Il 14 giugno scorso è stato firmato e inviato alle scuole ed agli Uffici Scolastici Regionali il nuovo Piano Scuola 4.0. È un documento di sintesi che offre supporto alle azioni delle scuole accompagnandole nell’attuazione delle relative linee di investimento provenienti dal cospicuo fondo del PNRR (Missione 4 – Componente 1). Non è un documento solo tecnico, ma cerca di contestualizzare da un punto di vista storico e da un punto di vista pedagogico gli investimenti, tracciando lo sfondo del “dove veniamo” e l’orizzonte del “dove dobbiamo andare”. Il presente approfondimento è diviso in due contributi: questo di carattere generale e uno specifico, sulle competenze digitali complesse, per il secondo ciclo di istruzione che verrà pubblicato nel prossimo numero di Scuola7.
Di cosa si tratta?
Dal punto di vista storico, il documento delinea lo sviluppo del digitale in classe negli ultimi quindici anni, in un interessante excursus che ci aiuta a rivalutare un percorso importante di cambiamento, stimolandoci a considerare, in modo inferenziale, quello che può avere funzionato e quello che non ha avuto efficacia e incidenza. Dal punto di vista pedagogico, il piano mette l’attenzione, già dall’introduzione, al concetto di “ecosistema” che amplia quello di “ambiente di apprendimento” e integra quello di “comunità educante”, rendendo strutturale l’integrazione fra uomo e macchina, intelligenza umana e intelligenza artificiale, ambiente fisico e ambiente virtuale, analogico e digitale, apprendimento formale e apprendimento informale.
Il concetto di “ecosistema di apprendimento”
Quello che viene delineato è un ecosistema “onlife“, in cui spazi, tempi, relazioni, interazioni, attività, pratiche, contenuti, metodologie sono ripensati in modo totalmente integrato e mediato, in cui il ruolo dei docenti (non del docente singolo, ma del team dei docenti) sia quello di designer dell’apprendimento. È un lavoro di squadra il più possibile condiviso e consapevole, in cui ogni singolo alunno va considerato non un “ricettore” passivo di contenuti e proposte, ma un attore che è parte strutturale dell’ecosistema, con la sua creatività e capacità critica, intuizione e visione divergente.
La prima sezione del documento: Background
La prima sezione è denominata “Background”. In essa si definisce il contesto dell’intervento, ripercorrendo brevemente la storia del digitale nella scuola italiana e tracciando gli scenari europei di riferimento. La parte storica iniziale è fondamentale nel ribadire che il Piano Scuola 4.0 è in continuità con i precedenti Piani nazionali scuola digitale, dalle azioni Lim alle classi/scuola 2.0, alle 35 azioni del PNSD del 2015 incardinato nella legge 107 dello stesso anno. Quegli investimenti anche se avrebbero potuto produrre risultati maggiori in termini di impatto e di diffusione di pratiche didattiche innovative, non sono stati vani. Rimangono nelle scuole tanti strumenti, tanta sperimentazione e molte competenze. Rimangono strategici più che mai gli animatori digitali ed i loro team, assieme alle equipe formative nazionali sui territori. Rimangono gli investimenti cospicui in formazione e strumenti uniti all’ esperienza/azione unica e preziosissima che i docenti hanno maturato durante gli anni di pandemia.
È importante non disperdere quanto già realizzato
Tracciare un excursus storico della digitalizzazione della scuola italiana è un’operazione di serietà, anche per rispondere alla superficialità con cui molti organi di informazione tendono a banalizzare e semplificare il processo di digitalizzazione dei nostri istituti, polarizzando sempre fra gli estremi del “tutto” o “niente”. Non è utile a nessuno rinnegare i passati investimenti e le passate progettualità che hanno inciso poco, che hanno incontrato problematiche di sistema e che non hanno consentito una diffusione capillare e definitiva del digitale nella didattica. Rispetto agli obiettivi e alle speranze del passato, sicuramente oggi ci saremmo aspettati una scuola più connessa[1], più ricca di metodologie innovative e sperimentazioni, con un digitale più trasparente ed ordinario come altri strumenti della quotidianità scolastica. È indubbio che tanto ancora ci sia da fare sia in termini di formazione docenti sia in termini di lavoro quotidiano in classe. Il Piano scuola 4.0 prova a intercettare questa sfida, dandoci un’ulteriore grande occasione di investimento con risorse economiche e con idee ma, a differenza del passato, ci porta con decisione dentro la cornice europea del Piano Europeo di azione per l’istruzione digitale[2], mettendo a sistema i framework del DigComp 2.2[3] ed Edu[4].
