Quale Europa per uscire dalle crisi

L’impegno di tutti per ricostruire libertà e pace

Mentre un imponente schieramento di ufficiali, sergenti, soldati e cadetti russi, suddivisi in 33 colonne in marcia, oltre ad ingenti unità di armamenti ed equipaggiamenti, si allineava sulla Piazza Rossa per la consueta parata militare della “Giornata della Vittoria”[1], nel medesimo giorno – il 9 maggio scorso – come ogni anno a decorrere dal 1985, in occidente si è celebrata la “Giornata dell’Europa”, quale occasione per alimentare il sentimento della pace e il principio dell’unione.

Nel 1950 nasceva l’Europa comunitaria

La data individuata per onorare la ricorrenza è da ricondurre alla storica dichiarazione di Schuman del 1950 quando l’allora Ministro degli Esteri francese illustrò la sua idea di una nuova forma di cooperazione politica europea che avrebbe reso impensabile una guerra tra le nazioni aderenti: il 9 maggio 1950, per scongiurare lo spettro di una terza guerra mondiale che incombeva sull’Europa, nasceva l’Europa comunitaria, un organismo sovranazionale, indispensabile per la salvaguardia della pace, cui affidare la gestione delle materie prime (carbone e acciaio) che all’epoca costituivano il presupposto di qualsiasi potenza militare (la CECA prese corpo già un anno dopo, nel 1951). Da allora si è assistito ad una dilatazione sempre più ampia della dimensione europea (dai 6 Paesi fondatori agli attuali 27), dello spirito democratico e del valore della pace.

La responsabilità della scuola per la cultura della pace

Oggi la pace va oltre la semplice assenza di guerra: non che le democrazie non abbiano motivi di scontro, ma tendono a regolare le loro controversie senza far ricorso alle armi. Da qui, un nuovo concetto di pace come strategia, modalità non violenta per influenzare il cambiamento nelle persone e nelle società. E un’azione chiave nella promozione della pace è l’educazione. Perché Unione Europea significa anche condivisione di valori umani universali; costruzione di quel rapporto tra le persone che sta alla base della democrazia; costruzione di un’identità e coscienza comune dei cittadini che realizzi gli obiettivi dell’integrazione culturale e sociale, della non-discriminazione, della comprensione reciproca, del pluralismo; costruzione di una cittadinanza sulla cultura dei valori liberali: tolleranza, giustizia, cooperazione, parità tra uomo e donna, del rispetto dei diritti umani compresi i diritti di coloro che appartengono a minoranze, e del sentimento democratico su cui poggia la solidarietà tra i popoli.

La scuola, che si pone in un rapporto di omologia formale con la società, è chiamata ad adeguarsi alle nuove esigenze del contesto: prendere coscienza dei valori della civiltà europea, sensibilizzare i giovani all’apertura verso i popoli e gli Stati europei, rafforzare la loro identità orientata verso un ‘comune sentire europeo’ richiede l’acquisizione di idonei strumenti comunicativi e di un sapere atto a consentire un confronto proficuo tra le diverse culture.

Il programma Erasmus per rafforzare la coesione

L’istruzione rappresenta uno tra i fattori più importanti per la costruzione di un’Europa dei cittadini. Il processo di internazionalizzazione dell’istruzione in Europa, implicando un confronto competitivo e, al contempo, integrativo tra le differenti tradizioni scolastiche e i differenti progetti di riforma, conduce ad un avvicinamento progressivo degli assetti organizzativi e dei modelli di gestione delle istituzioni formative nonché alla diffusione di scambi educativo-culturali. Nessun tipo di comunicazione può efficacemente tradursi in confronto culturale e interculturale senza l’esperienza diretta vissuta all’interno di un contesto sociale diverso dal proprio. Ebbene, l’Unione Europea è riuscita nell’intento di favorire questo tipo di scambi fin dal 1987 tramite il progetto Erasmus (vedi Tab). Sorto come programma di mobilità studentesca dell’Unione europea, è stato ideato per consentire a studenti e giovani lavoratori europei la possibilità di vivere un’esperienza all’estero trascorrendo un periodo di studio o di tirocinio in uno degli Stati membri, in modo da acquisire una breve esperienza internazionale, legalmente riconosciuta dal Paese europeo di appartenenza, tale da consentire loro uno sviluppo, sia sotto il profilo accademico/lavorativo che sotto quello umano.

