Il 14 luglio scorso, il Ministro dell’Istruzione ha scritto ai Dirigenti delle scuole che, in base al Decreto 170 del 24 giugno 2022, hanno ricevuto la prima tranche dei finanziamenti relativi alle azioni previste dal PNRR per la scuola. Lo stanziamento iniziale ammonta a ben 500 milioni di euro ed ha interessato 3198 scuole beneficiarie che, come ben chiarito nella lettera, “sono state individuate secondo criteri oggettivi, trasparenti e selettivi”.
Un chiarimento necessario
Il chiarimento appare necessario alla luce dell’ondata di proteste che si era alzata all’indomani della pubblicazione del citato decreto ed alle perplessità avanzate da molti dirigenti delle scuole non beneficiarie in ordine ai parametri di valutazione che, sebbene applicati coerentemente, hanno provocato inspiegabili anomalie per le quali due scuole, collocate a pochi metri di distanza, con utenza pressoché simile e contesto territoriale identico, si ritrovano l’una a non aver avuto il finanziamento e l’altra con cospicue dotazioni finanziarie dal PNRR.
Il Ministro chiarisce che questa prima individuazione non costituisce una scelta definitiva, essa si colloca in una opzione di priorità, tenuto conto che anche altre scuole hanno bisogno di aiuto per intervenire con azioni mirate per la lotta alla dispersione e per il potenziamento delle competenze: azioni indispensabili per ogni scuola che vuole impegnarsi affinché si superino i divari territoriali.
Richiamo all’autonomia scolastica
Le scuole, in una logica di raccordo con gli altri soggetti del territorio, meglio se in rete tra loro, sono chiamate a sviluppare interventi di durata pluriennale e di respiro ampio per affrontare e prevenire la dispersione scolastica. Il ricorso alle attività extracurricolari, e in generale all’arricchimento dell’offerta formativa, rappresenta una modalità sperimentata che, in questo caso, può avvalersi di patti educativi territoriali e di gruppi di lavoro misti, composti da personale docente interno ed esterno purché esperto e motivato.
Il richiamo all’autonomia, sebbene scontato, rappresenta un forte appello alla libertà di insegnamento ed alla libera azione progettuale delle scuole, in una cornice definita di norme e di comportamenti che le istituzioni scolastiche possono porre in essere per definire la propria offerta orientata al successo formativo.
I divari di lungo periodo, vero problema italiano
Il Ministro si spinge oltre e, sebbene il tono confidenziale della lettera sembri rivolgersi ai dirigenti delle scuole interessate in maniera non ufficiale, esprime con dati preoccupanti la necessità di agire con determinazione. Abbiamo circa 820.000 giovani a rischio dispersione e tra essi una buona parte di dispersi che le scuole “rincorrono” inutilmente. Il problema riguarda quasi mezzo milione di studenti nella fascia 12-18 anni e ben 350.000 nella fascia 18-24 che si identifica in parte con i cosiddetti NEET (Not in Education, Employment or Training, indica la quota di popolazione tra i 15 e i 29 anni che non è né occupata né inserita in un percorso di istruzione o di formazione).
Ridurre la dispersione scolastica al 10,2% è l’obiettivo delle azioni supportate dal PNRR, allo scopo di allineare il dato medio italiano con quelli europei. Questo dato, però, ci fa riflettere anche sull’inadeguatezza, ormai acclarata, dei sistemi scolastici contemporanei in ordine all’equità. Tenere sotto controllo la dispersione tollerando che un decimo degli studenti ne sia più o meno interessato non può essere considerato un obiettivo di civiltà, soprattutto in un’area territoriale, come l’Europa, che vanta quasi due secoli di lotta all’analfabetismo e di istruzione obbligatoria. Eppure la situazione è di tale portata da non poter sfuggire a una necessaria presa di coscienza da parte della società civile del contesto europeo nella sua interezza.
Obiettivi delle scuole
La lettera chiarisce che ogni scuola, all’atto della formalizzazione del finanziamento si vedrà assegnare contestualmente un obiettivo specifico che rientra tra i target europei ai quali evidentemente l’azione progettuale da intraprendere dovrà fare riferimento.
