Il Service Learning (SL), nella accezione, già condivisa in un precedente contributo[1], di «approccio educativo che combina gli obiettivi di apprendimento con il servizio alla comunità al fine di realizzare un’esperienza di apprendimento pragmatica e progressiva, che si intreccia con i bisogni della società», ha tratti distintivi ed identitari che meritano di essere approfonditi per orientare al meglio la progettualità scolastica in tale ambito. Un approfondimento che appare quantomai opportuno stante l’approssimarsi del nuovo anno scolastico e, con quello, l’avvio del triennio di progettazione strategica 2022-2025, nel quale occorrerà definire piste di intervento e finalità, anche di miglioramento, in grado di compensare le criticità che, nostro malgrado, i difficili anni della pandemia hanno determinato o acuito.
Learning by doing
Abbiamo già avuto modo di evidenziare le molteplici definizioni di SL presenti in letteratura e di trovare la loro sintesi pedagogica nel learning by doing, riconducendo a J. Dewey, negli Stati Uniti d’America, e a Paulo Freire, in America Latina, l’idea che per imparare occorra fare. L’essere in situazione, l’agire in prima persona, rende autentico l’apprendimento, facilitando il transfer di conoscenze e abilità dalla situazione in cui si è immersi alla interiorizzazione significativa di contenuti, che diventano modi di essere e stili di vita. In tal senso il SL acquista caratteristiche e specificità proprie dei contesti in cui si sviluppa e rispetto ai quali evidenzia caratteri identitari che nel seguito di questo contributo proveremo a focalizzare. Il SL si caratterizza, infatti, per elementi che lo differenziano da altre forme di collaborazione tra scuola e territorio.
SL vs volontariato
Da sempre le iniziative di solidarietà, educativamente e socialmente meritorie, hanno trovato piena accoglienza nella scuola italiana. Eppure, con il SL, assistiamo ad un deciso cambiamento di approccio pedagogico, come Italo Fiorin ha ribadito di recente[2], riprendendo una definizione contenuta in A. Furco e S.H. Billig (a cura di), Service-Learning: The Essence of the Pedagogy (2002): “questa proposta formativa, che coniuga sevizio alla società con apprendimento accademico, «non è un modo di fare del volontariato, perché, diversamente dal volontariato, ha a che fare con l’apprendimento scolastico, con il curricolo. Non è, però, nemmeno una mera attività di studio, qualcosa che riguarda l’apprendimento formale all’interno dell’aula, poiché richiede che le conoscenze apprese e le competenze che vengono promosse durante le attività didattiche vengano messe alla prova da problemi reali”.
Il SL è un servizio solidale, destinato a soddisfare i bisogni veri e sentiti di una comunità. In una visione di sistema, la scuola è nella comunità e dialoga con essa, non solo per promuovere la conoscenza del contesto naturale, sociale e culturale in cui si trova, ma per cambiarlo e ri-costruirlo insieme. Non si tratta di fare “volontariato”, di “aiutare”, ma di collaborare, su un piano di parità, con i destinatari del progetto, per introdurre un cambiamento positivo nella società.
SL vs stage
Quando per effetto dell’art. 1, comma 784 della Legge 30 dicembre 2018, n. 145, i Percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento vennero a sostituire i percorsi di Alternanza scuola-lavoro, le relative Linee Guida, pubblicate il 4 settembre 2019, individuavano nel SL una delle modalità in cui le scuole avrebbero potuto realizzare le attività, vedendo in questo approccio il potenziale necessario allo sviluppo delle competenze trasversali e di orientamento.
Tuttavia, il SL non va confuso nemmeno con lo stage. Questo ha come beneficiario chi compie l’attività, come obiettivo l’apprendimento e come finalità educative lo sviluppo di competenze disciplinari; inoltre, si affianca al curricolo ma ha come centro di interesse un settore lavorativo.
Il SL, invece, ha come beneficiario non solo chi eroga il servizio, ma anche chi lo riceve, come obiettivo non solo l’apprendimento, ma anche il servizio alla comunità e come finalità educative lo sviluppo di competenze non solo disciplinari, ma anche civiche; inoltre, fa parte integrante del curricolo e si impernia su una disciplina scolastica.