Da 35 anni una spinta verso la cooperazione tra popoli

È stato, dunque, il programma Erasmus, avviato dalla Commissione europea ben 35 anni fa, che ha dato la spinta a quel processo di internazionalizzazione dell’istruzione che ha avviato la cooperazione tra l’Europa e il resto del mondo, e che continua a fungere da modello e ispirazione per iniziative simili. Il programma Erasmus, infatti, ha guidato l’European Credit Transfer System (ECTS), ovvero il sistema europeo di trasferimento dei crediti formativi relativi al piano di studi o al lavoro svolto all’estero; ha avviato il processo di adesione all’Unione Europea da parte dei Paesi dell’Europa centrale, orientale e di altri aspiranti candidati; ha aperto la strada al Processo di Bologna del 1999 (vedi Tab), alla Strategia di Lisbona del 2000 (vedi Tab), alla Comunicazione Ripensare l’istruzione del 2012 (vedi Tab), al Quadro Strategico per la cooperazione europea nell’istruzione e nella formazione ET 2020 (vedi Tab) e a molti altri programmi-quadro che, ispirandosi ad una cooperazione tra l’Europa e il resto del mondo, hanno avuto un impatto sulla dimensione internazionale dell’istruzione quali Tempus, Alfa, Alban, Atlantis, Eurosocial, Phare, Tacis, ora confluiti con i meccanismi europei di mobilità nel programma Erasmus +. Quest’ultimo è sorto nel 2014 come programma di durata settennale a favore non solo dell’istruzione, ma anche della formazione, della gioventù e dello sport.

Inclusione, transizione verde e digitale

L’attuale segmento del programma Erasmus +, che copre il periodo 2021-2027 e amplia la portata e gli ambiti di intervento rispetto all’Erasmus + relativo agli anni 2014-2020, pone un forte accento sull’inclusione sociale, sulla transizione verde e digitale, e sulla promozione della partecipazione dei giovani alla vita democratica. Abbracciando le priorità e le attività inserite nello Spazio Europeo dell’Istruzione da realizzare entro il 2025 (vedi Tab), nel Piano d’Azione per l’Istruzione Digitale 2021-2027 (vedi Tab) e nell’Agenda per le Competenze per l’Europa 2020 (vedi Tab), il programma sostiene il Pilastro Europeo dei diritti sociali 2017 (vedi Tab), attua la Strategia dell’Unione Europea per la gioventù 2019-2027 (vedi Tab) e sviluppa la dimensione europea nello sport.

Le coordinate per una cittadinanza globale

Inserirsi in una realtà a dimensione europea implica, per l’educazione, il declinarsi in contenuti sostanziali che valorizzino la diversità e il pluralismo, perché il processo di internazionalizzazione dell’istruzione comporta il confronto tra culture. L’eterogeneità etnica e culturale delle popolazioni scolastiche, che fa emergere similarità e diversità, deve rappresentare l’occasione per la costruzione di una cittadinanza sempre più globale, da intendersi come predisposizione al dialogo e ad un impegno interculturale, come mentalità idonea a sviluppare un pensiero maturo, critico e interconnesso, come atteggiamento sorretto da capacità etiche che conducono a responsabilità sociali e impegno civico. Ne discende che l’educazione deve essere pensata come bene comune, come un’impresa collettiva, come spazio di azione e definizione di obiettivi in grado di rispondere congiuntamente alle sfide economiche, ecologiche, sociali e politiche del nostro tempo. Ed è proprio nella scuola, che è la sede più idonea per formare l’identità e la coscienza collettiva dei giovani, che l’educazione deve essere vissuta e fruita come un’opportunità di cui possa godere l’intera umanità in termini di competenze, produttività e competitività.

Diversità come ricchezza

Chi opera nel mondo della scuola aveva già da tempo acquisito consapevolezza della necessità di confrontarsi con altre realtà educative nel convincimento che le diversità linguistiche e culturali fossero da ritenere una ricchezza da difendere e un immenso potenziale da sviluppare. L’eterogeneità etnica e culturale delle popolazioni scolastiche, che fa emergere similarità e diversità, deve rappresentare l’occasione, sia di una presa di coscienza dell’identità di ciascun cittadino sia di un apprendimento comunicativo a base interculturale.