Il Ministro richiama, con la nota del 14 luglio, anche gli “Orientamenti per l’attuazione degli interventi nelle scuole”, un documento che vuole rappresentare una guida nell’utilizzo strategico delle risorse a disposizione volte a predisporre azioni articolate in piani pluriennali, con l’obiettivo di costruire reti e rendere più forti i legami col territorio.
Si dà molto rilievo alle sinergie, alle collaborazioni sistematiche e continuative orientate a coinvolgere tutta la comunità educante, comprese le famiglie e il Terzo settore tramite, come già accennato, i patti educativi. Le attività, come afferma il documento, dovranno superare l’offerta curricolare progettando percorsi di apprendimento extracurricolari, per il potenziamento delle competenze di ragazze e ragazzi.
Orientamento e personalizzazione
Il processo centrale, nella definizione degli interventi, dovrà essere focalizzato sull’orientamento soprattutto nei passaggi dalla scuola secondaria di primo grado a quella del secondo. Partendo dalla consapevolezza dei diversi bisogni educativi, è necessario prendere in carico i casi di maggiore fragilità. Quindi è fondamentale che gli interventi siano centrati sulla personalizzazione degli apprendimenti accompagnati da utili attività di tutoraggio e da una maggiore e diffusa utilizzazione della didattica laboratoriale.
Le azioni per affrontare in modo preventivo eventuali segnali di disagio e situazioni di rischio dovranno essere presenti nei progetti delle scuole fin dalla fase dell’ideazione.
I modi e i tempi
Vengono indicate alcune direttrici principali per i percorsi che le scuole dovranno definire:
- percorsi organizzati per singoli studenti, nel caso di attività di mentoring;
- percorsi organizzati per gruppi, per il potenziamento delle competenze, per l’orientamento, anche con il coinvolgimento attivo delle famiglie;
- percorsi per la realizzazione di attività laboratoriali extracurriculari (ad esempio disciplinari o riguardanti cinema, teatro, sport, musica).
Indispensabile sarà la fase di analisi del contesto per poter realizzare un’azione efficace e adeguata ai bisogni. I progetti dovranno essere predisposti entro ottobre del 2022 ed essere realizzati nel corso del biennio, cioè entro dicembre 2024.
Il team per la prevenzione della dispersione scolastica
Ogni scuola deve costituire un team composto da docenti e tutor esperti allo scopo di supportare la progettazione e la gestione degli interventi e consentire azioni efficaci nell’individuazione delle studentesse e degli studenti a maggior rischio di abbandono.
“Gli istituti scolastici avranno a disposizione anche Gruppi di supporto, attivati negli Uffici Scolastici Regionali, le équipe formative territoriali e la “Task force scuole”, che assicurerà il supporto tecnico-amministrativo, nonché la raccolta di dati e il monitoraggio delle attività”.
La complessità della sfida
Nella parte conclusiva della lettera il Ministro non manca di sottolineare che le scuole si trovano di fronte ad una sfida complessa ed impegnativa. Suggerisce anche le strategie indifferibili, come sistematicità dell’azione, sinergie e collaborazioni che coinvolgano il territorio in maniera continuativa e organica.
Le scuole dovranno partire dalle buone pratiche già esistenti per implementare le loro azioni e renderle efficaci. Il successo delle iniziative si misurerà anche in funzione della capacità di integrarle efficacemente con altre azioni del PNRR, specificatamente con quelle mirate all’Orientamento e con quelle a favore degli istituti tecnici e professionali.
Infatti, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza ha chiesto uno sforzo progettuale organico. Tutte le azioni del PNRR, proprio in ragione delle riforme e dei cambiamenti che devono prefigurarsi come strutturali e non contingenti, sono sottoposte alla revisione sistematica della Commissione europea per una valutazione complessiva dell’impatto che potranno dare all’economia ed alla società in generale.
In questa direzione si intravede uno spiraglio che appare determinante per lo sviluppo della Scuola e del Paese che devono viaggiare nella stessa direzione. La considerazione condivisa risiede nell’assunto che l’istruzione non è semplicemente un servizio pubblico essenziale ma uno strumento costituzionale, regolato dai principi dell’autonomia e della libertà di insegnamento, preordinato per determinare cambiamenti stabili e duraturi nell’intera società civile.