Le priorità del Piano europeo per l’istruzione digitale e del piano Scuola 4.0
Nel Piano europeo di azione per l’istruzione digitale si legge già nell’introduzione: “La tecnologia digitale, se impiegata in modo capace, equo ed efficace dagli educatori, può sostenere pienamente l’agenda per un’istruzione e una formazione inclusive e di elevata qualità per tutti i discenti. Può facilitare un apprendimento maggiormente personalizzato, flessibile e incentrato sullo studente, in tutte le fasi e gli stadi dell’istruzione e della formazione. La tecnologia può rappresentare uno strumento potente e coinvolgente per l’apprendimento collaborativo e creativo. Può aiutare i discenti e gli educatori ad accedere a contenuti digitali, a crearne e a condividerli”.
Nel paragrafo 1.4 del Piano Scuola 4.0 vengono recepite totalmente le priorità del Piano europeo “Ripensare l’istruzione e la formazione per l’era digitale”, prevedendo come priorità strategica lo sviluppo di un ecosistema altamente efficiente di istruzione digitale. In questa priorità si sottolinea come “La connettività Internet ad altissima capacità è fondamentale per l’istruzione[5]” e si ribadisce l’essenzialità e l’importanza dei “contenuti educativi digitali e la formazione in materia di competenze digitali, compresi i metodi didattici digitali”. Qui non c’è solo il tema delle piattaforme ma degli ambienti di apprendimento, che dovranno essere sempre più onlife, integrati, ibridi, cre-attivi.
Perché migliorare le competenze digitali
Una seconda priorità strategica è quella di migliorare le competenze e le abilità digitali per la trasformazione digitale[6], compresa la conoscenza del linguaggi di programmazione e dell’informatica: “L’introduzione all’informatica fin dalla più giovane età[7], attraverso approcci innovativi e motivanti all’insegnamento, in contesti sia formali che non formali, può contribuire a sviluppare competenze in materia di risoluzione dei problemi, creatività e collaborazione; può inoltre promuovere l’interesse per gli studi relativi alle discipline STEM e le future carriere in tale ambito, contrastando nel contempo gli stereotipi di genere. Le azioni volte a promuovere un’educazione informatica inclusiva e di elevata qualità possono anche avere un impatto positivo sul numero di ragazze che seguono studi informatici nell’istruzione superiore e lavoreranno poi nel settore digitale o svolgeranno professioni digitali in altri settori economici”[8].
La seconda e la terza sezione del Documento: i Framework
Dopo la parte più storica e teorica del Background, nella seconda e nella terza sezione il Piano entra maggiormente nel concreto, delineando il Quadro di riferimento e i principali orientamenti per la progettazione degli ambienti di apprendimento innovativi (Next Generation Classrooms) e dei laboratori per le professioni digitali del futuro (Next Generation Labs).
Si legge a pagina 13 del piano: “Next Generation Classrooms è il titolo della prima azione del Piano “Scuola 4.0”, che prevede la trasformazione di almeno 100.000 aule in ambienti innovativi di apprendimento. Le comunità scolastiche del primo e del secondo ciclo progetteranno e realizzeranno ambienti fisici e digitali di apprendimento (on-life), caratterizzati da innovazione degli spazi, degli arredi e delle attrezzature e da un nucleo portante di pedagogie innovative per il loro più efficace utilizzo, secondo i principi delineati dal quadro di riferimento nazionale ed europeo. La trasformazione fisica e virtuale deve essere accompagnata dal cambiamento delle metodologie e delle tecniche di apprendimento e insegnamento”.
Il concetto di ambiente innovativo di apprendimento è dunque centrale, tanto che a questo viene dedicato un excursus nel paragrafo 2.1 intitolato “La ricerca sugli ambienti di apprendimento innovativi” in cui si cerca una sintesi alla luce delle ultime conclusioni del Consiglio Europeo e dell’ OCSE, sottolineando in premessa la necessità e l’importanza della ricerca pedagogica per indirizzare le idee e gli investimenti nella realizzazione di ambienti di apprendimento adeguati, efficaci, efficienti[9].
I principi per progettare l’apprendimento in ambienti innovativi
Il piano Scuola 4.0 fa propri i sette principi dell’apprendimento che devono essere tenuti presenti per progettare gli ambienti di apprendimento innovativi proposti dall’OCSE:
- L’ambiente di apprendimento riconosce nei discenti i principali partecipanti, incoraggia il loro impegno attivo e sviluppa in loro la consapevolezza delle loro attività da discenti.
