Nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza gli investimenti assegnati alla Missione 4, Istruzione e Ricerca, sono in totale 33,1 miliardi di euro; di questi 1,5 miliardi saranno investiti nelle azioni di riforma previste per gli Istituti Tecnici Superiori.
È una quota considerevole all’interno del sistema di istruzione e formazione, se rapportata semplicemente ai dati quantitativi di questo segmento del sistema in Italia: 120 istituti, 766 corsi attivi, 19.626 studenti, 3.050 partner coinvolti[1]. Sono cifre che aprono ad un esame più attento delle priorità individuate dallo stesso PNRR e che si collegano al ruolo affidato alla filiera dell’istruzione e formazione professionalizzante.
L’IFP come risorsa per la competitività sostenibile parte dall’eccellenza
Attrarre e poter utilizzare fondi europei significa essere dentro l’attuazione di un processo coerente di sviluppo delle strategie decennali dell’UE, oggi concentrate sulle transizioni digitali e verdi.
L’Europa ha scelto di affidare all’IFP (Istruzione Formazione Professionale) un ruolo importante per formare le competenze giuste per una competitività sostenibile, l’equità sociale e la resilienza[2]. E non a caso misure e investimenti hanno bisogno di poter contare su strumenti coerenti con queste finalità, che evidenziano i due poli attrattivi dell’IFP: il nesso tra istruzione e occupazione, costruito anche affinando il collegamento tra istruzione, ricerca e innovazione.
Le competenze per i nuovi lavori
Secondo i report di CEDEFOP alla Commissione Europea, le competenze per i nuovi lavori si costruiscono soprattutto nei Centri per l’eccellenza professionale come gli ITS. Nella mappatura dei Centres of Vocational Exellence (CO.VE), curata da Euridyce nel 2019 sempre per la Commissione Europea, si mette in evidenza come la filiera dell’istruzione professionalizzante abbia contribuito a realizzare un modello di apprendimento permanente che aiuta la resilienza dei Paesi in piena crisi economica e pandemica. Concentrarsi sulle nuove sfide insegna a trasformarle in opportunità trainanti per la ripresa economica stessa.
Il denominatore comune dei CO.VE, pur diversi per settore e Paese, può essere individuato essenzialmente in due aspetti che ne determinano l’importanza per la transizione dalla scuola al lavoro:
- un impianto organizzativo che valorizza la funzione del sistema duale per la formazione di nuove competenze per un mercato del lavoro in costante mutamento;
- partenariati virtuosi che realizzano la necessaria contaminazionetra la ricerca teorica (Enti di Ricerca, Università e Scuole) e quella delle imprese, rappresentata dalle innovazioni tecnologiche spesso scaturite da sperimentazioni applicate nelle attività aziendali.
L’ITS nel nuovo disegno di legge
Una lettura pur sintetica del testo del disegno di legge 2333(approvato in Senato il 25 maggio 2022, con modificazioni rispetto a quello licenziato dalla Camera nel luglio 2021[3]) può evidenziare il collegamento tra alcune delle novità introdotte e la nuova mission dell’ITS, novità che hanno reso necessaria la rivisitazione delle Linee Guida, Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 25 gennaio 2008.
Nuove Academy
Con l’articolo 1 si cambia la denominazione: da Istruzione Tecnica Superiore a Istruzione Tecnologica Superiore Academy.
L’articolo 2 definisce la mission degli ITS Academy per lo sviluppo di un’economia ad alto contenuto di conoscenza e individua questi obiettivi:
- “assicurare con continuità l’offerta di tecnici superiori a livello post secondario in relazione alle aree tecnologiche considerate strategiche per le politiche di sviluppo industriale, tecnologico e riconversione ecologica”. Sono considerate priorità strategiche la formazione di figure collegate alla transizione digitale, all’innovazione, alla competitività e alla cultura, alla transizione ecologica e alla mobilità sostenibile;
- “sostenere la diffusione della cultura scientifica e tecnologica” tramite 1) un orientamento permanente dei giovani verso le professioni tecniche e informazione alle loro famiglie; 2) l’aggiornamento e formazione dei docenti di discipline scientifiche, tecnologiche e tecnico- professionali della scuola e della formazione professionale; 3) le politiche attive del lavoro, soprattutto per quanto attiene alla transizione dei giovani nel mondo del lavoro; 4) la formazione continua dei lavoratori tecnici altamente specializzati nel quadro dell’apprendimento permanente; 5) il trasferimento tecnologico, soprattutto nei riguardi delle piccole e medie imprese.
Il ruolo delle imprese
L’articolo 4 entra nel merito del regime giuridico degli ITS Academy: gli ITS restano Fondazioni di partecipazione. Cambia lo standard organizzativo minimo dei Fondatori che prevede almeno un istituto di istruzione secondaria superiore (statale o paritario) coerente con l’area tecnologica di riferimento, una struttura formativa accreditata, una o più imprese e/o consorzi sempre coerenti con l’area tecnologica, una Università e/o unaistituzione AFAM e un Istituto di Ricovero e Cura a carattere scientifico. AFAM e IRCCS sono le novità in stretta connessione con le nuove aree tecnologiche da individuare. Non è più indispensabile la presenza degli Enti Locali. Cambia anche la governance, prevedendo che il presidente sia di norma espressione delle imprese fondatrici.