SL vs metodologia
Ma il SL non può essere neanche inteso semplicemente come una metodologia didattica innovativa: non è definita né nei suoi elementi teorici né nelle procedure. Esso valorizza i diversi insegnamenti e potenzia l’apprendimento degli studenti, favorendo contestualmente l’educazione alla cittadinanza attiva. Se non è un metodo didattico, il SL necessita tuttavia di quelle metodologie che attribuiscono allo studente un ruolo attivo, stimolano il senso di responsabilità e promuovono l’apprendimento collaborativo. «Il Service-Learning non è un’innovazione, ma si serve delle migliori innovazioni, rispetto alle quali si pone come valore aggiunto, un valore prima di tutto educativo»[3].
Al centro c’è il protagonismo degli studenti
Il protagonismo e la leadership di studentesse e studenti rappresentano l’elemento caratterizzante e identitario dell’approccio pedagogico del SL. Gli studenti, i loro bisogni e i loro desideri, costituiscono il punto di partenza e di arrivo di ogni proposta didattica, mentre gli adulti (insegnanti, dirigente scolastico, responsabili del territorio, genitori) devono fare un passo indietro, limitandosi ad accompagnarli e sostenerli, ma restando nell’ombra.
Nella sua definizione di SL María Nieves Tapia, nume tutelare dell’aprendizaje-servicio solidario, ne sottolinea il ruolo fondamentale con le seguenti parole: il SL è «un insieme di progetti o programmi di servizio solidale […], con una partecipazione da protagonisti degli studenti, che va dalla fase iniziale di pianificazione fino alla valutazione conclusiva, ed è collegato in modo intenzionale ai contenuti di apprendimento (includendo contenuti curricolari, riflessioni, sviluppo di competenze per la cittadinanza e il lavoro)»[4].
A tale protagonismo deve, tuttavia, corrispondere una chiara consapevolezza delle responsabilità assunte: in contesti caratterizzati sempre più da incertezza e complessità, l’accettare per sé ruoli guida, il saper prendere decisioni, il mettere in atto azioni frutto di scelte e di valutazioni, l’assumersi responsabilità rappresentano infatti competenze trasversali ormai indispensabili.
La progettazione integrata e la riflessione
Perché diventi opportunità privilegiata di crescita, il SL deve essere progettato in modo integrato con il curricolo, in funzione dell’apprendimento degli studenti. Non si deve sovrapporre al curricolo, ma deve partire da esso, coinvolgendo ed integrando più discipline nella direzione di un apprendimento significativo, che sia cioè il risultato di una rielaborazione personale delle conoscenze, in risposta a motivazioni profonde.
In questo approccio, la riflessione (e lo sforzo di documentazione che essa postula) svolge un ruolo chiave e accompagna costantemente l’apprendimento esperienziale, in una logica di costante ricerca-azione, coinvolgendo tutto il gruppo di progetto e stimolando la partecipazione attiva e la cooperazione tra gli studenti, sollecitati continuamente a ripensare a ciò che stanno facendo.
In questo delicato momento storico, caratterizzato dalla voglia di ripresa e dalla conseguente necessità di stimolare atteggiamenti di resilienza, ma anche dalla necessaria interrelazione tra i bisogni individuali e quelli della collettività, appare, quindi, fondamentale progettare ed attivare occasioni di apprendimento basate sul SL, per farne davvero esperienza di partecipazione consapevole e democratica che prepari alla cittadinanza attiva i nostri giovani.
[1] Cfr. Vittorio Delle Donne, Service Learning e PON per la Scuola, l’Opuscolo dell’INDIRE in Scuola7 n. 294 del 25 luglio 2022.
[2] Cfr. Italo Fiorin, Il Service-learning per l’inclusione e la cittadinanza attiva. Spunti per gli studenti ucraini https://www.istruzione.it/emergenza-educativa-ucraina/allegati/SERVICE-LEARNING-INCLUSIONE.pdf
[3] Una via italiana per il Service Learning, Dipartimento del sistema educativo di istruzione e formazione MIUR, 2018.
[4] María Nieves Tapia, Educazione e solidarietà. La pedagogia dell’apprendimento-servizio, Città Nuova, Roma, 2006.