L’importanza dello studio delle lingue

E poiché non esiste comunicazione senza padronanza dello strumento linguistico, il problema dello studio delle lingue straniere si è sempre posto come strettamente correlato con lo sviluppo delle competenze relazionali dei nostri giovani.  Aprirsi all’accoglienza dell’alterità, alla comprensione della diversità, al superamento dei pregiudizi è più facile se si conoscono gli strumenti per comunicare. Incrementare l’apprendimento delle lingue, quale indispensabile strumento di permeabilizzazione e di integrazione tra culture, costituisce la base per una politica fondata sulla diversità: l’apprendimento delle lingue, al pari della filosofia, della musica e dello sport, gioca un ruolo-chiave nella scoperta del mondo culturale.

Label Europeo delle Lingue: uniti nella diversità

Nel quadro delle azioni che la Commissione europea ha messo a punto per promuovere il multilinguismo nelle scuole merita di essere richiamato il Label Europeo delle Lingue (vedi Tab), parte integrante del programma Erasmus+ 2021-2027, il cui motto “Uniti nella diversità” non è semplicemente uno slogan, ma un presupposto indispensabile per una crescita sociale e culturale improntata alla diversità linguistica e all’apprendimento delle lingue per la realizzazione del progetto europeo: le lingue migliorano la competitività dell’economia europea, uniscono i popoli, e rendono possibile un dialogo interculturale e internazionale.

Alcuni limiti dei programmi europei

L’internazionalizzazione sta ormai diventando una dimensione integrata a livello nazionale, europeo e di istituti in gran parte dei Paesi del mondo, e l’Europa è vista dal resto del mondo come un esempio di migliore prassi per incrementare tale processo. Ma c’è ancora molto da fare e non vi è un livello di realizzazione uniforme nei diversi Paesi. Le borse di studio Erasmus, per esempio, non coprono per intero i costi di mantenimento, per cui vi può accedere solo chi può contare su un sostegno economico. Questo significa che molte persone non possono accedere all’Erasmus, una disuguaglianza che è rimasta nelle pieghe di una narrativa su quegli scambi educativi tra giovani che giocano un ruolo determinante nel facilitare il passaggio dalla scuola alla vita attiva: l’apprendimento condiviso con dei giovani stranieri, oltre a favorire la mobilità geografico-professionale, deve essere concepito in modo da rafforzare la solidarietà e il desiderio di vivere insieme pacificamente.

Verso un “Erasmus” sempre più diffuso

Da qui la necessità, per l’Europa, “che questo progetto possa continuare e ampliarsi” diventando un Erasmus sempre più grande ed inclusivo. Queste le parole del Ministro dell’Istruzione intervenuto da remoto alla conferenza stampa organizzata da Indire a Firenze per il compimento dei 35 anni di Erasmus. Si tratta di “un successo per tutta l’Europa”, perché l’Erasmus, offrendo ai giovani l’opportunità di usufruire di interscambi culturali, di riconoscersi in altre scuole e altre università, ha rappresentato un tassello fondamentale nella costruzione dell’Europa e “un metro su cui dobbiamo riflettere per poter fare esperienze non solo in questa Europa ma anche al di fuori”. Grazie a questa apertura internazionale, generazioni di ragazzi che si sono incontrati, conosciuti e hanno condiviso storie e giovinezza, sono oggi in grado di far fronte agli orrori del conflitto russo-ucraino con un atteggiamento di totale rifiuto della guerra, perché l’Erasmus ha reso l’Europa parte della loro quotidianità.

