriche ed attrezzi da giardinaggio.
In una prospettiva di sviluppo futuro, sfruttando le nuove risorse messe a disposizione dai fondi PON e PNRR, si potrebbe ampliare l’orto didattico con una serra e spazi attrezzati per le coltivazioni idroponiche e con la creazione di spazi artistici. In tali spazi si potrebbero mettere in evidenza le differenze cromatiche relative alla nascita e crescita di piante e fiori stagionali, differenti in relazioni alle diverse stagioni dell’anno. In questo modo sarebbe possibile realizzare veri e propri laboratori all’aperto utilizzabili da bambini e ragazzi di tutti gli ordini di scuola.
L’outdoor nella scuola primaria
In un anno scolastico come gli ultimi che abbiamo vissuto, in cui le disposizioni dovute all’emergenza sanitaria hanno richiesto uno stravolgimento nella didattica e nell’organizzazione scolastica, l’uso del giardino della scuola non è stato solo un modo per rispondere all’emergenza ma, soprattutto, un’occasione di ricerca pedagogica.
Uno studio dell’American Academy of Pediatricsha evidenziato che il sistema immunitario di un bambino che gioca all’aria aperta è più sviluppato rispetto a quello di bambini che trascorrono la maggior parte del loro tempo in ambienti chiusi. Se è importante il vantaggio per la salute fisica, dal punto di vista della scuola sono anche importanti i vantaggi legati all’apprendimento e a quelli di natura psicologica.
Grandi pedagogisti come Comenio, Pestalozzi, Frobel avevano già dimostrato il legame tra esperienza e apprendimento e avevano fatto emergere il ruolo dell’ambiente esterno nell’attivazione dei processi cognitivi. Anche le esperienze della stessa Maria Montessori hanno dato grande risalto al rapporto con la natura, da intendersi non come “scuola della ricreazione”, ma come modello pedagogico, didattico e organizzativo molto complesso. Alberto Manzi diceva: “io posso insegnare il ciclo dell’acqua, ma se un bambino non ha mai provato cosa vuol dire la pioggia sul viso non saprà mai fare un collegamento concreto”.
Il Movimento delle Avanguardie educative
L’approccio pedagogico dell’outdoor education è proposto dal Movimento “Avanguardie educative” come una delle idee volte a trasformare il modello tradizionale di fare scuola.
Gli alunni delle scuole del progetto europeo MenSi hanno avuto modo di sperimentare tale metodologia e hanno imparato ad approfondire, ampliare, dettagliare le attività che generalmente vengono svolte dentro le aule. Gli insegnanti hanno introdotto nel loro lavoro quotidiano con i bambini, elementi naturali offerti in chiave didattico-educativa; non solo elementi di origine naturale, ma anche oggetti non strutturati e di recupero che potessero stimolare l’osservazione e la riflessione. Nella fase realizzativa all’aperto sono state previste, quindi, attività con materiali reperiti in giardino da utilizzare nelle varie discipline ivi comprese la storia, la matematica, le scienze.
Va ricordato che l’outdoor education non è una strategia per sostituire il sistema educativo più tradizionale, ma è una proposta di affiancamento e di completamento attraverso esperienze che l’ambiente chiuso non può offrire. Altresì, uscire all’aperto non significa riproporre fuori quanto si studia dentro, bensì utilizzare quanto l’ambiente e la natura mettono a disposizione per ulteriori apprendimenti, considerando che i fenomeni naturali difficilmente si possono osservare ed analizzar al chiuso.
Le fattorie didattiche
L’outdoor learning comprende, anche per i più piccoli, le visite presso le fattorie didattiche presenti sul territorio. Perché possano funzionar bene, però, tali visite devono essere ben organizzate attraverso un buon coordinamento tra i titolari della struttura e i docenti. Le visite diventano veri laboratori didattici dove insieme alla conoscenza dei diversi aspetti della vita agreste, si impara ad osservare e a capire meglio alcuni fenomeni naturali e nuovi processi scientifici.