I due percorsi formativi
Nell’articolo 5 si definiscono gli standard minimi dei percorsi formativi. Gli ITS possono sviluppare due percorsi sempre divisi in semestri:
- percorsi formativi di V livello EQF (istruzione post diploma ma non di istruzione terziaria) sviluppati in 4 semestri per complessive 1800 ore; diploma di specializzazione per le tecnologie applicate;
- percorsi formativi di VI livello EQF (corrispondente ai percorsi brevi di istruzione terziaria) sviluppati in 6 semestri con almeno 3000 ore complessive; diploma di specializzazione superiore di tecnologie applicate.
È questa una delle novità più interessanti, che evidenzia come le figure di tecnici superiori nelle aree tecnologiche emergenti abbiano bisogno di percorsi formativi che richiedono un impegno orario maggiore soprattutto nella parte relativa ai tirocini e/o ai contratti di apprendistato di alta formazione e ricerca, con evidente riferimento all’apporto indispensabile delle esperienze sul campo. Il 60% delle attività d’aula, pratica e di laboratorio è affidato a insegnanti provenienti dal mondo del lavoro; stage e tirocini formativi rappresentano il 35% dell’orario complessivo. Per tutti questi motivi, il disegno di legge prevede che il diploma conseguito sia titolo di accesso per i concorsi a insegnante tecnico pratico.
Rapporti con l’Università
L’articolo 8 è quello che entra nel merito del “Raccordo tra il Sistema Universitario, gli ITS Academy e l’AFAM”. Il raccordo tra sistemi va definito con veri e propri patti federativi. La sostanziale parificazione dei percorsi a 3000 ore con le lauree triennali lascia sicuramente prevedere la necessità di un rapporto sempre più stretto con le Università e il riconoscimento dei crediti formativi acquisiti. Su questo punto specifico sarà necessario un decreto interministeriale (Ministero Istruzione + Ministero dell’Università) volto a definire criteri e modalità di raccordo e passaggi, previa intesa in Conferenza unificata.
Stabilità dei finanziamenti
La stabilità dei finanziamenti è la garanzia della qualità e della continuità dei percorsi. La condizione di accesso al finanziamento pubblico viene determinata dall’accreditamento (iniziale e periodico) degli ITS, secondo i criteri elencati all’art. 7. I fondi, che vedono aumentare di ben venti volte il volume dei finanziamenti annuali fino ad ora stanziati, sono destinati a:
- incrementare il numero di ITS;
- potenziare i laboratori con tecnologie 4.0;
- formare docenti, in grado di adattare i programmi formativi ai fabbisogni delle aziende locali;
- sviluppare una piattaforma digitale nazionale per le offerte di lavoro rivolte agli studenti in possesso di qualifiche professionali. In particolare, l’obiettivo specifico è conseguire un aumento degli attuali iscritti a percorsi ITS almeno del 100%;
- ampliare le classi di laurea professionalizzanti, facilitando l’accesso all’istruzione universitaria per gli studenti provenienti dagli ITS, obiettivo collegato alla riforma delle lauree connesse alle transizioni verde e digitale.
ITS come nuovo motore per il Paese?
Nel PNRR al settore “Istruzione e ricerca” va, dunque, il 14% degli investimenti complessivi, una quota considerevole che viene subito dopo la quota del 30% destinata alla “Rivoluzione verde e transizione ecologica” e quella del 21% per la “Digitalizzazione, innovazione e cultura”. In questo quadro la scuola, per il settore di eccellenza dell’IFP, sembra essere nelle condizioni di interpretare il ruolo di motore del Paese. Tali cifre, infatti, potrebbero indurre cambiamenti importanti tali da ampliare uno spazio finora poco valorizzato nel sistema nazionale di istruzione e formazione, ma che si è dimostrato decisivo nell’assicurare la migliore transizione dalla scuola al lavoro. Il sistema IFP hainfatti l’80% dei diplomati ITS che trovano lavoro entro un anno in settori professionali coerenti col diploma.
L’ITS, fino ad oggi, si è dimostrato uno strumento efficace contro il mismatching e l’overeducation. L’auspicio che accompagna tutto il disegno di legge è che sia efficace anche per un rinnovato sistema di orientamento verso il settore del VET in Italia.
[1] Fonte: XVIII Legislatura, Servizio Studi del Senato, Dossier n.2333 A “Istituzione del Sistema terziario dell’Istruzione tecnologica superiore”.
[2] Cfr. Raccomandazione del Consiglio del 24 novembre 2020 relativa all’Istruzione, Formazione Professionale (IFP) per la competitività sostenibile, l’equità sociale e la resilienza.
[3] Camera dei Deputati, Disegno di legge “Ridefinizione della missione e dell’organizzazione del Sistema di istruzione e formazione tecnica superiore in attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza”, 21 luglio 2021.