Studenti Erasmus ucraini e russi in Italia

Purtroppo l’invasione russa ha colto di sorpresa anche quegli studenti che per partecipare all’Erasmus si trovavano in uno dei due Paesi coinvolti dalla guerra. Tra loro c’erano anche studenti italiani che, proprio in quei mesi, si trovavano per studio in Ucraina: la velocità con cui la situazione bellica è degenerata ha impedito loro di programmare un agevole rientro in Italia, oltre al fatto che il Paese è rimasto isolato dal resto dell’Europa a causa del taglio dei collegamenti. Anche studenti russi e ucraini ospitati dagli atenei italiani si sono trovati improvvisamente a dover fare i conti con la gestione di un problema più grande di loro: decidere se tornare in patria (nei bandi è prevista la possibilità di interrompere l’esperienza per cause di “forza maggiore”) o prolungare il soggiorno in Italia per evitare di assistere al conflitto dal vivo. A sollecitare la soluzione del dilemma è intervenuta la solidarietà degli atenei italiani che hanno attivato i giusti canali istituzionali per garantire la permanenza nel nostro territorio di un gruppo di giovani (32 studenti Erasmus ucraini e 52 russi) che altrimenti sarebbero stati costretti a far rientro nei loro Paesi in uno dei momenti più bui e drammatici della storia. Tale iniziativa si inserisce nell’ottica di quella raccolta fondi, a carico degli atenei di accoglienza, già avviata la scorsa estate per gli studenti e ricercatori afghani di Kabul.