- L’ambiente di apprendimento si fonda sulla natura sociale dell’apprendimento e incoraggia attivamente un apprendimento cooperativo propriamente organizzato.
- I professionisti dell’apprendimento all’interno dell’ambiente di apprendimento sono perfettamente in sintonia sia con le motivazioni degli studenti che con il ruolo cruciale che le emozioni hanno nell’ottenimento dei risultati.
- L’ambiente di apprendimento è estremamente sensibile alle differenze individuali tra gli studenti e le studentesse che lo compongono, ivi comprese le loro conoscenze pregresse.
- L’ambiente di apprendimento elabora programmi che richiedono un impegno costante mettendo tutti in gioco senza provocare un sovraccarico eccessivo di lavoro.
- L’ambiente di apprendimento opera avendo ben presenti le aspettative e implementa strategie di valutazione coerenti con tali aspettative; pone altresì una forte enfasi sul feedback formativo per supportare l’apprendimento.
- L’ambiente di apprendimento promuove con convinzione la “connessione orizzontale” tra aree di conoscenza e materie, nonché con la comunità e il mondo più in generale.
Le scuole come “organizzazioni formative”
A pagina 14 il documento precisa che “accanto alla progettazione fisica, occorre, quindi, innovare il nucleo pedagogico dell’ambiente di apprendimento sia in riferimento agli elementi basilari (studenti, educatori, contenuti e risorse educative) sia in relazione alle dinamiche che li mettono in collegamento (pedagogia e valutazione formativa, tempistiche e organizzazione di docenti e discenti). Questo processo trasformativo implica che le scuole diventino “organizzazioni formative” con una leadership formativa sostenuta da strategie e innovazioni molteplici, con l’apertura al partenariato con famiglie e comunità, istruzione superiore, istituzioni culturali, media, imprese, altre istituzioni scolastiche”.
È un programma piuttosto ambizioso, che coinvolge la comunità scolastica nella sua totalità ma che si scontra con la pesantezza e la lentezza del nostro sistema a cattedre orarie, bloccato e cadenzato dai tempi scolastici e dagli esami di fine ciclo che dettano inevitabilmente i profili in uscita degli alunni.
Un nuovo ambiente e una didattica più creativa
Purtroppo queste proposte, dirompenti e necessarie, non si integrano mai con riforme amministrative e di sistema della nostra scuola, toccandola solo marginalmente e rendendo un po’ schizofrenica l’azione didattica, salvo dove leadership illuminate e coraggiose di dirigenti e docenti “forzano” il sistema, proponendo modelli che, puntualmente, anche per i rischi connessi all’esplorazione di sentieri poco battuti, non vengono quasi mai recepiti e messi a sistema da altre realtà. Quante sperimentazioni, anche riuscite, sono in questi anni morte in loro stesse? Il Piano Scuola 4.0 cita opportunamente le ricerche e le proposte di Indire e di European Schoolnet in riferimento alle “future classroom lab[10]” e si raccomanda di curare una progettazione partecipata di questi spazi, che coinvolga tutti i protagonisti della comunità scolastica, studenti compresi. Viene quindi a delinearne le caratteristiche principali: la flessibilità di utilizzo, la connettività, l’integrazione costante fra ambienti fisici, digitali (onlife) e immersivi, l’utilizzo sistematico del cloud e di piattaforme funzionali, la forte accessibilità e inclusione, la sicurezza e il rispetto del GDPR, l’inclinazione a metodologie quali il Project based learning (Work based learning) e più in generale ad una didattica del fare, creativa.
Le risorse a disposizione
La quota destinata alla trasformazione delle aule in ambienti innovativi di apprendimento nelle scuole primarie e nelle scuole secondarie di primo e di secondo grado è pari a complessivi 1.296.000.000,00 euro per progetti nuovi e 379.200.000,00 euro per progetti già in essere. Tale quota per la realizzazione dell’azione Next Generation Classrooms è ripartita fra tutte le istituzioni scolastiche del primo e del secondo ciclo in misura proporzionale al numero di classi attive nell’anno scolastico 2021-2022 e tenendo conto di una riserva del 40% delle risorse a favore delle scuole delle regioni del Mezzogiorno[11].
Armonizzare i processi richiesti
Il Piano cerca di dare strumenti alle scuole che dovranno, congiuntamente al lavoro di progettazione, portare avanti un processo di armonizzazione della parte didattica, metodologica, epistemologica e organizzativa della scuola con gli interventi innovativi della scuola 4.0.