L’osservazione degli animali per i bambini è sempre un momento di grande emozione. Può essere incentivata anche attraverso la realizzazione di recinti e pollai.
A volte negli orti didattici si possono fare incontri insoliti… con la talpa, i lombrichi, le lumache… sono incontri che entusiasmano i bambini. Anche leggere all’aria aperta o studiare immersi nella natura, diventa un modo per vivere al meglio il tempo scuola.
L’outdoor nella scuola secondaria di primo e secondo grado
Per i ragazzi della scuola secondaria di primo e secondo grado, interessanti sono le escursioni naturalistiche, le gare di orienteering, le visite guidate, tutte inserite in un’articolata e complessa cornice di scuola all’aperto.
La maggior parte di queste attività possono essere svolte in tutte le stagioni dell’anno, dopotutto camminare è di per sé un’esperienza interessante, durante la quale i compagni parlano, si raccontano e, di fatto, migliorano anche le competenze socio-relazionali.
Interessanti sono le visite guidate e le uscite didattiche presso contesti antropici di pregio, le città d’arte diventano, con la loro struttura urbana, ambienti ideali di apprendimento per discipline come la storia, per l’arte, per l’italiano… in quanto alcuni scorci di città sono stati fonte d’ispirazione letteraria e poetica.
Un po’ più audace e complesso è lo studio della fisica nei parchi giochi dove le molteplici attrazioni consentono di capire elementi di meccanica e di cinematica, in pieno stile di edutainment (Educare e formare divertendosi).
I vantaggi e svantaggi dell’outdoor Learning
Le attività di outdoor learning hanno l’indubbio vantaggio di costare poco, quasi tutte le attività che si possono realizzare prevedono, infatti, un budget limitato e sostenibile per tutti i programmi annuali delle istituzioni scolastiche.
Le attività specifiche spaziano dall’allestimento di spazi all’aperto, con l’acquisto di arredo dedicato di costo modesto, a veri e propri orti didattici, il cui costo più rilevante è quello per la preparazione del terreno, all’acquisto di attrezzi per la coltivazione di ortaggi ed erbe aromatiche. Naturalmente si possono anche realizzare investimenti più importanti con la realizzazione di serre, colture idroponiche, spazi coperti con tettoie e gazebi, piccoli recinti per l’allevamento degli animali, piccoli pollai e veri e propri impianti sportivi all’aperto, ma, in linea di massima, i costi dell’outdoor learning sono sempre molto contenuti.
Altri vantaggi sono la vita all’aria aperta e la possibilità di stimolare i processi cognitivi con nuovi input sensoriali, tattili e olfattive.
Con un uso sistematico e ordinario degli spazi all’aperto, gli studenti imparano a riconoscere il ciclo delle stagioni con le loro caratteristiche meteo.
Gli svantaggi sono legati prevalentemente alle condizioni meteo; soprattutto ad un maggior impegno da parte del personale docente nelle attività di vigilanza per i più piccoli, per le attività di edutainment nei parchi giochi attrezzati per i ragazzi più grandi, soprattutto per lo studio della fisica, durante le escursioni naturalistiche, specialmente quelle in ambienti innevati o vulcanici.
Le reti di scuole
In Italia l’outdoor learning è promosso dalla rete “Scuole all’aperto”, della quale si possono avere maggiori informazioni all’indirizzo: https://scuoleallaperto.com/ e dal “Movimento Avanguardie Educative” con le sue idee che si possono adottare e di cui è possibile avere maggiori informazioni all’indirizzo: https://innovazione.indire.it/avanguardieeducative/
Outdoor Learning, quindi, è per ritrovare un modo antico di fare scuola ma, allo stesso tempo, sperimentare nuove metodologie didattiche sfruttando l’ambiente naturale, in tutte le ore della giornata e anche di notte. Perché no, studiando le stelle, magari in aperta campagna, rendendo sempre più prossima questa proiezione verso il futuro in cui lo spazio aprirà per l’uomo nuove frontiere per nuovi mondi da vivere e esplorare.
Ma questa è tutta un’altra storia da scrivere e un giorno da raccontare.