Tabella: I principali documenti europei per la coesione dei popoli

n.DOCUMENTOOBIETTIVI
1PROGRAMMA ERASMUS 1987, ACRONIMO DI EUROPEAN REGION ACTION SCHEME FOR THE MOBILITY OF UNIVERSITY STUDENTSDeve il suo nome ad Erasmo da Rotterdam, che viaggiò diversi anni in tutta Europa per comprenderne le differenti culture. L’idea di promuovere lo scambio tra studenti europei ebbe origine nel 1969, grazie all’intuizione di un’italiana, soprannominata Mamma Erasmus, mentre il progetto vero e proprio nacque grazie all’iniziativa di un’associazione studentesca che nel 1986 convinse il Presidente francese Mitterrand ad appoggiare la nascita del programma di scambi.
Dal 2014 il programma ha assunto il nome di Erasmus+ ed è teso ad offrire opportunità di mobilità e cooperazione per l’istruzione scolastica, compresa l’educazione della prima infanzia, l’istruzione superiore e la formazione professionale, l’istruzione degli adulti, la gioventù e lo sport.
2PROCESSO DI BOLOGNA 1999È un processo di riforma internazionale dei sistemi di istruzione superiore che si è proposto di realizzare, entro il 2010, lo Spazio Europeo dell’Istruzione Superiore per agevolare la mobilità degli studenti e rendere l’istruzione superiore più inclusiva e competitiva a livello mondiale.
3STRATEGIA DI LISBONA 2000Individua 5 livelli di riferimento del rendimento medio europeo che l’UE aveva fissati il raggiungimento entro il 2010:
• ridurre la percentuale di abbandoni scolastici;
• incrementare il totale dei laureati in matematica, scienze e tecnologie;
• completare il ciclo di istruzione secondaria superiore;
• rafforzare le competenze di base;
• innalzare la partecipazione degli adulti in età lavorativa (25-64 anni) all’apprendimento permanente (lifelong learning).
4COMUNICAZIONE RIPENSARE L’ISTRUZIONE 2012Sottolinea il valore dei tirocini, di un quadro europeo per le qualifiche e le competenze, del potenziale delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione e delle risorse didattiche aperte per l’apprendimento, nonché di un sostegno più consistente (compreso l’aspetto finanziario) a favore dei partenariati.
5QUADRO STRATEGICO PER LA COOPERAZIONE EUROPEA NELL’ISTRUZIONE E NELLA FORMAZIONE ET 2020Nel documento sono prefissati 4 obiettivi strategici:
• favorire l’apprendimento permanente e la mobilità;
• migliorare la qualità e l’efficacia dell’educazione;
• promuovere l’equità;
• promuovere la coesione sociale e la cittadinanza attiva.
6SPAZIO EUROPEO DELL’ISTRUZIONE DA REALIZZARE ENTRO IL 2025Approvato il 19 maggio 2022, si articola in 6 dimensioni:
• rendere la scuola più inclusiva;
• migliorare la qualità delle competenze digitali;
• rafforzare la comprensione dei cambiamenti climatici e della sostenibilità;
• sostenere la professionalità docente;
• sviluppare le università europee;
• potenziare la connettività negli istituti di istruzione e formazione.
7PIANO D’AZIONE PER L’ISTRUZIONE DIGITALE 2021-2027Stabilisce obiettivi per una visione strategica a lungo termine:
• affrontare le opportunità tecnologiche messe in luce dalla pandemia da COVID-19;
• rafforzare la cooperazione a livello dell’UE in materia di istruzione digitale;
• collaborare in tutti i settori per integrare l’istruzione nell’era digitale;
• promuovere una migliore qualità dell’insegnamento relativo alle tecnologie digitali;
• sostenere la digitalizzazione dei metodi di insegnamento;
• mettere a disposizione le infrastrutture necessarie per un apprendimento a distanza inclusivo e resiliente.
8AGENDA PER LE COMPETENZE PER L’EUROPA 2030Tende ad operare un cambiamento di paradigma in materia di competenze per l’occupazione da conseguire entro i successivi 5 anni, fissa 12 obiettivi qualitativi per lo sviluppo e la riqualificazione delle competenze:
• miglioramento dell’analisi del fabbisogno di competenze;
• sostegno agli interventi strategici nazionali in materia di sviluppo delle competenze;
• proposta di raccomandazione del Consiglio relativa all’istruzione e formazione professionale per la competitività sostenibile, l’equità sociale e la resilienza;
• sviluppo delle competenze degli scienziati;
• competenze a sostegno delle transizioni verde e digitale;
• aumento dei laureati in discipline STEM e promozione delle competenze imprenditoriali e trasversali;
• promozione delle competenze per la vita;
• iniziativa per i conti individuali di apprendimento;
• approccio europeo alle microcredenziali;
• piattaforma Europass;
• miglioramento del quadro di sostegno per sbloccare gli investimenti privati e degli Stati membri nelle competenze.
9PILASTRO EUROPEO DEI DIRITTI SOCIALI 2017Sancisce 20 principi e diritti fondamentali per assicurare l’equità e il buon funzionamento dei mercati del lavoro e dei sistemi di protezione sociale, che si articolano in tre categorie:
• rispettare la diversità delle culture e delle tradizioni dei popoli d’Europa;
• rispettare l’identità nazionale degli Stati membri;
• rispettare l’ordinamento dei pubblici poteri a livello nazionale, regionale e locale.
10STRATEGIA DELL’UNIONE EUROPEA 2019-2027Stabilisce gli obiettivi per una cooperazione tra la Commissione Europea e gli Stati membri in materia di politiche per la gioventù. Concentrandosi su tre azioni d’intervento (mobilitare, collegare, responsabilizzare i giovani) da attuare mediante un’iniziativa trasversale coordinata, sono stati individuati 11 obiettivi a conclusione di serie di dialoghi condotti tra il 2017 e il 2018 tra giovani provenienti da tutta Europa. Tali obiettivi sono stati raggruppati in 11 aree tematiche che hanno un’incidenza significativa sulla vita dei ragazzi:
• connettere l’Unione Europea con i giovani;
• favorire l’uguaglianza di genere; promuovere società inclusive;
• agevolare l’informazione e il dialogo costruttivo;
• promuovere salute mentale e benessere;
• far progredire la gioventù rurale;
• creare occupazione di qualità per tutti;
• promuovere un apprendimento di qualità per tutti;
• offrire spazio e partecipazione per tutti;
• sostenere un’Europa verde;
• promuovere organizzazioni giovanili e programmi europei.
11LABEL EUROPEO DELLE LINGUEInserendosi nel quadro delle azioni decentralizzate del programma Erasmus+ 2021-2027, si pone i seguenti obiettivi:
• promuovere l’eccellenza nell’insegnamento delle lingue straniere;
• contribuire ad elevare gli standard dell’insegnamento delle lingue in tutta Europa;
• aumentare la consapevolezza della cooperazione europea nel campo dell’insegnamento e dell’apprendimento delle lingue in tutti i settori dell’istruzione.

[1] Il 9 maggio si celebra l’anniversario della dichiarazione di resa nazista del 1945, al termine della Seconda guerra mondiale (più nota nel Paese come “Grande guerra patriottica”). Oltreché in Russia, la giornata è festa nazionale in tutte le ex Repubbliche sovietiche, Ucraina compresa dove però si celebra l’8 maggio, e in altri Stati dell’ex blocco orientale, come Serbia, Romania e Bulgaria.