Si legge a pagina 16: “Al fine di coordinare le misure di trasformazione digitale, ciascuna istituzione scolastica adotta il documento “Strategia Scuola 4.0”, che declina il programma e i processi che la scuola seguirà per tutto il periodo di attuazione del PNRR con la trasformazione degli spazi fisici e virtuali di apprendimento, le dotazioni digitali, le innovazioni della didattica, i traguardi di competenza in coerenza con il quadro di riferimento DigComp 2.2, l’aggiornamento del curricolo e del piano dell’offerta formativa, gli obiettivi e le azioni di educazione civica digitale, la definizione dei ruoli guida interni alla scuola per la gestione della transizione digitale, le misure di accompagnamento dei docenti e la formazione del personale, sulla base di un format comune reso disponibile dall’Unità di missione del PNRR”.
Le professionalità che servono: il “gruppo di progettazione”
La fase di progettazione deve essere portata avanti da un “gruppo di progettazione” che contempli al suo interno il Dirigente, il DSGA, l’Animatore digitale, il Team per l’innovazione e le altre Funzioni strumentali, coinvolgendo i docenti e gli studenti. Questo gruppo deve:
- progettare gli ambienti di apprendimento fisici e virtuali: il cosiddetto design degli ambienti deve assicurare la possibilità di cambiare la configurazione dell’aula sulla base delle attività disciplinari e interdisciplinari e delle metodologie didattiche adottate, cablate con connessione autenticata e dispositivi versatili e misti, a seconda delle necessità di utilizzo;
- individuare le metodologie didattiche basate su pedagogie innovative adeguate ai nuovi ambienti;
- prevedere misure di accompagnamento per l’utilizzo efficace dei nuovi spazi didattici.
A pagina 17 del documento si ribadisce: “È necessario che la progettazione didattica, disciplinare e interdisciplinare, adotti il cambiamento progressivo del processo di insegnamento e declini la pluralità delle pedagogie innovative (ad esempio, apprendimento ibrido, pensiero computazionale, apprendimento esperienziale, insegnamento delle multiliteracies e debate, gamification, etc.), lungo tutto il corso dell’anno scolastico, trasformando la classe in un ecosistema di interazione, condivisione, cooperazione, capace di integrare l’utilizzo proattivo delle tecnologie per il miglioramento dell’efficacia didattica e dei risultati di apprendimento”.
Riconoscere le professionalità per sostenere le innovazioni….
L’intento del Piano Scuola 4.0 è dunque chiarissimo. Rimane tuttavia la consapevolezza che ai docenti, ai dirigenti, alle segreterie sarà richiesto uno sforzo enorme di rimodulazione dell’organizzazione, dei curricoli, della didattica, della gestione dei progetti, tutto questo a fronte di nessun aumento di organico, nessuna indennità o aumento del Fondo di istituto, nessun aumento stipendiale. Tutto questo in un contesto già stressato e schiacciato da mille incombenze di cui, probabilmente, al Ministero faticano a rendersene conto. Le grandi riforme non possono non tenere conto di un sostegno a chi, sul campo e nei fatti, queste riforme le deve poi portare avanti.
[1] La centralità della connettività è ribadita e sostenuta dal Piano Banda ultra larga (BUL), in corso di realizzazione.
[2] https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/PDF/?uri=CELEX:52020DC0624&from=EN
[3] https://publications.jrc.ec.europa.eu/repository/handle/JRC128415
[4] https://digcompedu.cnr.it/DigCompEdu_ITA_FINAL_CNR-ITD.pdf
[5] Secondo i dati del MI le scuole connesse in fibra ottica erano il 33%. È in corso di realizzazione il Piano Banda ultra larga (BUL) che, entro il 2024, porterà a tutte le scuole una buona connettività.
[6] Viene così denominato il Piano Europeo di azione per l’istruzione digitale già citato sopra.
[7] La Legge n.233 del 29 dicembre 2021, articolo 24 bis va esattamente in questa direzione.
[8] La tabella contenuta a pagina 11 del Piano scuola 4.0 a cui rimandiamo delinea chiaramente il raccordo fra le azioni del piano europeo e quelle nazionali.
[9] OECD (2017), OECD Framework for a Module on the Physical Learning Environment – Revised Edition, OECD publishing, Paris, disponibile su: https://www.oecd.org/education/OECD-FRAMEWORK-FOR-A-MODULE-ON-THE-PHYSICAL-LEARNING-ENVIRONMENT.pdf
[10] European Schoolnet (2019), Building learning labs and innovative learning spaces. Pratical guidelines for school leaders and teacher, European Schoolnet.
Disponibile su: https://fcl.eun.org/documents/10180/4589040/FCL_guidelines_2019_DEF.pdf
[11] Piano Azione 4.0 pagina 22.